martedì 2 settembre 2014

Chi è autorizzato a parlare di prostituzione?




sessuologa e militante abolizionista
CAP International, Coalition for the abolition of Prostitution
Nel dibattito sulla prostituzione che si svolge in diversi Paesi del mondo, fra i quali il Canada, parecchie persone si sentono dire che la loro opinione non è richiesta perché non sono delle esperte della questione. Parecchie persone che si interessano di prostituzione e più specificatamente della condizione delle donne che la vivono si sentono anche dire che non sono autorizzate a discutere il fenomeno, che le donne che la esercitano o l'hanno esercitata sono le sole ad avere una visione chiara della questione.

In rete e sui media si svolgono numerosi dibattiti, non sempre educati, fra pro-sex e abolizioniste.  Si contrappongono due visioni. Da un lato, vi sono quelle e quelli che concepiscono il lavoro sessuale come un business che permette di percepire elevati guadagni, dall'altro si trovano persone, spesso femministe radicali, che considerano la prostituzione una forma di diseguaglianza e di violenza sulle donne. Vari esponenti dell'industria del sesso esprimono pubblicamente la propria opinione. Mi permetto allora di dire che se i proprietari dei bar dove si esercita la prostituzione e i magnaccia hanno il diritto di far sentire la propria voce, anch'io, in quanto donna, che per di più si occupa professionalmente di donne che vivono difficoltà legate alla violenza che hanno subito, posso rivendicare il diritto di pronunciarmi sull'argomento.

Infatti, un fenomeno sociale può essere osservato, studiato e criticato da qualsiasi cittadino e cittadina. In quanto donna, ho il diritto di interrogarmi sull'impatto della prostituzione e della pornografia sulle donne che lavorano nell'industria del sesso e in generale su tutte le donne. Così come ho il diritto di interessarmi all'uso dell'alcol da parte di chi guida o alla questione degli abbandoni scolastici. Dirò di più. Penso che sia nostro dovere preoccuparci e cercare una soluzione ai problemi sociali, che si tratti della tossicodipendenza o della povertà, della pedofilia, della discriminazione o della prostituzione. Aggiungerei anche che le persone che ricavano profitti economici dalla prostituzione (altrui) sono le meno obiettive; eppure la loro parola è presa in considerazione. Preciso anche che coloro che si riempiono le tasche grazie alla prostituzione altrui sono generalmente uomini. Il mito dell'escort o dell'attrice porno che vive una vita lussuosa e glamour serve sostanzialmente ad attirare le ragazze nell'industria del sesso più che ad arricchirle !

Secondo alcuni ed alcune far pubblicità all'industria del sesso non avrebbe nulla a che vedere con l'ideologia neoliberista e sarebbe anzi sommamente femminista. Al contrario, le abolizioniste sono regolarmente descritte dai media come moraliste, suore, sessuofobe, conniventi con la destra e le loro convinzioni sono considerate ideologiche,  astratte.

Ok!

Ecco qua, sommariamente descritta, l'ideologia veicolata dalle abolizioniste: le donne sono esseri umani che hanno il diritto di non essere venduti, comprati, mercificati, stuprati, maltrattati e che hanno il diritto di avere le stesse possibilità degli uomini di svolgere un lavoro che non comporti questi rischi. Le donne sono uguali agli uomini e la violenza e la discriminazione esercitata nei loro confronti è inaccettabile.

Le abolizioniste credono che il sistema sociale patriarcale e capitalista possa essere cambiato e che, per farlo, debbano essere promosse campagne di sensibilizzazione, di educazione sessuale egalitaria. Sarebbe poi necessario che i media trattassero con rispetto le donne e che a queste ultime fossero offerte vere alternative alla prostituzione.

Spesso, benché ciò non piaccia, sono necessarie anche leggi che introducano un po' di giustizia sociale e impediscano alle persone di far del male agli altri. Non è più consentito uccidere la moglie, scegliere il marito delle figlie e costringerle a sposarsi, commettere stupri o molestie sessuali, perché sono state promulgate leggi che lo vietano. Certo, ci sono uomini che continuano a farlo. Ma, nel complesso, la popolazione ha cambiato mentalità nel momento in cui le leggi hanno fatto capire che certi atti non erano più consentiti.

 

Le leggi devono essere anche promulgate a favore del maggior numero di persone possibili e devono giovare al bene collettivo, anziché a pochi individui.

Il modello abolizionista indirizza agli uomini il messaggio che non è accettabile comprare donne e bambine e fa capire che le donne che esercitano la prostituzione non sono criminali, ma persone indotte a farlo da un complesso di circostanze.

Secondo me, le teorie non devono servire a mantenere lo statu quo, come invece fanno le ideologie neoliberiste e favorevoli al lavoro sessuale, ma devono promuovere mutamenti sociali. Quando i problemi sociali sono considerati una fatalità, quando si dice che la prostituzione è sempre esistita ed esisterà sempre, non ci si preoccupa minimamente di tutte le donne che ne pagano il prezzo. Ora, considerare la prostituzione una fatalità permette a tutti i magnaccia e ai clienti di tutto il mondo di mantenere le donne in questa moderna condizione di schiavitù. Bisogna focalizzarsi sulla domanda, perché è questa,  vale a dire i clienti, ad alimentare la prostituzione.

 

Si accusano spesso le abolizioniste di parlare a nome di tutte le donne che sono nella prostituzione e di negare che ci sia chi la scelga liberamente. Le abolizioniste non incontrerebbero mai direttamente donne che sono nella prostituzione.

Falso!

La maggior parte delle associazioni abolizioniste di sostegno alle donne è composta in buona misura da militanti, lavoratrici ed esponenti provenienti dall'industria del sesso. Alcune vi lavorano ancora. Incontro abolizioniste da diversi anni e non ne ho mai sentita una dire ad una donna che deve lasciare la prostituzione o che è una vittima passiva della situazione. Le donne nella prostituzione e quelle che ci sono state sono in grado di individuare delle strategie di sopravvivenza e hanno la forza di affrontare numerose ingiustizie. Ciò non toglie che vivano diverse ingiustizie proprio perché sono nella prostituzione.

 

Noi non critichiamo le donne; critichiamo il sistema prostituente

Vogliamo stroncare il sistema prostituente, non prendercela con le donne che ne sono vittime. Vogliamo, anzi, che i governi offrano delle alternative alle donne che vogliono uscire da questo sistema e che la società cambi il suo modo di considerare le donne e il sesso, affinché sempre meno ragazze siano indotte ad entrarvi.

Non pretendiamo di parlare per il 100% delle donne, ma per la maggioranza di loro, per quel  92% di donne che vogliono abbandonare l'industria del sesso, come rivelano le ricerche condotte in diversi Paesi. Le donne che dicono di essere soddisfatte di prostituirsi non hanno bisogno di noi e non è per loro che militiamo.

Se alcune donne riescono a cavarsela abilmente in questo ambiente, sono sinceramente contenta per loro. Sono le altre che mi preoccupano.

Da qui il mio stupore quando vedo delle persone favorevoli al lavoro sessuale invadere le nostre pagine facebook e i nostri blog accusandoci di essere violente nei confronti delle sex workers! [..]

Sono stupita che tanta rabbia sia diretta contro le abolizioniste e mai contro i clienti.

Nessuna abolizionista ha mai aggredito una prostituta in una camera d'albergo o in macchina.

Nessuna abolizionista costringe le prostitute, se non vogliono essere picchiate, a consegnarle gran parte dei guadagni.

Tutto quello che fanno le abolizioniste è tentare di aiutare le donne che vogliono uscire dalla prostituzione e ottenere un cambiamento della mentalità collettiva.

La violenza è nelle stanze degli alberghi e degli appartamenti e la esercitano i clienti e i magnaccia. Su un punto le persone favorevoli al lavoro sessuale hanno ragione: vogliamo colpire i clienti. Vogliamo colpirli perché smettano di far del male alle donne. La violenza la troviamo anche sui siti Internet dell'industria del sesso, che non menzionano mai la violenza degli uomini, ma che accusano chi la denuncia.

In breve, il discorso è  totalmente ribaltato allo scopo di zittire quelle che vogliono intralciare il funzionamento di questo sistema misogino e violento. In sostanza, si passano così sotto silenzio le colpe dei clienti e dei magnaccia e li si deresponsabilizza.

La ripetizione di atti sessuali non desiderati è una violenza in sé. Dirlo forte e chiaro non lo è. [...]

Continua  a sorprendermi ( ma perché poi?) vedere tanti uomini favorevoli al lavoro sessuale e così pochi favorevoli all'abolizione della prostituzione. Anche gli uomini che non sono clienti sembrano avere a cuore la sopravvivenza del sistema e appaiono rassicurati dal fatto che ci siano donne che hanno scelto di prostituirsi.  Si tratta in ogni caso di mantenere in vita i privilegi maschili: non si va a prostitute, ma si vuole che l'amico possa avervi accesso se ne sente il "bisogno". Occorre comprendere che il principale mito sulla prostituzione è che gli uomini abbiano bisogni sessuali insopprimibili, che renderebbero necessario   ricorrere alle prostitute. Eppure si sa che la maggioranza dei clienti hanno una partner.

[...] La cosa più desolante è che donne della lobby dell'industria del sesso vadano sui blog e sulle pagine delle sopravvissute e le accusino di nuocere alle donne che vivono la condizione della prostituzione e di alimentare le violenze  nei loro confronti.

Stiamo parlando di sopravvissute alla prostituzione che hanno subito molteplici aggressioni ed abusi e che, in seguito ai traumi e ai danni patiti, osano raccontare e denunciare l'altro lato della medaglia.

"Trollare" le pagine delle sopravvissute e considerarle come persone che disprezzano la minoranza composta dalle donne che si dicono felici di esercitare la prostituzione è veramente intollerabile! Questa è mancanza di rispetto!

L'industria del sesso si fonda su un complesso di menzogne. Le donne fingono di amare quel che fanno. I clienti fingono che le donne li desiderino veramente e non facciano sesso con loro per denaro. La lobby dei proprietari dei bordelli racconta alla popolazione e ai governi di avere a cuore l'interesse delle donne che vende.  Questo sistema di menzogne funziona piuttosto bene. Bisogna riconoscerlo.

Un gran numero di persone si fidano dei discorsi che sentono e che leggono sui media. E' anche assai meno inquietante per i clienti convincersi che le donne che consumano amino quel che fanno e che questa sia la loro libera scelta, piuttosto che rimettere in discussione il proprio comportamento e interrogarsi sui rapporti di potere nel sesso. La maggior parte delle persone  conosce della prostituzione soltanto le opinioni veicolate dai media. Perciò sostiene che la legalizzazione della prostituzione sia il modo migliore di tutelare le donne.

Ora, i Paesi che hanno legalizzato la prostituzione devono in questo momento affrontare problemi molto più gravi (aumento della tratta e della criminalità, deterioramento delle condizioni di lavoro delle donne ecc). Non stiamo parlando di argomenti abolizionisti da contrapporre a quelli dell'industria del sesso. Stiamo parlando di rapporti di polizia,  di relazioni di governi e di sindaci che hanno perso il controllo della situazione e che non possono più intervenire perché la legge non glie lo consente.  Lo scopo dell'industria del sesso non è di prevenire questi problemi, ma di farci accettare questa situazione affinché essa possa ricavare ingenti profitti dallo sfruttamento della prostituzione altrui . Che la legalizzazione sia vantaggiosa per le donne che praticano rapporti mercenari è una leggenda dei tempi moderni.

Lo ripeto: tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione sull'argomento, ma quando si fanno asserzioni  e le si spacciano per verità effettuali occorre fondare le proprie affermazioni su precise fonti, mentre la maggioranza delle persone non fa lo sforzo di andare al di là del discorso popolare sulla libertà di fare ciò che si vuole in materia di rapporti sessuali [..]

Difendere gli sfruttati, le vittime di molestie sul lavoro, denunciare le diseguaglianze sociali e la violenza  è apprezzato. Perché non lo è denunciare il sistema prostituente?

Recentemente Grégoire Théry, direttore esecutivo della Coalition for the abolition of Prostitution international, è venuto a Montréal per parlare del modello abolizionista. Ha sollevato una questione che sintetizza molto bene il carattere fondamentale del sistema prostituente.

 "Se la prostituzione sparisse, chi sarebbe il perdente? Non il sesso, ma il denaro".

Il denaro che magnaccia e trafficanti guadagnano annualmente sfruttando milioni di donne e di bambine che fanno prostituire.  E gli uomini perderebbero il diritto di accesso sessuale alle donne in qualsiasi momento lo desiderano.

Se si solleciteranno gli uomini a considerare in modo diverso, più egalitario, le donne e il sesso, non si perderà niente in realtà, ma si guadagnerà. Si guadagnerà in umanità e, probabilmente, si potrà godere di una sessualità molto più appagante.

 

 

 
 

 
 
 

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