mercoledì 11 febbraio 2015

L'istituzione delle zone a luci rosse: guerra alle prostitute


Al progetto di istituire una zona a luci rosse nel IX Municipio di Roma, il Corriere della Sera dedica un articolo che si configura come rappresentazione e costruzione di una vera e propria guerra alle prostitute, descritte come un esercito di soldati sconci ed osceni.

I termini e le espressioni usate in Viaggio nel mercato del sesso 

sono, in larga misura, riconducibili al campo semantico delle operazioni belliche.
" La bomba è ormai scoppiata e il piccolo municipio stremato dell’Eur (il IX) ha dichiarato ufficialmente guerra alla prostituzione (18 strade su 30 invase h24 dal mercato del sesso) con l’annuncio di creare dal mese di aprile una zona franca a luci rosse, per ridurre il danno ma in compenso liberare il resto del quartiere assediato" scrivono gli autori dell'articolo.
E ancora: si tratterebbe di "arginare il fenomeno dilagante" rappresentato da "un esercito composto per il 65 per cento da donne (in gran parte rumene e nigeriane), per il 30 per cento da transessuali (brasiliani in primis e poi colombiani e argentini) e per il restante 5 per cento da uomini (rumeni e nordafricani)". "Si fa avanti prepotente la concorrenza delle cinesi e delle bengalesi". "Mentre sta per cominciare un’altra notte da incubo, Paolo Lampariello, dell’associazione di cittadini “Ripartiamo dall’Eur”, confessa candidamente: «Io sono di destra, ma oggi mi ritrovo volentieri insieme al presidente del mio municipio, Santoro, del Pd...». Già, tutti uniti appassionatamente, in questa guerra che però è senza vinti né vincitori".
Guerra che le donne che si prostituiscono e i transessuali combatterebbero a suon di "piume, di giarrettiere e di trampoli", di " accoppiamenti nei giardini condominiali e negli androni dei palazzi", di " tappeti di condom usati e fazzolettini" nelle vie dove si pratica lo shopping di lusso e in quelle dove sorgono  ville. Uno spettacolo definito "squallido, degradante, osceno".
Di qui l'idea di ghettizzare le prostitute, collocandole appunto fuori dalla scena. Si vorrebbero rimuovere dallo sguardo dei cittadini benestanti  soggetti che vengono percepiti come "impuri", "contaminanti", (vengono evocati infatti i tappeti di condom e di fazzolettini) "indecorosi", inadatti a frequentare le strade romane del lusso, che appaiono "assediate", "invase" da questi nemici del decoro urbano, diffusori di sporcizia e di germi infestanti, indiscreti e scostumati.
Siamo sicuri che questo sia un modo di affrontare la questione giusto, civile e rispettoso  delle prostitute?

martedì 10 febbraio 2015

Cosa accade nei Paesi dove esistono le zone a luci rosse?


Mentre a Roma  il presidente del IX Municipio Andrea Santoro vorrebbe introdurre zone a luci rosse, la cui istituzione configurerebbe il reato di favoreggiamento della prostituzione e promuoverebbe la ghettizzazione delle donne che la praticano, confinate, come fossero sozza e indecorosa immondizia,  in quartieri distanti dallo sguardo dei cittadini "per bene", vorrei proporvi la lettura di una mia ricerca di due anni fa  su quel che accade nei Paesi Bassi, lo Stato europeo che per primo ha implementato queste politiche.

La legalizzazione della prostituzione nei Paesi Bassi: un flop

 

Il 1 ottobre 2000 i Paesi Bassi hanno abrogato il divieto di esercizio della prostituzione nei locali: sex club, case chiuse, agenzie di escort, vetrine, ove le ragazze espongono il proprio corpo ridotto a merce. Ai Comuni è attribuito il potere di influire sulla dislocazione di questi locali, affinché risulti conforme ai piani urbanistici, l'autorità di promulgare le norme e i regolamenti cui debbono attenersi, il controllo della loro applicazione e la facoltà di rilasciare, se lo ritengono opportuno, licenze di esercizio[1].

Nel 2008 è stata presentata in Parlamento una proposta di legge che impone a tutti i locali ove si praticano rapporti mercenari di conseguire una licenza comunale, sancisce l'obbligo delle prostitute di iscriversi ad un registro nazionale e infligge una pena chi si sottrae a questo dovere, sanziona penalmente i clienti delle donne non registrate, probabili vittime di tratta e, infine, innalza l'età minima di esercizio della prostituzione dai 18 ai 21 anni. Questo progetto, finalizzato al rafforzamento del controllo dello Stato da conseguire attraverso l'introduzione di un sistema nazionale uniforme di licenze, è stato respinto in prima lettura dal Senato nel 2012. La questione che suscita maggiori controversie è la registrazione delle prostitute,  nella quale molti intravvedono un attentato alla privacy. Poco apprezzata è anche la punizione dei clienti che si rivolgono a prostitute non iscritte al registro nazionale.

Il 1 ottobre 2011 le autorità comunali di Utrecht hanno proceduto autonomamente alla registrazione delle prostitute residenti in città, incluse quelle che si sospettava fossero vittime di tratta. In un rapporto è contenuta questa annotazione: <<Il Servizio municipale della Salute di Utrecht ritiene che il rifiuto di concedere il permesso di prostituirsi in base al sospetto di tratta potrebbe nuocere gravemente alla donna. Il solo effetto di tale misura sarebbe quello di farla scomparire dalla vista delle autorità>>. In altri termini, il Comune lascia scientemente persistere lo sfruttamento sessuale delle vittime di tratta.

Amsterdam ha iniziato a registrare le persone prostituite nel 2013[2] e nel frattempo ha innalzato l'età minima di esercizio alla prostituzione dai 18 ai 21 anni.

La cancellazione del divieto di gestire bordelli mirava al conseguimento  di una serie di obiettivi esplicitati nelle faq redatte dal Ministero degli Esteri:

. controllare e disciplinare l'occupazione delle sex workers mediante l'adozione di un sistema di licenze all'apertura e alla gestione dei locali ove si esercita la prostituzione;

. garantire tutela sociale e giuridica alle sex workers;

. rafforzare la lotta contro la tratta e la prostituzione coatta;

. eliminare la prostituzione minorile;

. ridurre il numero delle sex workers straniere sprovviste di permesso di soggiorno;

. recidere i legami   che collegano la prostituzione alla criminalità.[3]

Nessuno di questi obiettivi è stato conseguito.

Analizziamoli  uno per uno.

Nei Paesi Bassi mancano stime certe ed aggiornate sul numero delle persone che si prostituiscono. La cifra di 25.000 risale al 1999[4]. Questa incertezza è, fra l'altro, strettamente connessa al fatto che la maggior parte delle prostitute non  si registra, né si iscrive alla Camera di Commercio, atto  necessario all'adempimento degli obblighi fiscali che sono evasi dal 60% delle ragazze esposte in vetrina e dai tre quarti delle escort[5]. Ad Amsterdam delle 2000 ragazze esposte in vetrina solo 658 sono registrate alla Camera di Commercio. Riporto questi dati, non perché ritenga giusto che lo Stato eserciti la funzione di prosseneta, traendo lucro dalla mercificazione del corpo  di chi si prostituisce, ma perché considero molto pregnanti le motivazioni addotte da chi si sottrae all'imposizione fiscale sulla pratica dei rapporti mercenari. Molte indicano come causa la percezione di un reddito troppo tenue, ciò che induce  a interrogarsi, oltre che sul costo elevato degli affitti delle stanze ove  si praticano rapporti mercenari, sulla diffusione, che, come vedremo in seguito, risulta molto ampia,  del fenomeno  del lenocinio che implica  l'estorsione, attuata dai magnaccia, della maggior parte dei guadagni delle donne che si prostituiscono; altre affermano che non si tratta di un lavoro stabile soggetto, quindi, alle norme fiscali generali, altre ancora sostengono che la prostituzione coinvolge il loro corpo e che tassarlo è inconcepibile. Questa osservazione ci fa comprendere come le stesse donne che la praticano  non percepiscono la prostituzione come una professione qualsiasi, come mera prestazione di servizi sessuali, che sia possibile disgiungere dalla propria individualità, ma la concepiscano come  un' intrusione nella propria sfera intima, come un'attività che  segna profondamente la propria identità. Se accettano di   mercificare il corpo per ragioni di sopravvivenza, non tollerano però che esso venga trasformato in merce tassabile. Infine, molte prostitute non si iscrivono alla Camera di Commercio e, dunque, sfuggono all'imposizione fiscale  per il desiderio di conservare l'anonimato[6]. A differenza di quel che affermano i suoi sostenitori, la legalizzazione, infatti, non cancella lo stigma che avvolge un'attività come la prostituzione[7]. Paradossalmente il maggior numero di prostitute  registrate e note alle autorità fiscali  è originaria dell'Europa dell'Est   e   costituisce il gruppo sottomesso al più intenso e brutale sfruttamento  da parte dei magnaccia. L'iscrizione è, in questo caso, spesso imposta dai prosseneti al fine di evitare controlli da parte della polizia.[8] Dunque: l'evasione fiscale è elevatissima e versare  le imposte, anziché configurarsi come un indizio di regolarità  delle condizioni di lavoro,  può rivelarsi un segno di  assoggettamento alla coercizione e alla violenza!

Un altro motivo che spiega l'assenza di stime sicure e recenti è rappresentato dall'ampia diffusione della prostituzione illegale. La regolamentazione,  in contrasto con quanto comunemente si ritiene, non comporta, infatti, la riduzione dell'irregolarità. Tutt'altro! Negli ultimi anni si è verificato un incremento del numero di prostitute che offrono prestazioni sessuali attraverso Internet. La rete offre opportunità alle donne che non possono o non vogliono praticare rapporti mercenari nel circuito dei locali muniti di regolare licenza. L'offerta su Internet è costituita principalmente da escort e da prostitute che esercitano nella propria casa o in una stanza di hotel[9]. Inoltre, soltanto il 17% degli annunci di prestazioni sessuali pubblicati sui quotidiani e in rete si riferisce con sicurezza al settore legale della prostituzione[10]. L'annotazione è importante, in quanto le  sostenitrici della legalizzazione ritengono, invece, che siano le politiche di contrasto a produrre un incremento della prostituzione esercitata al chiuso e un'intensificazione dell'impiego della rete come strumento di pubblicizzazione di rapporti mercenari  praticati negli spazi privati e quindi sottratti alla vista dei cittadini. Mentre,  in realtà,  nessuna ricerca o evidenza empirica dimostra che in un Paese abolizionista come la Svezia si sia verificato un massiccio passaggio dalla prostituzione all'aperto a quella al chiuso e, al contrario, esistono  dati che attestano la riduzione del numero di persone che praticano rapporti mercenari[11], gli studiosi olandesi confermano invece l'esistenza  e l'estensione della prostituzione sommersa nello Stato che per primo in Europa ha promosso la legalizzazione. Secondo dati del Servizio Sanitario Nazionale riferiti al periodo 2002-2004 ad Amsterdam, città sulla quale possediamo un maggior numero di informazioni, vi sarebbero 8000 prostitute, il 25% delle quali esporrebbero il proprio corpo nelle vetrine, l'1% eserciterebbe in strada, il 25% nei sex club e nelle case chiuse e il 49% in altri luoghi illegali (alberghi, bar, sale massaggio, la propria casa) o in altre forme (escort)[12]. Dunque: quasi la  metà della prostituzione ad Amsterdam sarebbe sommersa, non regolamentata! Un risultato tutt'altro che esaltante per i sostenitori della legalizzazione!

Anton van Wijk e i suoi collaboratori hanno redatto un rapporto nel 2010 che conferma questo preoccupante quadro con riferimento alla città di Amsterdam.   Gli autori  osservano che, secondo dati del 2009, il numero delle escort operanti ad Amsterdam si aggira tra le 536 e le 580, tra le 200 e le 350, ossia tra un terzo e la metà delle quali non dipendenti da un'agenzia e, pertanto, illegali[13]. Gli escort uomini al servizio di una clientela maschile sono 478. Solo 78 sono impiegati dalle agenzie. Gli altri 400  sono indipendenti ( più del quadruplo del numero di escort legalmente impiegati)[14]. Tra le altre forme di prostituzione non autorizzate vi è la pratica dei rapporti mercenari a casa propria che coinvolgerebbe un numero massimo di 1680 donne[15].

Nelle sale massaggio cinesi e thailandesi possono essere offerte illegalmente prestazioni sessuali.

Nel 2005  vi erano 150 locali di questo tipo  nei Paesi Bassi. Vi erano impiegate circa 400 donne,  assoggettate ad un intenso sfruttamento,  costrette a massacranti orari di lavoro, prive di contratto e scarsamente retribuite  (3-5 euro lordi all'ora). Ad Amsterdam esistono 22 sale massaggio, in 18 delle quali è probabile vengano praticati rapporti mercenari[16]. Poiché è illegale offrire prestazioni sessuali nelle sale non provviste di apposita licenza, in esse mancano i preservativi e, dunque, presumibilmente, i rapporti sessuali sono praticati senza l'uso dei condom. In un forum di clienti è ripetutamente segnalata la pratica di rapporti sessuali non sicuri[17].

Diversi informatori indicano  l'esistenza di una tendenza sempre più diffusa ad impiegare gli hotel per esercitare la prostituzione. Ciò è illegale. E' probabile che nei Paesi Bassi vi siano 68 hotel in cui  si praticano rapporti mercenari su un totale di 254 (dunque, quasi un quarto del totale)[18].

Altra forma di prostituzione illegale è quella praticata nei bar, nei coffee shops e nei ristoranti che non dispongono di apposita autorizzazione, così come quella esercitata nei parchi dai gay.

Essere inserite nel settore legale non costituisce, per altro, garanzia di fruizione dei diritti teoricamente previsti dalla legislazione olandese. La concezione della prostituzione come lavoro non ha comportato i miglioramenti auspicati e la posizione sociale e giuridica di chi la pratica resta molto precaria[19] e assai più debole della media dei dipendenti olandesi. Queste condizioni generano un elevato rischio di sfruttamento da parte dei datori di lavoro che si accresce nei confronti delle migranti, poiché il rapporto di impiego può essere caratterizzato da un elevato grado di individualizzazione. Ciò significa che il lavoro viene effettuato in condizioni di isolamento, creando maggiori possibilità che si verifichino abusi di potere. Il rapporto si configura spesso come dipendente, ma poiché i proprietari  di case chiuse, sex club, vetrine non vogliono corrispondere alle prostitute il salario, né erogare loro i contributi previdenziali ed assicurativi contro le malattie, non le assumono e le considerano lavoratrici autonome sulle quali ricadono tutti i rischi del mestiere[20]. Così, circa il 95% delle prostitute che praticano rapporti mercenari nel settore legale vengono trattate come lavoratrici autonome, che affittano le stanze ove si prostituiscono[21]. Eppure, la maggioranza di loro ha un rapporto di lavoro che si configura come dipendente. Teniamo presente che nei Paesi Bassi le lavoratrici e i lavoratori autonomi non possono ottenere un prestito o un mutuo  per l'acquisto  della casa, a causa della mancanza di un reddito fisso e non  possono fruire di servizi come la pensione, l'assicurazione malattia, quella contro l'invalidità[22]. Dunque: la quasi totalità delle prostitute è esclusa dal godimento dei diritti sociali e dall'applicazione  delle norme di tutela del lavoro.

Per evitare che le prostitute contraggano malattie sessualmente trasmissibili, i proprietari dei sex club dovrebbero rifornirle di preservativi, come prescritto da una serie di regolamenti comunali.  Non sempre, però, questa norma viene rispettata.  Vi sono gestori che accollano alle prostitute l'onere di provvedere alla tutela della propria salute. Alcuni  di loro sono perfettamente consapevoli che alcune ragazze non impiegano il preservativo e sono convinti che  questo comportamento sia positivo perché genera introiti supplementari al locale[23]. Per attirare clienti, molte prostitute dell'Europa dell'Est che espongono il proprio corpo nelle vetrine riducono il prezzo della prestazione e praticano rapporti senza profilattico, con il rischio di  contrarre malattie, di rimanere incinte, di abortire[24]. Dalle recensioni pubblicate su un forum di clienti si apprende che circa un sesto e anche più di escort ad Amsterdam  pratica rapporti orali senza condom (il contatto tra sperma infetto e mucose è una delle vie di contagio del virus HIV). Dal 17% al 22% degli accompagnatori della città che servono una clientela maschile ha contratto una malattia sessualmente trasmissibile[25]. Come ammettono i clienti, anche le prostitute che esercitano in casa offrono abbastanza frequentemente prestazioni sessuali non protette, soprattutto ai frequentatori abituali[26]. Lo stesso accade nelle sale massaggio cinesi e thailandesi[27]. Delle 405 ragazze che si sono rivolte al Centro Prostituzione e Salute di Amsterdam nel 2008 54 sono risultate affette da malattie sessualmente trasmissibili (in particolare dall'infezione della clamidia = 63%, dalla sifilide = 26% e dalla gonorrea  = 11%) . Il 15% delle donne  dell'Europa dell'Est sottopostesi volontariamente  ai test è risultato affetto da una malattia sessualmente trasmissibile. Lo stesso è accaduto al 9% delle olandesi[28]. Le visite mediche non sono obbligatorie, ma le prostitute sono sollecitate ad eseguire quattro controlli medici all'anno[29].

A. Daalder osserva, inoltre, nella sua ricerca, come il grado di benessere psicologico delle  donne che si prostituiscono si sia ridotto tra il 2001 e il 2006. Corrispondentemente, si è accresciuta l'entità del disagio, così come l'impiego dei sedativi[30]. Questa informazione trova conferma nel rapporto stilato nel 2010 da Anton van Wijk e  da altri autori, che segnalano anche il consumo di sostanze stupefacenti come "farmaci" che consentono di tollerare il malessere connesso alla pratica dei rapporti mercenari[31]. Le organizzazioni di aiuto sono particolarmente preoccupate per le condizioni di salute delle prostitute dell'Europa dell'Est ed in particolare delle ragazze rom. Queste ultime vengono frequentate da uomini che pretendono rapporti sessuali estremi,  adottano un comportamento violento  e non vogliono pagare il prezzo pattuito[32].

I Comuni possono promulgare regolamenti che disciplinano, fra l'altro, le condizioni di sicurezza nei locali ove si pratica la prostituzione, ma tali norme non vengono sempre rispettate.  Ogni stanza, ad esempio, dovrebbe essere dotata di un pulsante di emergenza che consenta alla prostituta di chiedere aiuto e di   sollecitare l'immediato intervento delle forze dell'ordine  contro i clienti violenti. Tuttavia, i soggetti intervistati da Anton van Wijk  individuano, accanto a proprietari scrupolosi e rispettosi delle norme di sicurezza, altri gestori, soprattutto quelli che affittano vetrine alle prostitute dell'Europa orientale, che non hanno predisposto alcun sistema di allarme, né si peritano di effettuare controlli regolari delle condizioni di sicurezza  dei locali. Non sempre, poi, gli interventi della polizia sono tempestivi.[33] Secondo il racconto di alcune ragazze, anzi, le forze dell'ordine non le proteggerebbero affatto dalla violenza dei clienti[34]. Il 70% delle prostitute ha confessato infatti di aver subito stupri[35].

Soltanto il 6% dei Comuni olandesi ha predisposto servizi di sostegno all'abbandono della prostituzione da parte di chi lo desidera[36].

Le organizzazioni umanitarie sostengono che ogni anno circa 1500 minorenni siano   adescate dai cosiddetti "lover boys"   dinanzi alle scuole, nei bar, nei luoghi di divertimento, sui social network e costrette a prostituirsi[37]. Secondo l'associazione 'Stoploverboys.NU' fondata da Anita De Witt sarebbero oltre 5000 le ragazze vittime di questa forma di prostituzione[38]. I lover boys irretiscono ragazze vulnerabili, sole ed insicure, fragili, spesso vittime di abusi sessuali infantili, promettono loro amore ed emozioni, prestigio e status, regalano oggetti ed abiti costosi. Quando hanno conquistato la loro fiducia,  le inducono a prostituirsi o a diventare spacciatrici, estorcono loro denaro, le isolano dalla famiglia e dagli amici.

Le ragazze, emotivamente e finanziariamente dipendenti dai loro lover boys, si ritrovano catturate in una spirale di abusi che comprendono  atti di violenza psicologica e fisica, stupri anche di gruppo, la costrizione a prostituirsi anche con 20 uomini al giorno all'età di 12-13-15 anni o anche meno.[39] Questi prosseneti attivano un sofisticato sistema di controllo delle loro vittime, fondato sull' esercizio di un potere dispotico e  sull' elargizione di ricompense, che induce le ragazze   a percepirsi prive di identità senza di loro. Trascorrono anni prima che esse riacquistino indipendenza e capacità di autodeterminazione. I lover boys esercitano infatti un controllo   autoritario ed assoluto sulle loro vittime e impartiscono ordini che investono tutta la loro esistenza ( dettano le regole di comportamento, suggeriscono le parole da pronunciare, stabiliscono quali abiti indossare, decidono  con quali clienti avere rapporti e di che tipo), privandole  completamente del diritto e della capacità di assumere decisioni autonome[40].

Le autorità olandesi ignorano o sottovalutano drammaticamente il problema[41]. Nel 2009 Il movimento giovanile del Partito socialista olandese  (ROOD) ha intervistato 21 ragazze tra i 12 e i 24 anni costrette a prostituirsi dal loro lover boy e ha scoperto che le vittime che denunciano il protettore alla polizia non vengono credute e vengono invitate ad andarsene. <<Ho segnalato il mio caso sei volte in  differenti questure. Sono stata mandata via ogni volta >>, afferma una delle intervistate[42]. 

La legalizzazione non ha pertanto eliminato la prostituzione minorile.

Uno degli obiettivi politici che la regolamentazione  intendeva conseguire era quello di sopprimere o, quanto meno, di ridurre drasticamente il fenomeno della tratta e della prostituzione coatta. Gli estensori del rapporto di polizia redatto nel 2008 col titolo di Schone Schijn (Salvare le apparenze)  affermano che questo obiettivo non è stato conseguito[43]. La politica olandese - osservano - non è sufficientemente attrezzata per identificare la tratta e la prostituzione  coatta[44]. Per redigere la relazione,  essi hanno intervistato 63 operatori qualificati delle città di Amsterdam, Utrecht e Alkmar. Si tratta di poliziotti, finanzieri, dipendenti delle Camere di Commercio, medici, addetti agli uffici immigrazione, assistenti sociali, il Relatore dell'Ufficio Nazionale contro la tratta, membri dell'organizzazione De Rode Draad, esponenti della Fondazione contro la tratta e del gruppo nazionale che si occupa di questo problema e, infine, personale delle associazioni di aiuto alle vittime. Invitati ad offrire una stima della diffusione della prostituzione coatta, alcuni operatori non si sono pronunciati, altri, invece, hanno proposto stime che si aggirano tra il 50% e l'85- 90%[45]. Cifre comprese tra il 30-40% e il 90% sono fornite anche  dagli esperti intervistati da Anton van Wijk e dai suoi collaboratori[46]. La stima del 50% corrisponde a 4000 vittime di tratta nella sola città di Amsterdam.

Nelle vetrine del celebre quartiere a luci rosse di questo Comune: il De Wallen, frequentato da circa 220.000 clienti all'anno, molti dei quali turisti stranieri[47],  tutte o almeno il 90% delle prostitute risultano assoggettate ad un magnaccia, che estorce loro almeno la metà dei proventi. Il dato è fornito dalle stesse ragazze che praticano rapporti mercenari e confermato da poliziotti ed assistenti sociali[48].

La prostituzione coatta, diffusissima nelle vetrine, è presente anche in altri settori più opachi e scarsamente controllati dalla polizia. Nella regione di Groningen , ad esempio, ogni 3 o 4 settimane, i sex club ricevono una visita da parte di magnaccia che  "offrono" ai proprietari  le prestazioni di una o più prostitute, anche se  la situazione negli ultimi tempi sembra lievemente migliorata[49]. L'attività di controllo e di ispezione della polizia, ad ogni modo, è concentrata nel settore legale e ciò limita le attività di monitoraggio e di indagine sulle forme di sfruttamento della prostituzione penalmente sanzionate nel settore non autorizzato[50].

Il numero di vittime del traffico di esseri umani segnalato ogni anno a CoMensha è triplicato negli ultimi anni. Fino al 2005 la cifra oscillava tra le 257 e le 424, ma è aumentata costantemente dal 2006, anno in cui ha raggiunto il numero di 579[51]. Supponendo che circa la metà del fenomeno (come è assodato accada dal 2007 al 2009) riguardi la tratta a scopo di sfruttamento sessuale, fino al 2005 si avrebbero tra le 124 e le 222 vittime di questo reato, cifra che si eleverebbe fino a 289 nel 2006. Nel 2007 il numero delle donne assoggettate alla tratta aumenta fino a raggiungere la cifra di 343, un quarto delle quali (84) minorenni. Nel 2008  vi è un'ulteriore, vertiginosa, crescita delle vittime che diventano 475, un quinto delle quali (93) minorenni, mentre nel 2009 si registra un calo. Le donne sottomesse al traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale identificate in quell'anno, infatti, scendono a 423, 45 delle quali risultano essere minorenni[52].  Nel 2010 il numero di vittime della tratta raddoppia rispetto all'anno precedente, raggiungendo la cifra di 797[53].

Come rilevano, però, gli estensori del rapporto Trafficking in Human Beings le statistiche non rispecchiano la reale entità del fenomeno che rimane in gran parte occulto[54].

La legalizzazione della prostituzione, dunque, produce un incremento della tratta che, malgrado gli sforzi, la politica olandese  non si rivela in grado di contrastare per una molteplicità di ragioni in gran parte evidenziate dalla relazione stilata dalla polizia nel 2008 e pubblicata con il titolo di Schone Schijn: <<Salvare le apparenze>>. La redazione di questo documento è sollecitata dall'individuazione, dall'incriminazione e dall'arresto del gruppo criminale Dürdan che  rivela l'esistenza, la gravità e la diffusione raggiunta  nel Paese dai fenomeni della prostituzione coatta e della tratta che si credevano debellati in seguito all'abrogazione del divieto di gestione dei bordelli.

Dal momento che il caso  Dürdan lascia affiorare in superficie connivenze, complicità, inerzie, clamorose sottovalutazioni della polizia e di altri attori, istituzionali o meno, favorite e assecondate  dalla particolare impostazione giuridica della questione della prostituzione nei Paesi Bassi e, soprattutto, fa emergere  l'assoluta inefficacia della legislazione olandese non è forse inutile farvi cenno.

Il gruppo criminale di prosseneti di origine turco-tedesca, originariamente costituito da due fratelli e da un loro amico: Halit Dürdan, Nejat Dürdan e Ali Serdar emigra nei Paesi Bassi dalla Germania nel 1998, assieme ad alcune prostitute  soggette al loro sfruttamento. La polizia tedesca allerta immediatamente i colleghi della Beurstraat, informandoli dell'arrivo e  del genere di attività  praticata dal trio, che non viene però sottoposto ad alcun controllo. Nel 2000 e, di nuovo, nel 2003 vengono avviate indagini che non approdano a nulla. Nel 2004 e nel 2005 la polizia riceve segnalazioni e denunce da alcune vittime e dai concorrenti del gruppo, ma soltanto nel 2007 procede all'incriminazione e all'arresto di alcuni componenti  della banda, che nel frattempo si è notevolmente ampliata.

Per una decina di anni ai fratelli Dürdan e a Serdar è stato consentito dunque di agire indisturbati e di ampliare la loro rete criminale che nel 2007 risultava composta da 35 persone tra prosseneti, guardie del corpo ed altri complici. Il gruppo ha collaborato anche con prosseneti tedeschi e belgi. Assoggettate allo sfruttamento del gruppo erano 120 prostitute, 36 delle quali tedesche e 25 olandesi. Le altre donne provenivano dall'Irlanda, dalla Polonia, dalla Bulgaria e dalla Repubblica Ceca. 78 di queste erano presumibilmente vittime di coartazione. La distinzione proposta dal rapporto tra prostituzione coatta e soggezione allo sfruttamento di un prosseneta è molto interessante perché conduce alla constatazione dell'avvenuta normalizzazione del lenocinio nei Paesi Bassi, purché quest'ultimo non si eserciti in forme violente e coercitive.

Le prostitute, sottoposte al costante controllo di membri dell'organizzazione, praticavano rapporti mercenari tutta la settimana dalle 7.30 di sera alle 7 del mattino (vale a dire per 11 ore e mezzo al giorno).  Alcune di loro sono state costrette a praticare l'aborto e a riprendere l'esercizio della prostituzione due giorni dopo l'intervento. A quasi tutte era imposto  il conseguimento di un guadagno di 1000 euro al giorno, quasi integralmente estorto dai magnaccia. Le ragazze dovevano, ovviamente, sostenere le spese di vitto e di alloggio e il costo dell'affitto della vetrina dove si esponevano e potevano trattenere per sé solo una minuscola quota di reddito da inviare ai familiari o da impiegare nell'acquisto di abiti.

Il rapporto delle prostitute con i magnaccia era caratterizzato da una combinazione di paura e intimidazioni da un lato e di dipendenza dall'altro. Dopo una prima fase suadente e amichevole, subentrava la coercizione e la violenza. Le prostitute erano colpite con mazze da baseball ad ogni cenno di insubordinazione e molte di loro recavano impresso sul corpo,  come un marchio, un tatuaggio con il nome del loro magnaccia. Alle donne era impedito di abbandonare il gruppo oltre che con il ricorso alla violenza e alle minacce, con la sottoposizione ad una soffocante sorveglianza e con la requisizione dei passaporti. Il prezzo di acquisto della libertà variava dai 30.000 ai 240.000 euro.

Ora: le ragazze  sfruttate dal gruppo, oltre a possedere tutti i documenti richiesti dalla legislazione olandese, avevano stipulato regolari contratti di affitto con i proprietari, legalmente autorizzati, delle vetrine delle cinque città dove esercitavano la prostituzione: Amsterdam, Alkmar, Utrecht, L'Aia e Haarlem. Alcuni gestori delle vetrine mantenevano i rapporti esclusivamente con le prostitute, altri facevano affari direttamente e senza problemi con i magnaccia. Anche i primi, tuttavia, erano spesso consapevoli, come si evince dalle intercettazioni telefoniche, dello sfruttamento  cui erano sottoposte le ragazze da parte dei prosseneti.

Il caso Dürban rivela, infatti, l'esistenza di un'ampia rete di complicità e di connivenze e la stretta interdipendenza che sussiste tra attori legali ed illegali, ma, soprattutto, evidenzia l'agevole penetrazione della prostituzione coatta nel settore legale e regolamentato. Nel corso degli anni il gruppo criminale ha mantenuto contatti con la polizia, con i proprietari delle vetrine, con un'agenzia di consulenza fiscale incaricata di espletare le operazioni amministrative necessarie per il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio della prostituzione. Le ragazze erano regolarmente registrate  nei Comuni in cui erano domiciliate. Numerosi componenti del gruppo e parecchie vittime alloggiavano in un cottage ed avevano ottenuto uno sconto di gruppo, concesso anche da una clinica estetica che aveva eseguito su molte prostitute sfruttate interventi, richiesti dai prosseneti, di mastoplastica additiva. E' plausibile supporre che molte di queste persone fossero a conoscenza  o, per lo meno, sospettassero l'esistenza dello sfruttamento della prostituzione, ma nessuno di loro ha mai pensato di rivelare i propri sospetti alla polizia[55].

Gli estensori del rapporto di polizia redatto nel 2008 individuano alcune delle cause che nei Paesi Bassi intervengono ad ostacolare, se non ad impedire, l'implementazione di un'efficace politica di contrasto ai fenomeni della prostituzione coatta e del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale.

- Il decentramento amministrativo conduce ad elaborare strategie di lotta contro la tratta eterogenee, diverse da un comune all'altro e non sufficientemente coordinate sul piano nazionale;

- la cooperazione e la comunicazione tra le agenzie  che dovrebbero contrastare la prostituzione coatta è insufficiente;

-  benché la legge attribuisca ai comuni  una fondamentale funzione di controllo della prostituzione, le tre città oggetto del  rapporto: Amsterdam, Utrecht e Alkmar non sono intervenute nella fase di segnalazione delle potenziali vittime di tratta e hanno delegato alla polizia i compiti di sorveglianza del settore e di accertamento della regolarità delle licenze di esercizio della prostituzione;

- riconoscere la presenza della tratta non è compito delle autorità di registrazione. A queste ultime (ad esempio alla Camera di Commercio) possono essere presentati passaporti falsi, come in effetti è avvenuto parecchie volte;

- le modalità di svolgimento dei controlli operati dalle forze dell'ordine li rende assolutamente inidonei all'identificazione delle vittime della tratta. Gli ispettori di polizia si limitano in genere a controllare la validità e la regolarità dei documenti delle prostitute e non sempre vengono richiesti gli stessi documenti. Alcuni chiedono soltanto la carta d'identità, altri il passaporto, altri ancora  esigono anche il certificato di iscrizione alla Camera di Commercio e il numero di registrazione alla previdenza sociale obbligatoria. Il possesso dei documenti richiesti, tuttavia, non  garantisce che la  prostituta sia libera da vincoli coercitivi. Si pensi alle ragazze, perfettamente in regola, sfruttate dal gruppo Dürdan. Inoltre, non è raro che le prostitute possiedano documenti falsi. I controlli durano pochi minuti ed è improbabile che in questo breve lasso di tempo una vittima decida di confidarsi. Il fatto che le donne siano attentamente sorvegliate dai protettori e dalle guardie del corpo rende ciò ancora più improbabile. Inoltre, i controlli della polizia sono rigorosamente limitati al settore legale della prostituzione e trascurano completamente quello informale

- La disponibilità delle vittime a denunciare la tratta è bassa   per la paura  di subire la violenza e le ritorsioni dei magnaccia o   per il  rapporto affettivo che  hanno instaurato con loro ( è il fenomeno dei loverboys) o, infine, perché  sono vincolate a loro da un contratto. A volte le vittime preferiscono la prevedibilità di una situazione di coercizione piuttosto che l'incertezza determinata dall'isolamento sociale in cui vivono. La sensazione di non poter sfuggire al controllo e allo sfruttamento del magnaccia, la carenza o l'assenza di relazioni sociali e il comportamento amichevole manifestato talvolta dal protettore sono le condizioni del verificarsi della sindrome di Stoccolma.

- Sono state riscontrate gravi violazioni del codice di condotta cui le forze dell'ordine dovrebbero attenersi. Ispettori di polizia si  intrattengono  in piacevoli conversazioni nei bar con i proprietari delle vetrine o con i magnaccia e con le guardie del corpo e  manifestano nei loro confronti un atteggiamento amichevole. Ciò, ovviamente, aumenta il rischio di collusione e riduce la fiducia delle vittime di tratta nelle forze dell'ordine[56].

- Può accadere, infine, che, se una prostituta ritira una denuncia, non venga avviata alcuna indagine. Questo comportamento è illegale, perché la tratta è un reato perseguibile d'ufficio e non è richiesta la presentazione di querela per l'avvio di un'indagine[57].

Al di là di queste ragioni, però, a mio parere, il motivo cruciale dell'insuccesso, anzi, dell'impossibilità di impostare nei Paesi Bassi una seria politica di contrasto alla prostituzione coatta risiede nella legalizzazione stessa, che trascina con sé, inevitabilmente, anche quella di  determinate forme di prossenetismo.

La materia è disciplinata dall'art.273 f del Codice Penale che recita:

<<Chiunque

. costringe un'altra persona a prostituirsi,

. induce un minore a prostituirsi,

. recluta, preleva o rapisce una persona per obbligarla a prostituirsi in un altro Paese (ai sensi della Convenzione Internazionale del 1933 sulla repressione della tratta delle donne maggiorenni),

. ricava profitti dalla prostituzione forzata o di minorenni,

. costringe un'altra persona a consegnargli i proventi della prostituzione,

è punito con la pena della reclusione fino ad  un massimo di otto anni>>[58].

Si noterà come l'articolo, introdotto nel Codice Penale nel 2005, a differenza di quanto prevede la legislazione italiana[59],  non includa tra le fattispecie di reato il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione altrui, salvo che questo sia esercitato secondo modalità coercitive. Dunque:  vivere dei proventi della vendita dei corpi altrui costituisce un'attività legale, legittima, socialmente riconosciuta nei Paesi Bassi.

Lo si desume anche da alcuni brani contenuti nei rapporti che ho già citato. 

<<Nel quartiere a luci rosse (il De Wallen) - si legge in Kwetsbaar beroep - non c'è praticamente alcuna prostituta che lavori senza magnaccia, o almeno, così dicono diversi intervistati, sia della polizia che dell'assistenza sociale, così come le stesse prostitute. Gli sfruttatori possono offrire protezione alle prostitute e condividerne i guadagni. Quest'atto non è necessariamente illegale,   a condizione che la prostituta l'abbia deciso in piena libertà>>[60].

<<Chi conosce il quartiere a luci rosse sostiene che non vi sia praticamente nessuna donna occupata nella prostituzione in vetrina che non abbia un magnaccia. In teoria, questo non  costituisce necessariamente un problema. Il problema si verifica allorché tale rapporto sia il frutto di una coercizione, comporti la devoluzione di una buona parte del guadagno al magnaccia e le condizioni di lavoro siano deplorevoli>>[61].

La legalizzazione del prossenetismo esercitato in forme non violente è un'ovvia conseguenza della trasformazione della figura dello sfruttatore in rispettabile imprenditore del sesso (proprietario di un sex club, di una vetrina ecc.). Nei Paesi Bassi si è proceduto anche alla legittimazione dell'intermediario parassita, una figura simile al "caporale" presente nell'agricoltura italiana: un individuo che vive dei proventi della prostituzione altrui.

La distinzione tra lenocinio coercitivo e lenocinio non violento rende peraltro assai difficile perseguire tanto il primo quanto la tratta, per la difficoltà di distinguere il primo dal secondo.

Inoltre: quando il prossenetismo può definirsi non coattivo? Perché una prostituta dovrebbe consegnare una parte, più o meno cospicua , dei propri guadagni a un magnaccia, se non perché subisce una qualche forma di costrizione? Perché un'operaia o una donna delle pulizie non condivide il suo reddito con un estraneo e una prostituta invece sì? O tutto lo sfruttamento della prostituzione è coercitivo o l'esercizio della prostituzione si configura come un'attività molto pericolosa che comporta un rischio elevatissimo di subire violenza e rende pertanto necessario  ricorrere ai servizi a pagamento di un protettore. Questa ipotesi risulta decisamente in contrasto con quanto affermato dalle sostenitrici e dai sostenitori della legalizzazione, secondo i quali quest'ultima incrementerebbe la sicurezza  di chi esercita la prostituzione, da loro percepita come una professione qualunque. Se fosse così le prostitute non si assoggetterebbero ad un magnaccia, come non vi si sottomettono le operaie, ad esempio. In cosa consiste la protezione giuridica e sociale promessa dalla normativa olandese?

Infine, la legalizzazione avrebbe dovuto consentire di recidere i legami tra prostituzione e criminalità. Anche questo obiettivo è fallito. Ogni anno vengono riciclati nei Paesi Bassi 18,5 miliardi di Euro. Il 10% di questo denaro deriva dal gioco d'azzardo e dallo sfruttamento della prostituzione[62]. Più della metà dei coffee shop e delle vetrine dove si esercita la prostituzione ad Amsterdam è risultato essere di proprietà di bande criminali organizzate e di gruppi mafiosi provenienti, oltre che dall'Olanda, da Stati dell'Europa orientale, in particolare dalla Bulgaria e dall'Ucraina. E' per questo motivo che le autorità comunali hanno deciso di procedere alla chiusura di 200 dei 480 bordelli con vista su strada della città[63].

Concludendo: l'unico obiettivo che la regolamentazione ha conseguito è stato quello di consentire il libero sfruttamento della prostituzione.

Come ammette il Ministro degli Esteri olandese nelle faq sulla prostituzione pubblicate nel 2012:

<< Brothels, however, were illegal until 1 October2000, when articles 250bis and 432 were removed from the Criminal Code and the ban on brothels and pimping lifted>>[64].

<<I bordelli, tuttavia, erano illegali fino al 1 ottobre 2000, allorché gli articoli 250 bis e 432 sono stati abrogati e sono stati aboliti il divieto di gestire bordelli e di sfruttare la prostituzione>>.

Non mi pare che questo possa essere considerato un risultato esaltante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




[1] Dutch Ministry of Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution, Questions and Answers 2012, What does the policy involve?, p.5, http://www.minbuza.nl/binaries/content/assets/minbuza/en/import/en/you_and_the_netherlands/about_the_netherlands/ethical_issues/faq-prostitutie-pdf--engels.pdf-2012.pdf. In rete è presente anche la versione francese delle faq: http://www.minbuza.nl/binaries/content/assets/minbuza/fr/import/fr/les_pays_bas/a_propos_des_pays_bas/questions_d_ethique/faq-prostitutie-pdf--frans.pdf-2012.pdf.
2 Fondation Scelles, Pays-Bas – 2013, année d’un changement législatif ? http://infos.fondationscelles.org/index.php?option=com_content&view=article&id=128&Itemid=214
3 Dutch Ministry of Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution, Questions and Answers 2012, Why was the ban on brothels lifted in 2000?, p.6.
 
[4] Dutch Ministry of Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution, Questions and Answers 2012, How many prostitutes are there in the Netherlands and what countries do they come from?, p.11.
5 A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands since the lifting of the brothel ban, 2007, p.66. www.wodc.nl/.../ob249a_fulltext_tcm44-83466.pd.
6 Ibidem, pp.66-67.
7 Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep. Een onderzoek naar de prostitutiebranche in Amsterdam (Una professione vulnerabile. Un'indagine sul settore della prostituzione ad Amsterdam), 2010, pp.33 e 38, http://www.ecpat.nl/images/13/1862.pdf
8Ibidem, p.38.
9 A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands..., cit., p.81.
 
 
 
 
[10] RIEC, Nord Holland, Methodiek ‘Inzicht in prostitutiebranche, 2010,  p.3, www.hetccv.nl/binaries/content/assets/ccv/instrumenten/...
11 http://massimolizzi.blogspot.it/2013/05/la-legge-svedese-sulla-prostituzione.html
12 Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep, cit, p.32.
13 Ibidem, p.98
14  Ibidem , p.99
 
15 Ibidem, p.121
16 Ibidem, pp.134-135
17 Ibidem, p.137.
 
 
 
[18] Ibidem, pp.138 e 140.
[19] A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands..., cit., p.15
[20] Ibidem, p.61
[21] Ibidem, p.64
[22] Ibidem, p.67
[23] Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep, cit, p.84
[24] Ibidem, p.59.
[25] Ibidem, p.105.
[26] Ibidem, p.128.
[27] Ibidem, p.137.
[28] Ibidem, p.59.
[29] Dutch Ministry of Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution, Questions and Answers 2012, What is the policy on health care?, p.10.
 
[30] A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands..., cit., pp.15 e 71.
[31] Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep, cit, p.60.
[32] Ibidem, p.59.
[33] Ibidem, p.60.
[34] Angelique,  ad esempio, costretta da un loverboy a prostituirsi  all'età di 15 anni, racconta di aver  subito lo stupro di un cliente che esigeva da lei un rapporto anale, a causa del mancato intervento della polizia, sollecitata ad intervenire  dall'attivazione del pulsante di emergenza presente nella stanza della vetrina ove si prostituiva. http://www.spiegel.de/international/europe/schoolgirls-controlled-by-loverboys-math-class-in-the-morning-turning-tricks-at-lunchtime-a-705104.html
 
 
[35] http://www.eurotopics.net/en/home/medienindex/media_articles/archiv_article/ARTICLE119661-Prostitution-is-not-romantic
[36] A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands..., cit., pp.15 e 70.
[37] http://www.spiegel.de/international/europe/schoolgirls-controlled-by-loverboys-math-class-in-the-morning-turning-tricks-at-lunchtime-a-705104.html
 
[38] http://www.mtvnews.it/news/esteri/in-olanda-allarme-loverboys-adescano-bimbe-per-prostituirle/
 
[39] <<La vittima più giovane con cui ho avuto a che fare ha 9 anni>>, osserva Anita De Witt, fondatrice dell'associazione "Stoploverboys.nu" in  http://www.mtvnews.it/news/esteri/in-olanda-allarme-loverboys-adescano-bimbe-per-prostituirle/
 
 
[40] http://www.guardian.co.uk/world/2009/aug/18/loverboy-child-prostitution-netherlands; http://www.spiegel.de/international/europe/schoolgirls-controlled-by-loverboys-math-class-in-the-morning-turning-tricks-at-lunchtime-a-705104.html
 
 
[41] http://www.mtvnews.it/news/esteri/in-olanda-allarme-loverboys-adescano-bimbe-per-prostituirle/
 
[42] http://www.expatica.com/nl/family/Partners/Victims-of-_loverboys_-not-taken-seriously-by-Dutch-police_14254.html
 
 
[43] KLPD - Dienst Nationale Recherche, Politie, Korps landelijke politiediensten, Schone Schijn (Salvare le apparenze), 2008, p.24, www.amsterdam.nl/publish/pages/396761/schoneschijn.pdf
 
[44] Ibidem, p.100.
[45] that Ibidem, p.14 e p.76. Del brano a p.76 esiste anche una traduzione inglese a cura di un cliente di prostitute anglosassone trasferitosi nei Paesi Bassi. Lo trascrivo: << A number of the interviewed inspectors or vice detectives find it difficult to give a reliable estimate of the percentage of prostitutes that work under force (Respondent 14). Others did dare to make an estimate. Estimates named of the percentage of women whom are forced and/or exploited, are 50% (Respondents 22 & 23), 60% (Respondent 17), 70% (Respondent 10 & 11) and 65-85% (Respondent 9).>>  http://fleshtrade.blogspot.it/2008/09/sneep.html Il post in questione contiene la traduzione di numerosi altri brani del rapporto redatto dalla polizia olandese.  9). & 23), 60% (Respondent 17), 70% (Respondent 10 & 11) and 65-85% (Respondent  the interviewed inspectors or vice detectives find it difficult to give a reliable estimate of the percentage of  that  under force (Respondent 14). Others did dare to make an estimate. Estimates named of the percentage of women whom are forced and/or exploited, are 50% (Respondents 22 & 23), 60% (Respondent 17), 70% (Respondent 10 & 11) and 65-85% (Respondent 9).& 23), 60%
[46] Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep, cit, p.164.
[47] http://www.lemonde.fr/style/article/2011/12/23/pays-bas-flop-de-la-legalisation-de-la-prostitution_1621755_1575563.html
[48] Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep, cit, p.165. Del brano che riporta questi dati esiste anche  una traduzione in inglese sul sito già citato: http://fleshtrade.blogspot.it/2012/09/estimating-number-of-forced-prostitutes.html#uds-search-results: <<On De Wallen there is virtually no prostitute who works without a pimp, at least that's what several interviewed respondents say, police as well as social work and the prostitutes themselves. The pimps can offer the prostitutes protection and share in the profits. The last thing isn't necessarily illegal, provided that the prostitute can decide this in full freedom. From interviews with prostitutes it emerges that strictly speaking nothing is necessarily wrong with pimps. They can arrange things for the prostitutes and act in the ways of a manager. A pimp in their experience is comparable to a boss from the normal business life. A number of prostitutes previously have also worked for a pimp, but can fend for themselves just fine now. Some admit that they still have 'a boyfriend', but according to the prostitutes themselves you can not speak of coercion or involuntariness. They decide for themselves when, where and how long they work. About their colleague-prostitutes on De Wallen, they say that 90 percent work for a pimp to whom they have to hand over a large part of their income (after deduction of the window rent half of the revenue). When prostitutes don't want to work for a pimp, these men sabotage the entry of customers by simply standing in front of the door permanently>> . La stessa informazione è riportata nel rapporto Gemeente Amsterdam, Ministerie van Veiligheid en Justitie, Projectgroep Emergo, De gezamenlijke aanpak van de zware ( georganiseerde) misdaad in het hart van Amsterdam [L'approccio comune alle forme gravi di criminalità (organizzata) nel cuore di Amsterdam], 2011, p.84
49 A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands..., cit., p.79.
 
 
 
[50] Ibidem, p.11.
[51] National Rapporteur on Trafficking in Human Beings, Trafficking in Human Beings. Ten years of independent monitoring, 2010, p.92. www.dutchrapporteur.nl/.../8e%20rapportage%20NRM-ENG-web_tcm64-...
52 Ibidem, pp.97-98
53Ibidem, p.89
54http://fr.myeurop.info/2013/03/27/prostitution-le-modele-liberal-neerlandais-remis-en-cause-7439
 
 
[55] KLPD - Dienst Nationale Recherche, Politie, Korps landelijke politiediensten, Schone Schijn, cit., pp.11-12 e 32-39.
[56] Ibidem, pp.16 e 87. Un brano di questa pagina tradotto in inglese lo si ritova su questo sito:   http://fleshtrade.blogspot.it/2008/09/sneep.html  << {a victim of forced prostitution said:} “When I see [prostitution inspectors] shake hands with pimps or [see] them throw an arm around them, and when I see [prostitution inspectors] drink coffee with the brothel operators, I have the feeling I can’t say anything anymore” >>.  Una vittima delle prostituzione coatta ha dichiarato: <<Quando vedo gli ispettori della polizia addetti al controllo della prostituzione stringere la mano agli sfruttatori o li vedo abbracciarli o bere un caffè con i gestori dei bordelli, ho la sensazione di non poter più denunciare nulla>>
 57 Ibidem, p.16.
 
 
[58] Dutch Ministry of Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution, Questions and Answers 2012, What penalties are imposed?, p.4
59 http://www.webalice.it/cstfnc73/leggemerlin.htm
60  <<Op de Wallen is er vrijwel geen prostituee die zonder pooier werkt, althans dat zeggen verschillende geïnterviewde respondenten, zowel politie en hulpverlening als de prostituees zelf. De pooiers kunnen de prostituees bescherming bieden en meedelen in de opbrengsten. Dat laatste hoeft niet strafbaar te zijn, mits de prostituee dat in alle vrijheid kan bepalen.>> [59] Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep, cit, p.165. Di questo brano esiste anche una traduzione in inglese: <<<<On De Wallen there is virtually no prostitute who works without a pimp, at least that's what several interviewed respondents say, police as well as social work and the prostitutes themselves. The pimps can offer the prostitutes protection and share in the profits. The last thing isn't necessarily illegal, provided that the prostitute can decide this in full freedom>> http://fleshtrade.blogspot.it/2012/09/estimating-number-of-forced-prostitutes.html#uds-search-results
61 << Kenners van de Wallen stellen dat er praktisch geen vrouwen in de raamprostitutie werkzaam zijn die géén pooier hebben. In theorie hoeft dit niet per definitie een probleem te zijn. In de praktijk komen er naar hun ervaring geen goede pooiers voor. Hun optreden verwordt evenwel pas tot een probleem van uitbuiting als zij vrouwen al dan niet met geweld dwingen tot betaling voor ‘bescherming’ en /of een (zeer) groot deel van de inkomsten opeisen en /of hen in abominabele omstandigheden laten werken>> Gemeente Amsterdam, Ministerie van Veiligheid en Justitie, Projectgroep Emergo, De gezamenlijke aanpak van de zware ( georganiseerde) misdaad in het hart van Amsterdam, cit., p.84.
 
 
 
 
 
 
 
[62] Gemeente Amsterdam, Ministerie van Veiligheid en Justitie, Projectgroep Emergo, De gezamenlijke aanpak van de zware ( georganiseerde) misdaad in het hart van Amsterdam, cit., p.68.
[63] http://www.digitaljournal.com/article/265520; http://www.telegraph.co.uk/travel/travelnews/8961513/Amsterdam-an-end-to-the-red-light-district.html
64Dutch Ministry of Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution, Questions and Answers 2012. Is prostitution legal in the Netherlands?, cit., p.4