lunedì 8 maggio 2017

No, non è un lavoro come un altro

 
 
Prostituzione e violenza
 

Il 1 maggio, nei pressi del mercato ortofrutticolo di Nocera Inferiore, è stata assassinata Gorizia Coppola, una donna che praticava la prostituzione. L'hanno accoltellata due giovani clienti di 18 e  di 23 anni che giudicavano intollerabile il suo rifiuto di consumare un rapporto sessuale gratuito a tre. [1]
Due clienti violenti, autori di femminicidi. Non gli unici.
Nella stessa zona, nell'agosto del 2016 è stata uccisa Nikolova Temenuzhka, nel 2010 Santina Rizzo, nel 2014 Maria Ambra, nel 2015  Alina Roxana Ripa e Mariana Tudor Szekeres. [2]
Non si tratta, ovviamente, di un fenomeno limitato al nocerino.
Il 25 marzo 2017 a Bologna la trentenne Ana Maria Stativa è stata assassinata da un cliente abituale che non voleva che se ne tornasse in Romania a trascorrere le vacanze di Pasqua. E' stata uccisa nella sua abitazione. [3]
Il 9 aprile, invece, a Lodi la colombiana I.A.C. di 65 anni è stata uccisa da un cliente che pretendeva gli fosse applicato uno sconto su una prestazione sessuale di 20 euro. L'uomo era già stato denunciato alla polizia in passato per maltrattamenti in famiglia. Due anni fa la moglie si era rivolta alle forze dell'ordine dopo essere stata picchiata e aver assistito a soprusi esercitati sui figli. Proprio per questo la donna aveva deciso di separarsi dal marito. Anche I.A.C., come Ana Maria Stativa, è stata accoltellata nel suo appartamento. [4]
L'idea che la pratica della prostituzione indoor (al chiuso) sia sicura, esente dal rischio di incorrere in gravi forme di violenza, è, infatti, smentita dai fatti, così come la convinzione che il regime giuridico della regolamentazione sia in grado di garantire condizioni di maggiore sicurezza a chi la esercita.
L'anno scorso nel breve periodo compreso tra il 6 ottobre e l'11 novembre in Germania sono state assassinate quattro donne in condizione di prostituzione. Gli omicidi sono stati perpetrati in un sex club, in un appartamento-bordello e su un camper. Tre delle donne assassinate erano migranti, proprio come quelle uccise nel nostro Paese. [5]
Al chiuso si commettono non solo femminicidi, ma anche altre gravi forme di violenza nei confronti delle prostitute. Ho già affrontato il tema in numerosi post. Qui riprenderò brevemente la questione, fornendovi qualche altro dato.
In Nuova Zelanda, il cui modello è tanto celebrato dalle nostre parti, la regolamentazione della prostituzione non ha prodotto alcuna riduzione della violenza nei confronti di chi la pratica. Secondo il rapporto  redatto dal governo nel 2008 “la maggioranza delle sex workers intervistate ha sostenuto che la decriminalizzazione della prostituzione poteva fare ben poco per ridurre la violenza esercitata” nell’ ambito dell'industria del sesso. [6]
Nel corso di un solo anno, nel periodo successivo alla regolamentazione, il 37,5% delle donne che si prostituiscono nei bordelli di questo Paese e il 29,1% di quelle che lo fanno nella propria abitazione ha subito coercizioni, è stata cioè costretta ad avere rapporti con clienti che non desiderava. [7]
Nel 2001 uno studio condotto da Church ed altri studiosi in tre città della Gran Bretagna ha  rivelato che oltre un quarto delle donne che esercitavano la prostituzione indoor aveva subito violenza dai clienti nel corso degli ultimi sei mesi. [8]
Un'altra ricerca effettuata a Londra da Kinnell ha registrato 385 episodi di violenza commessi  dal 2000 al 2005 nei confronti di 454 donne che si prostituiscono in spazi chiusi. Si trattava soprattutto di aggressioni sessuali (27%) e di rapine (63%) [9]
Ad essere colpite in misura grave dagli abusi sono anche le escort. Occupare la fascia gerarchicamente più elevata della prostituzione, infatti, non rende immune dalla violenza.
Una ricerca condotta da Alison Phipps sui messaggi online ricevuti dall'organizzazione inglese  Support and Advice for Escorts fra il 2007 e il 2009  ha  consentito di registrare 118 episodi di aggressione subiti dalle escort di questo Stato. Il 25% di loro è stata vittima di violenza fisica e sessuale, il 25% di rapina, il 30% di violenza fisica, di molestia sessuale e di stalking. Solo il 15% degli atti di aggressione sono stati denunciati alla polizia. [10]
Alla luce di questi dati (e avrei potuto riportarne anche altri) mi sembra alquanto azzardato equiparare la prostituzione a qualsiasi altro lavoro, come la cura dei bambini o il servire cappuccini in un bar. Nessun cliente ha mai ammazzato una barista perché non gli praticava lo sconto sul prezzo di una tazzina di caffé e nessun bimbo, per quanto pestifero, ha mai stuprato la babysitter.
E' accettabile - vi chiedo - un lavoro come la prostituzione che comporta rischi così gravi di violenza per chi la pratica?   E davvero essere femministe significa difenderne i clienti?
 
NOTE
1. http://www.ilgazzettinovesuviano.com/2017/05/07/pagani-omicidio-della-prostituta/
2. https://www.liberopensiero.eu/2016/08/23/in-aumento-le-prostitute-uccise/
3. http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/03/26/news/prostituta_uccisa_a_bologna_confessa_un_cliente_non_volevo_andasse_via_-161475428/
4. http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/04/10/news/lodi_prostituta_uccisa_un_fermo-162630928/
5. Zobnina, Anna "Women, Migration, and Prostitution in Europe: Not a Sex Work Story," Dignity: A Journal on Sexual Exploitation and Violence: Vol. 2: Iss. 1, Article 1, 2017, p.4  http://digitalcommons.uri.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1015&context=dignity
6. New Zealand Government, Report of the Prostitution Law Review Committee on the Operation of the Prostitution Reform Act 2003, 2008, pp. 14 e 57 http://prostitutescollective.net/wp-content/uploads/2016/10/report-of-the-nz-prostitution-law-committee-2008.pdf
7. Ibidem, p.46.
8. Stephanie Church, Marion Henderson, Marina Barnard, Graham Hart, Violence by clients towards female prostitutes in different work settings: questionnaire survey, in <<British Medical Journal>> Vol..322, marzo 2001, pp.524-525 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC26557/
 9 Hilary Kinnell, Violence and Sex Work in Britain, Willan Publishing, UK, pp. 118 e 121
10. Alison Phipps, The Politics of the Body, Cambridge, Polity Press, 2012, cit. da Id., Violence against sex workers, in Lesley McMillan and Nancy Lombard, eds., Violence Against Women, London, Jessica Kingsley Publishers, 2013, pp.87-102. Il saggio è consultabile online al seguente indirizzo: https://core.ac.uk/download/pdf/9836263.pdf Il dato che ho riportato è a pag. 7 del file Acrobat.

mercoledì 15 febbraio 2017

La Repubblica d'Irlanda è abolizionista

Ieri, 14 febbraio, il Parlamento irlandese ha approvato una legge che si ispira al modello nordico, in quanto abroga il reato di  adescamento che colpiva le prostitute e sanziona, al contrario, il comportamento dei clienti.
La Repubblica d'Irlanda entra così nel novero dei Paesi abolizionisti accanto alla Svezia, alla Norvegia, all'Islanda, all'Irlanda del Nord, alla Francia e al Canada (anche se la legge di quest'ultimo Stato non è, a mio parere, totalmente soddisfacente)

 

Qui sotto ho tradotto velocemente il comunicato stampa emesso da Ruhama, un'associazione abolizionista irlandese che da tempo si batte per il conseguimento di questo obiettivo.


COMUNICATO STAMPA

Ruhama accoglie con grande favore l'approvazione della legge che sanziona gli acquirenti di sesso e depenalizza chi lo vende.

 

Ruhama oggi (14 febbraio 2017) applaude all'adozione del Criminal Law (Sexual Offences) Act 2015.

In quanto associazione  che da 28 anni sostiene direttamente le donne vittime della prostituzione e della tratta, Ruhama  si batte da tempo per la promulgazione di una legge che ponga l'accento sulla domanda degli acquirenti di sesso come misura chiave per frenare l'espansione dello sfruttamento della prostituzione nella Repubblica d'Irlanda. L'associazione  è favorevole da anni anche all'abrogazione del reato di adescamento, al fine di trasmettere con chiarezza alla società il messaggio che nessuna persona deve essere criminalizzata per il fatto di essere sfruttata.

L'amministratrice delegata di Ruhama, Sarah Benson ha così commentato la nuova legge: "Ci complimentiamo con il Vice-Primo Ministro e Ministro della Giustizia Frances Fitzgerald per aver promosso l'adozione di misure significative per contrastare la domanda degli acquirenti di sesso,  i principali responsabili della perpetuazione del business del mercato del sesso. Senza domanda, non ci sarebbe offerta. Siamo ogni giorno testimoni delle terribili conseguenze della prostituzione e della tratta, che colpiscono le donne e le ragazze più vulnerabili di tutto il mondo, che vengono sfruttate nei bordelli irlandesi. Nel contempo, sopprimendo il reato di adescamento, si mostra con chiarezza lo spirito di questa legge: le persone che praticano la prostituzione non devono essere criminalizzate".

Sarah Benson ha proseguito: "Ruhama si impegnerà ora a vigilare sull'applicazione della legge e ad assicurarsi che venga rispettato il suo obiettivo di proteggere le persone sfruttate nell'ambito della prostituzione. Noi continueremo a collaborare strettamente e in modo costruttivo con le forze dell'ordine, come abbiamo fatto negli ultimi anni, al fine di perseguire gli sfruttatori della prostituzione, i trafficanti e ora gli acquirenti di sesso, garantendo nel contempo un sostegno più coerente e solidale alle persone che vendono sesso"

"In qualità di fornitrici di servizi alle donne colpite dalla prostituzione, siamo impegnate a continuare ad offrire la nostra ampia gamma di servizi gratuiti, anonimi e non giudicanti, che includono strumenti per uscire dalla prostituzione, se è questo che desidera la donna che si rivolge a noi. Noi continueremo anche a sviluppare e a migliorare la nostra collaborazione con i servizi esistenti dedicati alla salute sessuale, al fine di promuovere la salute sessuale delle persone che restano attivamente coinvolte nella prostituzione".

Infine, Sarah Benson ha dichiarato: "Questa legge è il punto culminante di molti anni di lotta, condotta in collaborazione con un'ampia schiera di altre ONG, di attiviste sopravvissute alla prostituzione e di organismi della società civile che si sono uniti alla nostra campagna Turn off the Red Light. Il processo che ha condotto alla promulgazione di questa legge è stato incredibilmente rigoroso, con la consultazione della  Commissione di Giustizia, con centinaia di presentazioni, di audizioni pubbliche, di ampi dibattiti sui media e in Parlamento, che sono confluiti nell'approvazione a larga maggioranza di questa legge nelle Camere del Dáil (dei deputati) e del Seanad (del Senato).

Il diritto irlandese comunica ormai un forte messaggio sociale: non è accettabile per una persona comprare l'accesso sessuale a un'altra persona. L'autonomia del corpo è un diritto umano, l'acquisto di sesso non lo è. Questa misura costituisce un passo avanti fondamentale per  raggiungere l'uguaglianza di genere in Irlanda, in un momento in cui il diritto umano delle donne a vivere libere dalla violenza e dallo sfruttamento è sotto attacco in altre parti del mondo".