sabato 20 giugno 2015

Stuprate e maltrattate. La prostituzione non è un lavoro come un altro


"Sequestrata e violentata per una giornata intera dal cliente che l’aveva contattata attraverso un sito web di annunci a luce rosse. È il dramma vissuto da una escort romena di 30 anni, dimessa dal pronto soccorso del Gemelli, a Roma, con una prognosi di 30 giorni per una frattura allo zigomo e varie ferite su tutto il corpo. Il suo aggressore, un 31 enne romano, con precedenti e già sottoposto a sorveglianza speciale, è stato arrestato nel suo appartamento [..] dai carabinieri [..]: dovrà rispondere di sequestro di persona, violenza sessuale, rapina e lesioni aggravate".
Non è la prima volta che accade. E' banale annotarlo.
Violenze sessuali ed aggressioni efferate nei confronti delle prostitute sono commesse con inusitata frequenza da clienti e prosseneti.
Anna Giulia Ferrario nella sua tesi di laurea del 2013 sulla prostituzione migrante fa questa constatazione:
 Ed Emanuela Costa, del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute precisa:
" Devi moltiplicare almeno per dieci [il numero di stupri e altre violenze subite] rispetto a quello che ti dicono. Non solo perché non te lo raccontano, ma perché è una questione anche d'abitudine; ti dicono una volta e ce ne sono almeno altre nove che sono violenza, ma che loro tollerano e considerano normale amministrazione, a causa del livello di tolleranza cui sono abituate" [p.36]
Estremamente alto  è anche il tasso di mortalità associato all’esercizio della prostituzione. Uno studio prospettico effettuatoda John J. Potterat nel 2003 negli USA relativo a 1969 donne ed esteso ad un arco temporale di 33 anni ha dimostrato che le persone prostituite presentano un tasso di mortalità elevatissimo: 459 decessi rispetto ad una media di 5,9 ogni 100.000 abitanti. L’età media del trapasso è di 34 anni. Le cause della mortalità sono: omicidio, overdose, incidenti, abuso di alcool. La prostituzione è l’attività che comporta il più elevato rischio di morte per assassinio ad opera dei clienti o degli sfruttatori: 204 casi ogni 100.000 abitanti rispetto ad una media di 29 per gli uomini e di 4 per le donne.
Alcuni commentatori dell'articolo che riporta la drammatica notizia dello stupro della escort romena sostengono che l'abolizione della legge Merlin, che consente - ricordiamoci -  l'esercizio della prostituzione  e la sua sostituzione con una legislazione improntata ai principi della regolamentazione potrebbe incrementare la sicurezza delle persone che la praticano
Non è così.
Vi riporto un brano estrapolato da un post che ho pubblicato sul blog di Massimo Lizzi:
Nei Paesi che hanno legalizzato o regolamentato la prostituzione le donne coinvolte continuano ad essere esposte a gravi atti di violenza. Secondo il rapporto prodotto dal governo della Nuova Zelanda nel 2008 “la maggioranza delle sex workers intervistate ha sostenuto che la decriminalizzazione della prostituzione poteva fare ben poco per ridurre la violenza esercitata” nell’industria del sesso. [justice.govt.nz p.14]
L’omicidio insoluto della vittima ungherese della tratta Bernadette Szabò nel 2009, che è stata accoltellata in un bordello legale del quartiere a luci rosse di Amsterdam, mostra come la pratica dei rapporti mercenari in un locale autorizzato non garantisca protezione contro la violenza. Inoltre, anche se il crimine è stato eseguito in una zona apparentemente controllata, quasi quattro anni dopo, non è stato ancora individuato alcun responsabile né dell’omicidio, né della tratta della donna.
Nel Nuovo Galles del Sud (Australia), un ufficiale di polizia che si occupa della tratta ha così commentato gli effetti della regolamentazione: “Benché l’intenzione fosse quella di offrire un ambiente di lavoro sicuro alle sex workers, è accaduto il contrario, vale a dire che i magnaccia e i gestori dei bordelli hanno acquisito più potere e si sono arricchiti”  A Victoria, in Australia, un funzionario di polizia si è lamentato che “molti bordelli non vengano controllati da anni“, mentre il Project Respect, un’organizzazione che offre aiuto alle donne nella prostituzione, ha sostenuto che l’accesso ai locali dove si praticano rapporti mercenari “è limitato e a discrezione della direzione di ciascun bordello“.  [Jacqui Hunt, Direttrice di Equality Now, ufficio di Londra]
Neppure l’installazione di dispositivi come i pulsanti di emergenza nelle stanze ove si esercita la prostituzione garantisce la sicurezza delle persone che la praticano. Nei Paesi Bassi, dove, teoricamente, tutte le camere dei bordelli e delle vetrine dovrebbero esserne provviste, il 70% delle donne prostituite confessa di aver subito uno stupro nell’esercizio della propria attività.
Una ricerca compiuta a San Francisco ha rivelato che il 62% delle donne di origine asiatica che praticava la prostituzione nelle sale massaggio della città era stata aggredita dai clienti. Che l’esercizio della prostituzione nei bordelli non sia affatto sicura lo testimoniano, fra le altre donne, una sopravvissuta californiana che riferisce di tentativi di strangolamento e di atti di sadismo e Rebecca Mott.
In Colombia il 59%, in Germania il 52%, in Messico (dove sono state intervistate anche le lap dancers) il 48%, in Turchia il 68% delle donne prostituite sono state minacciate con armi. Negli stessi Paesi rispettivamente il 70%, il 61%, il 59%, l’80% di loro ha subito violenze fisiche; il 47%, il 63%, il 46% e il 50% di loro è stata stuprata. Sono dati ricavati da uno studio di Melissa Farley del 2003 (pag.43) e si riferiscono a Stati che hanno adottato una normativa di regolamentazione della prostituzione.
Dal 1998 al 2013  si sono avuti 127omicidi di persone prostituite nei Paesi Bassi, mentre tra il 1992 e il 2004 gli assassini sono stati 50. ( I periodi 1992/2004 e 1998/2013 si accavallano e non sono identici, ma tenuto conto dell'enorme differenza di omicidi, questi dati dimostrano che la mortalità delle persone prostituite è aumentata nei Paesi Bassi dopo la legalizzazione dei bordelli nel 2000).
In confronto, in Svezia dal 1998 al 2013 si è avuto un solo omicidio di una persona prostituita [n.d.t. uccisa dall'ex coniuge e non da un cliente o da un magnaccia]
Dopo aver riportato queste cifre, chiedo alle mie lettrici e ai miei lettori se sono davvero convinti che la prostituzione sia una professione identica alle altre. Quale altra attività espone chi la svolge a tassi così elevati di violenza? Perché  nessuno si è opposto alla chiusura delle fabbriche che producono amianto, reclamando, giustamente,   la riassunzione degli operai in stabilimenti che non comportino pericoli per la salute o l’occupazione in altri settori, mentre si accetta tranquillamente un “mestiere”, prevalentemente esercitato dalle donne, collegato a un così imponente indice di violenza e di mortalità?
 

venerdì 19 giugno 2015

Pensavo fosse una libera scelta, un lavoro come un altro


 
 
 
 
 
Shanie Roy aveva 16 anni e mezzo quando è stata assunta come escort. Frequentava le scuole superiori. Viveva con i genitori. Voleva volare con le proprie ali. "Ho chiamato un'agenzia di escort. Ho presentato una carta di identità falsa. Ho iniziato molto presto [a prostituirmi]".
All'inizio le sembrava di essere una donna d'affari, dotata del potere e della capacità di guadagnare rapidamente denaro. "Ero attratta dal discorso che considera la prostituzione una libera scelta, un lavoro come un altro, un "empowerment", mi dice la ventitreenne cofondatrice del Collettivo d'aiuto alle donne sfruttate sessualmente (CAFES). "Pensavo di essere libera".
Oggi Shanie rifiuta totalmente questo discorso. Come altre donne aiutate da CAFES si definisce "sopravvissuta". Sopravvissuta di un'industria che trasforma le donne in oggetti che possono essere acquistati, consumati e buttati via. Sabato alle 15 sarà nel giardinetto pubblico Philips per partecipare ad una manifestazione organizzata dalle aderenti al CAFES per protestare contro lo sfruttamento sessuale nella settimana del Grand Prix del Canada. Una forma di sfruttamento banalizzata che intendono denunciare ad alta voce.
Che cosa ha indotto questa giovane femminista a diventare escort? Lei si diceva ingenuamente che non aveva nulla da perdere e tutto da guadagnare. Abusi sessuali subiti durante l'adolescenza avevano ridotto la sua autostima, racconta. Aveva la sensazione che il corpo non fosse più suo.
"Credevo che l'unica maniera per farmi apprezzare fosse quella di essere un oggetto sessuale. Dal momento che avevano già abusato di me, mi dicevo: "Almeno mi daranno un po' di soldi per farlo". Credevo che quello potesse essere un modo per vendicarmi".
Il disincanto è sopraggiunto rapidamente.
Ai suoi clienti Shanie offriva quella che nell'ambiente viene chiamata Girlfriend experience. Per un'ora doveva fingere di essere la partner di un cliente che aveva in media il triplo dei suoi anni e  faceva spesso uso del Viagra. "Mi vendevano come la giovane studentessa che ha classe".
Il fatto che fosse minorenne non ha mai preoccupato nessuno. Al contrario! - dice. "Ai clienti piace. Mi dicevano: "Wow" Sei molto giovane!" A loro piace avere la sensazione che si tratti di carne fresca. Non gli piace sapere che fai questo da molto tempo".
Shanie vede in ciò un effetto perverso della pornografia che celebra le donne-bambine e sessualizza le ragazzine. "Quello che piace agli uomini è la maggiore vulnerabilità delle ragazzine che rende loro più facile esercitare il potere. Penso che trovarsi di fronte ad una minorenne piaccia agli uomini e non li turbi affatto".
Ai suoi clienti piaceva molto sapere che stava ancora studiando.
"Ai clienti piace credere di contribuire al tuo benessere e al pagamento dei tuoi studi. Credono di essere dei buoni samaritani. Se lo fossero davvero, però, ti regalerebbero denaro senza chiedere nulla in cambio".
Per tre anni, Shanie ha condotto una doppia vita. Ai suoi genitori diceva di uscire o di andare a dormire da amici.
Per non sentir nulla, assumeva alcool e droga.
A 19 anni, dopo aver fatto la cameriera sexy e poi l'escort indipendente, ha deciso di smettere.
"Sarei morta", dice.
Aveva idee suicidarie. Aveva anche paura. "Temevo che un cliente mi ammazzasse. Quando apri la porta per ricevere un cliente, non sai mai chi ti troverai di fronte". Si chiedeva ogni volta: "Ne uscirò viva?".
Shanie è uscita dalla prostituzione. Definitivamente. Non senza conseguenze. Non senza difficoltà. Ma con la speranza di aiutare altre donne che stanno percorrendo questa ripida strada.
 
Cos'è CAFES?
Fondato nel 2014, il Collettivo d'aiuto alle donne sessualmente sfruttate è la sola organizzazione del Québec creata da sopravvissute alla prostituzione allo scopo di aiutare altre donne ad uscirne.
"Mi sono resa conto che questa associazione ci avrebbe rese più forti. Ci avrebbe aiutato dare più che ricevere", dice Rose Sullivan, presidente del collettivo.
"CAFES valorizza la parola di chi solitamente non viene ascoltato", sottolinea Diane Matte della Concertazione delle battaglie contro lo sfruttamento sessuale. La voce delle donne che, con coraggio, descrivono l'impatto che la prostituzione ha avuto sulla loro esistenza.
Le risorse finanziarie del CAFES, che non beneficia ancora di alcuna sovvenzione, sono molto limitate.
Nel dicembre 2014, al momento dell'entrata in vigore della nuova legge sulla prostituzione,  il governo di Ottawa si è impegnato ad erogare 20 milioni di $ per aiutare le vittime ad abbandonare l'industria del sesso. Sei mesi dopo, i fondi non sono ancora stati stanziati. Il Ministero della Giustizia sostiene di stare ancora valutando i progetti per i quali viene richiesto un finanziamento.
Nell'attesa, il CAFES conta sul volontariato e sulle donazioni private per realizzare la sua missione.
 
 
 
 
 
 

mercoledì 17 giugno 2015

Non sono una persona. Sono già morta 20, 30 volte

 
 
 
 
La giornalista Sophie Bouillon, premio Albert-Londres, pubblica un documento scioccante sul sesso a pagamento. Iniziata l'inchiesta senza alcuna particolare diffidenza nei confronti della prostituzione, la giornalista  compie un impressionante viaggio da voltastomaco. 
 
[...] In un libro che è un vero e proprio pugno nello stomaco: "Elles. Les prostituées et nous" (editore Premier Parallèle), la giornalista Sophie Bouillon, che ha ottenuto nel 2009 il premio Albert-Londres, dà la parola alle donne che praticano la prostituzione, a quelle che la società ignora o disprezza, alle "sopravvissute" che ne sono uscite, ma anche ai clienti che la consumano.
Una lunga inchiesta che spazia dalla Nigeria alla boscaglia del bois de Boulogne, dai saloni in stile coloniale di Ginevra ai bar con le insegne al neon di Pigalle e che getta una cruda luce sul business del sesso:
"Checché ne dicano i più noti sostenitori della liberazione sessuale, gli habitués degli hotel di lusso e delle serate libertine [n.d.t il riferimento è a Dominique Strauss-Kahn e ad altri importanti personaggi implicati in un giro di prostituzione organizzato all'hotel Carlton di Lille], la prostituzione raramente rende felice chi la pratica".
 
Ecco alcuni brani estrapolati dal libro:
Il Venusia (bordello ginevrino)
Indossava uno string, un reggiseno nero e giocava con l'IPad, mentre attendeva i clienti. Erano le 4h30 del mattino. Ero spossata, stavo concludendo il mio reportage. Anche lei era stanca morta, ma andava avanti. Il suo treno per Marsiglia partiva alle 9. [...]
Camilla non avrebbe mai corso il rischio di mischiare le sue due vite. Quella del week-end al Venusia, un salone erotico nel centro di Ginevra dove guadagnava diverse migliaia di euro, e quella del resto della settimana in Francia dove era una ragazzina di periferia, senza diploma e senza lavoro.
Ho guardato lei e la sua compagna. Carine, seducenti, terribilmente giovani. Una ventina d'anni soltanto.
Prostrate dalla notte. Le ragazze "della sera" - dalle 21 alle 9 del mattino - sono spesso senza obblighi famigliari. Le madri di famiglia preferiscono lavorare di giorno. In questo salone di Ginevra circa l'80% di chi vi lavora è francese e abita nei quartieri delle periferie.
Il "Menu dei piaceri"
Ho seguito lungo il corridoio la mia guida dai lunghi capelli neri e dai tacchi alti. Clac-cla-clac. Siamo passate davanti alla "sala d'esposizione" dove i clienti scelgono la loro ragazza. Immaginavo Camilla e le sue colleghe allineate contro il muro, davanti ad uno sconosciuto. Clac-clac-clac. Appeso al muro il "Menu dei piaceri": fellatio con eiaculazione sul corpo (170 CHF = franchi svizzeri), fellatio regale con eiaculazione sul viso (210 CHF), supplemento sodomia o leccata d'ano (+ 100 CHF), supplemento urinare sul corpo (+ 50 CHF).
Lì c'era Lisa, la proprietaria del salone,  bionda e prosperosa. Era schietta e le piacevano i suoi due mestieri: "puttana e pappona".
"Puoi dirlo tranquillamente. Non me ne frega niente. In Svizzera non è illegale essere una pappona".
In quanto proprietaria del salone e "lavoratrice", Lisa preleva una percentuale del 50% sull'importo di ciascun rapporto sessuale.
Ufficialmente le ragazze sono autonome e libere di accettare o di rifiutare le prestazioni proposte dal "Menu dei piaceri". In pratica, hanno interesse ad accettare le prestazioni che apportano un maggior guadagno.
 
Laurence e la "camera alta"
Ho conosciuto Laurence nel marzo 2014. Quel giorno aveva un'audizione presso la commissione speciale del Senato. Minuta, con i capelli corti, una pochette sotto braccio, Laurence assomigliava più a una dipendente del Senato che ad un'ex prostituta. Laurence è diventata formatrice (promozione e sviluppo delle risorse umane), lavoro che svolge in carcere. Ogni volta che deve raccontare la sua storia, si sente male.
"Non si nasce prostituta. Non ci si sveglia una mattina dicendo: "Wow! Che bello! Farò la prostituta!" C'è sempre un motivo. [..] La mia esperienza? Un'infanzia di violenza, maltrattamenti, abusi sessuali. Non avevo una camera da letto. Ho trascorso l'infanzia e l'adolescenza in un bagno grande come la cella di una prigione. Sono cresciuta con la convinzione che se mamma non mi amava e papà mi aveva abbandonato al momento della nascita, era perché ero cattiva. E poi nell'adolescenza sono fuggita da casa e sono caduta nelle mani di una rete di sfruttatori della prostituzione. Mi hanno illusa, facendomi credere che mi avrebbero protetto, mi avrebbero amato, mi avrebbero dato l'affetto che non ho mai ricevuto da piccola. E la trappola è scattata. Un bel giorno mi sono ritrovata sui marciapiedi di via Saint-Denis".  
[...] Ero giovane. Carne fresca. I rapporti sessuali si susseguivano incessantemente, uno dopo l'altro. Dieci minuti per ogni rapporto, trenta clienti ogni notte. Era davvero insostenibile! Non parlo mai di queste cose. E' così volgare la prostituzione! Se vi raccontassi quel che succede con i clienti, vi verrebbe da vomitare.
Per poter sopportare, ho iniziato a bere un'enorme quantità di alcool. Ho contratto una malattia venerea. Non volevo più lavorare. Se non ci fossero state le associazioni [n.d.t. che propongono un percorso di uscita dalla prostituzione], sarei morta".
Con la sola eccezione del presidente della commissione: Godefroy, i senatori sono rimasti in silenzio. Alcune senatrici sembravano visibilmente imbarazzate. Di mattina avevano ricevuto alcuni militanti dello Strass, il "sindacato" dei lavoratori del sesso. Anch'essi sono stati ascoltati dalla commissione. Per loro la prostituzione è una scelta.
"Arriva un cliente. Le sue ascelle puzzano di sudore, ha l'alitosi, è grosso, grasso, ci disgusta. Non possiamo rifiutarlo. Dove sta la libertà di scelta? Sapete, nella prostituzione, cerchiamo di desensibilizzarci. Ci dissociamo dal nostro corpo e dalle nostre sensazioni.
Bisogna pensare all'1%-2% di donne che sostengono di divertirsi o al restante 98%? [...] Una legge deve essere pensata per la maggioranza".
 
Precious e i trafficanti di esseri umani
Arrivano dalla Romania, dalla Nigeria o dalla Cina e attraversano le nostre frontiere alla ricerca del sogno europeo, per finire sui nostri marciapiedi. Ma chi sono davvero? Chi le ascolta? Non parlano né alla stampa, né alla polizia, né ai senatori. Avrebbero troppo da perdere. E troppe botte da prendere. Precious non ha più paura. E' riuscita a fuggire. Sono andata a cercarla nella casa dei migranti, nella banlieue parigina. Uno squallido albergo, pieno di scarafaggi e puzzolente.
Originaria di Benin City, una grande città del sud della Nigeria, ha conosciuto "solo lacrime e preoccupazioni". Suo padre è morto quando era piccola. Sua madre aveva un deficit cognitivo. Precious dormiva con altri bambini in un hangar del mercato centrale, chiedeva l'elemosina, finché un giorno un uomo le ha rivelato di essersi innamorato di lei e le ha proposto di andare ad abitare a casa sua. Precious aveva 15 anni.
Quest'uomo era "cattivo, violento ed infedele". Da lui ha avuto 3 figli. A 19 anni, Precious decise di cercare lavoro. "Una donna mi disse che mi avrebbe pagato il viaggio fino in Italia. Una volta arrivata, mi avrebbe procurato falsi documenti. Non dovevo preoccuparmi di nulla. Avrei lavorato per lei qualche anno; il tempo necessario a rimborsare il mio debito: 65.000 Euro".
Benin City è nota come la "capitale" nigeriana della tratta. Le "maman", spesso esse stesse ex-prostitute, ingaggiano centinaia di ragazze per ripopolare i marciapiedi europei, soprattutto quelli dell'Italia meridionale. Per ottenere protezione pagano tangenti alla mafia nigeriana. Questa, a sua volta, condivide una parte del lucroso traffico con la mafia italiana.
Precious affidò allora i figli alla madre, promettendo di inviare loro denaro. "Arrivederci!" Non li ha più rivisti. "Il viaggio in mare è stato orribile - ricorda. Non abbiamo mangiato nulla per quattro giorni. Ma non siamo naufragati. Eravamo tutti vivi quando il battello ci ha trovati". Sono approdati in Sicilia.
Il seguito della storia lo conoscono tutte le ragazze di Benin City. Appena uscite dal centro di primo soccorso ed accoglienza, è venuto a cercarle un uomo. Ha procurato loro falsi documenti, abiti corti e scarpe con  i tacchi alti. La sera stessa erano sparpagliate su una strada di campagna ad aspettare i clienti. "Il primo giorno ho avuto 10 clienti. Di sera - mi ricordo - ho dovuto riscaldare dell'acqua e bagnare un pezzo di stoffa. L'ho applicato lì". Mi mostra il basso ventre. "Ha calmato un po' il dolore".
 
Passeggiamo
Al brigadiere capo non piacciono le ronde al bois de Boulogne. Non ama neppure fermare le ragazze, ma ha degli ordini da rispettare.
"Se queste ragazze sono sfruttate dai trafficanti, sappiamo per certo che il giorno dopo non saranno più qui [..] Devono vedersela con persone non troppo gentili!"
Nel nord ovest del 16° arrondissement le prostitute sono di origine africana. In una via ci sono le Centroafricane, in un'altra le Nigeriane. A Porte Maillot ci sono [invece] le Romene. Verso Place de l'Etoile, nei quartieri eleganti, da dieci anni ci sono gli stessi camioncini: qui si trovano le donne che esercitano la prostituzione da tempo. Nel bosco, luogo prediletto dai travestiti e dai transessuali, anche le reti di trafficanti rumeni iniziano a collocare le loro ragazze.
Non fa proprio caldo stasera, ma Kristina non indossa nulla sotto la finta pelliccia bianca. Si intravedo  sotto la pelliccia il seno enorme e anche il sesso. Ancheggia daanti ai finestrini dell'auto di un potenziale cliente. La sua collega Paola è molto più elegante. Indossa un abitino blu notte molto corto, che valorizza le lunghe gambe perfettamente depilate. Anche Paola prima era un uomo. Sei mesi dopo l'operazione si sarebbe ritrovata a lavorare tutta la notte come prostituta. Ma ora viene qui solo una volta alla settimana. Dal Perù sono arrivate nuove trans, racconta. "Fanno le loro cose per 5 euro! 5 euro, ti rendi conto?"
 
I clienti
La "prima volta" si era recato per lavoro in una piccola città di provincia. Si annoiava e ha fatto una telefonata dalla reception dell'hotel. "Non mi ricordo se fosse o meno carina. Ma ricordo che era molto giovane. Molto, molto giovane. E io ero molto imbarazzato [...] Non so come sia per gli altri, ma per me era molto importante che  anche lei godesse." Evidentemente è quello che lei le ha fatto credere. La seconda volta è accaduto a Las Vegas. Lungo la strada illuminata, come in un brutto remake di "Pretty Woman".
" L'ho fatta salire a bordo con la stessa eccitazione con cui mi sarei sniffato una striscia di coca".
Ricorda che l'indomani, ripassando sulla stessa strada di giorno, gli fu possibile osservare il viso delle donne sul marciapiede. "La luce rivelava le cicatrici della loro vita. Era una cosa triste".
Jean-Marie è un operaio manutentore, ma per i capelli grigi e il corpo gracile assomiglia ad un filosofo comunista dell'Est che vive a Parigi. Jean-Marie è un habitué dell'ambiente della prostituzione. O  meglio: lo era, visto che ha smesso completamente di frequentarlo. Sarà un caso, ma conserva perfettamente nella memoria il ricordo del giorno in cui ha avuto l'ultimo rapporto sessuale a pagamento, così come le prostitute rammentano il giorno in cui sono state con il primo cliente.
A 21 anni, Jean-Marie frequentava due o tre volte alla settimana via Saint-Denis. Poi ha iniziato a contattare escort. "Mi sono detto che avrei pagato di più, ma che almeno sarei stato sicuro che queste donne godessero di maggiore libertà di scelta...Che sciocchezza!", osserva. In quel periodo Jean-Marie moltiplicò le ore di straordinario in fabbrica per poter soddisfare la libido e realizzare le sue costose fantasie. Entrò allora  in un processo "puramente masturbatorio" nel quale a contare era soltanto il suo desiderio.
"Durante il rapporto sessuale, ci si focalizza sui propri diritti, sui propri bisogni e sul proprio dolore. Mi rifiutavo di vedere i sintomi del loro trauma, quando c'erano".
I sintomi del trauma: la dissociazione della mente durante il rapporto, ferite e segni sul corpo, l'alcolismo, la droga, le scarificazioni, l'aggressività...E' senza dubbio per questo che i clienti preferiscono cambiare spesso ragazze, per evitare di cogliere i segreti di un'intimità che farebbe loro prendere coscienza del fatto di far parte integrante di questo percorso traumatico.
 
La maggior parte dei siti di escort propongono una sezione di commenti dove i clienti possono valutare le performance e l'equilibrio delle ragazze e scrivere i giudizi anche sotto il loro profilo. Come un socio di Airbnb che può assegnare da una a cinque stelle al suo ultimo alloggio. Viene annotato il più piccolo segno di imperfezione: una cicatrice alla base del seno prova che l'escort ha il seno rifatto. Peggio ancora la cicatrice di un parte cesareo. Viene proscritta qualsiasi espressione di una vita esterna a quella che si svolge fra l'escort e i clienti.
Una buona prostituta deve avere un corpo da top model. Deve mostrare di amare quel che fa. Deve anche essere capace di conversare, perché "da una donna ci si aspetta più di un buco da trapanare". Un cliente spiega di aver insistito affinché una ragazza lo infilasse fra altri due. Ciò non gli ha impedito in seguito di lamentarsi della performance della "signorina". "Era un po' svogliata". Con un moto di comprensione e senza un errore di ortografia prosegue: "Forse si era surriscaldata dopo una lunga serie di appuntamenti".
 
Mélanie e il processo dell'hotel Carlton
Mélanie è riuscita a reggere fino al 5 febbraio 2015, giorno in cui è stata convocata dal tribunale di Lille per testimoniare al processo di Carlton. Poi è crollata [..] Mélanie ha incontrato Dominique Strauss-Kahn per la prima volta il giorno dell'udienza, ma ha lavorato per Dodo la Saumure, il magnaccia più celebre della Francia e del Belgio. "Dodo" lo chiama, quando non lo definisce "il gran porco" o "il maiale".
Prostituta da quando aveva 17 anni, è stata dappertutto. Nei bar dove si beve champagne e si pratica la prostituzione e nei quali percepiva anche una percentuale su ogni bottiglia consumata dai clienti. Aveva in media otto rapporti sessuali ogni notte e doveva andare continuamente in bagno a smaltire il troppo alcool bevuto. Mélanie è stata nelle vetrine di Gand, nelle case chiuse di Tournai, nei bordelli di Bruges, dove i clienti e i padroni la costringevano a rapporti orali senza preservativo. Questo fino a 19 anni. Prima di ricaderci a 25 anni. O forse più tardi. "Ho perso la nozione del tempo" assicura.
Proponeva i suoi servizi con annunci pubblicati su internet. Mélanie assicura di aver visto sfilare davanti a lei uomini importanti: star, atleti, avvocati, attori, medici. Poi, un giorno, due agenti di polizia hanno bussato alla sua porta e le hanno notificato l'avviso di comparizione presso il tribunale di Lille per testimoniare contro il suo ex magnaccia: Dodo. Il suo nome e il suo volto sono apparsi sui giornali. E' stata riconosciuta dai suoi cari, dai vicini, dagli ex datori di lavoro. E anche dall'ex marito con il quale è in causa per riavere l'affido dei due figli. Ora è lui a chiederle i danni e gli interessi per il pregiudizio subito dai bambini. Il processo l'ha consacrata professionalmente, confessa.
Ma l'ha anche indotta ad affrontare ciò che aveva rimosso e che le è accaduto durante l'infanzia. "L'ascolto delle testimonianze di Jade e di Mounia [le due ex prostitute che hanno partecipato alle serate con Dominique Strauss-Kahn] mi ha fatto venire in mente quel che ho vissuto". Le ha ricordato lo stupro subito all'età di 13 anni. Le ha fatto venire in mente la madre "una donna venale. [..] Una prostituta in un certo senso". Mélanie aveva solo 5 anni e la madre già le prometteva un futuro da "puttana".
A Mélanie piacerebbe rifarsi una vita. Ma per andare dove? Come uscirne?
"Mi hanno offerto 10.000 euro per un week-end. Tu cosa faresti al mio posto?"
A forza di fare il camaleonte, Mélanie si è persa. "Lotterò tutta la vita perché i miei figli diventino qualcuno. Non come me. Io non sono una persona. Sono già morta 10, 20, 30 volte". Si riaggiusta la parrucca: "Non sono neppure in grado di dirti quante volte sono morta".
 
Zaza la rana
Isabelle è alcolista da quando aveva otto anni. Le piacerebbe molto smettere di prostituirsi nel camping. Ma ogni volta "ci ricasca". In genere a partire dalla metà del mese, quando ha ormai esaurito l'importo del reddito minimo [RSA = reddito di solidarietà attiva]. "Ho bisogno di aprire le gambe per comprarmi da bere e ho bisogno di bere per dimenticare di averle aperte".
Potrei raccontarvi che suo padre ha ucciso sua madre quando Isabelle aveva due anni, scaraventandola dall'auto in marcia. Potrei raccontarvi che la piccola è stata sballottata  a casa di zii e cugini durante l'incarcerazione del padre. Che è rimasta incinta di due gemelli all'età di 16 anni e che ha avuto il primo rapporto sessuale a pagamento con il macellaio del paese in cambio di due bistecche. In seguito, ha chiesto 25 euro per ogni rapporto orale. "Non conoscevo i prezzi, non sapevo quanto valessi", dice. Potrei scrivere tutto questo.
Ma con quali parole raccontare l'inimmaginabile? Isabelle ha 38 anni, un viso segnato dall'alcool e un corpo infantile. Zaza si è stabilita qui da due anni con il marito, un ex cliente. Non è che  a lui piaccia molto vedere la moglie prostituirsi, ma non sa come fare per impedirlo. Isabelle è violenta. E anche lui, pare.
Mi ha fatto vedere la sua casa. Un museo di rane. Nel suo vecchio paese i vicini la chiamavano "rana" perché camminava con le gambe aperte. Allora ha iniziato a collezionarle. "Per dir loro: vi prendo in giro. Dite che sono una rana? D'accordo!" Al piano di sopra c'è la camera da letto del figlio più piccolo. Le è stato tolto ed è stato dato in affido, come gli altri due più grandi. Ma la mamma ha lasciato la camera intatta per "quando tornerà".
Sul balcone  Isabelle si è messa a piangere.
"Scherzo, faccio battute e tutto quanto, ma in realtà non sto per niente bene. Faccio sei docce al giorno. Mio marito non mi può più toccare. Mi faccio schifo".
 
 
 


sabato 13 giugno 2015

La Francia verso l'abolizione della prostituzione


 
 
 
Ieri, l'Assemblea Nazionale francese ha adottato in seconda lettura la proposta di legge che sopprime anche il reato di adescamento passivo che sanzionava le prostitute.
 
L'Assemblea Nazionale ha votato di nuovo a favore della penalizzazione dei clienti delle prostitute. La proposta di legge di irrobustimento della lotta contro la prostituzione è stata adottata in seconda lettura. Nell'emiciclo, i deputati socialisti e il Fronte di Sinistra (Front de Gauche) hanno votato a favore della proposta di legge, gli ecologisti contro. I Repubblicani (ex- UMP, il partito di Sarkozy), da parte loro, si sono astenuti.
Questo testo sopprime fra l'altro il reato di adescamento passivo, introdotto nel 2003 da Nicolas Sarkozy e contestato da tutte le associazioni operanti sul campo.
La proposta di legge prevede di sanzionare l'acquisto di rapporti sessuali con una contravvenzione  dell'importo di 1500 euro, ma contempla anche la creazione di un percorso di uscita dalla prostituzione e misure di accompagnamento sociale. Altre priorità del testo: l'irrobustimento della lotta contro lo sfruttamento della prostituzione e l'adozione di una politica di prevenzione rivolta ai giovani. I deputati non hanno modificato molto gli articoli, ma hanno soppresso la prevista istituzione di un blocco amministrativo dei siti che consentono di accedere all'acquisto di rapporti sessuali [n.d.t. i siti delle agenzie di escort o che propongono annunci relativi alla prostituzione]. Il governo, rappresentato dalla Segretaria di Stato per i Diritti delle Donne Pascale Boistard, ha sostenuto l'emendamento di Sergio Coronado (Europa Ecologia- i Verdi), mirante alla soppressione di questo articolo, ritenendo necessario valutare con maggiore ponderazione il dispositivo del blocco, già in atto in materia di lotta al terrorismo e alla pedopornografia.
Il dereferenziamento per via amministrativa di questi siti è stato inoltre giudicato finanziariamente insostenibile dal presidente della commissione delle finanze Gilles Carrez dei Repubblicani.
Inoltre, la durata del permesso provvisorio di soggiorno che potrà essere rilasciato alle donne straniere impegnate in un percorso di uscita dalla prostituzione è stato nuovamente ridotto da un anno a sei mesi, per non incoraggiare le reti di trafficanti a sfruttare tali permessi.
Ora il provvedimento torna al Senato.

 

 

lunedì 8 giugno 2015

Davvero vuoi prostituirti?


 
 


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Ho fatto di tutto. Foto, video, che girano ancora ovunque e del cui anonimato non sono certa, dominazione, lap dance, serate "d'accompagnamento", diversi viaggi, sale massaggio di prima classe e altre squallide, giornate con 10 clienti e week-end con uno solo, prezzi che variavano dai 30 $ canadesi per 15 minuti ai 1000 $ all'ora...

Ho lavorato da autonoma e da dipendente, ho cercato autisti e protettori di ogni tipo.
Protezione...Sì, col cavolo! Non esiste alcuna tutela in questo campo. Il ragazzo che ti protegge non è al tuo fianco mentre scopi con un cliente che decide di fottersene se tu non vuoi il suo cazzo nel tuo culo. O che ti sussurra all'orecchio che sei una puttana, che sei questo e quello, mentre ti tira i capelli, benché all'inizio mostri un'aria dolce e gentile. E il ragazzo che dovrebbe proteggerti se ne frega altamente di te. E' il tuo contante che vuole e forse anche te, gratis, perché dopo tutto lo merita, no?
Ho fatto di tutto per trovare il modo di adattarmi, per stare bene nella prostituzione, perché si trattava dell'unica attività che mi sembrava abbastanza lucrosa da consentirmi di pagare i debiti dai quali ero sommersa, di garantire il benessere ai miei bambini che tanto avevano sofferto per la separazione da mio marito e di aiutare mia nonna che poteva godere soltanto del mio sostegno.
Ho fatto molte brutte esperienze...Le molestie, la mancanza di rispetto, la droga nel bicchiere, lo stupro più o meno selvaggio, le critiche dei poliziotti, dei medici e di altri professionisti, le menzogne di persone che  ritenevo volessero proteggermi, indirizzarmi, rappresentarmi, aiutarmi...
E alla fine ho pagato i miei debiti. E ho vissuto per qualche anno nell'agio.
Ma il lato oscuro che non si vuole vedere quando si comincia, al quale si rifiuta di credere quando non si vive questa situazione, mi ha logorato. Mi ha logorato come nessun altro lavoro può farlo.
Tu succhi, massaggi, mantieni le distanze, ascolti, accarezzi, consoli, dai, dai, dai....
Fingi che ti piaccia, quando un uomo vuol farti godere, ma non godi, perché non ti trovi lì. E' necessario che la tua mente si separi dal corpo per riuscire a farcela, perché troppi ti hanno accarezzata nello stesso modo in cui si accarezza una bella macchina, ti hanno mangiato nello stesso modo in cui si mangia un hamburger, ti hanno fatto i complimenti nello stesso modo in cui si fanno i complimenti a un cane, a un bambino, a un dipendente, se va bene.
Ti leghi ai clienti con cui ti trovi bene. Ce ne sono sempre. Vai avanti per rivederli, perché hai l'impressione che anche loro abbiano bisogno di te, perché pensi che ti rispettino come donna, non come puttana. Hai l'impressione che non si tratti solo di un rapporto professionale. Ma un giorno capisci che non è così.
A loro piaci proprio come puttana.
E se te ne vai, ti rimpiazzano.
O ti molestano.
Sono stata male quando ho capito che avevo perso il rispetto di me stessa.
Ho così spesso paura, che il timore è diventato uno stato d'animo permanente.
Volevo morire.
Proverò sempre un po' di malessere, un malessere subdolo, che si prova sempre, dimenticando perché, come, da quando, un malessere al quale ci si abitua, perché bisogna farlo.
Avrò sempre paura. Di tutto e di niente. O forse no. Mi farò curare. Forse la paura si può curare.
Ho un'amica che è stata stuprata più volte dal padrone, che pure andava a puttane.
Io e lei ci capiamo. Anch'io sento di essere stata stuprata.
Anche se dicevo "sì", perché era per questo che mi pagavano, sento di essere stata stuprata, perché ho fatto un sacco di cose che non desideravo fare con un sacco di uomini. La prostituzione non è un mestiere: è uno stupro e un altro e un altro ancora. E' pura e semplice schiavitù.
Tu puoi sforzarti di scegliere i clienti, ma non puoi sempre scegliere di non andare con chi non ti piace. E questo non è umano.
Andare a letto con qualcuno senza averne voglia è disgustoso.
So che un sacco di donne un po' capiscono quel che dico, perché lo hanno fatto con il marito o con il convivente. Ma immagina ora di farlo con parecchi uomini...Questa cosa diventa pesante. Sì, pesante.
E non osi smettere. Che lavoro potresti fare altrimenti? Non hai più l'autostima che occorre per trovarti qualcos'altro da fare. Risponderai: " Chi lo sa cosa?" alle persone che ti chiederanno cosa facevi prima.
Hai l'impressione che ti si legga in fronte quel che fai e anche se all'inizio hai sostenuto che ti piaceva e che ti sentivi libera, ora ti senti prigioniera, impotente. Ovunque tu vada, hai l'impressione di poter incrociare un cliente che ti chieda quanto vuoi nel momento stesso in cui lo incontri.
Allora non smetti. Oppure smetti perché non sei più in grado di farlo. E sei povera, ma è meglio così.
E capisci cosa in sostanza hai perso. Hai perso gli altri esseri umani, perché non riuscivi più ad amarli, gli amici perché loro lo vedevano che eri triste e non ne potevano più di assistere alla tua autodistruzione. Hai perso l'autostima, perché non è vero che [prostituirsi] sia valorizzante. Hai perso anni di vita nei quali avresti potuto essere povera, forse, ma star bene con te stessa.
Ti dici che avresti dovuto diventare insensibile, per non acquistare coscienza dell'assurdità del "tuo lavoro", ti dici che avresti dovuto fare come tante altre, diventare insensibile o combinare sciocchezze che ti consentissero di non vedere la tua disgrazia.
O che non avresti mai dovuto credere a quelle che dicono che è una cosa meravigliosa, non avresti mai dovuto cominciare, mai dovuto andare con il primo cliente che ha dato avvio al tutto.
Vorresti non essere mai diventata cosciente del vuoto che ciò produce, della tristezza che ti invade, della paura degli uomini, delle loro mogli, dei clienti folli.
Perché sarebbe stato molto più facile importi di credere che ti piacesse essere un oggetto sessuale, piuttosto che acquistare coscienza del fatto che ciò feriva tutto il tuo essere.
Non voglio più morire.
Perché ho uno scopo.
Voglio far capire alle ragazze che hanno intenzione di prostituirsi, che questa, no, non è una buona soluzione.
Anche se sei sessualmente disinibita, se sei affamata, se sei forte...Anche se qualcuno giura che ti limiterai a ballare, a far la cameriera e che lui ti proteggerà.
Non è una soluzione. E' la distruzione.
E' per questo che continuo a vivere, per impedire che altre donne ci caschino, e per i miei figli. Li amo. Sono i soli esseri umani ai quali sono ancora profondamente legata. Non ho più fiducia negli altri esseri umani. Faccio fatica ad amare e a credere che qualcuno possa amarmi, ma sono fortunata. Ci sono persone che mi vogliono bene e i miei figli mi hanno mantenuto in vita.
Altrimenti avrei fatto come tante altre donne prima di me. Non sarei sopravvissuta a questo inferno.
Sono sopravvissuta. Ma ciò ha sconvolto per sempre la mia vita, la mia esistenza, il mio essere, la mia anima.
Se tu pensi di iniziare, di farlo anche part-time, anche occasionalmente, anche imponendo limiti ai clienti, anche nelle migliori condizioni possibili, ricordati che tutte ce lo siamo dette all'inizio.
E non credere a quelle che ti dicono che è bello. Può essere vero o no, ma se è vero, è un'eccezione, e se tu non sei un'eccezione, ne soffrirai.
Ci sono altre soluzioni [...]