Vi propongo qui la traduzione di una delle più orribili, drammatiche e dolorose testimonianze di vittime di tratta che mi sia mai capitato di leggere.
Lolita
è Nigeriana ed ha soltanto 26 primavere nel momento in cui la sua testimonianza viene raccolta. Il suo percorso è una perfetta illustrazione del calvario di parecchie migliaia di donne africane.
La prostituzione ha fatto di
lei una tossicodipendente e un'alcolista che l'AIDS sta gettando nelle braccia
della Grande Falciatrice. Ecco un frammento del suo calvario:
"Se solo avessi saputo
che cosa mi attendeva in questo mondo pazzesco che tutti ammirano, in questo
mondo dove tutti vogliono emigrare. [..] Un mondo dove noi prostitute africane
siamo considerate merda, schiave cui far mangiare escrementi e bere urina.
Si ritiene normale che
malati, perversi, ricchi usino il loro potere e il loro denaro per fare cose
molto gravi su esseri umani. Si dice che noi siamo adulte e dunque
consenzienti. E' falso, perché nessuno ha chiesto la mia opinione prima di
scaraventarmi in questa merda.
Sono stata costretta e
minacciata. E se noi siamo adulte, che dire delle bambine prostituite? Bambine
di tutte le età. E più sono giovani, più costano. Non sono i poveri a pagare
somme così ingenti. I loro salari non sarebbero sufficienti...Sono disgustata.
Non ho più paura: tanto ho i giorni contati!
Sono malata di AIDS in fase
terminale. I clienti hanno più rispetto per i loro cani che per noi. Non tutte
le ragazze attraversano le tappe che ho attraversato io, ma so quello che
succede nell'ambiente. Le ragazze negano tutto per paura delle rappresaglie. Il
denaro dà ai clienti dei diritti sulla
nostra vita. Se non mi uccidono la droga, l'AIDS e l'alcol, possono farlo tutte
le porcherie dei clienti e dei loro cani che ho dovuto ingoiare, per non parlare di tutte le botte che ho
preso. Ho supplicato Dio di perdonarmi e di riprendermi con sé.
Nessuno può vivere con i miei
ricordi. E' sufficiente che chiuda gli occhi perché mi ritornino in mente gli
orrori subiti. E tutti i giorni e tutte le notti si ripete lo stesso calvario.
E' una tortura. Qualcuno mi aiuti a farla finita! Io non ho più la forza di
farlo.
Buon Dio! Vorrei solo un
attimo di respiro. Farla finita con questo mondo: partire, partire, soltanto
partire.
Il mio calvario è iniziato a
Lagos. Ho letto l'annuncio su Internet di un uomo d'affari che cercava delle
ragazze che desiderassero trovare un marito attraverso la sua agenzia
matrimoniale. C'erano delle foto: casi di matrimoni avvenuti attraverso gli
incontri promossi dall'agenzia. Ho risposto anche ad annunci su riviste che si trovano un po' dappertutto
ora. E' successo tutto molto in fretta. Un signore mi ha contattato e abbiamo
iniziato a chattare. Mi ha proposto cose che nessuna donna potrebbe rifiutare.
Un sogno! Dopo meno di tre mesi, ero pronta a partire per Londra. Il signore in
questione mi aveva indicato i nomi di persone che dovevo incontrare. Non ci sono stati problemi.
Dovevo andare a Benin City
per ritirare un pacchetto postale. Mi ha
molto stupito vedere che il pacco in questione erano tre ragazzini di età
compresa fra gli otto e i dodici anni. I loro passaporti erano pronti, così
come i visti. Era tutto ok. Sono andata da un signore che la gente chiamava
"stregone" che mi ha fornito istruzioni. Il nostro viaggio prevedeva
il transito in Ghana e là qualcuno ci avrebbe consegnato i passaporti per la
Liberia. Con questi siamo partiti diretti a Londra. Questi passaporti ci
permettevano di ottenere più rapidamente lo status di rifugiati una volta
giunti a destinazione.
Abbiamo lasciato dopo tre
giorni una bidonville di Accra dove dovevamo nasconderci per evitare le
manifestazioni di invidia di quelli che non avevano la nostra fortuna. Il
bambino più piccolo era terrorizzato dalla paura: piangeva molto, tremava e non
diceva una parola. Si rifugiava fra le mie braccia e mi lasciava solo quando
andavo alla toilette o mi lavavo.
All'aeroporto mi attendeva il
mio fidanzato e l'uomo che doveva prendere in consegna i bambini. La
separazione è stata penosa. Il bambino più piccolo non voleva staccarsi da me.
Non ho più visto né avuto notizie di questi bambini. Ho seguito questo uomo di
cui non sapevo nulla se non il fatto che si faceva chiamare Bryan. Appena
arrivata a casa sua, l'incubo è cominciato.
Ha voluto subito avere un rapporto
sessuale con me. Ho tentato di resistere spiegandogli che avevo bisogno di un
po' di tempo, che non era facile darsi a qualcuno che si conosce a malapena. Ma
la forza con la quale mi ha afferrato mi ha fatto cedere immediatamente.
Le prime ore trascorse sul suolo inglese sono
state ore di stupro sul tappeto di un salotto. Non dovevo dir niente. Lui si
riposava, beveva whisky e ricominciava con atti dolorosi e disgustosi di cui
ignoravo l'esistenza. Ho creduto di morire. Ero obbligata a fare quello che lui
voleva, era l'unica persona che conoscessi a Londra e mi aveva ritirato i
documenti.
Dopo aver abusato di me, mi
ha chiesto di vedere delle videocassette che rappresentavano delle ragazze che
avevano rapporti sessuali con gli animali e mi ha chiesto di guardare bene quel
che facevano, perché avrei dovuto fare le stesse cose. Il mio arrivo a Londra
gli era costato parecchio denaro che io avrei dovuto restituirgli. Mi avrebbe
trovato i clienti e avremmo diviso il denaro in parti uguali. Mi ha detto che
mi avrebbe dato qualcosa per farmi coraggio, perché ne avevo bisogno, ma avrei guadagnato
denaro. Molto denaro.
A farmi coraggio sarebbe
stata la droga. E' così che, tre settimane dopo il mio arrivo sul suolo
inglese, sono diventata attrice di film pornografici con animali, film girati
tra Amsterdam, Berlino, Parigi e Londra, il mio luogo di residenza. Da una a
due volte alla settimana mi recavo negli studi cinematografici o a casa di
qualcuno per girare queste porcherie.
A volte si aggiungeva sul set
il padrone del o dei cani e la scena filmata era nauseante. Dovevo avere
rapporti sessuali contemporaneamente con il cane e con il suo padrone, mentre
la moglie di quest'ultimo guardava divertita questo circo, sorseggiando un
cocktail.
Mi drogavo e bevevo prima di
girare, perché non avrei potuto farlo restando lucida. Quegli animali dentro di
me, la loro bava, il loro pelo, il loro alito cattivo, i graffi provocati dagli
artigli e la loro violenza causata dalle incitazioni dei padroni, i cui
ordini potevano modificare il ritmo del loro movimento, che poteva passare da
tranquillo a violento.
E io lì sotto a incassare i
colpi. Piangevo, gridavo, chiudevo gli occhi, pregavo il buon Dio di
riprendermi con sé. Cosa mi toccava fare! La mia povera mamma morirebbe se lo
sapesse. Per evitare che si preoccupasse, le inviavo denaro e foto che mi
ritraevano felice. Erano delle messe in scena organizzate da Bryan.
Il peggio erano le scene di
fellatio con gli animali. Non potendo far indossare loro il preservativo, i
rapporti si svolgevano senza protezione. Bryan diceva che tanto non rischiavo
nulla, perché Dio aveva fatto le cose per bene. Era impossibile che restassi
incinta. Per anni ho fatto solo questo: litri e litri di sperma degli animali
nel mio stomaco. Il mio corpo è talmente sporco da non poter ospitare un feto.
Un giorno, per abbellire la
scena, la moglie del padrone dei cani è andata a cercare dei cuccioli che pretendeva
allattassi. Era molto doloroso, perché i cuccioli cercavano di succhiare e non
usciva niente.
I professionisti vendono
queste videocassette a migliaia nel mondo e le persone se le guardano a casa
nelle serate che trascorrono assieme ad amici perversi. Confesso di aver
ricevuto molti soldi per girare queste scene.
Mi sono comprata la casa e la
mia famiglia ha un buon tenore di vita. Provvedo finanziariamente
all'istruzione dei miei fratelli e sono rispettata ed adulata. La mia famiglia
è fiera di me, perché ignora tutto. Per avidità, ho intensificato il ritmo di
lavoro: sono aumentati i guadagni, ma anche le dosi di droga e di alcol.
Nei periodi di scarsa
attività, Bryan mi prestava ad un amico del Sud della Francia, perché d'estate,
sugli yacht, con l'arrivo delle star, c'è un intenso mercato di prostitute e di
droga. Si organizzano orge che durano intere notti e ciò procura alti guadagni
che permettono di cambiare attività e di disporre di denaro tutto l'anno.
Forse è stato laggiù che ho
contratto il virus dell'AIDS, ma poiché non ho effettuato controlli regolari,
la malattia è stata scoperta troppo tardi. Sono stata abbandonata sulla
spiaggia di Saint Tropez. Bryan è sparito e ha cambiato indirizzo.
Mi ha aiutata una prostituta
polacca, ma poiché non poteva più assicurarmi le mie dosi di droga, mi ha
presentato ad una ragazza africana che mi ha parlato di un'associazione che si
occupa di quelle, fra loro, che sono affette da AIDS.
La mia malattia è in fase
terminale. Non arriverò ai trent'anni. Il mio corpo è ricoperto di lesioni
infette. Sono drogata, anoressica e alcolizzata. Mi capita ancora di avere
rapporti sessuali a pagamento, ma sto attenta a non infettare i clienti, i quali non sanno nulla della mia situazione.
Non faccio loro correre dei rischi. Mi prostituisco per procurarmi la mia dose
di alcol e di droga. Assumo queste porcherie per accelerare la mia fine. Le
immagini di quel che ho passato mi torturano. Sono un veleno che mi uccide a
poco a poco. E' la morte peggiore. Maledico il giorno in cui ho deciso di
emigrare. A casa mia, in questo momento sarei sana, sposata e madre".
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