venerdì 19 ottobre 2018

Lavorare come addetta alla reception in un bordello legale mi ha fatto capire che la prostituzione è tutto fuorché un normale lavoro



Jacqueline Gwynne



Jacqueline Gwynne ha scritto articoli per Collective Shout e Nordic Model Now! La sua storia è inclusa nel libro "Prostitution Narratives"  a cura di Melinda Tankard-Reist e di Caroline Norma, edito da Spinifex Press. Jacqueline è segretaria ed esponente del consiglio di Pink Cross Australia.



I media presentano la prostituzione come glamour e danno l'illusione che sia una forma di liberazione sessuale per le donne  e i lobbisti dell'industria del sesso affermano che è un lavoro come un altro. Per molto tempo ho accettato queste idee senza nutrir dubbi in proposito.

Sono stata addetta alla reception in un bordello legale a Melbourne, in Australia, per due anni e dicevo cose così: "queste donne hanno scelto di fare questo lavoro"; "i clienti sono bravi ragazzi"; "è un lavoro come un altro"; "non è diverso dal fare massaggi ed è molto meglio che grigliare hamburger in una cucina calda ed unta".

Era il mio istinto di sopravvivenza a parlare ed è questo il modo in cui le donne dell'industria del sesso riescono a superare la notte. Ti dici che va tutto bene e pensi ai soldi. E' quello che fai per sopravvivere in una situazione difficile e per smettere di sentirti orribile.

In realtà non c'è nulla di normale o di emancipante nella prostituzione. Ma sono stata in grado di dirlo solo due anni dopo essere uscita dal mercato del sesso.

A quel tempo stavo preparando la tesi di laurea in arte ed ero convinta che "il lavoro sessuale" fosse una carriera eccitante e legittima per le donne. Tanto che ho voluto fare una graphic novel sull'industria del sesso. Ho ascoltato le testimonianze delle donne del settore e ho creato illustrazioni per "The Honey Pot", come ho deciso di chiamare il libro.

Ma non ho realizzato il mio progetto. Ho conferito alla graphic novel un carattere rovente, ma non mi sembrava giusto. Malgrado ci abbia provato,  non riuscivo proprio a far sembrare questa vita una forma di autorealizzazione per le donne e alla fine ho dovuto abbandonare il progetto. Ho cominciato a capire che  questa vita  era cupa, squallida e pericolosa. Anche sedersi alla reception in un bordello legale era orribile. Non oso immaginare come debba essere la vita delle donne nei bordelli illegali;  la vita di quelle che sono costrette a prostituirsi,  che sono minorenni, non sanno parlare inglese e non hanno letteralmente scelta.

Quindi lasciate che vi spieghi cosa significhi davvero stare  in un bordello legale e potrete stabilire da soli se la prostituzione è veramente un lavoro come un altro.



1. LA MANCANZA DI ESPERIENZA RAPPRESENTA UN VANTAGGIO

Una giovane donna può letteralmente entrare in un bordello legale a Melbourne e iniziare a lavorare immediatamente. Non ci sono controlli del curriculum e non sono richieste referenze, qualifiche o titoli di formazione professionale. C'è bisogno solo di un documento di identità che sembri autentico.  Alla direzione non importava che fosse falso e comunque non c'era modo di controllarne la validità.

Si supponeva che le donne avessero almeno 18 anni, ma è facile procurarsi documenti di identità falsi su Internet. Alcuni anni dopo che ho smesso di lavorare nel bordello, il gestore è stato arrestato perché vi lavorava una ragazza di 14 anni.

Più sei giovane e vulnerabile e meno esperienza hai, più soldi guadagni.

Qualsiasi addetto alla reception ti dirà che la domanda più frequente dei clienti è quanti anni ha la ragazza più giovane. E vogliono sempre le ragazze nuove. A loro piacciono più giovani possibile perché sono più facili da manipolare  e indurre a fare cose che in realtà non vorrebbero fare.

I clienti vogliono anche che le donne sembrino ragazze e si lamentano che sono troppo vecchie, anche se la più vecchia [nel bordello dove lavoravo] aveva solo 25 anni.



2.PORNO IN OGNI STANZA

Proiettavano video hard in ogni stanza, inclusa l'area della reception e non potevi sfuggirvi.

Gli uomini mi chiedevano che cosa facessero le donne. Era chiaro che volevano ciò che vedevano nei video porno e sapevo di cosa si trattasse perché ero costretta a vederlo ogni turno. Nel porno non si usano mai i preservativi, ci sono tre uomini che eiaculano sul viso di una donna, ci sono abusi verbali, sesso anale, soffocamenti, tiri di capelli, schiaffi - e questo è il solito porno mainstream. La proliferazione del porno su Internet ha imposto alle donne di impegnarsi in pratiche sessuali che non esistevano 20 anni fa.
I clienti volevano che le donne assomigliassero alle attrici porno - molto giovani, simili ad adolescenti, bionde, con protesi mammarie e senza peli pubici. A causa di questo e della costante competizione con le donne più giovani e attraenti, molte donne ricorrevano a numerose procedure cosmetiche e a interventi chirurgici. Ciò erodeva il loro reddito, rendendole economicamente più fragili.



3.LE MOLESTIE SESSUALI FANNO PARTE DEL LAVORO

Se si subiscono palpeggiamenti, insulti o molestie sessuali in ufficio, è possibile presentare un reclamo ai superiori e, in caso di mancata risposta, è possibile intraprendere un'azione legale contro il molestatore. Ma questo è ciò per cui si è pagate nella prostituzione. Siete pagate perché gli uomini accedano sessualmente al vostro corpo. E poiché hanno pagato, gli uomini si aspettano di poter fare tutto ciò che vogliono.

Anche come receptionist, sei trattata come se fossi in vendita. Quando rispondi al telefono, ti parlano come se fossi l'operatrice di una linea hot. Gli uomini che mi chiamavano, giocavano a sedurmi. Questo comportamento e l'essere soggetta alla visione di video porno cui non potevo sfuggire si qualificherebbe sicuramente come molestia sessuale sul posto di lavoro.



4.IL RAZZISMO E' DIFFUSO

Ho risposto a molte chiamate di uomini che chiedevano donne di etnie specifiche, in particolare donne nere e asiatiche. Quando entravano, vedevi che questi uomini erano sempre bianchi. Raramente avevamo uomini di colore come clienti e volevano sempre donne bianche.

Quindi, la razza delle donne e la loro etnia erano caratteri che facevano vendere, il che evidenzia come gli uomini le  considerassero davvero merci e non esseri umani.

Il modo in cui alcuni uomini parlavano alle donne asiatiche era disgustoso. Per esempio  una notte sono entrati due giovani ragazzi. Avevano circa 18 anni. Li ho presentati a una donna thailandese. Era davvero minuta. Questi ragazzi sembravano innocenti e con la faccia pulita fino a quando non aprirono la bocca. E' incredibile il modo in cui le parlarono. Si comportavano come se non potesse capire l'inglese anche se sapevo che lei era in grado di capirlo. Uno disse che voleva impalarla sul suo uccello e distruggerla. Era veramente agitata dopo aver finito con quei clienti.

Ma alcune delle donne asiatiche non sapevano parlare inglese ed erano molto popolari fra i clienti. Penso che lo fossero perché non parlare inglese le rendeva più vulnerabili e quindi più facili da manipolare e costringere [a far cose che non volevano].



5.NESSUNA TUTELA  

Uno degli argomenti addotti a favore della legalizzazione della prostituzione è che essa offrirebbe alle donne i vantaggi di un' occupazione regolare. Ma, in pratica, questo non succede. Certamente non avveniva nel bordello in cui lavoravo e non ne ho mai sentito parlare, nemmeno in Nuova Zelanda, dove la mia amica lavorava in un bordello.

Al contrario. Le donne erano considerate lavoratrici indipendenti ed erano pagate solo dai clienti. Non beneficiavano di contributi previdenziali, né di congedi di maternità o di indennità di malattia. E non potevano stipulare un'assicurazione contro la disoccupazione com'è possibile fare con gli altri lavori. Dovevano interrompere il lavoro senza retribuzione in caso di mestruazioni, gravidanze indesiderate, lesioni dell'ano o della vagina o semplicemente nel caso avessero avuto bisogno  di una pausa dalla violenza e dal trauma. Quale compagnia assicurativa stipulerebbe un contratto per coprire questi danni? È troppo rischioso.

La prostituzione non è redditizia come si potrebbe immaginare. Sono rimasta sorpresa dal fatto che renda così pochi soldi alle donne. C'era qualche donna che incontrava fino a 10 clienti a notte;  ma la maggior parte ne incontrava due o tre e non era raro che le donne non ne ricevessero alcuno. Era sconvolgente vederle sedute lì per 10 o 12 ore senza averne uno - e sapendo che sarebbero andate a casa senza un soldo.

Nei normali lavori, i regolamenti permettono agli impiegati di fare un break in determinati momenti della giornata. Ma non in un bordello, perché se ricevi la prenotazione di un cliente, sei obbligata ad accettarla. In teoria, le donne possono rifiutare una prenotazione o rifiutarsi di vedere un particolare cliente, ma ciò accade raramente nella pratica. Hanno bisogno di pagare l'affitto, quindi devono accettare il cliente. Gli uomini possono chiedere un rapporto di un'ora e poi prolungarlo per un'altra ora. In una notte intensa una donna può avere clienti uno dopo l'altro senza interruzioni.

In un bordello, i clienti sono trattati come re e non ci si risparmia affinché possano vivere nel lusso. [Nel bordello dove lavoravo] avevano a disposizione uno spazioso salotto con divani in pelle e tavoli da biliardo. Le camere riservate alle donne erano all'estremità opposta della scala. Le 10 o più donne che lavoravano a turni di 12 ore dovevano condividere una piccola stanza angusta, priva di privacy. Non avevano nemmeno uno spazio per sedersi comodamente e rilassarsi tra un cliente e l'altro.

Il benessere delle donne non è una priorità per i papponi, per i proprietari dei bordelli e nemmeno per il governo, che beneficiano tutti dello sfruttamento sessuale delle donne.



6. LE DONNE SONO BLOCCATE NEL BORDELLO

Dopo che una donna ha varcato la soglia del bordello all'inizio del suo turno, non le è permesso di andarsene fino alla fine del turno. Questa è la regola generale nei bordelli legali di Victoria. Ciò smentisce la menzogna della lobby del mercato del sesso, secondo cui le donne gestiscono una piccola impresa come le altre e possono andare e venire dal bordello a loro piacimento.

All'inizio non capivo perché le donne fossero bloccate nel bordello. Mi dissero che era per impedire che vi fossero introdotte droghe. Ma la risposta non aveva senso. C'era una norma che vietava di introdurre droghe nel locale, ma la maggior parte delle donne assumeva farmaci, droghe o alcol solo per riuscire a resistere tutta la notte e a sopportare il dolore fisico e mentale. Potevo affermare con sicurezza che stavano usando sostanze anche solo osservando il loro comportamento. Portavano con sé droghe o alcol oppure erano i loro clienti abituali a introdurle nel bordello. La  norma non veniva applicata e lo sapevano tutti.

Finalmente ho capito che la vera ragione per cui le donne sono bloccate nel bordello non ha nulla a che vedere con la droga. Si tratta di controllarle e renderle obbedienti, di distruggerle psicologicamente. L'industria del sesso comporta la manipolazione, il controllo e l'oppressione delle donne in tutti i sensi. L'ho potuto constatare anche in quel bordello legale di lusso.



7. PERICOLI E RISCHI PER LA SALUTE

La prostituzione è l'unico lavoro in cui la gravidanza indesiderata è un rischio professionale. Tecnicamente i preservativi erano obbligatori, ma ad ogni turno c'era almeno un cliente che chiedeva quanto dovesse pagare per avere un rapporto sessuale senza l'uso del profilattico.  Le donne mi hanno spesso parlato della rottura dei condom, dei clienti che li strappavano deliberatamente o che se li sfilavano quando le penetravano "alla pecorina".

Durante il periodo in cui ho lavorato nel bordello, il ventre di una donna ha iniziato a gonfiarsi. Tutti pensavamo che fosse incinta, ma lei insisteva di no e affermava che il ventre gonfio fosse causato dalla sindrome del colon irritabile. Alla fine se ne andò e in seguito scoprimmo che era incinta di sei mesi.

Negli ospedali e nelle cliniche, i lavoratori che maneggiano fluidi corporei come sangue, saliva, sperma, urina o feci indossano indumenti protettivi, guanti e occhiali protettivi. Nel bordello, anche se i preservativi erano tecnicamente obbligatori, né io né nessun altro avevamo alcun controllo su ciò che accadeva dietro le porte chiuse delle stanze del bordello.

Ogni rapporto avrebbe dovuto iniziare con la donna che ispezionava i genitali dell'uomo sotto la luce dei riflettori, sollevando il suo pene e controllandone i testicoli per verificare se avesse verruche o lesioni. Riuscite ad immaginare quanto questo sia imbarazzante ed umiliante per entrambe le parti? E comunque non c'è alcuna garanzia che questa procedura possa fornire la prova dell'esistenza di eventuali infezioni sessualmente trasmissibili contratte dall'uomo. Ad essere onesta, non sono sicura che le donne abbiano effettivamente rispettato questa procedura, perché nei due anni in cui ho lavorato in un bordello solo un uomo è stato allontanato in seguito ai risultati dell'ispezione.

Il bacio era considerato un servizio extra per il quale gli uomini pagavano un supplemento. Ma ciò significava che le donne erano esposte al contatto con la saliva degli uomini in bocca e in vagina, se facevano un cunnilingus. Ricevevano anche schizzi di sperma sul viso, sui capelli e negli occhi quando facevano una fellatio. Le "piogge dorate" (n.d.t. farsi urinare addosso)  erano un extra comune.

Nulla può rendere queste pratiche sicure ed esse diventano ancora più pericolose quando una delle parti è sotto l'effetto di droghe o alcool. Le malattie sessualmente trasmissibili sono un rischio del mestiere in tutti i bordelli, compresi quelli legali.

Anche le lesioni dell'ano e della vagina sono frequenti e in genere le donne devono prendersi una pausa di uno o più mesi per guarire. Tali ferite sono fisicamente ed emotivamente traumatiche e, poiché le donne non sono lavoratrici dipendenti, non vengono retribuite quando si prendono una pausa  per rimettersi in sesto.  

Gli acquirenti di sesso si aspettano di fare tutto ciò che vogliono sul corpo di una donna. Se stanno pagando un'ora, si aspettano di scopare per l'intera ora. Si aspettano di ottenere il valore dei loro soldi. Quindi le donne ricorrono a farmaci antidolorifici o a droghe illecite per anestetizzarsi.  E usano creme anestetiche topiche sull'ano e sulla vagina. Ma questo significa che non percepiscono il danno nel momento in cui viene arrecato, rendendo ancora più probabili le lesioni gravi.

Avere la vagina, l'ano e la bocca lese con violenza da uomini indifferenti per tutta la notte ha un grave impatto sul corpo. Le donne apparivano spesso molto più vecchie di quanto non fossero in realtà - il che è un noto segno di stress estremo e persistente.



8. NESSUNA ISPEZIONE SUL POSTO DI LAVORO

Da quando ho lasciato il bordello, ho svolto un lavoro regolare  nel settore  delle vendite e del marketing. WorkSafe, l'amministrazione che controlla l'applicazione delle leggi locali sulla salute e  sulla sicurezza del lavoro, ispeziona i locali ogni anno.

Quando lavoravo nel bordello, non ci sono mai state ispezioni. Se ne ce fosse stata una, ne sarei stata informata. E se avessero fatto anche un controllo frettoloso, avrebbero chiuso il locale. Il solo fatto di proiettare  video porno in ogni stanza lo rendeva un ambiente di lavoro poco sicuro.  Le donne sono state esposte a malattie sessualmente trasmissibili, a violenze e abusi. Queste condizioni non esistono in un lavoro normale.



9. LA VIOLENZA E' ENDEMICA

C'era almeno un episodio di molestia, abuso verbale, violenza o trattamento brutale nei confronti delle donne ad ogni turno  nel bordello. Anch'io ho subito molestie sessuali e abusi verbali da parte dei clienti; anche le telefonate erano moleste. Conosco un'altra addetta alla reception che è stata bloccata e ha avuto una pistola puntata alla tempia.

C'erano pulsanti di allarme antipanico in ogni camera, ma non sono mai stati utilizzati mentre ero lì. Era dato per scontato che le aggressioni facessero parte del lavoro.  Se le donne avessero premuto il pulsante antipanico, cosa che avrebbero avuto buone ragioni di fare più volte ogni sera,  io cosa avrei potuto fare? Ero da sola e il proprietario del bordello si aspettava che rimanessi alla reception per rispondere alle telefonate e lasciare entrare i clienti. Non c'erano addetti alla sicurezza e, per quanto ne so, nessun bordello a Melbourne li ha assunti.
Quindi, non desta stupore il fatto che le donne prostituite abbiano un tasso di mortalità molto più alto delle altre e abbiano maggiori probabilità di essere uccise. Mentre lavoravo nel bordello, una delle donne morì. Non abbiamo mai scoperto se  fosse stata uccisa dal  fidanzato o se fosse morta di overdose.   Nel 2017 Stacey Tierney è morta e il suo corpo è rimasto per oltre 12 ore nel Dreams Gentlemen's Club di Melbourne. Come può una donna morire sul posto di lavoro senza che nessuno se ne accorga?



10. DISSOCIAZIONE E DIPENDENZE

Trovavo  i clienti ripugnanti. Erano esigenti, volgari, sessisti, aggressivi e violenti e molti erano in condizioni igieniche spaventose. Parlavano delle donne come se fossero pezzi di carne, lamentandosi della loro "qualità". A volte mi sembrava insopportabile trovarmi accanto a loro. Riuscite ad immaginare cosa vuol dire essere nude con uomini del genere che vi palpano e vi penetrano? Molte donne riferiscono di fuggire mentalmente da questa realtà dissociandosi.

La dissociazione è il distacco psicologico dall'ambiente circostante quando è troppo orribile da sopportare. Una donna me l'ha descritta come un viaggio astrale. Altre hanno detto che si sono concentrate sul denaro e su ciò che avrebbero comprato con esso.

Un altro modo per dissociarsi è usare droghe o alcol. La maggior parte delle donne che conoscevo nel bordello erano dipendenti da qualche tipo di droga.

Ma in qualsiasi modo lo facessero, dissociarsi in quel modo ha un costo terribile per le donne.



11. SEGRETI E BUGIE

Quasi senza eccezione, le donne con cui ho lavorato  mentivano alla loro famiglia e ai loro amici e non rivelavano quello che facevano. Una donna con cui ero entrata in confidenza si era persino inventata una carriera immaginaria. Aveva aperto un sito Web e stampato biglietti da visita col nome di una società fittizia. Altre donne raccontavano di essere addette alle pulizie o all'imballaggio notturno. Alcune raccontavano di essere spogliarelliste, occupazione che è generalmente considerata un'alternativa migliore. Tuttavia le donne che conoscevo passavano dallo strip-tease alla prostituzione perché si sentivano più sicure e avevano l'impressione di avere più controllo in questa attività. Mentire crea confusione. Se si trattava di un ottimo lavoro, perché queste donne avrebbero dovuto mentire?

Ma allo stesso tempo, queste donne devono essere eccellenti attrici, fingere di godere dell'abuso e del degrado che sono pagate per sopportare. Per interessare gli uomini devono sembrare affascinanti e felici. Per ottenere una prenotazione da un cliente, devono convincerlo che lo trovano seducente ed interessante. E, in seguito, devono fingere di godere  e fingere persino un orgasmo.

Riuscite ad immaginare cosa possa comportare alla lunga tutto questo per la vostra salute mentale?



11. ISOLAMENTO SOCIALE

Nel bordello dove lavoravo la maggior parte delle donne faceva il turno di notte. Le notti di lavoro non hanno solo un impatto negativo sulla salute mentale e fisica; isolano anche dalla routine quotidiana. Ho notato che la maggior parte delle donne nel bordello  aveva relazioni sociali prevalentemente con altri uomini e donne di quel mondo.

Ho lavorato due notti alla settimana per quasi due anni. Non riuscivo mai a recuperare il sonno perduto e mi sembrava di essere in uno stato di permanente discronia (jet lag). La durata media del lavoro delle donne nel bordello andava dalle 7 di sera alle 6 del mattino.

Potete immaginare di fare turni di cinque o sei notti alla settimana per anni?

Anche se le donne lavoravano con  circa 10 altre donne, a seconda del turno, raramente parlavano fra di loro. Dovevano competere per ottenere l'attenzione dei clienti e ciò creava rivalità e risentimento.

La combinazione di tutti questi fattori faceva sì che molte donne venissero escluse dalla vita di familiari ed amici e si trovassero in una condizione di grave isolamento sociale.



12. MADRI SINGLE

Un'alta percentuale di donne nel bordello erano madri single. Dicevano di aver scelto la prostituzione per la flessibilità dell'orario. Molte di loro facevano il turno di notte e si prendevano cura dei bambini durante il giorno. Ma sicuramente  dovrebbero esserci opzioni migliori per le donne in generale e per le mamme in particolare. Ciò mi ha fatto comprendere quanto bisogno ci sia della parità di retribuzione e di maggiori opportunità per le donne e quanto bisogno ci sia di maggiore flessibilità affinché il lavoro possa adattarsi alle responsabilità della maternità. Nessuna donna dovrebbe essere costretta a ricorrere alla prostituzione.

Almeno due delle donne che conoscevo nel bordello si sono viste sottrarre la custodia dei figli quando le autorità hanno scoperto che erano prostitute. I loro ex-partner le avevano denunciate alle agenzie per la tutela dei minori. Questo mostra chiaramente il doppio standard e l'ipocrisia della società, perché non ho mai sentito parlare di un cliente che abbia perso per questo la potestà sui propri figli.



14. NON SI PUO' INSERIRE LA PROSTITUZIONE NEL CURRICULUM VITAE

Anche se la mia qualifica professionale era di "manager di bordello" e si trattava di un lavoro regolare con competenze trasferibili, non l'ho mai inserita nel mio curriculum. Ho detto invece che ero amministratrice di un centro massaggi, ma anche questo titolo suonava un po' losco. Non si può indicare su un CV che  ci si prostituiva. Quindi, come possono ottenere un altro lavoro le donne che si prostituiscono se nel curriculum devono rendere conto di ogni settimana della loro vita? E le abilità apprese nel bordello (dissociazione, adulazione [dei clienti], capacità di sopportazione) sono difficilmente utilizzabili in un'attività normale.

Dunque, per la maggior parte delle donne il bordello era un vicolo cieco. Era doloroso da osservare. Man mano che le donne invecchiavano, erano sempre meno richieste dai clienti. Per alcune l'unica opzione era diventare manager del bordello o receptionist. Non c'era davvero altra via d'uscita per molte di loro.



15. NESSUNO FA ALTERNANZA SCUOLA LAVORO IN UN BORDELLO

Nelle scuole superiori australiane gli studenti fanno esperienze di lavoro dal decimo al dodicesimo anno di scuola all'età di 16-18 anni. Fanno stage in diverse industrie, attività commerciali, professionali, hotel, negozi. Non ho mai sentito parlare di una studentessa che abbia fatto tirocinio in uno strip club o in un bordello e i consulenti scolastici non lo consigliano mai.

Ammettiamolo: nessun genitore vuole che  sua figlia finisca in un bordello e nessuno vuole che vi finiscano le persone che ama.



16. L'INDUSTRIA DEL SESSO E' INTRINSECAMENTE SESSISTA

Perché molte persone possono vedere chiaramente il problema del sessismo nella pubblicità e nell'industria cinematografica, ad esempio, ma sono cieche nei confronti del sessismo nella prostituzione? Nei miei due anni nel bordello, non ho visto una sola cliente. Erano tutti maschi. Tutti.

E le persone che hanno comprato erano donne. Tutte. Ci sono persone che si prostituiscono di sesso maschile, ovviamente, ma sono quasi sempre gli uomini a comprarle.

La prostituzione è intrinsecamente sessista. Niente potrà cambiarla.

Quando legalizziamo l'industria del sesso, legalizziamo il sessismo e l'oppressione sessuale delle donne. Ecco perché sostengo il modello nordico.


martedì 9 ottobre 2018

"Come gabinetti pubblici". Le recensioni dei clienti australiani tra oggettivazione, coercizione sessuale e stupro



In Australia gli Stati di Victoria e del Queensland  hanno regolamentato la prostituzione, il New South Wales l'ha depenalizzata. Il principio invocato a sostegno di queste norme è quello della minimizzazione del danno, il cui presupposto è che si possano ridurre i reati associati al mercato del sesso adottando  politiche che si presume possano tutelare sia chi pratica la prostituzione che chi vi ricorre, coinvolgendo ambo le parti, come se fra di esse non sussistesse un rapporto di potere, ma di uguaglianza di condizioni e di interessi. Così, sia nel Queesland che nello Stato di Victoria a entrambi gli attori è attribuita la responsabilità di praticare sesso sicuro e in caso di infrazione  ambedue vengono sanzionati.

Il mercato del sesso è considerato identico a qualsiasi altro, tant'è che nello Stato di Victoria la regolamentazione dei bordelli è affidata al Department of Consumer Affairs.

Nel saggio  “Bitch, You Got What You Deserved!”: Violation and Violence in Sex Buyer Reviews of Legal Brothels pubblicato a marzo sulla rivista "Violence Against Women" Natalie Jovanovski  e Meagan Tyler mettono in discussione la validità e l'adeguatezza di questo approccio attraverso l'analisi di 148 "recensioni" online e di 2.424 post di risposta di clienti di cinque bordelli legali australiani che commentano le prestazioni delle donne prostituite.  La loro ricerca si concentra sulle descrizioni di atti di violenza, che dimostrano come i clienti degli Stati australiani in cui vige la regolamentazione o la depenalizzazione della prostituzione, anziché minimizzare il danno come supposto, nei loro racconti lo normalizzano e lo riproducono, ricevendo l'approvazione dei "colleghi".

Gli atti riportati si snodano lungo un continuum che va  dall'oggettivazione alle molestie, dall'esecuzione di pratiche sessuali non sicure ai rapporti con donne il cui comportamento evidenzia disagio, malessere o angoscia tale da far dubitare del loro consenso, dalla coercizione fisica e sessuale allo stupro.



Oggettivazione sessuale



L'esistenza stessa delle recensioni rappresenta una forma di oggettivazione, ma molte di esse sono, poi, particolarmente esplicite nel ridurre le donne "recensite" ai loro organi e funzioni sessuali e nel descriverle con disprezzo e con modalità disumanizzanti. Ora, la depersonalizzazione realizzata dall'oggettivazione rende possibile la commissione della violenza, perché, una volta trasformato un essere umano in una cosa, gli si può fare quel che si vuole.

Le autrici del saggio riportano vari esempi in proposito.

Un cliente definisce la donna recensita un'"ingoia sperma" da aggiungere alla sua collezione, da fottere nel "culo" e nella bocca.



I knew this one was a jizzgargler so I thought I’d add to the collection. Fucked it in the arse, fucked its mouth then gave it something warm to taste.



La deumanizzazione della donna è  enfatizzata anche dall'impiego, per riferirsi a lei, del pronome neutro riservato agli oggetti.

In molti altri casi le ragazze dei bordelli sono ridotte a una serie di buchi da penetrare come in questa recensione.



Jemma is very moreish. All holes are available and I have found over the past 15 years fucking her that satisfaction is always guaranteed.





Tale definizione non è riconosciuta dal cliente come  un atto di oggettivazione e  di dominio, quale effettivamente è, ma è presentata come una modalità di legittimazione del suo
diritto di "consumatore" ("Tutti i buchi di Jemma sono disponibili" e proprio per questo "scopandola, la soddisfazione è sempre garantita").

In altri casi le donne sono paragonate ad oggetti, prassi svilente che raggiunge l'acme nel post di quel cliente che, per rassicurarne un altro che manifesta disagio nel frequentare i bordelli, afferma che si tratta indubbiamente di una pratica immorale, ma atta a soddisfare bisogni impellenti, proprio come i gabinetti  pubblici che sono comodi, ma non si debbono portare a casa, così come non  è necessario intrattenere una qualsivoglia relazione con una prostituta.



"The way I see it is, we all have cravings at certain times in our lives whereby we would liked fulfilled, and this type service is the most convenient because you pay to not have the troubles which an affair can bring you. My perspective is, if you need to go to the toilet, it is convenient when there is a public toilet around, but certainly by no means do I want to cherish or take this toilet home with me. And you are quite right that this is not a healthy thing we do, not morally nor acceptable in some minds. But hey, that’s what makes it exciting and fun!!"



Per questo cliente, dunque, il sesso è uno sfogo di incontenibili pulsioni e le prostitute  latrine, contenitori di deiezioni. Ciò è per lui molto eccitante e divertente. 


Violazione delle pratiche di sesso sicuro e pressioni sulle donne affinché cedano ed eseguano atti che mettono a rischio la loro salute

Un altro modo attraverso il quale i clienti normalizzano nei loro post la violazione dell'integrità delle donne in condizione di prostituzione
consiste nella promozione di  una cultura del sesso non sicuro, con conseguente massimizzazione, anziché minimizzazione del danno, prassi politica implementata a partire dagli anni Ottanta proprio allo scopo di ridurre la diffusione delle malattie sessualmente trasmesse, incentivando l'uso del profilattico.

Nei post si recensiscono positivamente le donne che concedono gli "extra", ossia che praticano rapporti sessuali non protetti nei bordelli legali, pratica vietata e sanzionata in Australia.



Elissa was an absolutely cute as a button girl with a bubbly go get ‘em attitude. I asked for CIM and she agreed. (Note on Wall had prices for extras. CIM=$20 COF=$50 and I forgot the last one).



CIM è l'acronimo di Come in Mouth , ossia dell'eiaculazione in bocca, pratica assai rischiosa  e diffusa nel porno, così come  il COF che sta per Come On Face: eiaculazione in faccia. Dalla lettura di questo post si evince, peraltro, che i rapporti non potetti sono inclusi nel listino prezzi di questo bordello in palese violazione della legge.

In un'altra recensione un cliente  si congratula con un altro per essere riuscito a convincere una donna a infrangere le regole e
a "concedergli" un'eiaculazione in bocca, cosa che a lui non era mai riuscita.



Good work. She’s always done BBBJ as far as I know (as do most ladies at A H, seems something of an in house tacit agreement that most will put it on the table for free), but when I’d seen her (up until about mid 2013) she never really wanted CIM and definitely never wanted to swallow. You’ve done well getting either.

BBBJ  è la sigla di  Bareback Blow Job che indica il rapporto orale senza l'uso del preservativo. Ci si   rallegra, dunque,  e si concepisce come un successo maschile l'aver indotto una donna a cedere all'esecuzione di pratiche sessuali pericolose.

L'impiego di acronimi che fanno riferimento a rapporti non protetti è frequente nelle recensioni analizzate  da Natalie Jovanovski  e Meagan Tyler.

I clienti rappresentano le pratiche sessuali non sicure come consuete e accettate da entrambe le parti nei bordelli e recensiscono negativamente le donne che, invece, richiedono l'impiego dei profilattici anche per i rapporti orali, oltre che per quelli vaginali ed anali o che manifestano disagio nell'esecuzione di atti non protetti. Fanno rientrare così i rapporti senza uso di preservativi e dighe dentali (obbligatorie in Australia) nelle aspettative comuni dei frequentatori dei bordelli e si attendono che le donne accondiscendano alle loro richieste senza resistenze e lamentele e senza far trasparire nel comportamento alcun segno di preoccupazione per la propria salute. In caso contrario, si atteggiano a vittime e si dichiarano insoddisfatti della prestazione. Continuano, anche dopo il rapporto, ad esercitare il potere sulle donne in condizione di prostituzione attraverso le recensioni negative delle proprie esperienze, finalizzate a dissuadere i "colleghi" dal recarsi da chi ha ricevuto una valutazione negativa e attraverso il rafforzamento dell'idea di avere diritto ad atti sessuali non protetti.



Irrilevanza del consenso della donna



Vi sono recensioni nelle quali le donne in situazione di prostituzione appaiono esanimi come fossero morte o manifestano la volontà di non essere toccate o coinvolte in determinati atti sessuali, mentre i clienti proseguono il rapporto disinteressandosi del loro consenso e, anziché riconoscere il proprio comportamento come una violenza, tendono a presentare l'interazione come un servizio di scarsa qualità, lamentandosene a volte con l'addetto alla reception del bordello.

Questa è una diretta conseguenza della considerazione della prostituzione come lavoro, anziché come violenza, perché è chiaro che, se la sessualità viene concepita come attività professionale,  i "clienti" pretendono che  le prestazioni vengano eseguite in modo ineccepibile e soddisfacente per loro, sicché se una donna prostituita è  totalmente passiva mentre si pratica su di lei un atto sessuale o esprime disagio ad essere toccata o a compiere determinate azioni, il "cliente", anziché percepirsi come stupratore, si ritiene truffato da una professionista di scarso valore.

Ecco alcuni estratti di recensioni di questo tipo:



Looking at her body on the bed it was like she was dead . . . literally. Never seen someone lie so still before. There was NOTHING THERE! Haha.



Invece di interpretare l'assenza di reazioni della donna come un indizio di qualcosa che non va, questo cliente se la ride.



She did not want me touching her not even her boobs. . . . Even When I was kissing her neck she turn the other way. Here is the worse part, she was asking me to touch myself and get myself hard. I was thinking to myself “why the hell am I paying you for if I am suppose to do all that?” . . . I did not show my displeaseure but did let the recpetion know when I left.



Quest'uomo, invece, di fronte ai dinieghi e al malessere della donna,  anziché chiedersi se stia commettendo violenza nei suoi confronti, esprime irritazione e ne denuncia il comportamento "poco professionale" all'addetto alla reception del bordello.

Nessun cliente, poi, in questi casi, si domanda se la donna sia vittima di tratta. Eppure la legislazione dello Stato di Victoria presume che gli uomini che fanno ricorso alla prostituzione collaborino attivamente alla denuncia di sospetti casi di tratta.



NO eye contact, No sounds . . . Felt OK but was expecting more, told her to lie down. Nice smooth pussy, small tight girl, she restricted my depth by having her legs together the whole time, bitch was asking me to come like 2 minutes in. . . . Complete starfish and not interested. Because of her attitude so far I was mentally turned off. . . . Through out the fucking, she was completely silent. . . . So I fucked her a little harder and blew.



Quest'ultimo estratto mostra come l'ira dei clienti di fronte allo scarso entusiasmo delle  donne in condizione di prostituzione  possa tradursi in comportamenti ancora più abusanti. Per questo "recensore", infatti, la donna "completamente silenziosa" durante il rapporto sessuale merita di essere "scopata più forte", perché non ha soddisfatto le sue aspettative di una buona prestazione.

Recensioni come queste evidenziano il modo in cui gli uomini affermano il proprio potere sulle donne in condizione di prostituzione normalizzando il sesso indesiderato attraverso il ricorso alla retorica del servizio ineccepibile da rendere al cliente.



Sofferenza fisica, coercizione sessuale, stupro



In alcuni post si ammette che la donna prova dolore nel corso del rapporto, ma ciò non induce il cliente a fermarsi, ma, al contrario, lo incita ad esprimere il proprio compiacimento per la sofferenza inflitta, concepita come vendetta per un comportamento ritenuto poco professionale, come si evince da questa recensione:



I chose Angela who said she is 26 years old. My experience is a bit different, but I agree, she is very rude and I wouldn’t go back there again. The positive: She licked really well—licked my balls, bottom of penis, she kissed me quite a few times and ran her tongue along my body. Her blowjob was very good and almost made me cum. I told her to stop and then we start fucking. When I changed to doggy style, I was at only 20 mins into my 30 mins that I paid $110 for, she goes “Quick! Please cum now!” This put me off and she kept saying it, which made it harder for me to cum. Anyway, after I came, she complained that my dick is “too big” and that she was in pain. Well, even though I was understanding and said I’m sorry if I hurt you, inside me I was like “bitch, you got what you deserved!” Overall, it started off great, but her attitude right at the end destroyed it for me. I agree, stay clear of Angela, the rude little bitch.



La sofferenza inflitta alla donna in condizione di prostituzione, da un lato, eccita e genera soddisfazione nel cliente, dall'altro, è normalizzata, considerata parte integrante del lavoro e, come tale, da subire in silenzio. Esprimere dolore è ritenuto un  atteggiamento poco serio, perché rovina l'esperienza dell'acquirente di sesso. 

L'uso aggressivo del linguaggio in questa recensione e, in particolare, il riferimento reiterato alla donna come "puttana", riflette la cultura oggettivante e violenta che i clienti affermano e rafforzano nelle loro descrizioni sulla propria esperienza di ricorso alla prostituzione nei forum online.

Nella recensione che segue, il cliente è consapevole che la donna non si sente a suo agio nel rapporto sessuale. Nonostante ciò insiste nel proporle una determinata posizione che a lei non piace, convinto che la dazione di denaro gli conferisca diritti sul suo corpo. Ad un certo  punto, ammette di sentirsi come se stesse stuprandola e, quindi, cambia posizione, ma la ragazza mostra comunque segni di spavento, di angoscia, che il cliente liquida sprezzantemente come manifestazioni paranoiche. Poi, sentendosi "frustrato", si avvia alla ricerca di un altro bordello per trovare un'altra donna che gli offra un'esperienza più appagante.

I clienti, infatti, non smettono di dipingersi come le vere vittime dell'interazione. Poco importa loro dei sentimenti espressi dalle donne in condizione di prostituzione.



First attempt to kiss her was rejected, first warning of a bad punt looming, no kissing allowed . . . she positioned her self to make it hard to reach, legs clamped I tried to opened a few times she resisted . . . I asked to start with doggie, she didn’t want, told me it was difficult position I insisted, she made it so awkward, bending her back, pushing her pussy down it was hard to get access, I asked her to put her back straight and had down, pushing down by hand it felt like I was raping her, which I cant do .I briefly got in, had few pumps but couldn’t continue, we swapped to mish, it was bit better still not very enjoyable, suddenly she pulled my cock out in panic and saying you came, as soon as I was out started cuming into the condom and she saw it but she was paranoid touching her pussy, wiping my cock, smelling, telling me I came earlier which didn’t happen, she quickly jumped in shower and washed herself a good 5 min . . . I left so frustrated couldn’t go to sleep, needed a good root before, thinking about some alternatives while driving home.



Nell'ultima recensione che riporto, infine, l'uomo prosegue il rapporto, malgrado la donna gli abbia ingiunto due volte di fermarsi subito.  La perentorietà della richiesta è sottolineata dall'uso delle maiuscole nella scrittura della parola NOW. Il comportamento descritto  da questo cliente configura il reato di stupro.



[She] did not manage a smile the entire booking . . . very cold personality came across no fondling or sucking of her breasts were allowed . . . she said they were too sensitive . . . after a few minutes the buzzeer goes off and she says, u have to stop NOW i said we have10 minutes to go she said, u have to stop NOW. so after a few more ahrd thrusts i manage to come boy, did i get out of there quick after i came overall a very cold, mechanical, star fish experience [she] gives the strong impression she def. does not enjoy what she is doing and a smile wouldnt kill her she is hot, knows it and her service—or lack thereof, is very poor WIR—def NOT.



Questi esempi mostrano, in conclusione, che la teoria della minimizzazione del danno è inefficace, in quanto i clienti tendono piuttosto, con le loro recensioni, a promuovere una cultura della normalizzazione del danno. Inoltre, la teoria è problematica perché si focalizza sui danni più gravi, senza considerare che fra questi e quelli più comuni e percepiti erroneamente come meno rilevanti (ad esempio l'oggettivazione) esiste un continuum e, spesso, una sovrapposizione.

Gli estratti riportati, soprattutto, fanno comprendere come la prostituzione rappresenti in se stessa  una violenza contro le donne.





PS: Recensioni di questo tipo e anche peggiori sono presenti in qualsiasi Paese del mondo, in Italia in primis.