lunedì 29 dicembre 2014

La prostituzione "non è una scelta" e i clienti "non sono dei Brad Pitt"




A 18 anni Vednita Carter si è fidata. "Dicevano che potevo guadagnare fino a 1000 dollari alla settimana". Questa Afroamericana del  Minnesota voleva "andare all'Università" e, per pagarsi gli studi, ha risposto ad un annuncio per l'assunzione in un locale da ballo. Ma, subito "mi hanno chiesto di spogliarmi nuda": lo striptease è stato "il primo passo verso la prostituzione", da cui impiegherà un anno ad uscire. Invitata dalla Coalizione Internazionale per l'abolizione della prostituzione ad un convegno all'Assemblea Nazionale francese, questa donna di una cinquantina d'anni presiede oggi un'associazione che aiuta le prostitute ad uscirne ed afferma: "La violenza intrinseca alla prostituzione consiste nell'avere ogni giorno rapporti sessuali con persone che non si conoscono e che non si sono scelte".
 
Esperienza insostenibile
Laurence Noëlle, 46 anni, conferma. Questa Francese, prostituita all'età di 16 anni, nella celebre via Saint-Denis a Parigi, da una rete di magnaccia, aveva "30 clienti a notte": un'esperienza "insostenibile". "Ne sono uscita da 29 anni, ma da allora non è cambiato nulla. I reclutatori, i procacciatori di clienti scovano le ragazze che fuggono da casa, senza un soldo, e fanno loro balenare la falsa speranza di ottenere protezione ed affetto" , dice. "Se qualcuno mi avesse detto in classe: "Ecco quello che ti potrebbe succedere" io non mi sarei lasciata imbrogliare", dice questa madre di famiglia, che oggi fa la terapeuta, invoca una maggiore attività di prevenzione e deplora "il disconoscimento della realtà". La prostituzione "non è guadagnare denaro con dei Brad Pitt, con dei begli uomini".
 
Non è mai una scelta
Per lei, come per Rosen Hicher, 57 anni, che in Francia ha percorso a piedi 800 Km per reclamare l'abolizione della prostituzione, vendersi "non è mai una scelta". "Ovviamente, quando ci si è dentro, si sostiene esattamente il contrario" per poter sopravvivere, riconosce Rosen, "caduta nella prostituzione" dopo la perdita del lavoro nel 1988 e rimastaci per 22 lunghi anni.
"Anch'io dicevo: la gente è stupida a lavorare 40 ore alla settimana. Io lavoro soltanto 12 ore e guadagno tanti di quei soldi....", rincara la dose Tanja Rahm, dal viso paffuto e dai lunghi capelli castani, che ha venduto il suo corpo per tre anni in Danimarca, senza prosseneti. Ma "ero una macchina che serviva al divertimento degli altri", dice, spiegando che "molte prostitute vittime di un passato di violenze, di abusi sessuali e di stupri pensano di non valere niente, di non avere scelta e di poter fare solo questo".
 
"Denaro per stuprarci"
"Alcune donne si convincono che la prostituzione non sia un problema, perché non hanno alternative", aggiunge Fatima Khatoon, appartenente alla casta Nat, una delle più discriminate in India. Le ragazze che vi fanno parte sono destinate alla prostituzione. Venduta a 9 anni a dei magnaccia, ha avuto 6 figli nel bordello che la sfruttava. "La prostituzione resta uno stupro, anche se ci danno del denaro per stuprarci".
Per l'Irlandese Mia de Faoïte, 43 anni, che ha cominciato [a prostituirsi] per comprarsi la droga "vi è differenza fra scegliere cosa diventare e difendere ciò che si è diventate". Stuprata più volte dai clienti, vivendo in condizioni sordide, "cocaina ed eroina hanno rappresentato un mezzo per gestire questa situazione", confessa. Un circolo vizioso da cui impiegherà dieci anni ad uscirne. "Non ero considerata una brava cittadina perché stavo sul marciapiede", dice, ma che dire allora di quei "bravi cittadini", "di quei mariti, di quei padri di famiglia", "che, in quanto clienti, alimentano la tratta"?
 

lunedì 22 dicembre 2014

Capitalpornografia


E' possibile individuare elementi capitalisti nella pornografia?
La domanda è scontata, banale. E' ovvio, infatti, che l'industrializzazione abbia comportato la sussunzione, benché non integrale, data l'ampia diffusione di produzioni casalinghe e gratuite, della pornografia nel processo di valorizzazione capitalista.
In questo articoletto non intendo, però, analizzare i profitti generati dall'industria pornografica, studiarne la struttura, gli assetti proprietari, le connessioni con la mafia (che pure esistono), le condizioni di lavoro: argomenti di cruciale importanza. Il mio obiettivo è, più modestamente, quello di  sottolineare, in questo breve testo, la riproduzione  nelle produzioni pornografiche dei rapporti di dominio propri del capitalismo e del patriarcato. L'argomento meriterebbe  - ne sono consapevole - ben altro approfondimento.
Luc Boltanski ed Eve Chiapello nel Nuovo spirito del capitalismo  rilevano l'inclinazione  di quest'ultimo a mercificare il desiderio, incluso quello sessuale.
Questa considerazione è ripresa e sviluppata da Richard Poulin, sociologo marxista canadese, sostenitore del femminismo, che si è dedicato soprattutto allo studio della pornografia e della prostituzione, concepite come istituzioni patriarcali e capitaliste. Uno dei saggi più interessanti ai nostri fini è Valeur vénale, domination sexuelle et tyrannienarcissique de l’apparence : Sexe objectivé et sadisme culturel incluso nella raccolta Sexe, capitalisme et critique de la valeur, pubblicata nel 2012. 
La globalizzazione neoliberista - osserva Poulin - favorisce e incentiva  l'irruzione della merce nel  dominio della sessualità. A  partire dagli anni Ottanta, la liberazione sessuale viene recuperata, producendo l'esplosione della mercificazione del sesso. Nulla ormai sfugge al processo di riduzione dei rapporti sociali a scambi monetari e ciò produce effetti considerevoli sulle norme sociali e sulle relazioni tra uomini e donne. La trasformazione di un essere umano in merce, infatti, comporta non soltanto la sua reificazione, ma anche il suo inserimento in un rapporto di sottomissione, di subordinazione e di sfruttamento. La merce, nella prostituzione come nella pornografia, è la materializzazione della connessione sociale, ossia dei rapporti tra esseri umani ridotti a cose, a oggetti sessuali.
Il consumo delle merci si inserisce in un ciclo di eccitazione del desiderio, appagamento temporaneo e successiva frustrazione che alimenta l'economia capitalista,  industria del sesso inclusa.
Via via che il consumo estende il suo dominio  alle relazioni sociali e sessuali, si assiste ad un'organizzazione sistematica dell'affievolimento della capacità di incontro e all'espansione di una  forma di comunicazione unilaterale che genera una sorta di autismo generalizzato.
Alla luce di queste considerazioni, è possibile, ora, individuare  nei film e, in genere, nelle immagini e nella cultura porno  il rispecchiamento e la celebrazione dei rapporti di produzione capitalisti.
Riflettendo e riproducendo rapporti sociali caratterizzati dall'oppressione esercitata dal sesso maschile su quello femminile, osservano Richard Poulin e Cécile Coderre in La violence pornographique. La virilité demasquée, la pornografia si colloca alla confluenza tra patriarcato e capitalismo in quanto genera profitti e contemporaneamente rafforza il dominio fallocratico, concorre al mantenimento dell'ordine borghese e, al contempo, di quello sessista.
Così come il capitalismo riduce a merce la forza lavoro e conferisce agli imprenditori la proprietà privata dei mezzi di produzione, allo stesso modo la pornografia - affermano i due autori- realizza la mercificazione dell'appropriazione sessuale delle donne e lo sfruttamento capitalista della loro oppressione patriarcale.
Secondo Alain Touraine la pornografia svolge la funzione di assicurare la riproduzione del dominio sociale.  
Così come il capitalismo è strutturato  sulla subordinazione dei lavoratori, la pornografia è imperniata  sulla diseguaglianza  di genere e sulla perpetuazione della relazione dominante/dominata, configurandosi come metafora dei rapporti sociali tra i sessi. Nei film per adulti, la sessualità femminile è esclusivamente finalizzata all'appagamento dei desideri maschili, anziché essere imperniata sulla ricerca della reciprocità del godimento.
Nella pornografia si instaurano molteplici rapporti di subordinazione delle attrici: a una pluralità di performers, oltre che al regista, con conseguente ipertrofica intensificazione dell'estrazione di plusvalore, ossia dello sfruttamento sessuale e capitalista di queste donne (si pensi alle doppie o  alle triple penetrazioni).
Il set è uno spazio di realizzazione del modo di produzione fordista, con una linea di montaggio costituita dalle stesse donne che figurano come oggetti sessuali da penetrare in rapida successione, garantendo prestazioni maschili performanti, efficienti, altamente produttive, in conformità con quanto richiesto dal sistema capitalista.
Nessuna forma di erotismo espanso e polimorfo, nessun atto cosiddetto preliminare, nessuna  tenerezza, nessuna perdita di tempo (il tempo è denaro) si verifica in scena. La sessualità maschile  appare meramente finalizzata allo scopo, (coito e produzione di sperma), funzionale, non dispersiva. I sentimenti, gli affetti, le competenze relazionali non sono integrati nel processo di produzione che, dunque, anche da questo punto di vista, si caratterizza come tipicamente fordista.
Questa riduzione fisiologico -macchinale della sessualità implica che gli oggetti cui è rivolta siano  considerati intercambiabili, esattamente come accade nella logica della produzione capitalista, in particolare in quella fordista-taylorista.
Si è osservato come la pornografia normalizzi, legittimi ed esalti  le disparità di potere tra i sessi, le diseguaglianze, i rapporti gerarchici di dominio e di subordinazione concorrendo a perpetuare l'ordine sessista e borghese, il sistema patriarcale e quello capitalista. La fruizione della pornografia si configura, dunque, come un atto di adesione, anziché di trasgressione del regime economico, sociale e politico vigente, come conferma anche questa citazione:
" Se, come ho appena detto, nessuna passione più di questa ha bisogno della più totale libertà, è anche vero che nessuna è altrettanto dispotica; in questo campo l’uomo vuole comandare, essere obbedito, circondarsi di schiavi costretti a soddisfarlo. Ora, tutte le volte che non darete all’uomo il mezzo segreto per sfogare la dose di dispotismo che la natura ha posto nel fondo del suo cuore, egli si rivolgerà, per esercitarlo, a quanto lo circonda e sconvolgerà il regime in cui vive. Se volete evitare questo pericolo, permettete un libero sfogo a quei desideri tirannici che lo tormentano senza tregua e contro la sua volontà; in tal modo, contento di aver potuto esercitare la sua piccola tirannia in mezzo all’harem di paggi o di odalische che le vostre cure e il suo denaro gli procureranno, ne uscirà soddisfatto e senza nessun desiderio di sconvolgere un regime che gli assicura con tanta compiacenza tutti i mezzi per appagare la sua concupiscenza. Se invece agirete diversamente, se imporrete contro gli oggetti della pubblica lussuria i ridicoli ostacoli inventati un tempo dalla tirannia governativa e dalla lubricità dei nostri Sardanapali, vedrete che l’uomo, inasprito contro il vostro regime, geloso del dispotismo da cui rimane escluso, scuoterà il giogo che gli imponete e, stanco del vostro modo di governare, lo vorrà cambiare come ha appena fatto".
L'autore di questo brano,  contenuto  nel testo: Francesi, ancora uno sforzo se volete essere Repubblicani, pubblicato nel 1795 all'interno de La filosofia nel boudoir, è uno scrittore che di pornografia se ne intendeva: il Marchese De Sade.

venerdì 19 dicembre 2014

Utilizzatori finali


"Hanno trovato delle schiave, ecco cosa fa felici questi uomini. Hanno delle schiave di cui abusare sessualmente e da usare come merce di scambio con altri uomini, per trasformare violenze, sofferenze e abusi in soldi. Hanno costruito un inferno dove possono degradare fisicamente e psicologicamente le loro donne. Per loro questo inferno è un paradiso".
 
Con queste parole Riccardo Iacona, nel libro Utilizzatori finali, si riferisce ai turisti italiani che si recano e talora si trasferiscono temporaneamente o definitivamente a Pattaya, in Thailandia, allo scopo precipuo di appropriarsi, esborsando pochi euro, del corpo di giovani prostitute, tutt'altro che libere,  cui a volte si fidanzano o si sposano, cogliendo l'occasione per sfruttarle come merci sessuali e per trattarle da serve.
 
Se va a battere [la mia specie di fidanzata] almeno non rompe i coglioni a me! Le ho detto, vai a battere così fai anche due soldi, che qui non bastano mai", racconta un barista.
"Ma perché - interviene un  suo amico - che te pensi che io mi moglie nun ce la mando? [...] Io ce la mando proprio, glie l'ho detto proprio l'altro giorno: a bella, 'sto mese non ce so' soldi, vai a fa du marchette, va', che così arrotondiamo!"
 
"Loro sono al tuo servizio e tu sei al centro" - ammette un altro.
 
Neocolonizzatori maschilisti che occupano corpi sui quali esercitano l'immenso potere che deriva loro dall'enorme disparità economica che sussiste fra Italiani e ragazze Thailandesi, spesso indotte alla prostituzione dai familiari. Giovani donne che si addormentano all'alba, accucciandosi come cagnolini sotto i banconi dei bar dove hanno praticato rapporti mercenari per tutta la notte, spesso sostenendo il ritmo e  il dolore con il consumo e l'abuso di anfetamine. Non si possono permettere un letto d'albergo, dovendo consegnare ai genitori tutto il denaro guadagnato, quello, almeno,  che eccede l'estorsione effettuata dai papponi, i quali non esitano a riempirle di botte se  valutano gli introiti inferiori al previsto.
L'immane sofferenza che questa infernale città del sesso produce, osserva Iacona, i clienti neanche la percepiscono. Come potrebbero, del resto, se concepiscono le donne come prodotti da consumare, ciò che rende legittimo qualsiasi comportamento?
La sezione consacrata ai clienti è la più convincente del libro. Dalla sua lettura affiora il disprezzo  e l'insensibilità che questi uomini nutrono nei confronti di donne da usare e gettare ("Io sono stato almeno con un migliaio di troie"), ragazze ridotte a sineddoche, con il frequente ricorso al termine  "figa".
I clienti italiani delle prostitute sono uomini appartenenti a tutte le professioni: operai, impiegati, poliziotti, professionisti, sacerdoti, medici, giornalisti, politici e possiedono in genere un elevato grado di istruzione. Almeno il 50% di loro è sposato, molti sono fidanzati ed alcuni, addirittura, organizzano la cerimonia nuziale nel momento stesso in cui prenotano un viaggio turistico sessuale, da intraprendere eventualmente con amici conosciuti su Gnoccatravels e seguendo le indicazioni di questo sito, che vanta un milione di contatti al mese ed è gestito da un libero professionista e dal dirigente di un'importante azienda.
Che le donne-merci da consumare siano minorenni o maggiorenni per molti di loro è assolutamente indifferente, come attestano i numerosi e facoltosi clienti delle ragazzine romane che qualche mese fa praticavano rapporti mercenari in un appartamento del Parioli e quelli che contattano al telefono o inviano messaggi ad Elena Stramentinoli, la collaboratrice di Iacona che si finge prostituta minorenne.
Il motivo che induce molti uomini a prediligere i rapporti mercenari con le ragazzine è correttamente individuato da Iacona  e trova conferma in parecchi studi internazionali: si tratta dell'aspirazione ad esercitare un ferreo ed incontrastato dominio sulle donne, un desiderio che può dispiegarsi più facilmente su quelle particolarmente giovani.  
La seconda parte del libro è invece una rapida escursione nel mondo della sessualità adolescenziale, a partire dalla massiccia esposizione anche involontaria dell'80% dei bambini e delle bambine che navigano in rete  (dati tratti da uno studio effettuato da ricercatori della London School of Economics) ai contenuti pornografici, i quali forniscono ai fruitori un copione povero, cristallizzato e predeterminato, prescrivendo le pratiche cui conformarsi. Per l'autore del libro e per il ginecologo Roberto Todella, intervistato da Liza Boschin, collaboratrice di Riccardo Iacona, il porno si configura come una parodia della sessualità per la focalizzazione enfatica e parossistica sulla qualità della performance e per la forclusione della componente affettiva ed emotiva (carezze, abbracci, parole), che sfocia nella reificazione della partner e nella riduzione del sesso a prodotto di consumo.
Dal rapido affresco delle pratiche adolescenziali dipinto nel libro si evince la frequenza dei rapporti mercenari esercitati nelle scuole secondarie di secondo grado. Circa il 15% dei 3500 studenti e studentesse che hanno risposto ad un sondaggio realizzato dal sito Skuola.net afferma di essere a conoscenza di compagne che si prostituiscono e quasi il 30% dei ragazzi ammette di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con ragazze del proprio istituto. Non si tratta, ovviamente, di un sondaggio condotto secondo rigorosi criteri scientifici; tuttavia il campione analizzato è consistente, sicché sarebbe imprudente sottovalutarne la portata.
Colpisce poi il fatto che per molte adolescenti il sesso non si configuri affatto come appagamento delle proprie istanze di godimento, bensì come assoggettamento ai desideri maschili. Permane, quindi, e forse si estende la pratica della sessualità femminile al servizio del piacere del partner.
 
E poi queste ragazzine sono abituate a subire la volontà dei maschi [...] -osserva un'educatrice. Prova a chiedere a queste ragazze se hanno mai provato un orgasmo. La maggioranza ti risponde di no. Loro non rivendicano nemmeno il piacere dell'atto sessuale".
 
A differenza dell'educatrice intervistata e degli autori del libro (Riccardo Iacona con Liza Boschin, Federico Ruffo ed Elena Stramentinoli) nutro dubbi, però, sul fatto che questa modalità di relazione sia una prerogativa delle adolescenti o che la vita sessuale di quasi tutte le donne adulte risulti appagante.
Sono stati pubblicati l'altro ieri gli sconfortanti risultati di un'indagine realizzata dall'istituto demoscopico  IFOP sulla sessualità delle francesi : il 33% delle 1066 donne intervistate non ha raggiunto l'orgasmo nel corso dell'ultimo rapporto sessuale a fronte del 6% dei partner. Solo il 60% delle donne provano frequentemente piacere con il proprio compagno, il 27% qualche volta o di rado (8%) e il 5% mai.  E' vero, però, che a non aver mai raggiunto l'orgasmo sono soprattutto le ragazze di età inferiore ai 25 anni (16%) e le giovani donne di età compresa fra i 25 ei 34 anni (14%).  Solo il 56% delle prime, peraltro, ha provato spesso un orgasmo con il proprio partner, una percentuale che si avvicina a quella delle donne mature  e di quelle della terza età (dai 50 ai 64anni = 55%, e dai 65 anni in su = 57%) E' da rilevare, tuttavia, come la percentuale più elevata di totale appagamento sessuale femminile non superi il 63%. Potremmo pertanto affermare, in sostanza, che l'insoddisfazione risulta maggiormente diffusa fra le adolescenti e le giovani donne, ma non riguarda soltanto loro. L'IFOP individua la ragione di questa assenza femminile di piacere nella perdurante connotazione fallocentrica della sessualità. Un sondaggio simile realizzato in Italia non approderebbe, probabilmente, a conclusioni diverse.
Nel nostro Paese come altrove, a mio parere, due etiche opposte, tutt'altro che liberatorie, egemonizzano il campo della sessualità femminile: quella repressiva cattolica in declino tuttavia da tempo, quanto meno fra le giovani generazioni, e quella rappresentata dall'ingiunzione alla pratica sessuale,  intesa anche come forma di riconoscimento sociale, indipendentemente dal piacere che se ne trae. Questo si desume, in parte, anche dal fatto che alla domanda del sondaggio realizzato da Skuola.net: "E' vero che più si ha esperienza con ragazzi/e più si è popolari?" il 38,1% di 3500 studenti e studentesse  abbia risposto affermativamente.
Su questi temi e, in particolare, sul significato assunto dalla "liberazione sessuale" ritengo si debba tornare a riflettere.
E' urgente, inoltre, che si introducano nelle scuole corsi di educazione affettiva e sessuale. Un esempio, riportato in Utilizzatori finali, è rappresentato dal progetto realizzato nei Paesi Bassi dagli operatori dell'associazione Rutgers Wpf. Da quando esiste, l'Olanda è diventata uno degli Stati con il più basso tasso di gravidanze e di malattie sessualmente trasmissibili al mondo durante l'adolescenza e anche uno di quelli con il più elevato tasso di uso del condom (il 75%) durante il primo rapporto, che avviene, in media, molto più tardi che altrove in Europa (dopo i 17 anni).
Disapprovo, infine, la decisione di inserire  nel testo, in appendice, la trascrizione dell'interrogatorio delle due minorenni romane che si prostituivano, la cui vicenda è stata trattata  piuttosto morbosamente  dai quotidiani dei mesi scorsi e  quello della  madre di una delle due.
Per il resto, l'inchiesta giornalistica di Riccardo Iacona e dei suoi collaboratori è pregevole ed offre ai lettori molti interessanti spunti di riflessione.
Vi consiglio pertanto di leggerla.

giovedì 18 dicembre 2014

Violenze esercitate sulle prostitute


 

Benché alcuni considerino aridi i dati statistici, io ritengo invece che rappresentino un potente strumento di svelamento di aspetti nascosti della realtà e possano esercitare un effetto dirompente scardinando la visione comune delle cose che include la convinzione che la prostituzione costituisca un lavoro come un altro.  
In questo post riporterò, pertanto, i dati, disseminati in altri miei articoli, sulla violenza esercitata sulle persone prostituite (in grande maggioranza donne) soprattutto dai prostitutori (i clienti) e dai prosseneti.
 
Omicidi e tasso di mortalità
Uno studio prospettico effettuato da John J. Potterat nel 2003 negli USA relativo a 1969 donne ed esteso ad un arco temporale di 33 anni ha dimostrato che le persone prostituite presentano un tasso di mortalità elevatissimo: 459 decessi rispetto ad una media di 5,9 ogni 100.000 abitanti. L’età media del trapasso è di 34 anni. Le cause della mortalità sono: omicidio, overdose, incidenti, abuso di alcool. La prostituzione è l’attività che comporta il più elevato rischio di morte per assassinio ad opera dei clienti o degli sfruttatori: 204 casi ogni 100.000 abitanti rispetto ad una media di 29 per gli uomini e di 4 per le donne.
In Europa il tasso di mortalità delle persone in situazione di prostituzione è sei volte più elevato di quello del resto della popolazione.
Paesi Bassi
A dimostrazione del fatto che la legalizzazione della prostituzione non comporta assolutamente un miglioramento delle condizioni di sicurezza di chi la esercita, vi ricordo che  dal 1998 al 2013  si sono avuti 127 omicidi di persone prostituite nei Paesi Bassi, mentre tra il 1992 e il 2004 si sono avute 50 persone prostituite assassinate. ( I periodi 1992/2004 e 1998/2013 si accavallano e non sono identici, ma tenuto conto dell'enorme differenza di omicidi, questi dati dimostrano che la mortalità delle persone prostituite è aumentata nei Paesi Bassi dopo la legalizzazione dei bordelli nel 2000).
Germania
Dal 2002 sono stati commessi dai clienti o dai prosseneti almeno 32 omicidi di prostitute e 21 tentativi di omicidio.
Svezia
In confronto, in Svezia dal 1998 al 2013 si è avuto un solo omicidio di una persona prostituita [n.d.t. uccisa dall'ex coniuge e non da un cliente o da un magnaccia]
Spagna
Tra il 2010 e il 2012, almeno 20 prostitute sono state assassinate in Spagna, nella maggior parte dei casi, con una brutalità estrema. Questa cifra rappresenta il 5,6% dei femminicidi commessi nel corso di questo periodo. In 14 casi  gli autori erano clienti
 
Violenze contro le prostitute
Nello studio condotto nel 2003 da Melissa Farley e dalle sue collaboratrici in 9 Paesi, il 73% delle 854 donne prostituite intervistate ha dichiarato di aver subito violenze fisiche (dai clienti e dai prosseneti), il 64% minacce  a mano armata, il 57% stupri  (più di 5 nel 59% dei casi).
In Italia, dalla lettura di un rapporto redatto nel 2013 dall'associazione antitratta LULE si desume che le rapine, le aggressioni e le violenze sono molto diffuse nell'ambiente della prostituzione sia indoor che outdoor e sono spesso perpetrate da sfruttatori o da clienti insospettabili.
Nella tesi di laurea (2013)  di Anna Giulia Ferrario sulla prostituzione migrante si possono leggere queste parole:
 
" Quasi ogni ragazza incontrata in strada ci racconta di aver subito almeno un episodio di violenza o un tentativo di rapina". (p.35 della sintesi)
 Ed Emanuela Costa, del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute precisa:
" Devi moltiplicare almeno per dieci [il numero di stupri e altre violenze subite] rispetto a quello che ti dicono. Non solo perché non te lo raccontano, ma perché è una questione anche d'abitudine; ti dicono una volta e ce ne sono almeno altre nove che sono violenza, ma che loro tollerano e considerano normale amministrazione, a causa del livello di tolleranza cui sono abituate" [p.36]
 
Vi è poi la violenza esercitata dai passanti e quella praticata dalla polizia.
Siete ancora convint*, dopo aver letto  questi dati, che la prostituzione sia davvero un mestiere come un altro?
 
Articoli da cui ho tratto queste cifre:
http://www.massimolizzi.it/?s=lo+stupro+non+%C3%A8+un+lavoro+come+un+altro&searchsubmit=
http://infosullaprostituzione.blogspot.it/2014/09/violenze-in-germania.html
http://infosullaprostituzione.blogspot.it/2014/07/tratta-prostituzione-e-violenza-in.html
http://infosullaprostituzione.blogspot.it/2014/05/qualche-strumento-e-qualche-cifra.html
http://infosullaprostituzione.blogspot.it/2014/05/perche-la-riapertura-delle-case-chiuse_2205.html
http://infosullaprostituzione.blogspot.it/2014/07/un-tasso-di-mortalita-sei-volte-piu.html
Una sintesi della tesi di Anna Giulia Ferrario la potete trovare qui: http://www.xxdonne.net/2013/08/lesperienza-della-prostituzione/
 
 
 
 
 
 

giovedì 16 ottobre 2014

"Posizione libertaria"? "Libertà"? Quello cui Lei si ispira è piuttosto l'ultraliberismo, dal momento che confonde la libertà di mercato con quella sessuale! "

 


Pubblico, suddivisa in due sezioni (una oggi e un'altra domani), la traduzione delle FAQ elaborate da Zéromacho, un'associazione maschile abolizionista, in risposta alle obiezioni più comuni delle persone, in particolare degli uomini, favorevoli alla prostituzione.
 
Obiezioni preliminari
 
Obiezione n.1. La prostituzione è un problema che non mi riguarda.
Il problema della prostituzione non mi interessa.
Risposta di Zéromacho:
La prostituzione esiste e, quindi, mi riguarda. Vivo in una società nella quale certi uomini esercitano il potere del denaro: comprano il diritto di penetrare una persona che non prova alcun desiderio nei loro confronti e subisce, nella maggioranza dei casi, la pressione dei magnaccia. Trovo insopportabile questa violenza e mi attivo affinché questa situazione cambi, operando con l'associazione Zéromacho contro il sistema prostituente e per promuovere l'uguaglianza tra uomini e donne.
 
Obiezione n.2 Non sono molto motivato
Condivido le vostre convinzioni, ma non fino al punto di impegnarmi firmando un manifesto (contro la prostituzione) su un sito web
Risposta di Zéromacho:
Male! Lei ha l'opportunità di agire affinché ci sia un po' meno violenza nel nostro mondo, un po' meno disprezzo per le donne nella nostra società. Lei sa bene che il peggior insulto - "puttana" - è anche il più diffuso.
 
Libertà
 
3. Gli uomini ne hanno diritto!
Viviamo in una società democratica. Se alcuni uomini vogliono comprarsi una prostituta, perché impedirglielo? Cosa fanno di male?
Si renda conto dei rapporti di forza vigenti: i prostitutori (= i clienti) abusano di una persona vulnerabile, disperata e, nella maggior parte dei casi, costretta dai papponi. Comprando il diritto ad una penetrazione sessuale, esercitano un dominio maschilista e un potere fondato sul denaro. Contribuiscono a perpetuare un sistema internazionale di violenze e di traffici criminali.
Certo, Lei ha la fortuna di vivere in una società democratica, ma conosce il motto della Repubblica francese: "Libertà, Uguaglianza, Fraternità": in Francia, le persone nella prostituzione sono trattate in conformità a questi valori? Lei riesce ad immaginare quel che vivono donne la cui esistenza quotidiana è  fatta di umiliazioni, brutalità, reiterate penetrazioni non desiderate? Si metta al loro posto, Lei o la donna che ama! Allora, continua a non vedere quali violenze esercitano i prostitutori?
Non siamo più ai tempi in cui le donne dovevano subire la legge degli uomini e soddisfare i loro desideri. La prostituzione è anacronistica!
 
4. Un uomo ha il diritto di godere
Il piacere sessuale non è un diritto dell'uomo?
Certamente, ed è proprio per questo che è stata inventata la masturbazione.
A parte gli scherzi, nel sesso è coinvolta un'altra persona e questo cambia tutto. Il rapporto sessuale è una possibilità, frutto di un incontro. Dire che una persona ha diritto ad un rapporto sessuale significa affermare che un'altra ha il dovere di praticarlo. Ma la società è progredita nel momento in cui le donne si sono liberate del "dovere coniugale". Anche le donne hanno diritto a godere!
 
5. Si tratta di una questione riguardante la sfera privata.
Lo Stato non deve intervenire in questioni che riguardano la vita privata dei cittadini, come il sesso fra persone consenzienti.
Lo Stato già interviene a difendere le persone più vulnerabili: ad esempio, in Francia, la legge vieta il sesso a pagamento con una minorenne, benché consenziente.
La prostituzione riguarda la vita privata dei cittadini? Anche se praticata in luogo privato, la prostituzione è in realtà lo sfruttamento di massa della povertà  e un sistema di dominazione maschilista. Il denaro non cancella il rapporto di potere.
 
6. E la libertà sessuale?
La prostituzione è parte della libertà sessuale.
La libertà di chi? La libertà dell'uno di non tener conto della libertà dell'altro, della sua situazione, dei suoi desideri? La libertà sessuale non vale per entrambi? In caso contrario, essa è soltanto il dominio del più forte. Nella prostituzione, il potere del denaro permette a certi uomini di pagare per penetrare la vagina o la bocca di una donna che non ha la libertà di rifiutare.
 
7. Moralismo versus atteggiamento libertario
Voler abolire la prostituzione è proprio del femminismo moralista. Io assumo invece una posizione libertaria e invoco la libertà.
"Posizione libertaria"? "Libertà"? Quello cui  Lei si ispira è piuttosto l'ultraliberismo, dal momento che confonde la libertà di mercato con quella sessuale! Quanto al moralismo, parliamone! E' proprio il moralismo a mantenere in vita la prostituzione, poiché divide le donne in "sante" e in "puttane". Noi siamo favorevoli a una sessualità libera e alla reciprocità del desiderio e del godimento.
 
8. E' la vostra morale.
Voi cercate di impormi la vostra morale. Se la prostituzione non vi piace, non stressate però gli altri!
Il nostro impegno è volto alla promozione dei valori umani fondamentali, fra i quali vi sono il rispetto degli altri e l'uguaglianza: nessun uomo può accampare diritti sugli altri e tanto meno il diritto di comprare una penetrazione sessuale non desiderata. Occultare queste violenze è un atto vile e chi tace acconsente.
 
9. Quanti sono i clienti?
Quanti uomini ricorrono alla prostituzione?
Troppi! Sono una minoranza, ma sono comunque troppi. Sono troppo pochi invece gli uomini che si oppongono alle violenze del sistema prostituente. Il loro silenzio è una forma di complicità con questo sistema di dominazione da machi.
 
Bisogni
 
10. Gli uomini hanno dei bisogni.
Il ricorso alla prostituzione non corrisponde ad un bisogno maschile naturale ed incoercibile? Gli uomini non sono come le donne: hanno forti bisogni sessuali, a volte pressanti.
"Pressanti" o anche "irrefrenabili" i "bisogni" sessuali maschili? Aver voglia di urinare, ecco un bisogno naturale e incoercibile, come bere, dormire o respirare. Il desiderio sessuale può essere molto forte, ma non è mai scoppiato un testicolo, né è mai morto nessuno per mancanza di rapporti sessuali. Ci si può sempre masturbare ed è gratis!
La pornografia cerca di imporci i suoi schemi semplicistici, con maschi sempre arrapati; ma gli uomini non sono tutti ossessionati dal sesso.
Attenzione alle generalizzazioni sugli uomini e sulle donne!
Molti dei nostri presunti "bisogni" non sono forse indotti da chi vorrebbe ridurci alla condizione di consumatori?
Quanto al desiderio sessuale, dipende da ciascun individuo, dal periodo e da altri fattori, ma non dal fatto di essere un uomo o una donna.
 
11. Quando sarò anziano.
Ora, è chiaro, non ho bisogno della prostituzione, ma quando sarò anziano, se nessuna donna mi vorrà....
E, naturalmente, Lei sceglierà una giovane donna che Le piacerà, poiché avrà la possibilità di sceglierla, a differenza di quanto potrà fare la donna.  Quando sarà anziano, non Le sembrerà spiacevole imporre un rapporto ad una donna che non proverà alcun desiderio per Lei?  Non è questa la mia idea di sesso: se mi trovassi in quella situazione, mi soddisferei da solo! Viva l'autogestione!                                     
 
12. Iniziatrici
Le prostitute sono professioniste che possono iniziare al sesso un giovane uomo che ha paura di non sapere cosa fare con una ragazza.
Quale apprendistato! Toccare il corpo nudo di una donna che non prova alcun desiderio, non preoccuparsi del godimento della partner, associare l'erezione al denaro! Lei trova che qualche carezza e una rapida eiaculazione siano un buon modo di iniziare la propria vita sessuale? Non è così che un giovane uomo diventerà un buon amante, attento al piacere della partner.            
Può già esercitarsi da solo a infilarsi un preservativo; per il resto, scoprirà che si impara l'uno dall'altra, insieme.
 
13. E gli uomini con disabilità?
E gli uomini con disabilità? Dovrebbero poter beneficiare di un'assistenza sessuale
Ah! Bene! Secondo voi, allora, non possono essere desiderati per quello che sono e dovrebbero pagare per ottenere godimento sessuale! Quanto agli uomini con disabilità che soffrono di solitudine, chi  Le permette di dire che vogliano comportarsi come machos che impongono alle donne i propri desideri?   
Lei si preoccupa, ad esempio, dell'accessibilità di queste persone agli edifici pubblici? Ecco cosa potrebbe aumentare la loro libertà d'azione e le loro possibilità di incontro! Perché dare priorità alla sessualità degli uomini (e non delle donne) in rapporto ad altri bisogni più importanti per migliorare il loro posto nella società?
 
14. E i bisogni insoddisfatti?
E gli uomini che hanno bisogni insoddisfatti, perché le loro partner non ne hanno voglia o non possono soddisfarli?
Che ne sa Lei dei motivi di questo comportamento? Dire "mia moglie non vuole" è più facile che cercare il dialogo con lei, cosa che presuppone che ci si voglia rimettere in discussione. Forse la moglie ha un calo del desiderio (cosa che può capitare anche ad un uomo) e se dura da tempo si tratta di un problema da affrontare insieme. Forse rifiuta ciò che le chiede il marito dopo averlo visto nei film porno. Forse l'uomo non propone alla "madre dei suoi figli" pratiche che considera sporche o animalesche. In ogni caso, il dialogo è salutare, talvolta anche con il sostegno di qualcuno.
A proposito di insoddisfazione, Lei ha pensato alle donne sole, ad esempio ai 3 milioni di vedove che ci sono in Francia? Lei è pronto a dedicare la Sua attenzione alle donne che non hanno rapporti sessuali?
 
L'ordine sociale
 
15.Penso che la prostituzione favorisca la fedeltà della coppia e la stabilità familiare.
La sua idea di coppia si fonda sull'ipocrisia! Una coppia che ha bisogno della prostituzione per durare non è certo una coppia ideale.
 
16. La prostituzione impedisce lo stupro
La prostituzione non è un mezzo per canalizzare l'aggressività sessuale e le pulsioni di certi uomini? Se non ci fossero le prostitute, i perversi o i frustrati aggredirebbero le altre donne. Io penso che la prostituzione impedisca lo stupro.
Per Lei, dunque, una categoria di persone particolarmente vulnerabile deve servire da sfogo ai perversi violenti del pianeta! Tocca a loro sacrificarsi per il benessere degli altri! Ma le prostitute non sono esseri umani come me e Lei?
Ancora: perché deve esistere una categoria di persone che io potrei ferire e torturare pagando, allo scopo di canalizzare le mie pulsioni aggressive? lei non trova che potrei cercare altri mezzi per canalizzare l'aggressività sessuale o di altro tipo? Ognuno di noi apprende dall'infanzia a controllare le proprie pulsioni. In caso contrario  la vita sociale sarebbe impossibile.
Per me, la prostituzione è affine allo stupro. Il denaro in questo caso sostituisce il coltello. In entrambi i casi, i desideri dell'altro vengono negati : la donna costringe se stessa o viene costretta.
La prostituzione incita alla violenza sessuale, avvalorando l'idea che alcuni corpi femminili sono oggetti pubblici  dei quali qualsiasi uomo può appropriarsi con la forza o con il denaro.
 
 La miseria sessuale
17. Io non ho bisogno della prostituzione, ma penso che essa risponda a un bisogno sociale: soddisfare i desideri di persone isolate, frustrate, timide. Le prostitute assicurano un servizio: alleviano la miseria sessuale.
Non si tratta piuttosto di miseria affettiva, di solitudine, di bisogno di scambiare due parole, di bisogno di conversare? Le donne nella prostituzione non sono delle maghe, né delle psicoterapeute. Tocca agli uomini svolgere un lavoro su se stessi per uscire dall'isolamento e incontrare le donne! Più esercitano il dominio attraverso il denaro, più si allontanano dalla possibilità di avere, un giorno, un rapporto autentico con donne che non siano interessate ai loro portafogli, ma alle loro persone.