venerdì 30 maggio 2014

L'esperimento fallito della legalizzazione







 I maldestri tentativi di ridurre lo stigma attraverso la legalizzazione fanno sì che i governi avvantaggino finanziariamente la tratta a scapito delle persone che si prostituiscono.
 
La mia amica Rachel Moran descrive nel suo libro, Paid For, come sia stata affidata alla custodia dello Stato all'età di 14 anni e come, nel giro di un anno, si sia trovata senza casa, affamata e vulnerabile. La mancanza di scelte l'ha spinta in braccio alla prostituzione. Nei sette successivi anni, è stata stuprata più volte dai clienti e ha subito una terribile violenza.
Per Rachel e per innumerevoli sopravvissute di tutto il mondo, lo stigma sociale è un problema che hanno affrontato fin troppo spesso. Esso deriva dal fatto che la società disumanizza le persone nella prostituzione, trattandole, quando va bene, come cittadine di serie B. Lo stigma impedisce alle persone prostituite di accedere ad un'adeguata assistenza sanitaria e le espone ad un maggiore rischio di violenza da parte di aggressori che spesso rimangono impuniti.
Per alcuni, la soluzione è semplice: legalizza l'industria del sesso e lo stigma sparirà. Ma sta aumentando il numero di esperti, di rapporti governativi e di pubblicazioni accademiche che confermano ciò che le sopravvissute dicono da tempo: la legalizzazione o la depenalizzazione dell'industria del sesso non riduce lo stigma, non elimina la violenza e non riesce ad aumentare la sicurezza delle persone nella prostituzione.
Nel tentativo di "porre fine allo sfruttamento delle persone a fini di prostituzione, cioè alla tratta", i Paesi Bassi hanno introdotto nel 2000 una normativa che ha legalizzato la prostituzione. Per 13 anni, tutti hanno osservato questo importante esperimento volto a ridurre lo stigma e la violenza.
I Paesi Bassi sono una nota meta del turismo sessuale e continuano a conoscere lo sfruttamento sessuale dei bambini e la tratta degli esseri umani sia nel settore legale che in quello illegale.
Nel tentativo di normalizzare la prostituzione e di "portarla allo scoperto", le donne sono invitate a registrarsi per pagare le tasse. Eppure, solo un esiguo numero di donne si è effettivamente registrato.
Rachel Moran ne indica le ragioni nel suo libro Paid For:
 
"Capisco perfettamente perché molte rifiutino di registrarsi e lavorino illegalmente pur di evitarlo, perché se fossi stata costretta a scegliere se lavorare   clandestinamente o essere ufficialmente etichettata come prostituta, avrei fatto esattamente la stessa cosa. La lobby pro-prostituzione avrebbe detto che soffrivo degli effetti negativi dello stigma che circonda le puttane. No. Gli unici effetti negativi di cui soffrivo erano quelli della prostituzione".
 
Ma i Paesi Bassi non sono gli unici a riconoscere le enormi lacune di una legislazione che era destinata a eliminare lo stigma connesso alla prostituzione, per "portarla allo scoperto" e ridurre lo sfruttamento. In Nuova Zelanda, dove la prostituzione e le attività ad essa connesse sono state depenalizzate nel 2003, il Primo Ministro John Key ha detto che ciò non ha comportato una significativa riduzione della prostituzione di strada e di quella minorile.
 
 

In un rapporto del governo, le donne che si prostituiscono sostengono che la legalizzazione della prostituzione non ha ridotto la violenza nell'industria del sesso e che " sono comuni abusi e molestie commesse da ubriachi nei confronti delle sex workers che esercitano in strada  ". Nel frattempo, un fornitore di servizi a Victoria, in Australia, dove la prostituzione è stata legalizzata nel 1980, dice: " Le donne ci dicono continuamente che lo status di prostitute viene usato contro di loro". La Germania è l'ultimo Paese che nei media nazionali discute apertamente del fallimento della legalizzazione.
Né la legalizzazione né la depenalizzazione pongono rimedio alla diseguaglianza di genere che si verifica quando un cliente acquista il corpo di una donna o di una ragazza. Stella Marr, una sopravvissuta della prostituzione e fondatrice della Sex Trafficking Survivors United, sottolinea come lo stigma nasca dalla domanda "da parte dei clienti di usare il loro potere politico e finanziario per comprare le [donne] più giovani, più povere, più svantaggiate e vulnerabili. Il segreto richiesto da questi compratori per occultare il danno che causano crea una forma particolarmente devastante di stigma: un soffocante silenzio imposto dalla paura e dalla vergogna".
Quando i governi non riescono ad affrontare la questione della domanda  nel mercato del sesso, non solo non riescono a tutelare le persone che si prostituiscono, ma traggono anche profitto  dalla prostituzione attraverso la crescita del gettito fiscale generata dallo sfruttamento.
Ma essi non sono i soli a beneficiarne.  Legalizzando il mercato del sesso, trafficanti, papponi, proprietari di bordelli e acquirenti di sesso beneficiano di questo miliardario business.
Nel tentativo di dare priorità ai diritti umani e alla sicurezza delle persone  che si prostituiscono, Svezia, Norvegia e Islanda hanno adottato il modello nordico, che criminalizza l'acquisto di sesso,  ne depenalizza la vendita e offre strategie di uscita alle persone che vengono acquistate.
In occasione del lancio della Piattaforma della Società Civile dell'UE contro la tratta di esseri umani a Bruxelles nel mese di maggio del 2013, la coordinatrice anti-tratta dell'UE, Marya Vassiladou, ha sottolineato che "gli Stati membri della UE sono legalmente obbligati ad adottare misure che affrontino la domanda che alimenta la tratta".
Dopo essere coraggiosamente uscita dal mercato del sesso, Rachel Moran spiega che cosa vi sia di radicalmente sbagliato nei tentativi dei governi di legalizzare la prostituzione anziché concentrarsi sulla domanda: "Essere prostituita è piuttosto umiliante; legalizzare la prostituzione significa perdonare questa umiliazione e assolvere chi la infligge. E' un angoscioso insulto".
 
 



giovedì 29 maggio 2014

Ex-prostitute della Nuova Zelanda chiedono un cambiamento della legge



 http://www.stuff.co.nz/national/politics/9428778/Ex-prostitutes-call-for-law-change

Aimee Gulliver
 
 
Ex prostitute e loro sostenitrici chiedono la punizione dei clienti delle sex workers, affermando che la depenalizzazione dell'industria del sesso è fallita.
 
Elisabeth Subritzky, direttrice dell'organizzazione Freedom from Sexual Exploitation, ha sostenuto alla Commissione parlamentare sulle elezioni e sulla giustizia che l'unica soluzione ai danni causati dalla prostituzione e alla violenza che produce consiste nel sanzionare gli acquirenti dei servizi sessuali con una riforma delle norme sulla prostituzione.
[In Nuova Zelanda] il Prostitution Reform Act quando nel 2003 è stato adottato, con un solo voto di maggioranza, ha decriminalizzato i bordelli, le agenzie di escort e l'adescamento.
La legge non ha soltanto incoraggiato un numero maggiore di uomini a comprare sesso, ma ha trasformato la prostituzione in un lavoro accettabile, presentato anche come attraente per le giovani neozelandesi più povere, afferma Subritzky.
Una petizione, sottoscritta da 2910 persone, chiede un mutamento delle norme, che dovrà rendere illegale l'acquisto dei servizi sessuali estendendo il campo di applicazione della legge attuale, che permette già di punire i clienti delle prostitute minorenni.
Un'ex prostituta ha informato la commissione che i suoi 16 anni sulla strada come sex worker sono iniziati quando aveva soltanto 12 anni, dopo che una famiglia maltrattante l'ha esposta alla droga e alla violenza affettiva, verbale e, talvolta, fisica.
 
"Io e i miei cugini vagavamo per le strade chiedendo qualcosa da mangiare. Fu allora che fui avvicinata da un signore che disse che mi avrebbe dato i soldi per sfamare me e i miei cugini più giovani in cambio di sesso orale.
Quando ho compiuto 14 anni, la prostituzione è diventata la mia attività a tempo pieno", ha aggiunto.
 
La prostituzione divenne poi la sua vita per i 14 anni successivi.
 
"Non ho fatto altro; giorno dopo giorno, nei giorni festivi, a Natale, nel giorno del mio compleanno, ero là fuori".
 
Incarcerata a lungo e più volte nel corso di questo periodo, ritornava alla prostituzione ogni volta che veniva liberata "perché è tutto quello che sapevo fare e che sapevo far bene per sopravvivere. Non sapevo far altro".
Vivevo una vita cupa, violenta, estremamente pericolosa, con abusi continui e la paura di non sapere mai se sarei sopravvissuta alla notte. Gangs e criminali andavano in giro per le strade ad aggredire le ragazze, picchiandole per estorcere il denaro che le gangs chiamano affitto".
 
Brutalmente picchiata e data per morta più volte, la donna ha detto "che gli stupri e a volte gli stupri collettivi facevano parte del lavoro".
Questo è stato un momento veramente buio della mia vita, un periodo che mai rivivrei".
 
Subritzky afferma che sono le tragiche circostanze nelle quali nascono e vivono molte donne a spingerle a vendersi per sopravvivere.
 
"Ogni donna che ha preso la parola ha detto di rimpiangere il fatto di essere entrata nell'industria del sesso. Se potessero ricominciare la propria vita con il senno di poi, non sceglierebbero di vendere il corpo nella prostituzione. Conosco molte donne che non sarebbero mai entrate nella prostituzione, se fosse stato illegale per gli uomini comprare il loro corpo".
 
Altre ex prostitute che sono state ascoltate dalla commissione speciale hanno descritto l'abuso di sostanze stupefacenti come un modo per spegnersi, per dissociarsi dal proprio vissuto, spesso fino a perdere coscienza, mentre si prostituiscono.
Una donna dice di aver usato l'alcool come mezzo di adattamento agli abusi sessuali precocemente subiti nel corso della sua vita, aggiungendo che "un giorno, qualcosa si spezzò dentro di me" e lei si volse alla prostituzione all'età di 32 anni.
 
"Non mi importava più nulla di me stessa e mi son detta che tanto valeva venir pagata per far sesso. Una volta un uomo mi ha stuprata e ho avuto spesso molta paura. Ogni volta che mi prostituivo non sapevo se sarei stata stuprata o addirittura uccisa".
 
Le è stata diagnostica la sindrome da stress post-traumatico ed è in terapia.
La donna ha sollecitato l'adozione del "modello nordico" sostenuto da Subritzky, perché " la legge [neozelandese] al momento non sta funzionando".
Il modello nordico - adottato in Svezia e in Islanda - penalizza la domanda di sesso a pagamento, mentre depenalizza le prostitute.
E' il desiderio di ridurre la violenza contro le donne ad aver motivato l'adozione del modello nordico, ha detto Subritzky.
Il presidente della commissione Scott Simpson ha detto che la commissione esaminerà la petizione e pubblicherà un rapporto nel 2014.
 
"Ci vorrà un sacco di tempo per valutare attentamente ciò che ci è stato presentato oggi. In particolare, le deposizioni presentate dalle testimoni anonime erano molto, molto forti".
 
 
 
 
 

mercoledì 28 maggio 2014

Qualche strumento e qualche cifra utile per comprendere con maggior chiarezza cosa sia la prostituzione




 

Dott. Muriel Salmona

Psichiatra-Psicotraumatologa

Scrivo questo articolo in risposta alle persone favorevoli alla prostituzione che si presentano come garanti della libertà e del progresso e che presentano noi associazioni abolizioniste come gruppuscoli retrogradi, reazionari, obnubilati dal moralismo e dalla volontà di controllare la vita sessuale degli altri.

[...]

Ora, la prostituzione si fa beffe dei diritti all'uguaglianza, alla sicurezza e alla salute delle persone che la praticano. La mia esperienza e competenza di professionista della salute che si prende cura da più di 20 anni delle persone che sono o che sono state nella condizione della prostituzione, così come numerosi studi medici internazionali sull'impatto della prostituzione sulla salute mostrano che:

- la prostituzione non è soltanto un attentato alla dignità delle persone e una discriminazione sessista, ma anche un attentato ai diritti di vivere in sicurezza (senza subire violenze) delle persone in condizione di prostituzione, un attentato al loro diritto alla salute e all'accesso a cure appropriate da parte di professionisti formati e competenti (la prostituzione rappresenta una perdita importante di opportunità di cura).

- La prostituzione è traumatica per le persone che la praticano, è all'origine di importanti disturbi psicotraumatici diagnosticati tra il 60% e l'80% di loro, produce pesanti conseguenze sulla loro salute fisica, psichica e sessuale, le obbliga, senza poter ricorrere a cure appropriate, a dover convivere con una memoria traumatica che fa loro rivivere gli eventi più traumatici e a ricorrere a meccanismi di difesa e a  dispendiose strategie di sopravvivenza che le anestetizzano e che attivano e mantengono processi di dissociazione e di decorporalizzazione: dissociazione psichica tra la personalità pubblica della prostituta e la personalità privata della persona prostituita, dissociazione fisica con disturbi della sensibilità corporea e sensoriale: ipoestesia, abolizione della sensibilità, elevata soglia di tolleranza del dolore.

- Questi  traumi sono dovuti alle ripetute violenze che subiscono le persone prostituite (e i disturbi psicotraumatici sono normali risposte legate all'attivazione di meccanismi neuro-biologici di difesa in caso di stress estremi e di attacchi cardiaci e neurologici provocati dalle violenze). Queste violenze sono onnipresenti: violenza della stessa condizione prostitutiva, violenze  alle quali sono esposte le persone prostituite, violenze precedenti l'entrata nella condizione di prostituzione, notevole rischio di subire nuove violenze dopo l'uscita dalla condizione di prostituzione.

 

Violenza della condizione prostitutiva

La condizione della prostituzione reifica le persone prostituite e trasforma il loro corpo in merce. Essa produce il disconoscimento della loro personalità, la negazione dei loro desideri, l'indifferenza alla loro identità (sono intercambiabili), l'assimilazione a oggetti sessuali "usabili". Essa fa subire alle persone prostituite umiliazioni e ingiurie (riassumendo, tutto ciò che costituisce l'unicità di una persona viene negato e deve sparire a vantaggio di un rapporto strettamente commerciale). A somiglianza della pornografia, la prostituzione permette ai clienti prostitutori di attivare l'erotizzazione dell'odio, della violenza e dell'umiliazione delle donne.

Non solo. [..] Vi è l'impossibilità dei clienti prostitutori di sapere se la persona prostituita sia vittima di reti di trafficanti [...]

 

Violenza durante l'esercizio della prostituzione

La condizione della prostituzione espone le persone prostituite a numerose violenze.

Il 73% delle persone prostituite ha subito violenze fisiche (dai clienti e dai prosseneti), il 57%% stupri, il 64% minacce  a mano armata, il 75% è stata senza fissa dimora in un periodo del proprio percorso di vita, l'89% vorrebbe uscire dalla prostituzione (Melissa Farley, 2003)

Uno studio prospettico effettuato da John J. Potterat nel 2003 negli USA relativo a 1969 donne ed esteso ad un arco temporale di 33 anni ha dimostrato che le persone prostituite presentano un tasso di mortalità elevatissimo: 459 decessi rispetto ad una media di 5,9 ogni 100.000 abitanti. L'età media del trapasso è di 34 anni. Le cause della mortalità sono: omicidio, overdose, incidenti, abuso di alcool. La prostituzione è l'attività che comporta il più elevato rischio di morte per assassinio ad opera dei clienti o degli sfruttatori: 204 casi ogni 100.000 abitanti rispetto ad una media di 29 per gli uomini e di 4 per le donne.

 

Violenze prima dell'ingresso nella condizione di prostituzione

Ritroviamo in tutti gli studi sulle persone in condizioni di prostituzione un vissuto di violenze subite soprattutto nell'infanzia: maltrattamenti (59%), aggressioni sessuali (dal 55% al 90%) La maggioranza delle persone fa il suo ingresso nella prostituzione prima di aver compiuto i 18 anni (in media a 13-14 anni).

Il tasso di violenze sessuali subite dalle persone prostituite prima del loro ingresso nella prostituzione è estremamente rilevante e il rapporto tra violenze sessuali subite nell'infanzia e ingresso nella prostituzione è evidente:

- nel 1978 a San Francisco negli Stati Uniti, uno studio mostra che l'80% delle persone prostituite intervistate sono state vittime di violenze sessuali: il 37% di incesti, il 33% di abusi sessuali, il 60% di stupri,

- nel 1981 negli Stati Uniti uno studio su 200 persone prostituite mostra come il 60% di loro sia stata abusata sessualmente ad un'età inferiore ai 10 anni,

- nel 1986 negli Stati Uniti uno studio mostra che dal 60% al 65% delle persone prostituite intervistate hanno subito violenze sessuali,

- nel 2003 uno studio di Melissa Farley (in 9 Paesi su 854 persone prostituite) ha mostrato come il 63% delle prostitute sia stata abusata sessualmente nell'infanzia,

- nel 2008 uno studio australiano mostra che il 75% delle persone prostituite hanno subito violenze sessuali prima del compimento del sedicesimo anno di età,

- nel marzo 2010 il Collectiv féministe contre le viol (Collettivo femminista contro lo stupro) in uno studio su 187 chiamate ricevute dal 1998 al 2007 da persone prostituite, ha mostrato che tutte avevano subito aggressioni sessuali prima di essere esposte alla prostituzione. Sono stati indicati 402 aggressori, con una media di 2,15 aggressori per ciascuna vittima.

 

4. Violenze dopo l'uscita dalla condizione della prostituzione

L'OMS nel 2010  ha dichiarato che il principale rischio di essere vittima di violenza è di aver già subito delle violenze.

 

Queste cifre impressionanti mostrano che l'ingresso nella situazione della prostituzione è una conseguenza frequente delle violenze subite nell'infanzia, particolarmente delle violenze sessuali. Queste violenze, molto spesso non identificate, (con vittime che sono abbandonate alla loro sorte, senza protezione, né presa in carico, alle prese con l'obbligo del silenzio) sono all'origine di attacchi alla loro dignità (il o gli aggressori  fanno capire che il corpo non appartiene agli aggrediti, che essi hanno il potere di negarli e di ridurli ad oggetti sessuali che si possono torturare per il proprio piacere), di fughe e di uscite precoci da casa per sfuggire all'ambiente famigliare maltrattante (situazioni a rischio e precarie che le mettono in pericolo) e di importanti disturbi psicotraumatici con una memoria traumatica delle violenze che colonizzerà in seguito la loro mente, trasformando la loro vita in inferno, facendo loro rivivere gli orrori e le sofferenze delle aggressioni sessuali, le rappresentazioni pornografiche del loro o dei loro aggressori, le loro parole oscene e degradanti, così come lo stato di eccitazione e di godimento perverso degli aggressori.

Questa memoria dei traumi farà sì che a ogni evento che ricordi le violenze subite o a ogni stress importante, il loro campo psichico sarà invaso dalle scene delle violenze sessuali, dalle frasi pronunciate dagli aggressori: "sei soltanto una sgualdrina, una puttana", "non sai far altro", "ti piace", dai comportamenti sprezzanti e umilianti degli aggressori ecc.  Questa colonizzazione della mente occupata dal ricordo delle violenze e degli aggressori le rende vulnerabili e può far loro credere di non valere niente e di meritare ciò che è loro inflitto, di essere colpevoli e di dover essere punite, di poter sopportare l'insopportabile, se non addirittura di "amare" la degradazione sessuale, di "goderne". Ciò è naturalmente falso, è una manipolazione degli aggressori e una conseguenza della memoria traumatica delle aggressioni (le scene, l'eccitazione, il godimento che occupano la loro mente non sono i propri, ma quelli degli aggressori). Le reminiscenze delle violenze sessuali possono essere scambiate per "fantasie" di stupro, le reminiscenze delle frasi che le trattano da "puttane" e i ricordi delle violenze sessuali ad opera di diversi aggressori possono essere scambiate per "fantasie" di prostituzione, ma in effetti non sono produzioni della loro immaginazione, bensì intrusioni originate dalle violenze che turbano la loro sessualità e che le riempiono di dubbi  sul proprio io.

Questa vulnerabilità è rafforzata dalle strategie di sopravvivenza dissociative attivate dai meccanismi neuro-biologici nel momento in cui si subiscono le violenze (il solo mezzo per anestetizzarsi e per sfuggire ad un dolore e ad uno stress estremo che rappresentano rischi per la propria vita) e dalle condotte dissociative (condotte a rischio, dipendenze) per sfuggire alla memoria traumatica di queste violenze. Queste strategie di sopravvivenza producono anestesia emotiva e fisica e decorporalizzazione.

Questo complesso di effetti delle violenze sessuali subite nell'infanzia rappresenta un importante fattore di rischio di finire nelle reti di predatori sfruttatori della prostituzione che approfitteranno della vulnerabilità di queste persone vittime, ma rappresenta anche un fattore di rischio di entrata nella prostituzione per il disprezzo di sé, per la tendenza a riprodurre la condizione di schiava sessuale e per la presenza dei disturbi psicotraumatici (memoria traumatica e condotte dissociative).

Non solo. Numerosi studi internazionali recenti hanno dimostrato che aver subito violenze, soprattutto nell'infanzia, è un fattore che influirà in modo determinante sulla salute degli adulti.

E' dunque essenziale, per evitare queste conseguenze, difendere le persone in condizione di prostituzione da qualsiasi violenza, lottando contro il sistema prostituente.

E' essenziale fornire loro informazioni sulle conseguenze della prostituzione sulla salute, offrire cure appropriate e aiutarle a reinserirsi, proponendo alternative alla prostituzione.

La prevenzione passa per l'individuazione delle violenze sessuali subite dai bambini (la maggioranza delle violenze sessuali sono subite dai minori), per la protezione delle vittime,  il loro accesso alla giustizia, al risarcimento dei danni e a cure specializzate (formazione dei professionisti della salute, apertura di centri di cura specifici gratuiti e distribuiti su tutto il territorio).

 

 

 

martedì 27 maggio 2014

Perché la riapertura delle case chiuse è una pessima idea






Zéro Macho

https://fr-fr.facebook.com/pages/Z%C3%A9roMacho/147617508668439


Nel mese di marzo, la Commissione Affari Istituzionali della Regione Lombardia ha approvato a maggioranza, con il voto determinante del Movimento Cinque Stelle, la proposta avanzata da Lega, Lista Maroni, Forza Italia e Partito dei Pensionati, di indire una consultazione popolare per l'abrogazione parziale della legge Merlin. La riapertura delle case chiuse è un  cavallo di battaglia   del Carroccio che ora punta ad ottenere il referendum abrogativo  attraverso la richiesta di cinque consigli regionali. Nella malaugurata ipotesi  che si giungesse all'approvazione di un simile referendum, si creerebbe una situazione disastrosa per le donne prostituite e non si riuscirebbe neppure a conseguire il fine perseguito ufficialmente dalla Lega: quello di eliminare la prostituzione di strada per ragioni di "decoro" e di "ordine pubblico", ragioni da respingere con assoluta fermezza. Lo dimostra questa raccolta di brani e di "prove" dell'associazione Zéro Macho, un'organizzazione francese di uomini pro-femministi sostenitori dell'abolizionismo. Mi piacerebbe che vi soffermaste a leggere con particolare attenzione le testimonianze delle sopravvissute alla prostituzione che hanno operato nei bordelli e che ci informano di quanto sia insicuro l'esercizio della prostituzione indoor (al chiuso) e di come, in questi locali, l'intensità dello sfruttamento possa raggiungere livelli intollerabili. Vorrei inoltre che poneste attenzione al dato sugli omicidi di donne prostituite nei Paesi Bassi:  una cifra davvero clamorosa, soprattutto se raffrontata a quella della Svezia. La questione andrebbe meglio approfondita, ma quel che è certo è che il dato riportato è eclatante.
1. Le case chiuse non eliminano la prostituzione di strada. Al contrario: là dove esistono i bordelli, la prostituzione di strada esplode e proliferano gli spazi dove viene esercitata illegalmente.
Spagna: A La Jonquera, l'apertura delle case chiuse si è tradotta in un'esplosione della prostituzione di strada pure illegale in certe località. "Esse [le prostitute] sono assoggettate a potenti reti di prosseneti. Queste reti si disputano, talvolta con violenza, le migliori postazioni. Le rotonde, dove le auto sono obbligate a rallentare, sono le più ricercate. Ogni rotonda "appartiene" a una rete". [L'indépendant, 13/10/2012] [..]
Svizzera: Nel 1999 il quotidiano di Zurigo: Blick ha scritto che la Svizzera aveva la più alta densità di case chiuse d'Europa. Malgrado ciò " i lupanari illegali si sono moltiplicati come funghi [...] Sappiamo in realtà che queste donne sono sempre accompagnate da un protettore che si fa passare per un amico o un parente e che amministra tutti i loro guadagni" (Suisseinfo, "Une nuit au bordel", 27 novembre 2012) http://www.swissinfo.ch/fre/societe/Une_nuit_au_bordel.html?cid=33993026
E la prostituzione di strada esplode, anche là dove non è autorizzata. Così, a Ginevra c'erano 800 persone prostituite nel 2004 e 4140 nel 2011 senza contare le donne senza permesso di soggiorno. "Siamo in un quartiere senza legge. Con tutti quei trafficanti, tutte quelle risse ed aggressioni, i clienti hanno paura!"  esclama Marina che non vuole più lavorare di notte. Troppa insicurezza. Troppi rischi. "Certe sere sembra di essere nel dipartimento della Seine-Saint-Denis [ n.d.t. letteralmente nel 93: il codice postale di questo dipartimento della Francia, caratterizzato da un elevato tasso di criminalità e di violenza http://fr.wikipedia.org/wiki/Seine-Saint-Denis#S.C3.A9curit.C3.A9_et_d.C3.A9linquance], prosegue Jérôme, proprietario del sex center di via Charles-Cusin [Le Matin, "C'est la crise chez les prostituées", 3-4-2012]  http://www.lematin.ch/suisse/c-crise-prostituees/story/17496367
Paesi Bassi: Nel 2010, il "RIEC Noord-Holland", organo di governo incaricato della prevenzione della criminalità, ha  rivelato in uno studio che solo il 17% degli annunci pubblicitari riguardanti la prostituzione pubblicati sui quotidiani e su Internet facevano riferimento a un locale del settore legale dell'industria del sesso.
http://www.hetccv.nl/binaries/content/assets/ccv/instrumenten/prostitutiebeleid/noord-holland_methodiek_inzicht_prostitutiebranche.pdf
Germania: In alcune città tedesche, la prostituzione in strada è diventata così massiccia, che sono stati creati appositi segnali stradali. In altre città (Bonn...) sono stati installati dei parcometri per peripatetiche.
Francoforte: proliferano i luoghi dove la prostituzione viene esercitata illegalmente a fianco dei locali legali. Un poliziotto di Francoforte osserva che se nel più grande bordello del quartiere rosso della città si prostituiscono 140 persone, più di 500 si prostituiscono nelle vie del quartiere della stazione (Deustche Welle).
Monaco: nel 2001, c'erano 1226 prostitute nella capitale bavarese, il 75% delle quali tedesche. Nel 2011  sono 2881, solo il 25% delle quali tedesche.
Augusta: "Nel corso del 2012, la prostituzione di strada è drammaticamente cambiata. Tutto ad un tratto sono giunte in misura massiccia donne dell'Europa dell'Est, dell'Ungheria, della Romania e della Bulgaria. E non arrivavano sole....si vedevano chiaramente i loro prosseneti e i loro trafficanti. Le strade sono state invase da bande di magnaccia che si facevano fuori reciprocamente. Si sono avuti casi atroci di estorsioni, rapimenti e casi di tratta.  [..] Parecchie donne hanno infine testimoniato  che questi uomini le sfruttavano ricorrendo alla forza. Ma queste donne hanno testimoniato solo dopo che i loro prosseneti sono finiti dietro le sbarre. Prima di allora, erano terrorizzate...Il 90% di queste donne non ha scelto liberamente la prostituzione. Vi sono state costrette in diversi modi. Circa l'80% di queste donne sono straniere, originarie soprattutto degli Stati dell'Est e della Romania" (Helmut Sporer, commissario generale della polizia criminale, Augusta) http://ressourcesprostitution.wordpress.com/2014/02/12/56/
Australia: A Victoria, i bordelli illegali (400) sono quattro volte più numerosi di quelli legali.
2. La maggior parte dei bordelli sono luoghi violenti, di traffici e di tratta e non offrono alcuna sicurezza. La maggior parte delle prostitute sono assoggettate ai magnaccia.
Paesi Bassi: Dal 50% al 90% delle persone prostituite subiscono forme di coercizione (KLPD - Dienst Nationale Recherche, Politie, Korps landelijke politiediensten, Schone Schijn (Salvare le apparenze), 2008, p.13-15). "I piccoli criminali del luogo cedono il posto ad organizzazioni criminali solide coinvolte nella tratta degli esseri umani, nel traffico di droga, negli omicidi e in altri crimini" (Job Cohen, sindaco di Amsterdam dal 2001 al 2010. Intervista rilasciata al New York Times). Nel 2011, il vicesindaco di Amsterdam: Lodewijk Asscher  dichiarò che la depenalizzazione dello sfruttamento della prostituzione era un "errore nazionale" e che il governo era stato "terribilmente ingenuo". "Ci siamo resi conto che la situazione è peggiorata. La legalizzazione è servita soltanto ad occultare la tratta degli esseri umani" (Marijke Jansen-Shahsavai, consigliere municipale). http://www.tageblatt.lu/nachrichten/story/12965920
Il poliziotto Henk Werson afferma che le persone prostituite, anche se atrocemente sfruttate e picchiate dal loro magnaccia, (come hanno rivelato le intercettazioni telefoniche e le sue  dirette constatazioni ), testimoniano assai difficilmente contro di loro, perché le vittime si trovano avvolte in una trama di dipendenze, di sfruttamenti e di minacce. (Le traumatisme des victimes de trafic humain aux Pays Bas http://www.rnw.nl/afrique/article/le-traumatisme-des-victimes-de-trafic-humain-aux-pays-bas)
Aggiungo a queste informazioni di Zéro Macho il fatto che ogni anno vengono riciclati nei Paesi Bassi 18,5 miliardi di Euro. Il 10% di questo denaro deriva dal gioco d'azzardo e dallo sfruttamento della prostituzione. [Gemeente Amsterdam, Ministerie van Veiligheid en Justitie, Projectgroep Emergo, De gezamenlijke aanpak van de zware ( georganiseerde) misdaad in het hart van Amsterdam, cit., p.68.] Più della metà dei coffee shop e delle vetrine dove si esercita la prostituzione ad Amsterdam è risultato essere di proprietà di bande criminali organizzate e di gruppi mafiosi provenienti, oltre che dall'Olanda, da Stati dell'Europa orientale, in particolare dalla Bulgaria e dall'Ucraina. E' per questo motivo che le autorità comunali hanno deciso di procedere alla chiusura di 200 dei 480 bordelli con vista su strada della città [http://www.digitaljournal.com/article/265520; http://www.telegraph.co.uk/travel/travelnews/8961513/Amsterdam-an-end-to-the-red-light-district.html]
Germania: Hohmann, commissario e direttore del servizio d'inchiesta sulla prostituzione a Stoccarda da 14 anni: "Dal 95% al 97% delle persone prostituite in Germania hanno un magnaccia. Sono vittime, ma non testimoniano. Ogni volta che una donna esce con un occhio nero, vi spiega: "Non è un magnaccia, è un mio amico! Gli offro i miei soldi con piacere!". La legge sulla prostituzione presenta anche un errore decisivo di costruzione. E' una follia, è  negazione totale della realtà. Qui abbiamo a che fare soprattutto con donne impaurite e subordinate ai magnaccia" http://caloupile.blogspot.it/2012/01/les-proxenetes-sont-comme-coq-en-pate.html
Christian Zahel, capo  dell'ufficio sulla criminalità organizzata del Land della Bassa Sassonia dichiara: "9 su 10 sono costrette a prostituirsi" http://www.massimolizzi.it/search?q=germania+bordello+d%27europa&searchsubmit=
Detlev Ubben, Commissario capo di Amburgo: "Il 95% delle prostitute tedesche non lo sono per libera scelta" http://www.emma.de/artikel/hamburger-kommissar-95-prozent-sind-opfer-263727
Spagna: Dal rapporto del 2014 del Parlamento Europeo "Sexual exploitation and prostitution..." , pp.47-52:  "Secondo le autorità, il fenomeno della tratta a fini di sfruttamento sessuale in Spagna è chiaramente legato alla prostituzione. Si stima che il 90% delle donne prostituite in Spagna potrebbe  essere sotto il giogo di reti criminali organizzate. Tra il 2010 e il 2012, almeno 20 prostitute sono state assassinate in Spagna, nella maggior parte dei casi, con una brutalità estrema. Questa cifra rappresenta il 5,6% dei femminicidi commessi nel corso di questo periodo. In 14 casi  gli autori erano clienti" http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/etudes/join/2014/493040/IPOL-FEMM_ET(2014)493040_EN.pdf
"Quindici anni fa le prostitute erano quasi tutte spagnole. Non ce n'è quasi più una. Le ragazze sono soprattutto romene, bulgare, russe, ucraine, brasiliane, nigeriane, nella maggior parte dei casi condotte qua da gruppi mafiosi  coinvolti nella tratta degli esseri umani" riassume il poliziotto. "La regolamentazione dei clubs, infatti, va a profitto soprattutto dei magnaccia diventati imprenditori", ritiene il sociologo francese Dominique Sistach, che ha studiato il caso catalano di prostituzione di massa. Per lui "la deriva mafiosa salta agli occhi nella regione, in primo luogo per la visibilità del traffico di stupefacenti e gli arresti dei capi della mafia, russi o italiani, arrivati qua non per profittare degli effetti dei raggi UV, ma per riciclare il denaro sporco" [La Depèche, 27/11/2013 http://www.ladepeche.fr/article/2013/11/27/1761979-a-la-junquera-on-raille-le-projet-de-loi.html]
"A La Jonquera  nel dicembre 2012  è stato lanciato dell'esplosivo contro un bordello per un regolamento di conti tra gruppi mafiosi. Poi il 23 dicembre  cinque uomini armati e con il passamontagna hanno piazzato un'autobomba davanti al locale:  conteneva un chilo di tritolo e due bombole del gas. Il sindaco vorrebbe chiudere i bordelli, ma è impossibile, in quanto la prostituzione è legale" (Le Parisien,  6-1-2013)  http://www.leparisien.fr/faits-divers/video-la-jonquera-rififi-autour-d-une-maison-close-en-catalogne-06-01-2013-2457529.php
"Più di 200 minorenni romene erano state attratte in Spagna  dalla promessa di fare le baby sitter o di accudire gli anziani. Ma dopo il loro arrivo a La Jonquera, i magnaccia le hanno costrette a prostituirsi nei mega-bordelli. I magnaccia "le minacciavano, le picchiavano e le stupravano in continuazione, mantenendole in uno stato di semi-schiavitù e obbligandole a lavorare 13-14 ore al giorno". Gli inquirenti hanno scoperto 101.290 euro, un fucile, una pistola, munizioni e diversi coltelli. http://www.franceinfo.fr/faits-divers/un-reseau-de-proxenetes-demanteles-a-la-frontiere-espagnole-899039-2013-02-21 http://www.lindependant.fr/2013/02/21/215-jeunes-prostituees-roumaines-travaillaient-en-esclaves-au-dallas,1729517.php
Francia: Ben prima della legge Marthe Richard  del 1946 sulla soppressione delle case chiuse, negli anni Venti comuni come quello di Colmar, di Strasburgo, di Nancy... avevano fermato di propria iniziativa l'attività delle case chiuse perché esse erano il ritrovo del crimine organizzato, il luogo ove si svolgevano traffici di ogni genere. Erano spazi dove regnava la violenza e l'insicurezza e luoghi che alimentavano la tratta.
3 Gli omicidi delle persone prostituite sono aumentati dopo la legalizzazione dei bordelli nei Paesi Bassi
Dal 1998 al 2013  si sono avuti 127 omicidi di persone prostituite nei Paesi Bassi, mentre tra il 1992 e il 2004 si sono avute 50 persone prostituite assassinate. ( I periodi 1992/2004 e 1998/2013 si accavallano e non sono identici, ma tenuto conto dell'enorme differenza di omicidi, questi dati dimostrano che la mortalità delle persone prostituite è aumentata nei Paesi Bassi dopo la legalizzazione dei bordelli nel 2000).
In confronto, in Svezia dal 1998 al 2013 si è avuto un solo omicidio di una persona prostituita [n.d.t. uccisa dall'ex coniuge e non da un cliente o da un magnaccia]
Fonte : Irlanda del Nord : Rapporto Ufficiale (Hansard), Sessione: 2013/2014, Data: Giovedì, 09 January 2014. Commissione giustizia : Tratta e sfruttamento della prostituzione,  Mr Wells, pagina 5 del rapporto:
"Lei ha giustamente ricordato la tragedia  di Petite Jasmine. [n.d.t uccisa dall'ex coniuge, non da un cliente o da un magnaccia] Questo è un caso molto triste. Ne siamo consapevoli. E' successo in Svezia e dal 1998 è l'unico caso di prostituta uccisa nel Paese. In Olanda, nello stesso periodo - come certamente Lei sa la prostituzione in Olanda è stata legalizzata e regolamentata - ci sono stati 127 omicidi di prostitute. Date queste statistiche, perché mai le prostitute dovrebbero considerarsi più protette, se la prostituzione venisse legalizzata?" http://www.niassembly.gov.uk/Documents/Official-Reports/Justice/2013-2014/140109_HumanTraffickingetcBill(InternationalUnionofSexWorkers).pdf

"Dal 1992 al 2004 si sono avuti 50 omicidi di donne prostituite nei Paesi Bassi" [Richard Poulin, sociologo canadese http://www.ledevoir.com/societe/actualites-en-societe/297396/decriminalisation-de-la-prostitution-un-choix-social-et-non-individuel]
4. La condizione delle persone prostituite è peggiorata nei bordelli
La ricerca di Daalder commissionata dal Ministero della Giustizia rivela che:
- "non si sono avuti miglioramenti della condizione delle prostitute",
- "il benessere psicologico delle prostitute è diminuito rispetto al 2001",
- "è aumentato l'uso di sedativi".
Le richieste di uscita dalla prostituzione sono numerose, ma solo il 6% dei comuni propone progetti di supporto di tale domanda.
Daalder, A. L. (2007). Prostitution in The Netherlands since the lifting of the brothel ban [English version]. The Hague : WODC / Boom Juridische Uitgevers.
Germania: L'assistente sociale Weppert rende questa testimonianza: "Le condizioni di lavoro delle donne prostituite sono peggiorate negli ultimi anni: in genere esse sono obbligate a praticare molti più rapporti sessuali in condizioni più rischiose (spesso senza preservativo) e per un compenso inferiore a quello di dieci anni fa" [Dossier di Der Spiegel, http://consumabili.blogspot.it/2013/07/la-germania-e-i-diritti-dei-magnaccia.html]
5. Testimonianze sulle case chiuse
"Quando ho rifiutato [le richieste dei clienti] sono stata stuprata e picchiata [...] Molte persone e organizzazioni vogliono farvi credere che la legalizzazione della prostituzione apporterà miglioramenti alla condizione delle donne nel mercato del sesso. Sono stata nei bordelli legali ed illegali del Nevada, ho visto quel che vi succede e vi ho perso delle amiche. Legalizzare la prostituzione non fermerà la violenza esercitata nei confronti delle donne nell'industria del sesso" Chong Kim, sopravvissuta alla prostituzione
"Ho lavorato nei bordelli legali di Edimburgo. C'era il traffico di eroina, il proprietario era brutale, un demonio, insisteva perché non si usasse il preservativo con certi suoi clienti. Se non lo facevi, eri cacciata" Fiona Broadfoot, sopravvissuta alla prostituzione. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=GsUo_RYR-nY
" Sarebbe come lasciare la porta aperta a tutte le porcherie e a tutti i traffici. Si lasciano le ragazze in stato di reclusione fisica e psicologica:   hanno ancora meno contatti con il mondo esterno e con le associazioni" assicura l'ex prostituta. "Sul marciapiede, sei tu a scegliere i clienti. Non nei bordelli. Nel bar dove lavoravo in Belgio, ho visto ragazze distrutte dopo l'uscita del cliente" http://www.prostitutionetsociete.fr/temoignages/roselyne-dix-ans-de-trottoir?lang=fr
"Le case chiuse? La soluzione peggiore : un vero e proprio macello in un posto chiuso. E alimenta lo sfruttamento della prostituzione" dice Ulla, la pasionaria della rivolta di Lione del 1975. http://8mars.info/ulla
"Vorreste contenere la prostituzione nei bordelli legali e nelle agenzie di escort controllate, occultando il  fatto che dietro le porte chiuse  i clienti dispongono di più tempo e di maggiore intimità per essere violenti e che la grande maggioranza delle prostitute sono assassinate negli spazi chiusi e non all'esterno.  Noi denunciamo ad alta voce questi pericoli quotidiani e continuano ad ignorarci"  Rebecca Mott sopravvissuta alla prostituzione e scrittrice http://www.sisyphe.org/spip.php?article4090
"Se una donna viene picchiata, è molto improbabile che ciò accada all'esterno e soprattutto sotto gli sguardi altrui. No, le donne sono picchiate  negli spazi chiusi, in posti che dovrebbero essere sicuri.
Mi si spezza il cuore e mi viene voglia di urlare a pieni polmoni se penso che un numero sempre crescente di organizzazioni sostiene che il modo migliore di "aiutare" le donne prostituite consista nella legalizzazione dei bordelli e degli altri modelli di prostituzione al chiuso. Questa posizione è così ingenua e pericolosa!"
"La maggior parte delle donne e delle ragazze prostituite che sono state assassinate sono morte dietro porte chiuse. Sono ammazzate a casa del cliente, sono ammazzate negli hotel, sono ammazzate al piano superiore dei clubs.
Le donne e le ragazze che sono prostituite negli spazi chiusi vivono con il rischio reale di essere assassinate o di scomparire, come è accaduto a tante prostitute.
Merda, non c'è discriminazione! Si corrono tanti rischi di  essere assassinate o di sparire  sui marciapiedi quanti se ne corrono negli spazi chiusi. [..] Rebecca Mott, sopravvissuta alla prostituzione.
"Si creerà un sistema industriale di sfruttamento della prostituzione  cui  le prostitute difficilmente riusciranno a sfuggire" "Nel 1946 le case chiuse erano luoghi di diffusione delle malattie.  [..] Ho vissuto l'epoca delle case chiuse: una cosa veramente spaventosa. Sono prigioni. Dovete avere continui rapporti sessuali. Non c'è nient'altro" (Inchiesta sulla prostituzione a Parigi- Archivio INA, 17-6-1990 Telegiornale) Si tratta di un reportage che mostra la reazione delle prostitute alla dichiarazione dell'ex Ministra della salute  del governo Sarkozy Michèle Barzach, che aveva proposto di riaprire le case chiuse per lottare contro l'Aids. http://www.youtube.com/watch?v=-No5JtkkhTo
"Per me  è ancora più pericoloso che in strada. In auto, se urlate, qualcuno può sentirvi. Ma in un bordello siete chiuse in una stanza, non c'è una videocamera e non è consentito al padrone intervenire. Siete sole. Ad ogni modo, il padrone non dirà nulla per non rovinare la reputazione del locale. Conta solo il business"http://www.prostitutionetsociete.fr/temoignages/fiona-1-2-le-mec-paye-il-fait-ce
"Quel bar [dove si pratica la prostituzione] impiega personale senza permesso di soggiorno, in quell'altro circola eroina...Bisogna far finta di non vedere niente, di non capire quel che sta acca dendo. Non bisogna mai aprir  bocca. Se vedete il padrone offrire cocaina alle ragazze per riuscire a farcela, dovete far finta di non aver visto niente. Se vedete una ragazza in stato comatoso, una ragazza drogata o che non riesce a svegliarsi, vi conviene fuggire  anziché restarle a fianco"  http://www.prostitutionetsociete.fr/temoignages/fiona-2-2-dans-le-mili
Testimonianza di Jaime. Prostituzione nei bordelli legali del Nevada
Regola 1: Tutte le ragazze sono disponibili 24 ore su 24  e sette giorni su sette.
Regola 4: Non siete autorizzate ad abbandonare la stanza dove lavorate.
Regola 7: Siete autorizzate soltanto a fare una telefonata di due minuti alla settimana e non siete autorizzate a riceverne.
Regola 2: Il solo rapporto che potete rifiutare è quello anale.
Quando avevate un cliente, eravate obbligate a fare tutto ciò che voleva. Una volta sole nella stanza con il vostro cliente, non avevate alcuno strumento di difesa contro di lui. A più riprese, diverse ragazze furono brutalmente picchiate e stuprate dai clienti, ma poiché questi pagavano, il proprietario della casa chiusa fece finta di niente.
Era assolutamente vietato usare i preservativi, a meno che lo chiedesse il cliente.
Non era ammessa alcuna giustificazione che consentisse di non "lavorare". Un giorno ero molto malata, avevo la febbre, un'infezione vaginale e lesioni alla vagina per eccessiva attività sessuale. La padrona disse che la mia bocca era sana e che avrei lavorato con i clienti che volevano una fellatio. http://membres.multimania.fr/survivantes/Jayme.htm
"In realtà, si lavora 24 ore al giorno. Disponibili a tutte le ore del giorno e della notte [...] Se arriva un cliente alle tre del mattino, bisogna andarci. Il denaro non lo vedevo nemmeno. Ti passano qualche vestito e i prodotti igienici, che vengono decurtati dal guadagno. Il denaro non l'ho neppure toccato. Non  si esce mai.
Per un mese e mezzo non sono mai uscita. Passavo dalla stanza da letto al bar. In penombra, senza vedere la luce del giorno" http://www.prostitutionetsociete.fr/temoignages/monika-un-bordel-en-l-an-2001
"Avendole provate, posso dire che le case chiuse non costituiscono una soluzione al problema dello sfruttamento della prostituzione. Ho lavorato in una casa chiusa a Lussemburgo e in una a Stoccarda. Sono luoghi in cui i magnaccia sono al riparo dalla possibilità di essere arrestati. E le ragazze lavorano ininterrottamente, tutti i giorni,  dalle 8 del mattino alle 4 del mattino seguente. Non hanno il diritto di uscire o possono farlo solo se accompagnate dal tenutario o dalla tenutaria" (Ulla, http://www.brain-magazine.fr/article/reportages/77-Paroles-de-Prostitu%C3%A9es )