mercoledì 11 giugno 2014

Ho l'impressione che i clienti preferiscano le donne disperate


 
 
A 16 anni mio padre ha scoperto che avevo un flirt. Mi ha minacciato con un'arma. Mi ricordo le sue parole: "Non sono venuto in Francia perché tu diventassi una puttana". Me ne sono andata di casa a 18 anni e ho trovato un  contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma part-time, alle Galeries Lafayette.

Ho pubblicato sui giornali gratuiti annunci per trovare un posto di lavoro  in un bar. Pensavo che la scena fosse quella del cabaret, dello spettacolo, un po' come nei film. Pensavo che non ci fossero truffe e che non si guadagnasse male.

Ho trovato un bar che assumeva personale. Ci sono andata. Ero elettrizzata.  Una cameriera  mi ha spiegato che il lavoro consisteva nel tenere compagnia agli uomini bevendo con loro un po' di champagne. La padrona mi ha chiesto di essere sexy. Ha aggiunto: "E' vietato avere rapporti sessuali con i clienti".

Il primo giorno c'erano tre ragazze. Una di loro, un'africana, mi ha detto: "Allora bella, inizierai a succhiare?"  Ho respinto indignata queste parole. Pensavo che la ragazza scherzasse. L'indomani  non sono andata a lavorare alle Galeries e sono arrivata all'orario di apertura del bar, alle 15. C'erano degli uomini d'affari siriani. La padrona ha detto loro: "Guardate le mie bestioline carine! Sono molto calde!" Sono le parole che ha usato.

Mi sono trovata da sola con un uomo in uno dei box, separati da paraventi, che sono riservati a chi beve. Ha messo subito  sul tavolo un biglietto da 500 franchi. Quando mi ha chiesto  di fargli un regalino, ho rifiutato. Mi ha accusato di essere complessata. Poi si è alzato e ha abbassato i pantaloni.  Ho detto: "Non posso!". Allora, mi ha afferrato la testa. Dopo, ho svuotato la bottiglia.  Da lì, è iniziato tutto.  Mi sono detta: "Resisti! Fatti coraggio! Fallo per tuo fratello!" [Naïma viveva allora con un fratello più giovane e doveva mantenerlo].

Mi sentivo sicura con la padrona: una donna di 45 anni, un'ex prostituta molto elegante. Era gentile, almeno all'inizio...Riflettendoci con un certo distacco, ho capito che era depressa e alcolista. Nella sua cerchia di amici, c'erano dei poliziotti. Una volta me ne ha mostrato uno, sembrava un graduato. Non ha fatto sesso. Era venuto a bere un bicchiere.

Questo ricordo mi ha profondamente turbata. Come uscirne, se i poliziotti sono coinvolti?

Ho capito presto come funzionavano le cose. Al banco del bar, nessun palpeggiamento; non si deve vedere niente. In realtà, la fellatio fa parte del consumo, dopo la prima bottiglia. La gamma dei clienti è ampia. Ma, in genere, si tratta di quadri, di manager,  di medici. Non capisco perché lo facciano. Il piacere di pagare? Il potere per loro sembra consistere anche nel possesso di una donna. La prostituzione è esercitare il potere su una persona più debole.

All'inizio  si cerca di capire; poi  si lascia perdere. E' dura confrontarsi con la realtà maschile. Per me i clienti sono violenti; ci sono quelli che commettono violenze fisiche: "Io pago, tu taci ed obbedisci", ma anche gli altri sono violenti, lo sono psicologicamente, poiché esercitano pressioni. In sostanza, ho l'impressione che i clienti preferiscano le prostitute  disperate. Questo li eccita di più. Amano la sfida.

Bevevo parecchio per sopportare. In questi bar beviamo soltanto champagne. Avevo un fidanzato. Quando ero triste, era con me; non mi ha mai chiesto   denaro direttamente. Se ero in vena, gli facevo dei regali costosi. Questa cosa non mi piaceva molto, ma lui mi mancava e quindi...Ora capisco che mi manipolava.

All'epoca, quando mi capitava di uscire durante il giorno, ero come in trance. Mi svegliavo all'una di pomeriggio, arrivavo al bar alle 15, all'interno sembrava che fosse mezzanotte. Avevo lasciato il mondo reale. Le mie compagne mi avevano abbandonato. Quando arrivavo, mi dissociavo, mi sconnettevo, un po' come se quella che  si trovava nel bar non fossi io, ma un'altra persona. Nel bar  ci scegliamo un altro nome; ciò amplifica lo sdoppiamento; nei confronti dei clienti questo comportamento rappresenta una protezione, una garanzia d'anonimato.

Ho cominciato ad avere guai con la padrona. Non voleva pagarmi; sosteneva di avere problemi di soldi. Inoltre, non riuscivo più a sopportare l'alcool; vomitavo nelle toilettes, trascorrevo serate atroci. Mi sono licenziata. Invano. Non avevo più soldi, non riuscivo più a cercare lavoro, mi vergognavo troppo di me stessa. Ero stata licenziata dalle Galeries. In effetti, sono stata in grado di reggere due lavori per soli sette mesi. Sono ritornata quindi dalla padrona per recuperare i miei soldi. Lei mi ha proposto di ritornare.

In quel periodo, un algerino, che si era innamorato di me, ha sposato la padrona per entrare in possesso del bar.  Sosteneva di amarmi. Assumeva cocaina, beveva whisky; sono entrata in un gioco perverso; ho avuto rapporti sessuali con lui e la padrona è venuta a saperlo.   La situazione è diventata infernale. Mi sono stati assegnati i clienti peggiori per rappresaglia. Lei si vendicava. Diceva loro che ero fatta per la sodomia. La temevo, dal momento che l'avevo vista con il commissario di polizia. Beveva, assumeva ansiolitici, aveva delle crisi: scoppiava in lacrime, insultava.

Tornavo ogni giorno, sperando che mi pagasse. Ora so che era una tattica per trattenerci. Le facevo guadagnare molti soldi, avevo "del potenziale".

La padrona ci distruggeva psicologicamente. Il marito della padrona ci picchiava. Cominciavo a rifiutare i clienti, piangevo, perdevo il controllo. Lui mi diceva: "Non fai un cazzo!" e mi picchiava. Piangevo. Nessuno mi aiutava. Ero distrutta e  sono andata dal medico perché certificasse il mio stato.   Poi ho deciso di presentare denuncia. Sono corsa in commissariato e ho spiattellato tutto. Ho risparmiato la padrona, temevo troppo le sue conoscenze. I poliziotti mi hanno dato il loro numero di cellulare perché mi sentissi più sicura. Ho presentato denuncia per violenza, sfruttamento della prostituzione e abusi sessuali. Ero a  disposizione del marito della padrona e consideravo stupri i rapporti con i clienti.

Al processo mi sono trovata isolata. Nessun testimone. Eppure le cameriere mi avevano assicurato che sarebbero venute. Lui era lì, con tutta la sua famiglia.

Oggi, ho una percezione diversa degli esseri umani. Non mi faccio più illusioni. Inoltre sono accadute cose strane, le procedure non sono state rispettate. La mia avvocata è stata informata dell'avvio del processo solo la mattina in cui si è aperta l'udienza.

Il marito della padrona si è beccato 18 mesi con la condizionale. Qualche mese fa, si è presentato dinanzi a casa mia alle 7 del mattino. Poi l'ho incrociato nel mio quartiere. Dopo, ho preso un cane, un rottweiler.

Sono uscita da tutta questa storia da un anno. Ho subito un trauma, ho tentato il suicidio. La famiglia? Non si è fatta sentire. Gli amici? Non ne ho. L'amore? Neppure. A cosa serve vivere? Non ho più fiducia. Il mio rapporto con gli uomini è cambiato. Mi sforzo di assumere un atteggiamento positivo, ma non riesco a concepire l'esistenza di un uomo diverso da quelli che ho conosciuto.

Però sto facendo un lavoro su me stessa e ho frequentato un corso di formazione; per me, è come rinascere.

Per uscirne, è stato necessario tagliare i ponti con tutto e con tutti. Ho smesso di bere. Ho lasciato il mio fidanzato. L'ho visto comportarsi allo stesso modo con un'altra ragazza. Ora  lei lavora in un bar americano. Questi uomini sanno tessere le loro trame con molta pazienza.

E' dura ricominciare da capo, ricostruire completamente la propria vita: i rapporti con gli altri, il lavoro. Sul mio curriculum vitae c'è un buco dal 2001 al 2004. Bisogna tagliare i ponti con tutto e il futuro è terribile da affrontare. Inoltre  il mondo della notte è piccolo ed è facile essere rintracciate. Se una ragazza sfugge al suo pappone, può cadere nella trappola di un altro. E' tutto perfettamente organizzato.

 
 
 
 

 
 
 

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