sabato 20 giugno 2015

Stuprate e maltrattate. La prostituzione non è un lavoro come un altro


"Sequestrata e violentata per una giornata intera dal cliente che l’aveva contattata attraverso un sito web di annunci a luce rosse. È il dramma vissuto da una escort romena di 30 anni, dimessa dal pronto soccorso del Gemelli, a Roma, con una prognosi di 30 giorni per una frattura allo zigomo e varie ferite su tutto il corpo. Il suo aggressore, un 31 enne romano, con precedenti e già sottoposto a sorveglianza speciale, è stato arrestato nel suo appartamento [..] dai carabinieri [..]: dovrà rispondere di sequestro di persona, violenza sessuale, rapina e lesioni aggravate".
Non è la prima volta che accade. E' banale annotarlo.
Violenze sessuali ed aggressioni efferate nei confronti delle prostitute sono commesse con inusitata frequenza da clienti e prosseneti.
Anna Giulia Ferrario nella sua tesi di laurea del 2013 sulla prostituzione migrante fa questa constatazione:
 Ed Emanuela Costa, del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute precisa:
" Devi moltiplicare almeno per dieci [il numero di stupri e altre violenze subite] rispetto a quello che ti dicono. Non solo perché non te lo raccontano, ma perché è una questione anche d'abitudine; ti dicono una volta e ce ne sono almeno altre nove che sono violenza, ma che loro tollerano e considerano normale amministrazione, a causa del livello di tolleranza cui sono abituate" [p.36]
Estremamente alto  è anche il tasso di mortalità associato all’esercizio della prostituzione. Uno studio prospettico effettuatoda John J. Potterat nel 2003 negli USA relativo a 1969 donne ed esteso ad un arco temporale di 33 anni ha dimostrato che le persone prostituite presentano un tasso di mortalità elevatissimo: 459 decessi rispetto ad una media di 5,9 ogni 100.000 abitanti. L’età media del trapasso è di 34 anni. Le cause della mortalità sono: omicidio, overdose, incidenti, abuso di alcool. La prostituzione è l’attività che comporta il più elevato rischio di morte per assassinio ad opera dei clienti o degli sfruttatori: 204 casi ogni 100.000 abitanti rispetto ad una media di 29 per gli uomini e di 4 per le donne.
Alcuni commentatori dell'articolo che riporta la drammatica notizia dello stupro della escort romena sostengono che l'abolizione della legge Merlin, che consente - ricordiamoci -  l'esercizio della prostituzione  e la sua sostituzione con una legislazione improntata ai principi della regolamentazione potrebbe incrementare la sicurezza delle persone che la praticano
Non è così.
Vi riporto un brano estrapolato da un post che ho pubblicato sul blog di Massimo Lizzi:
Nei Paesi che hanno legalizzato o regolamentato la prostituzione le donne coinvolte continuano ad essere esposte a gravi atti di violenza. Secondo il rapporto prodotto dal governo della Nuova Zelanda nel 2008 “la maggioranza delle sex workers intervistate ha sostenuto che la decriminalizzazione della prostituzione poteva fare ben poco per ridurre la violenza esercitata” nell’industria del sesso. [justice.govt.nz p.14]
L’omicidio insoluto della vittima ungherese della tratta Bernadette Szabò nel 2009, che è stata accoltellata in un bordello legale del quartiere a luci rosse di Amsterdam, mostra come la pratica dei rapporti mercenari in un locale autorizzato non garantisca protezione contro la violenza. Inoltre, anche se il crimine è stato eseguito in una zona apparentemente controllata, quasi quattro anni dopo, non è stato ancora individuato alcun responsabile né dell’omicidio, né della tratta della donna.
Nel Nuovo Galles del Sud (Australia), un ufficiale di polizia che si occupa della tratta ha così commentato gli effetti della regolamentazione: “Benché l’intenzione fosse quella di offrire un ambiente di lavoro sicuro alle sex workers, è accaduto il contrario, vale a dire che i magnaccia e i gestori dei bordelli hanno acquisito più potere e si sono arricchiti”  A Victoria, in Australia, un funzionario di polizia si è lamentato che “molti bordelli non vengano controllati da anni“, mentre il Project Respect, un’organizzazione che offre aiuto alle donne nella prostituzione, ha sostenuto che l’accesso ai locali dove si praticano rapporti mercenari “è limitato e a discrezione della direzione di ciascun bordello“.  [Jacqui Hunt, Direttrice di Equality Now, ufficio di Londra]
Neppure l’installazione di dispositivi come i pulsanti di emergenza nelle stanze ove si esercita la prostituzione garantisce la sicurezza delle persone che la praticano. Nei Paesi Bassi, dove, teoricamente, tutte le camere dei bordelli e delle vetrine dovrebbero esserne provviste, il 70% delle donne prostituite confessa di aver subito uno stupro nell’esercizio della propria attività.
Una ricerca compiuta a San Francisco ha rivelato che il 62% delle donne di origine asiatica che praticava la prostituzione nelle sale massaggio della città era stata aggredita dai clienti. Che l’esercizio della prostituzione nei bordelli non sia affatto sicura lo testimoniano, fra le altre donne, una sopravvissuta californiana che riferisce di tentativi di strangolamento e di atti di sadismo e Rebecca Mott.
In Colombia il 59%, in Germania il 52%, in Messico (dove sono state intervistate anche le lap dancers) il 48%, in Turchia il 68% delle donne prostituite sono state minacciate con armi. Negli stessi Paesi rispettivamente il 70%, il 61%, il 59%, l’80% di loro ha subito violenze fisiche; il 47%, il 63%, il 46% e il 50% di loro è stata stuprata. Sono dati ricavati da uno studio di Melissa Farley del 2003 (pag.43) e si riferiscono a Stati che hanno adottato una normativa di regolamentazione della prostituzione.
Dal 1998 al 2013  si sono avuti 127omicidi di persone prostituite nei Paesi Bassi, mentre tra il 1992 e il 2004 gli assassini sono stati 50. ( I periodi 1992/2004 e 1998/2013 si accavallano e non sono identici, ma tenuto conto dell'enorme differenza di omicidi, questi dati dimostrano che la mortalità delle persone prostituite è aumentata nei Paesi Bassi dopo la legalizzazione dei bordelli nel 2000).
In confronto, in Svezia dal 1998 al 2013 si è avuto un solo omicidio di una persona prostituita [n.d.t. uccisa dall'ex coniuge e non da un cliente o da un magnaccia]
Dopo aver riportato queste cifre, chiedo alle mie lettrici e ai miei lettori se sono davvero convinti che la prostituzione sia una professione identica alle altre. Quale altra attività espone chi la svolge a tassi così elevati di violenza? Perché  nessuno si è opposto alla chiusura delle fabbriche che producono amianto, reclamando, giustamente,   la riassunzione degli operai in stabilimenti che non comportino pericoli per la salute o l’occupazione in altri settori, mentre si accetta tranquillamente un “mestiere”, prevalentemente esercitato dalle donne, collegato a un così imponente indice di violenza e di mortalità?
 

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