"Sequestrata e violentata per una giornata intera
dal cliente che l’aveva contattata attraverso un sito web di annunci a luce
rosse. È il dramma vissuto da una escort romena di 30 anni, dimessa dal pronto
soccorso del Gemelli, a Roma, con una prognosi di 30 giorni per una frattura
allo zigomo e varie ferite su tutto il corpo. Il suo aggressore, un 31 enne
romano, con precedenti e già sottoposto a sorveglianza speciale, è stato
arrestato nel suo appartamento [..] dai carabinieri [..]: dovrà rispondere di sequestro
di persona, violenza sessuale, rapina e lesioni aggravate".
Non è la prima volta che
accade. E' banale annotarlo.
Violenze sessuali ed aggressioni efferate nei
confronti delle prostitute sono commesse con inusitata frequenza da clienti e
prosseneti.
Anna Giulia Ferrario nella sua tesi di laurea
del 2013 sulla prostituzione migrante fa questa constatazione:
" Quasi ogni ragazza incontrata in strada ci racconta di aver subito almeno un episodio di violenza o un tentativo di rapina". (p.35 della sintesi)
Ed Emanuela Costa, del Comitato per i
Diritti Civili delle Prostitute precisa:
" Devi moltiplicare almeno per dieci [il numero di stupri e altre violenze subite] rispetto a quello che ti dicono. Non
solo perché non te lo raccontano, ma perché è una questione anche d'abitudine;
ti dicono una volta e ce ne sono almeno altre nove che sono violenza, ma che
loro tollerano e considerano normale amministrazione, a causa del livello di
tolleranza cui sono abituate" [p.36]
Estremamente
alto è anche il tasso di mortalità
associato all’esercizio della prostituzione. Uno studio prospettico effettuatoda John J. Potterat nel 2003 negli USA relativo a 1969 donne ed esteso ad un
arco temporale di 33 anni ha dimostrato che le persone prostituite presentano
un tasso di mortalità elevatissimo: 459 decessi rispetto ad una media di 5,9
ogni 100.000 abitanti. L’età media del trapasso è di 34 anni. Le cause della
mortalità sono: omicidio, overdose, incidenti, abuso di alcool. La
prostituzione è l’attività che comporta il più elevato rischio di morte per
assassinio ad opera dei clienti o degli sfruttatori: 204 casi ogni 100.000
abitanti rispetto ad una media di 29 per gli uomini e di 4 per le donne.
Alcuni
commentatori dell'articolo che riporta la drammatica notizia dello stupro della
escort romena sostengono che l'abolizione della legge Merlin, che consente -
ricordiamoci - l'esercizio della
prostituzione e la sua sostituzione con
una legislazione improntata ai principi della regolamentazione potrebbe
incrementare la sicurezza delle persone che la praticano
Non
è così.
Vi
riporto un brano estrapolato da un post che ho pubblicato sul blog di Massimo Lizzi:
Nei Paesi che hanno legalizzato o
regolamentato la prostituzione le donne coinvolte continuano ad essere esposte
a gravi atti di violenza. Secondo il rapporto prodotto dal governo della Nuova
Zelanda nel 2008 “la maggioranza delle sex workers intervistate ha sostenuto
che la decriminalizzazione della prostituzione poteva fare ben poco per ridurre
la violenza esercitata” nell’industria del sesso. [justice.govt.nz p.14]
L’omicidio insoluto della vittima
ungherese della tratta Bernadette Szabò nel 2009, che è stata accoltellata in
un bordello legale del quartiere a luci rosse di Amsterdam, mostra come la
pratica dei rapporti mercenari in un locale autorizzato non garantisca
protezione contro la violenza. Inoltre, anche se il crimine è stato eseguito in
una zona apparentemente controllata, quasi quattro anni dopo, non è stato
ancora individuato alcun responsabile né dell’omicidio, né della tratta della
donna.
Nel Nuovo Galles del Sud (Australia), un
ufficiale di polizia che si occupa della tratta ha così commentato gli effetti
della regolamentazione: “Benché l’intenzione fosse quella di offrire un ambiente di
lavoro sicuro alle sex workers, è accaduto il contrario, vale a dire che i
magnaccia e i gestori dei bordelli hanno acquisito più potere e si sono
arricchiti” A Victoria, in Australia, un funzionario di polizia si è lamentato
che “molti bordelli non vengano controllati da anni“, mentre il Project Respect,
un’organizzazione che offre aiuto alle donne nella prostituzione, ha sostenuto
che l’accesso ai locali dove si praticano rapporti mercenari “è limitato e a discrezione della
direzione di ciascun bordello“. [Jacqui Hunt, Direttrice di Equality Now, ufficio di
Londra]
Neppure l’installazione di dispositivi
come i pulsanti di emergenza nelle stanze ove si esercita la prostituzione
garantisce la sicurezza delle persone che la praticano. Nei Paesi Bassi, dove,
teoricamente, tutte le camere dei bordelli e delle vetrine dovrebbero esserne
provviste, il 70% delle donne prostituite confessa di aver subito uno
stupro nell’esercizio della propria attività.
Una
ricerca compiuta a San Francisco ha rivelato che il 62% delle donne di
origine asiatica che praticava la prostituzione nelle sale massaggio della
città era stata aggredita dai clienti. Che l’esercizio della prostituzione nei
bordelli non sia affatto sicura lo testimoniano, fra le altre donne, una sopravvissuta californiana che riferisce di tentativi di
strangolamento e di atti di sadismo e Rebecca Mott.
In Colombia il 59%, in Germania il 52%, in
Messico (dove sono state intervistate anche le lap dancers) il 48%, in Turchia
il 68% delle donne prostituite sono state minacciate con armi. Negli stessi
Paesi rispettivamente il 70%, il 61%, il 59%, l’80% di loro ha subito violenze
fisiche; il 47%, il 63%, il 46% e il 50% di loro è stata stuprata. Sono dati ricavati
da uno studio di Melissa Farley del 2003 (pag.43) e si riferiscono a
Stati che hanno adottato una normativa di regolamentazione della prostituzione.
Dal 1998 al 2013 si sono avuti 127omicidi di persone prostituite nei Paesi Bassi, mentre tra il 1992 e il 2004 gli assassini sono stati 50. ( I periodi 1992/2004 e 1998/2013 si accavallano e non
sono identici, ma tenuto conto dell'enorme differenza di omicidi, questi dati
dimostrano che la mortalità delle persone prostituite è aumentata nei Paesi
Bassi dopo la legalizzazione dei bordelli nel 2000).
In confronto, in Svezia dal 1998 al
2013 si è avuto un solo omicidio di una persona prostituita [n.d.t. uccisa
dall'ex coniuge e non da un cliente o da un magnaccia]
Dopo
aver riportato queste cifre, chiedo alle mie lettrici e ai miei lettori
se sono davvero convinti che la prostituzione sia una professione
identica alle altre. Quale altra attività espone chi la svolge a tassi
così elevati di violenza? Perché nessuno si è opposto alla chiusura delle fabbriche che producono amianto, reclamando, giustamente, la
riassunzione degli operai in stabilimenti che non comportino pericoli
per la salute o l’occupazione in altri settori, mentre si accetta
tranquillamente un “mestiere”, prevalentemente esercitato dalle donne,
collegato a un così imponente indice di violenza e di mortalità?
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