Shanie Roy aveva 16 anni e
mezzo quando è stata assunta come escort. Frequentava le scuole superiori.
Viveva con i genitori. Voleva volare con le proprie ali. "Ho chiamato
un'agenzia di escort. Ho presentato una carta di identità falsa. Ho iniziato
molto presto [a prostituirmi]".
All'inizio le sembrava di
essere una donna d'affari, dotata del potere e della capacità di guadagnare
rapidamente denaro. "Ero attratta dal discorso che considera la
prostituzione una libera scelta, un lavoro come un altro, un "empowerment",
mi dice la ventitreenne cofondatrice del Collettivo d'aiuto alle donne
sfruttate sessualmente (CAFES). "Pensavo di essere libera".
Oggi Shanie rifiuta
totalmente questo discorso. Come altre donne aiutate da CAFES si definisce
"sopravvissuta". Sopravvissuta di un'industria che trasforma le donne
in oggetti che possono essere acquistati, consumati e buttati via. Sabato alle
15 sarà nel giardinetto pubblico Philips per partecipare ad una manifestazione
organizzata dalle aderenti al CAFES per protestare contro lo sfruttamento
sessuale nella settimana del Grand Prix del Canada. Una forma di sfruttamento
banalizzata che intendono denunciare ad alta voce.
Che cosa ha indotto questa
giovane femminista a diventare escort? Lei si diceva ingenuamente che non aveva
nulla da perdere e tutto da guadagnare. Abusi sessuali subiti durante
l'adolescenza avevano ridotto la sua autostima, racconta. Aveva la sensazione
che il corpo non fosse più suo.
"Credevo che l'unica
maniera per farmi apprezzare fosse quella di essere un oggetto sessuale. Dal
momento che avevano già abusato di me, mi dicevo: "Almeno mi daranno un
po' di soldi per farlo". Credevo che quello potesse essere un modo per
vendicarmi".
Il disincanto è sopraggiunto
rapidamente.
Ai suoi clienti Shanie
offriva quella che nell'ambiente viene chiamata Girlfriend experience. Per
un'ora doveva fingere di essere la partner di un cliente che aveva in media il
triplo dei suoi anni e faceva spesso uso
del Viagra. "Mi vendevano come la giovane studentessa che ha classe".
Il fatto che fosse minorenne
non ha mai preoccupato nessuno. Al contrario! - dice. "Ai clienti piace.
Mi dicevano: "Wow" Sei molto giovane!" A loro piace avere la
sensazione che si tratti di carne fresca. Non gli piace sapere che fai questo
da molto tempo".
Shanie vede in ciò un effetto
perverso della pornografia che celebra le donne-bambine e sessualizza le
ragazzine. "Quello che piace agli uomini è la maggiore vulnerabilità delle
ragazzine che rende loro più facile esercitare il potere. Penso che trovarsi di
fronte ad una minorenne piaccia agli uomini e non li turbi affatto".
Ai suoi clienti piaceva molto
sapere che stava ancora studiando.
"Ai clienti piace
credere di contribuire al tuo benessere e al pagamento dei tuoi studi. Credono
di essere dei buoni samaritani. Se lo fossero davvero, però, ti regalerebbero denaro
senza chiedere nulla in cambio".
Per tre anni, Shanie ha
condotto una doppia vita. Ai suoi genitori diceva di uscire o di andare a
dormire da amici.
Per non sentir nulla,
assumeva alcool e droga.
A 19 anni, dopo aver fatto la
cameriera sexy e poi l'escort indipendente, ha deciso di smettere.
"Sarei morta",
dice.
Aveva idee suicidarie. Aveva
anche paura. "Temevo che un cliente mi ammazzasse. Quando apri la porta
per ricevere un cliente, non sai mai chi ti troverai di fronte". Si
chiedeva ogni volta: "Ne uscirò viva?".
Shanie è uscita dalla
prostituzione. Definitivamente. Non senza conseguenze. Non senza difficoltà. Ma
con la speranza di aiutare altre donne che stanno percorrendo questa ripida
strada.
Cos'è CAFES?
Fondato nel 2014, il
Collettivo d'aiuto alle donne sessualmente sfruttate è la sola organizzazione
del Québec creata da sopravvissute alla prostituzione allo scopo di aiutare
altre donne ad uscirne.
"Mi sono resa conto che
questa associazione ci avrebbe rese più forti. Ci avrebbe aiutato dare più che
ricevere", dice Rose Sullivan, presidente del collettivo.
"CAFES valorizza la
parola di chi solitamente non viene ascoltato", sottolinea Diane Matte
della Concertazione delle battaglie contro lo sfruttamento sessuale. La voce
delle donne che, con coraggio, descrivono l'impatto che la prostituzione ha
avuto sulla loro esistenza.
Le risorse finanziarie del
CAFES, che non beneficia ancora di alcuna sovvenzione, sono molto limitate.
Nel dicembre 2014, al momento
dell'entrata in vigore della nuova legge sulla prostituzione, il governo di Ottawa si è impegnato ad
erogare 20 milioni di $ per aiutare le vittime ad abbandonare l'industria del
sesso. Sei mesi dopo, i fondi non sono ancora stati stanziati. Il Ministero
della Giustizia sostiene di stare ancora valutando i progetti per i quali viene
richiesto un finanziamento.
Nell'attesa, il CAFES conta
sul volontariato e sulle donazioni private per realizzare la sua missione.
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