venerdì 19 giugno 2015

Pensavo fosse una libera scelta, un lavoro come un altro


 
 
 
 
 
Shanie Roy aveva 16 anni e mezzo quando è stata assunta come escort. Frequentava le scuole superiori. Viveva con i genitori. Voleva volare con le proprie ali. "Ho chiamato un'agenzia di escort. Ho presentato una carta di identità falsa. Ho iniziato molto presto [a prostituirmi]".
All'inizio le sembrava di essere una donna d'affari, dotata del potere e della capacità di guadagnare rapidamente denaro. "Ero attratta dal discorso che considera la prostituzione una libera scelta, un lavoro come un altro, un "empowerment", mi dice la ventitreenne cofondatrice del Collettivo d'aiuto alle donne sfruttate sessualmente (CAFES). "Pensavo di essere libera".
Oggi Shanie rifiuta totalmente questo discorso. Come altre donne aiutate da CAFES si definisce "sopravvissuta". Sopravvissuta di un'industria che trasforma le donne in oggetti che possono essere acquistati, consumati e buttati via. Sabato alle 15 sarà nel giardinetto pubblico Philips per partecipare ad una manifestazione organizzata dalle aderenti al CAFES per protestare contro lo sfruttamento sessuale nella settimana del Grand Prix del Canada. Una forma di sfruttamento banalizzata che intendono denunciare ad alta voce.
Che cosa ha indotto questa giovane femminista a diventare escort? Lei si diceva ingenuamente che non aveva nulla da perdere e tutto da guadagnare. Abusi sessuali subiti durante l'adolescenza avevano ridotto la sua autostima, racconta. Aveva la sensazione che il corpo non fosse più suo.
"Credevo che l'unica maniera per farmi apprezzare fosse quella di essere un oggetto sessuale. Dal momento che avevano già abusato di me, mi dicevo: "Almeno mi daranno un po' di soldi per farlo". Credevo che quello potesse essere un modo per vendicarmi".
Il disincanto è sopraggiunto rapidamente.
Ai suoi clienti Shanie offriva quella che nell'ambiente viene chiamata Girlfriend experience. Per un'ora doveva fingere di essere la partner di un cliente che aveva in media il triplo dei suoi anni e  faceva spesso uso del Viagra. "Mi vendevano come la giovane studentessa che ha classe".
Il fatto che fosse minorenne non ha mai preoccupato nessuno. Al contrario! - dice. "Ai clienti piace. Mi dicevano: "Wow" Sei molto giovane!" A loro piace avere la sensazione che si tratti di carne fresca. Non gli piace sapere che fai questo da molto tempo".
Shanie vede in ciò un effetto perverso della pornografia che celebra le donne-bambine e sessualizza le ragazzine. "Quello che piace agli uomini è la maggiore vulnerabilità delle ragazzine che rende loro più facile esercitare il potere. Penso che trovarsi di fronte ad una minorenne piaccia agli uomini e non li turbi affatto".
Ai suoi clienti piaceva molto sapere che stava ancora studiando.
"Ai clienti piace credere di contribuire al tuo benessere e al pagamento dei tuoi studi. Credono di essere dei buoni samaritani. Se lo fossero davvero, però, ti regalerebbero denaro senza chiedere nulla in cambio".
Per tre anni, Shanie ha condotto una doppia vita. Ai suoi genitori diceva di uscire o di andare a dormire da amici.
Per non sentir nulla, assumeva alcool e droga.
A 19 anni, dopo aver fatto la cameriera sexy e poi l'escort indipendente, ha deciso di smettere.
"Sarei morta", dice.
Aveva idee suicidarie. Aveva anche paura. "Temevo che un cliente mi ammazzasse. Quando apri la porta per ricevere un cliente, non sai mai chi ti troverai di fronte". Si chiedeva ogni volta: "Ne uscirò viva?".
Shanie è uscita dalla prostituzione. Definitivamente. Non senza conseguenze. Non senza difficoltà. Ma con la speranza di aiutare altre donne che stanno percorrendo questa ripida strada.
 
Cos'è CAFES?
Fondato nel 2014, il Collettivo d'aiuto alle donne sessualmente sfruttate è la sola organizzazione del Québec creata da sopravvissute alla prostituzione allo scopo di aiutare altre donne ad uscirne.
"Mi sono resa conto che questa associazione ci avrebbe rese più forti. Ci avrebbe aiutato dare più che ricevere", dice Rose Sullivan, presidente del collettivo.
"CAFES valorizza la parola di chi solitamente non viene ascoltato", sottolinea Diane Matte della Concertazione delle battaglie contro lo sfruttamento sessuale. La voce delle donne che, con coraggio, descrivono l'impatto che la prostituzione ha avuto sulla loro esistenza.
Le risorse finanziarie del CAFES, che non beneficia ancora di alcuna sovvenzione, sono molto limitate.
Nel dicembre 2014, al momento dell'entrata in vigore della nuova legge sulla prostituzione,  il governo di Ottawa si è impegnato ad erogare 20 milioni di $ per aiutare le vittime ad abbandonare l'industria del sesso. Sei mesi dopo, i fondi non sono ancora stati stanziati. Il Ministero della Giustizia sostiene di stare ancora valutando i progetti per i quali viene richiesto un finanziamento.
Nell'attesa, il CAFES conta sul volontariato e sulle donazioni private per realizzare la sua missione.
 
 
 
 
 
 

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