mercoledì 17 giugno 2015

Non sono una persona. Sono già morta 20, 30 volte

 
 
 
 
La giornalista Sophie Bouillon, premio Albert-Londres, pubblica un documento scioccante sul sesso a pagamento. Iniziata l'inchiesta senza alcuna particolare diffidenza nei confronti della prostituzione, la giornalista  compie un impressionante viaggio da voltastomaco. 
 
[...] In un libro che è un vero e proprio pugno nello stomaco: "Elles. Les prostituées et nous" (editore Premier Parallèle), la giornalista Sophie Bouillon, che ha ottenuto nel 2009 il premio Albert-Londres, dà la parola alle donne che praticano la prostituzione, a quelle che la società ignora o disprezza, alle "sopravvissute" che ne sono uscite, ma anche ai clienti che la consumano.
Una lunga inchiesta che spazia dalla Nigeria alla boscaglia del bois de Boulogne, dai saloni in stile coloniale di Ginevra ai bar con le insegne al neon di Pigalle e che getta una cruda luce sul business del sesso:
"Checché ne dicano i più noti sostenitori della liberazione sessuale, gli habitués degli hotel di lusso e delle serate libertine [n.d.t il riferimento è a Dominique Strauss-Kahn e ad altri importanti personaggi implicati in un giro di prostituzione organizzato all'hotel Carlton di Lille], la prostituzione raramente rende felice chi la pratica".
 
Ecco alcuni brani estrapolati dal libro:
Il Venusia (bordello ginevrino)
Indossava uno string, un reggiseno nero e giocava con l'IPad, mentre attendeva i clienti. Erano le 4h30 del mattino. Ero spossata, stavo concludendo il mio reportage. Anche lei era stanca morta, ma andava avanti. Il suo treno per Marsiglia partiva alle 9. [...]
Camilla non avrebbe mai corso il rischio di mischiare le sue due vite. Quella del week-end al Venusia, un salone erotico nel centro di Ginevra dove guadagnava diverse migliaia di euro, e quella del resto della settimana in Francia dove era una ragazzina di periferia, senza diploma e senza lavoro.
Ho guardato lei e la sua compagna. Carine, seducenti, terribilmente giovani. Una ventina d'anni soltanto.
Prostrate dalla notte. Le ragazze "della sera" - dalle 21 alle 9 del mattino - sono spesso senza obblighi famigliari. Le madri di famiglia preferiscono lavorare di giorno. In questo salone di Ginevra circa l'80% di chi vi lavora è francese e abita nei quartieri delle periferie.
Il "Menu dei piaceri"
Ho seguito lungo il corridoio la mia guida dai lunghi capelli neri e dai tacchi alti. Clac-cla-clac. Siamo passate davanti alla "sala d'esposizione" dove i clienti scelgono la loro ragazza. Immaginavo Camilla e le sue colleghe allineate contro il muro, davanti ad uno sconosciuto. Clac-clac-clac. Appeso al muro il "Menu dei piaceri": fellatio con eiaculazione sul corpo (170 CHF = franchi svizzeri), fellatio regale con eiaculazione sul viso (210 CHF), supplemento sodomia o leccata d'ano (+ 100 CHF), supplemento urinare sul corpo (+ 50 CHF).
Lì c'era Lisa, la proprietaria del salone,  bionda e prosperosa. Era schietta e le piacevano i suoi due mestieri: "puttana e pappona".
"Puoi dirlo tranquillamente. Non me ne frega niente. In Svizzera non è illegale essere una pappona".
In quanto proprietaria del salone e "lavoratrice", Lisa preleva una percentuale del 50% sull'importo di ciascun rapporto sessuale.
Ufficialmente le ragazze sono autonome e libere di accettare o di rifiutare le prestazioni proposte dal "Menu dei piaceri". In pratica, hanno interesse ad accettare le prestazioni che apportano un maggior guadagno.
 
Laurence e la "camera alta"
Ho conosciuto Laurence nel marzo 2014. Quel giorno aveva un'audizione presso la commissione speciale del Senato. Minuta, con i capelli corti, una pochette sotto braccio, Laurence assomigliava più a una dipendente del Senato che ad un'ex prostituta. Laurence è diventata formatrice (promozione e sviluppo delle risorse umane), lavoro che svolge in carcere. Ogni volta che deve raccontare la sua storia, si sente male.
"Non si nasce prostituta. Non ci si sveglia una mattina dicendo: "Wow! Che bello! Farò la prostituta!" C'è sempre un motivo. [..] La mia esperienza? Un'infanzia di violenza, maltrattamenti, abusi sessuali. Non avevo una camera da letto. Ho trascorso l'infanzia e l'adolescenza in un bagno grande come la cella di una prigione. Sono cresciuta con la convinzione che se mamma non mi amava e papà mi aveva abbandonato al momento della nascita, era perché ero cattiva. E poi nell'adolescenza sono fuggita da casa e sono caduta nelle mani di una rete di sfruttatori della prostituzione. Mi hanno illusa, facendomi credere che mi avrebbero protetto, mi avrebbero amato, mi avrebbero dato l'affetto che non ho mai ricevuto da piccola. E la trappola è scattata. Un bel giorno mi sono ritrovata sui marciapiedi di via Saint-Denis".  
[...] Ero giovane. Carne fresca. I rapporti sessuali si susseguivano incessantemente, uno dopo l'altro. Dieci minuti per ogni rapporto, trenta clienti ogni notte. Era davvero insostenibile! Non parlo mai di queste cose. E' così volgare la prostituzione! Se vi raccontassi quel che succede con i clienti, vi verrebbe da vomitare.
Per poter sopportare, ho iniziato a bere un'enorme quantità di alcool. Ho contratto una malattia venerea. Non volevo più lavorare. Se non ci fossero state le associazioni [n.d.t. che propongono un percorso di uscita dalla prostituzione], sarei morta".
Con la sola eccezione del presidente della commissione: Godefroy, i senatori sono rimasti in silenzio. Alcune senatrici sembravano visibilmente imbarazzate. Di mattina avevano ricevuto alcuni militanti dello Strass, il "sindacato" dei lavoratori del sesso. Anch'essi sono stati ascoltati dalla commissione. Per loro la prostituzione è una scelta.
"Arriva un cliente. Le sue ascelle puzzano di sudore, ha l'alitosi, è grosso, grasso, ci disgusta. Non possiamo rifiutarlo. Dove sta la libertà di scelta? Sapete, nella prostituzione, cerchiamo di desensibilizzarci. Ci dissociamo dal nostro corpo e dalle nostre sensazioni.
Bisogna pensare all'1%-2% di donne che sostengono di divertirsi o al restante 98%? [...] Una legge deve essere pensata per la maggioranza".
 
Precious e i trafficanti di esseri umani
Arrivano dalla Romania, dalla Nigeria o dalla Cina e attraversano le nostre frontiere alla ricerca del sogno europeo, per finire sui nostri marciapiedi. Ma chi sono davvero? Chi le ascolta? Non parlano né alla stampa, né alla polizia, né ai senatori. Avrebbero troppo da perdere. E troppe botte da prendere. Precious non ha più paura. E' riuscita a fuggire. Sono andata a cercarla nella casa dei migranti, nella banlieue parigina. Uno squallido albergo, pieno di scarafaggi e puzzolente.
Originaria di Benin City, una grande città del sud della Nigeria, ha conosciuto "solo lacrime e preoccupazioni". Suo padre è morto quando era piccola. Sua madre aveva un deficit cognitivo. Precious dormiva con altri bambini in un hangar del mercato centrale, chiedeva l'elemosina, finché un giorno un uomo le ha rivelato di essersi innamorato di lei e le ha proposto di andare ad abitare a casa sua. Precious aveva 15 anni.
Quest'uomo era "cattivo, violento ed infedele". Da lui ha avuto 3 figli. A 19 anni, Precious decise di cercare lavoro. "Una donna mi disse che mi avrebbe pagato il viaggio fino in Italia. Una volta arrivata, mi avrebbe procurato falsi documenti. Non dovevo preoccuparmi di nulla. Avrei lavorato per lei qualche anno; il tempo necessario a rimborsare il mio debito: 65.000 Euro".
Benin City è nota come la "capitale" nigeriana della tratta. Le "maman", spesso esse stesse ex-prostitute, ingaggiano centinaia di ragazze per ripopolare i marciapiedi europei, soprattutto quelli dell'Italia meridionale. Per ottenere protezione pagano tangenti alla mafia nigeriana. Questa, a sua volta, condivide una parte del lucroso traffico con la mafia italiana.
Precious affidò allora i figli alla madre, promettendo di inviare loro denaro. "Arrivederci!" Non li ha più rivisti. "Il viaggio in mare è stato orribile - ricorda. Non abbiamo mangiato nulla per quattro giorni. Ma non siamo naufragati. Eravamo tutti vivi quando il battello ci ha trovati". Sono approdati in Sicilia.
Il seguito della storia lo conoscono tutte le ragazze di Benin City. Appena uscite dal centro di primo soccorso ed accoglienza, è venuto a cercarle un uomo. Ha procurato loro falsi documenti, abiti corti e scarpe con  i tacchi alti. La sera stessa erano sparpagliate su una strada di campagna ad aspettare i clienti. "Il primo giorno ho avuto 10 clienti. Di sera - mi ricordo - ho dovuto riscaldare dell'acqua e bagnare un pezzo di stoffa. L'ho applicato lì". Mi mostra il basso ventre. "Ha calmato un po' il dolore".
 
Passeggiamo
Al brigadiere capo non piacciono le ronde al bois de Boulogne. Non ama neppure fermare le ragazze, ma ha degli ordini da rispettare.
"Se queste ragazze sono sfruttate dai trafficanti, sappiamo per certo che il giorno dopo non saranno più qui [..] Devono vedersela con persone non troppo gentili!"
Nel nord ovest del 16° arrondissement le prostitute sono di origine africana. In una via ci sono le Centroafricane, in un'altra le Nigeriane. A Porte Maillot ci sono [invece] le Romene. Verso Place de l'Etoile, nei quartieri eleganti, da dieci anni ci sono gli stessi camioncini: qui si trovano le donne che esercitano la prostituzione da tempo. Nel bosco, luogo prediletto dai travestiti e dai transessuali, anche le reti di trafficanti rumeni iniziano a collocare le loro ragazze.
Non fa proprio caldo stasera, ma Kristina non indossa nulla sotto la finta pelliccia bianca. Si intravedo  sotto la pelliccia il seno enorme e anche il sesso. Ancheggia daanti ai finestrini dell'auto di un potenziale cliente. La sua collega Paola è molto più elegante. Indossa un abitino blu notte molto corto, che valorizza le lunghe gambe perfettamente depilate. Anche Paola prima era un uomo. Sei mesi dopo l'operazione si sarebbe ritrovata a lavorare tutta la notte come prostituta. Ma ora viene qui solo una volta alla settimana. Dal Perù sono arrivate nuove trans, racconta. "Fanno le loro cose per 5 euro! 5 euro, ti rendi conto?"
 
I clienti
La "prima volta" si era recato per lavoro in una piccola città di provincia. Si annoiava e ha fatto una telefonata dalla reception dell'hotel. "Non mi ricordo se fosse o meno carina. Ma ricordo che era molto giovane. Molto, molto giovane. E io ero molto imbarazzato [...] Non so come sia per gli altri, ma per me era molto importante che  anche lei godesse." Evidentemente è quello che lei le ha fatto credere. La seconda volta è accaduto a Las Vegas. Lungo la strada illuminata, come in un brutto remake di "Pretty Woman".
" L'ho fatta salire a bordo con la stessa eccitazione con cui mi sarei sniffato una striscia di coca".
Ricorda che l'indomani, ripassando sulla stessa strada di giorno, gli fu possibile osservare il viso delle donne sul marciapiede. "La luce rivelava le cicatrici della loro vita. Era una cosa triste".
Jean-Marie è un operaio manutentore, ma per i capelli grigi e il corpo gracile assomiglia ad un filosofo comunista dell'Est che vive a Parigi. Jean-Marie è un habitué dell'ambiente della prostituzione. O  meglio: lo era, visto che ha smesso completamente di frequentarlo. Sarà un caso, ma conserva perfettamente nella memoria il ricordo del giorno in cui ha avuto l'ultimo rapporto sessuale a pagamento, così come le prostitute rammentano il giorno in cui sono state con il primo cliente.
A 21 anni, Jean-Marie frequentava due o tre volte alla settimana via Saint-Denis. Poi ha iniziato a contattare escort. "Mi sono detto che avrei pagato di più, ma che almeno sarei stato sicuro che queste donne godessero di maggiore libertà di scelta...Che sciocchezza!", osserva. In quel periodo Jean-Marie moltiplicò le ore di straordinario in fabbrica per poter soddisfare la libido e realizzare le sue costose fantasie. Entrò allora  in un processo "puramente masturbatorio" nel quale a contare era soltanto il suo desiderio.
"Durante il rapporto sessuale, ci si focalizza sui propri diritti, sui propri bisogni e sul proprio dolore. Mi rifiutavo di vedere i sintomi del loro trauma, quando c'erano".
I sintomi del trauma: la dissociazione della mente durante il rapporto, ferite e segni sul corpo, l'alcolismo, la droga, le scarificazioni, l'aggressività...E' senza dubbio per questo che i clienti preferiscono cambiare spesso ragazze, per evitare di cogliere i segreti di un'intimità che farebbe loro prendere coscienza del fatto di far parte integrante di questo percorso traumatico.
 
La maggior parte dei siti di escort propongono una sezione di commenti dove i clienti possono valutare le performance e l'equilibrio delle ragazze e scrivere i giudizi anche sotto il loro profilo. Come un socio di Airbnb che può assegnare da una a cinque stelle al suo ultimo alloggio. Viene annotato il più piccolo segno di imperfezione: una cicatrice alla base del seno prova che l'escort ha il seno rifatto. Peggio ancora la cicatrice di un parte cesareo. Viene proscritta qualsiasi espressione di una vita esterna a quella che si svolge fra l'escort e i clienti.
Una buona prostituta deve avere un corpo da top model. Deve mostrare di amare quel che fa. Deve anche essere capace di conversare, perché "da una donna ci si aspetta più di un buco da trapanare". Un cliente spiega di aver insistito affinché una ragazza lo infilasse fra altri due. Ciò non gli ha impedito in seguito di lamentarsi della performance della "signorina". "Era un po' svogliata". Con un moto di comprensione e senza un errore di ortografia prosegue: "Forse si era surriscaldata dopo una lunga serie di appuntamenti".
 
Mélanie e il processo dell'hotel Carlton
Mélanie è riuscita a reggere fino al 5 febbraio 2015, giorno in cui è stata convocata dal tribunale di Lille per testimoniare al processo di Carlton. Poi è crollata [..] Mélanie ha incontrato Dominique Strauss-Kahn per la prima volta il giorno dell'udienza, ma ha lavorato per Dodo la Saumure, il magnaccia più celebre della Francia e del Belgio. "Dodo" lo chiama, quando non lo definisce "il gran porco" o "il maiale".
Prostituta da quando aveva 17 anni, è stata dappertutto. Nei bar dove si beve champagne e si pratica la prostituzione e nei quali percepiva anche una percentuale su ogni bottiglia consumata dai clienti. Aveva in media otto rapporti sessuali ogni notte e doveva andare continuamente in bagno a smaltire il troppo alcool bevuto. Mélanie è stata nelle vetrine di Gand, nelle case chiuse di Tournai, nei bordelli di Bruges, dove i clienti e i padroni la costringevano a rapporti orali senza preservativo. Questo fino a 19 anni. Prima di ricaderci a 25 anni. O forse più tardi. "Ho perso la nozione del tempo" assicura.
Proponeva i suoi servizi con annunci pubblicati su internet. Mélanie assicura di aver visto sfilare davanti a lei uomini importanti: star, atleti, avvocati, attori, medici. Poi, un giorno, due agenti di polizia hanno bussato alla sua porta e le hanno notificato l'avviso di comparizione presso il tribunale di Lille per testimoniare contro il suo ex magnaccia: Dodo. Il suo nome e il suo volto sono apparsi sui giornali. E' stata riconosciuta dai suoi cari, dai vicini, dagli ex datori di lavoro. E anche dall'ex marito con il quale è in causa per riavere l'affido dei due figli. Ora è lui a chiederle i danni e gli interessi per il pregiudizio subito dai bambini. Il processo l'ha consacrata professionalmente, confessa.
Ma l'ha anche indotta ad affrontare ciò che aveva rimosso e che le è accaduto durante l'infanzia. "L'ascolto delle testimonianze di Jade e di Mounia [le due ex prostitute che hanno partecipato alle serate con Dominique Strauss-Kahn] mi ha fatto venire in mente quel che ho vissuto". Le ha ricordato lo stupro subito all'età di 13 anni. Le ha fatto venire in mente la madre "una donna venale. [..] Una prostituta in un certo senso". Mélanie aveva solo 5 anni e la madre già le prometteva un futuro da "puttana".
A Mélanie piacerebbe rifarsi una vita. Ma per andare dove? Come uscirne?
"Mi hanno offerto 10.000 euro per un week-end. Tu cosa faresti al mio posto?"
A forza di fare il camaleonte, Mélanie si è persa. "Lotterò tutta la vita perché i miei figli diventino qualcuno. Non come me. Io non sono una persona. Sono già morta 10, 20, 30 volte". Si riaggiusta la parrucca: "Non sono neppure in grado di dirti quante volte sono morta".
 
Zaza la rana
Isabelle è alcolista da quando aveva otto anni. Le piacerebbe molto smettere di prostituirsi nel camping. Ma ogni volta "ci ricasca". In genere a partire dalla metà del mese, quando ha ormai esaurito l'importo del reddito minimo [RSA = reddito di solidarietà attiva]. "Ho bisogno di aprire le gambe per comprarmi da bere e ho bisogno di bere per dimenticare di averle aperte".
Potrei raccontarvi che suo padre ha ucciso sua madre quando Isabelle aveva due anni, scaraventandola dall'auto in marcia. Potrei raccontarvi che la piccola è stata sballottata  a casa di zii e cugini durante l'incarcerazione del padre. Che è rimasta incinta di due gemelli all'età di 16 anni e che ha avuto il primo rapporto sessuale a pagamento con il macellaio del paese in cambio di due bistecche. In seguito, ha chiesto 25 euro per ogni rapporto orale. "Non conoscevo i prezzi, non sapevo quanto valessi", dice. Potrei scrivere tutto questo.
Ma con quali parole raccontare l'inimmaginabile? Isabelle ha 38 anni, un viso segnato dall'alcool e un corpo infantile. Zaza si è stabilita qui da due anni con il marito, un ex cliente. Non è che  a lui piaccia molto vedere la moglie prostituirsi, ma non sa come fare per impedirlo. Isabelle è violenta. E anche lui, pare.
Mi ha fatto vedere la sua casa. Un museo di rane. Nel suo vecchio paese i vicini la chiamavano "rana" perché camminava con le gambe aperte. Allora ha iniziato a collezionarle. "Per dir loro: vi prendo in giro. Dite che sono una rana? D'accordo!" Al piano di sopra c'è la camera da letto del figlio più piccolo. Le è stato tolto ed è stato dato in affido, come gli altri due più grandi. Ma la mamma ha lasciato la camera intatta per "quando tornerà".
Sul balcone  Isabelle si è messa a piangere.
"Scherzo, faccio battute e tutto quanto, ma in realtà non sto per niente bene. Faccio sei docce al giorno. Mio marito non mi può più toccare. Mi faccio schifo".
 
 
 


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