Come ti aggiro il rapporto Honeyball
Nel 2014 il Parlamento
europeo ha approvato a larga maggioranza il rapporto Honeyball che, dopo aver osservato come la
prostituzione possa produrre effetti devastanti sulle persone che la
esercitano, provocando in particolare il
grave disturbo da stress post-traumatico (il 68% ne è affetto) e dopo aver
enumerato alcuni dei serissimi rischi che la sua pratica comporta, fra i quali
lo stupro subito, anche più di una volta, dal 62% delle donne coinvolte, invita gli
Stati Membri dell’UE ad abrogare le norme che le criminalizzano, sottolinea
come i dati confermino l’effetto dissuasivo sulla tratta del modello nordico
che sanziona l’acquisto delle prestazioni sessuali e rileva come, al contrario,
la legalizzazione aumenti la vulnerabilità
allo sfruttamento e il pericolo di essere sottoposte a violenze.
Contemporaneamente la
Commissione europea ha deciso di stanziare 2,5 milioni di euro destinati a
finanziare un progetto di ricerca sulla tratta e sui clienti della
prostituzione.
Orbene: il denaro è stato
erogato al consorzio DemandAT, composto esclusivamente da organizzazioni e
da persone favorevoli alla regolamentazione della prostituzione, che non hanno
alcuna specifica competenza sul tema.
Vi
propongo la traduzione di un interessantissimo e assai rilevante articolo di
Kajsa Ekis Ekman, giornalista marxista svedese, autrice di un documentato testo
sulla prostituzione intitolato Varat och varan, riproposto in lingua francese
ed inglese.
Il colpo di mano della lobby favorevole
alla prostituzione su un progetto di ricerca dell'EU
Kaisa
Ekis Ekman
Versione
originale: http://www.etc.se/ledare/eu-projekt-kuppat-av-prostitutionslobbyn
Traduzione
in francese: https://ressourcesprostitution.wordpress.com/2015/05/26/le-coup-de-force-du-lobby-prostitutionel-contre-un-projet-de-recherche-de-leu/
La Svezia in questo progetto è rappresentata da persone che non solo si
oppongono alla sua legge di interdizione dell'acquisto di sesso, ma mancano in
modo plateale della necessaria competenza. La partecipazione della Svezia a
questo progetto è compatibile con la politica estera femminista proclamata dal
nuovo governo svedese?
Una buona notizia tanto per cominciare: il Modello
svedese guadagna terreno. Negli ultimi anni l'Islanda, la Norvegia, il Canada,
l'Irlanda del Nord e la Francia (anche se il
progetto di legge di questo Stato è ancora bloccato dal Senato nel
momento in cui sto redigendo questo articolo) hanno approvato leggi che
sanzionano l'acquisto di sesso. Contemporaneamente, numerosi altri Paesi
pongono sempre più l'accento sulla domanda - cioè sulla responsabilità dei
prostitutori, i famosi clienti della prostituzione.
Nel 2014 il Parlamento europeo ha approvato a
grande maggioranza il rapporto Honeyball. Questo rapporto si concludeva osservando
che il Modello svedese è il più efficace in tema di lotta contro la tratta
degli esseri umani. Con lo stesso spirito, la Commissione ha annunciato un
progetto di ricerca di 2,5 milioni di euro destinato ad uno studio vertente in
modo specifico sul ruolo della domanda nel determinare la tratta degli esseri
umani a scopo di sfruttamento sessuale e sulla sua riduzione.
Ciò ha innescato nella lobby favorevole alla
prostituzione un cambiamento tattico, vale a dire una minore agitazione e
visibilità, meno attacchi [diretti contro le abolizioniste] sui blog e meno
infilitrazioni nelle cerchie femministe e nel movimento LGBT.
Queste tattiche sono state attualmente
rimpiazzate da azioni di lobbying esercitate nei confronti di istituzioni come
la UE, i governi nazionali le grandi
ONG, fra le quali Amnesty International e l'Organizzazione internazionale del
Lavoro. Senza dimenticare la creazione di proprie organizzazioni, i cui nomi
imitano quelli di altre che lottano contro la tratta (GAATW- Global Alliance Against
Traffic in Women, gruppo che fa parte della lobby favorevole alla prostituzione
e fondato sei anni dopo l'organizzazione femminista anti-tratta CATW-Coalition
Against Trafficking in Women).
E
ora, la cattiva notizia: è proprio questo tipo di organizzazioni che si è
appropriato del budget di questo progetto di ricerca della UE. E, a prima
vista, il progetto DemandAT sembra conforme ai criteri richiesti. Secondo la
presentazione dei suoi autori e autrici, esso "analizzerà la domanda di prostituzione"
perché - dicono queste persone - "ai clienti è stata riservata finora poca
attenzione". Lo scopo del progetto è quello di effettuare "un'analisi
empirica ed approfondita della domanda di tratta degli esseri umani".
Ma
appena si dà uno sguardo ai ricercatori e alle ricercatrici prescelte, si nota
una cosa strana. Al centro del progetto si trovano i più ardenti difensori
della legalizzazione dell'industria del sesso! Come, ad esempio, la politica e
lobbysta olandese Marieke van Doorninck, che ha fatto parte dei consigli di
amministrazione di quasi tutte le organizzazioni olandesi favorevoli alla
prostituzione, ivi compresa la tristemente celebre De Graaf Stichting,
all'origine delle organizzazioni con il logo "Ombrello Rosso" [N.d.t.
Si tratta di una fondazione che ha ispirato la politica dei Paesi Bassi sulla regolamentazione
della prostituzione. Ha creato l'organizzazione Tampep e il sindacato di sex
workers de Rode Draad , al quale
erano iscritte forse 100 prostitute su un totale di 25.000 e che riceveva fino
al 2004 finanziamenti dal governo. Si è sciolto nel 2013]. Marieke van
Doorninck ha fondato assieme ad altre persone l'ICRSE [International Committee
on the Rights of Sex Workers in Europe], che invita alla "difesa dei
diritti delle sex workers", ma lei, naturalmente, non si è mai
prostituita.
Presente
nel consorzio DemandAT è anche La Strada,
un' ONG olandese che, col pretesto di ridurre la tratta, lotta per ottenere la
legalizzazione della prostituzione nell'Europa dell'Est.
C'è
pure una studentessa dell'Università di Lund (Svezia) che sta conseguendo un
dottorato di ricerca. Non ha ancora completato la tesi, non ha mai pubblicato
un articolo su una rivista specializzata
che adotti la procedura di peer review [ N.d.t. procedura di selezione degli articoli proposti da
membri della comunità scientifica, effettuata attraverso una valutazione eseguita da specialisti del settore per
verificarne l'idoneità alla pubblicazione] o comunque su una rivista
scientifica, ma ciò non le impedisce di rappresentare ufficialmente la Svezia
in questo consorzio di ricerca. Non conosce [non avendolo mai affrontato] il
fenomeno della tratta e della domanda dei clienti della prostituzione,
l'argomento su cui verte il progetto europeo. Il suo nome, però, ci fa capire
come mai sia stata invitata a partecipare a questo progetto: si tratta,
infatti, di Petra Östergren che è da quindici anni la più virulenta critica
svedese del Modello nordico. Si tratta anche della sola antropologa svedese il
cui dottorato di ricerca sia stato finanziato dalla Fondazione Ax:son Johnson,
che ha finanziato altri progetti che difendono gli interessi neoliberisti
dell'industria del sesso, come la tesi di Susanne Dodillet sul "sesso come
lavoro", tesi accusata successivamente di disonestà intellettuale e di
mancato rispetto della deontologia professionale.
Al momento della
pubblicazione di questo articolo, Östergren ha già ricevuto 300.000 euro per
dirigere l'"équipe svedese" composta da lei stessa e da un'altra
studentessa. Sarà lei, assieme a lobbysti favorevoli alla prostituzione e a
ricercatori senza alcuna esperienza in materia di domanda, a valutare i
provvedimenti sulla tratta adottati dai Paesi europei, compresa la legge
svedese sul divieto di acquistare sesso. In queste condizioni, come è possibile
immaginare per un solo istante che il risultato finale possa essere obiettivo?
Ho contattato Albert Kraler,
promotore del progetto, e gli ho chiesto quali criteri siano stati seguiti
nella selezione dei ricercatori e delle ricercatrici del consorzio DemandAT.
Gli studi da loro precedentemente svolti, mi ha risposto. Quando ho cercato di
ottenere precisazioni su questi studi e ho chiesto se l'uno o l'altro dei
partecipanti al progetto avesse mai realizzato nel corso della sua carriera uno
studio sui clienti della prostituzione, mi ha informato che: "Il nostro
prioritario interesse non è di capire perché gli uomini comprino sesso. Non
studiamo empiricamente la prostituzione. Vogliamo piuttosto studiare l'effetto
delle diverse leggi che regolano la prostituzione". Ciò sta a significare
che non solo non hanno assolutamente intenzione di fare ciò che si ritiene
debbano fare e per cui hanno ricevuto 2 milioni e mezzo di euro, ma che la loro
intenzione è quella di effettuare uno studio completamente diverso. Quando gli
ho segnalato che la descrizione del progetto non ha nulla a che vedere con la
sua risposta, senza dissimulare la sua animosità, mi ha detto che io
"sembro avere un'idea piuttosto riduttiva dell'argomento" e che non
era sua intenzione perdere tempo a difendere il progetto.
Ha aggiunto, tuttavia, che
Östergren e la sua collega non saranno sole nel gruppo svedese. Verranno
aiutate da Don Kulick: un uomo noto per aver dichiarato che i clienti della
prostituzione "sono attualmente le persone più queer della Svezia".
Egli difende l'acquisto di sesso come forma speciale di sessualità che merita
di essere riconosciuta al pari dei diritti degli omosessuali. Si tratta di un
uomo che difende allegramente il diritto di 400.000 svedesi di acquistare sesso
e applaude gli uomini con disabilità che si recano in Thailandia per far
ricorso alla prostituzione.
Affidare la valutazione delle
azioni della UE sulla riduzione della tratta ad un gruppo di dichiarati
lobbysti pro-prostituzione sembra una barzelletta che non fa per niente
ridere. Sono stati scartati prestigiosi
ricercatori e ricercatrici esperti, come Julia O' Connell Davidson e Sven-Axel
Månsson, che studiano la domanda di prostituzione da più di 30 anni.
Gli altri ricercatori e
ricercatrici che fanno parte del consorzio DemandAT non hanno mai studiato la
prostituzione. Sono esperti di migrazioni, di pesca, di agricoltura, della
politica delle frontiere, i cui meccanismi non hanno alcuna relazione con i
motivi per cui gli uomini comprano sesso. E chi troviamo a supervisionare il
progetto? Niente di meno che l'ONG dell'industria del sesso: la GAATW.
Il governo svedese sa che il
Paese sarà rappresentato da persone che non solo si
oppongono alla sua legge di interdizione dell'acquisto di sesso, ma mancano in
modo plateale della necessaria competenza ?
La partecipazione della Svezia a questo progetto
è compatibile con la politica estera femminista proclamata dal nuovo governo? I
responsabili della Commissione Europea sanno che lobbisti senza scrupoli si
sono accapparrati il denaro pubblico che si pensa destinato allo studio della
domanda di prostituzione?
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