venerdì 5 giugno 2015

Il giudizio sulle legislazioni antitratta affidato dalla UE a sostenitori della prostituzione esperti di ...pesca



                                                   Come ti aggiro il rapporto Honeyball


Nel 2014 il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza il rapporto Honeyball  che, dopo aver osservato come la prostituzione possa produrre effetti devastanti sulle persone che la esercitano, provocando in particolare  il grave disturbo da stress post-traumatico (il 68% ne è affetto) e dopo aver enumerato alcuni dei serissimi rischi che la sua pratica comporta, fra i quali lo stupro subito, anche più di una volta, dal 62% delle donne coinvolte, invita gli Stati Membri dell’UE ad abrogare le norme che le criminalizzano, sottolinea come i dati confermino l’effetto dissuasivo sulla tratta del modello nordico che sanziona l’acquisto delle prestazioni sessuali e rileva come, al contrario, la legalizzazione aumenti la vulnerabilità   allo sfruttamento e il pericolo di essere sottoposte a violenze.
Contemporaneamente la Commissione europea ha deciso di stanziare 2,5 milioni di euro destinati a finanziare un progetto di ricerca sulla tratta e sui clienti della prostituzione.
Orbene: il denaro è stato erogato al consorzio DemandAT,   composto esclusivamente da organizzazioni e da persone favorevoli alla regolamentazione della prostituzione, che non hanno alcuna specifica competenza sul tema.
Vi propongo la traduzione di un interessantissimo e assai rilevante articolo di Kajsa Ekis Ekman, giornalista marxista svedese, autrice di un documentato testo sulla prostituzione intitolato   Varat och varan, riproposto in lingua francese ed inglese.
 
 

 
Il colpo di mano della lobby favorevole alla prostituzione su un progetto di ricerca dell'EU
Kaisa Ekis Ekman
La Svezia in questo progetto è rappresentata da persone che non solo si oppongono alla sua legge di interdizione dell'acquisto di sesso, ma mancano in modo plateale della necessaria competenza. La partecipazione della Svezia a questo progetto è compatibile con la politica estera femminista proclamata dal nuovo governo svedese?
 
Una buona notizia tanto per cominciare: il Modello svedese guadagna terreno. Negli ultimi anni l'Islanda, la Norvegia, il Canada, l'Irlanda del Nord e la Francia (anche se il  progetto di legge di questo Stato è ancora bloccato dal Senato nel momento in cui sto redigendo questo articolo) hanno approvato leggi che sanzionano l'acquisto di sesso. Contemporaneamente, numerosi altri Paesi pongono sempre più l'accento sulla domanda - cioè sulla responsabilità dei prostitutori, i famosi clienti della prostituzione.
Nel 2014 il Parlamento europeo ha approvato a grande maggioranza il rapporto Honeyball. Questo rapporto si concludeva osservando che il Modello svedese è il più efficace in tema di lotta contro la tratta degli esseri umani. Con lo stesso spirito, la Commissione ha annunciato un progetto di ricerca di 2,5 milioni di euro destinato ad uno studio vertente in modo specifico sul ruolo della domanda nel determinare la tratta degli esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e sulla sua riduzione.
Ciò ha innescato nella lobby favorevole alla prostituzione un cambiamento tattico, vale a dire una minore agitazione e visibilità, meno attacchi [diretti contro le abolizioniste] sui blog e meno infilitrazioni nelle cerchie femministe e nel movimento LGBT.
Queste tattiche sono state attualmente rimpiazzate da azioni di lobbying esercitate nei confronti di istituzioni come la UE, i governi nazionali  le grandi ONG, fra le quali Amnesty International e l'Organizzazione internazionale del Lavoro. Senza dimenticare la creazione di proprie organizzazioni, i cui nomi imitano quelli di altre che lottano contro la tratta (GAATW- Global Alliance Against Traffic in Women, gruppo che fa parte della lobby favorevole alla prostituzione e fondato sei anni dopo l'organizzazione femminista anti-tratta CATW-Coalition Against Trafficking in Women).
E ora, la cattiva notizia: è proprio questo tipo di organizzazioni che si è appropriato del budget di questo progetto di ricerca della UE. E, a prima vista, il progetto DemandAT sembra conforme ai criteri richiesti. Secondo la presentazione dei suoi autori e autrici, esso "analizzerà la domanda di prostituzione" perché - dicono queste persone - "ai clienti è stata riservata finora poca attenzione". Lo scopo del progetto è quello di effettuare "un'analisi empirica ed approfondita della domanda di tratta degli esseri umani".
Ma appena si dà uno sguardo ai ricercatori e alle ricercatrici prescelte, si nota una cosa strana. Al centro del progetto si trovano i più ardenti difensori della legalizzazione dell'industria del sesso! Come, ad esempio, la politica e lobbysta olandese Marieke van Doorninck, che ha fatto parte dei consigli di amministrazione di quasi tutte le organizzazioni olandesi favorevoli alla prostituzione, ivi compresa la tristemente celebre De Graaf Stichting, all'origine delle organizzazioni con il logo "Ombrello Rosso" [N.d.t. Si tratta di una fondazione che ha ispirato la politica dei Paesi Bassi sulla regolamentazione della prostituzione. Ha creato l'organizzazione Tampep e il sindacato di sex workers de Rode Draad , al quale erano iscritte forse 100 prostitute su un totale di 25.000 e che riceveva fino al 2004 finanziamenti dal governo. Si è sciolto nel 2013]. Marieke van Doorninck ha fondato assieme ad altre persone l'ICRSE [International Committee on the Rights of Sex Workers in Europe], che invita alla "difesa dei diritti delle sex workers", ma lei, naturalmente, non si è mai prostituita.
Presente nel consorzio DemandAT è anche La Strada, un' ONG olandese che, col pretesto di ridurre la tratta, lotta per ottenere la legalizzazione della prostituzione nell'Europa dell'Est.
C'è pure una studentessa dell'Università di Lund (Svezia) che sta conseguendo un dottorato di ricerca. Non ha ancora completato la tesi, non ha mai pubblicato un articolo su una rivista specializzata  che adotti la procedura di peer review [ N.d.t. procedura di selezione degli articoli proposti da membri della comunità scientifica, effettuata attraverso una valutazione  eseguita da specialisti del settore per verificarne l'idoneità alla pubblicazione] o comunque su una rivista scientifica, ma ciò non le impedisce di rappresentare ufficialmente la Svezia in questo consorzio di ricerca. Non conosce [non avendolo mai affrontato] il fenomeno della tratta e della domanda dei clienti della prostituzione, l'argomento su cui verte il progetto europeo. Il suo nome, però, ci fa capire come mai sia stata invitata a partecipare a questo progetto: si tratta, infatti, di Petra Östergren che è da quindici anni la più virulenta critica svedese del Modello nordico. Si tratta anche della sola antropologa svedese il cui dottorato di ricerca sia stato finanziato dalla Fondazione Ax:son Johnson, che ha finanziato altri progetti che difendono gli interessi neoliberisti dell'industria del sesso, come la tesi di Susanne Dodillet sul "sesso come lavoro", tesi accusata successivamente di disonestà intellettuale e di mancato rispetto della deontologia professionale.
Al momento della pubblicazione di questo articolo, Östergren ha già ricevuto 300.000 euro per dirigere l'"équipe svedese" composta da lei stessa e da un'altra studentessa. Sarà lei, assieme a lobbysti favorevoli alla prostituzione e a ricercatori senza alcuna esperienza in materia di domanda, a valutare i provvedimenti sulla tratta adottati dai Paesi europei, compresa la legge svedese sul divieto di acquistare sesso. In queste condizioni, come è possibile immaginare per un solo istante che il risultato finale possa essere obiettivo?
Ho contattato Albert Kraler, promotore del progetto, e gli ho chiesto quali criteri siano stati seguiti nella selezione dei ricercatori e delle ricercatrici del consorzio DemandAT. Gli studi da loro precedentemente svolti, mi ha risposto. Quando ho cercato di ottenere precisazioni su questi studi e ho chiesto se l'uno o l'altro dei partecipanti al progetto avesse mai realizzato nel corso della sua carriera uno studio sui clienti della prostituzione, mi ha informato che: "Il nostro prioritario interesse non è di capire perché gli uomini comprino sesso. Non studiamo empiricamente la prostituzione. Vogliamo piuttosto studiare l'effetto delle diverse leggi che regolano la prostituzione". Ciò sta a significare che non solo non hanno assolutamente intenzione di fare ciò che si ritiene debbano fare e per cui hanno ricevuto 2 milioni e mezzo di euro, ma che la loro intenzione è quella di effettuare uno studio completamente diverso. Quando gli ho segnalato che la descrizione del progetto non ha nulla a che vedere con la sua risposta, senza dissimulare la sua animosità, mi ha detto che io "sembro avere un'idea piuttosto riduttiva dell'argomento" e che non era sua intenzione perdere tempo a difendere il progetto.
Ha aggiunto, tuttavia, che Östergren e la sua collega non saranno sole nel gruppo svedese. Verranno aiutate da Don Kulick: un uomo noto per aver dichiarato che i clienti della prostituzione "sono attualmente le persone più queer della Svezia". Egli difende l'acquisto di sesso come forma speciale di sessualità che merita di essere riconosciuta al pari dei diritti degli omosessuali. Si tratta di un uomo che difende allegramente il diritto di 400.000 svedesi di acquistare sesso e applaude gli uomini con disabilità che si recano in Thailandia per far ricorso alla prostituzione.
Affidare la valutazione delle azioni della UE sulla riduzione della tratta ad un gruppo di dichiarati lobbysti pro-prostituzione sembra una barzelletta che non fa per niente ridere.  Sono stati scartati prestigiosi ricercatori e ricercatrici esperti, come Julia O' Connell Davidson e Sven-Axel Månsson, che studiano la domanda di prostituzione da più di 30 anni.
Gli altri ricercatori e ricercatrici che fanno parte del consorzio DemandAT non hanno mai studiato la prostituzione. Sono esperti di migrazioni, di pesca, di agricoltura, della politica delle frontiere, i cui meccanismi non hanno alcuna relazione con i motivi per cui gli uomini comprano sesso. E chi troviamo a supervisionare il progetto? Niente di meno che l'ONG dell'industria del sesso: la GAATW.
Il governo svedese sa che il Paese sarà rappresentato da persone che non solo si oppongono alla sua legge di interdizione dell'acquisto di sesso, ma mancano in modo plateale della necessaria competenza  ?
La partecipazione della Svezia a questo progetto è compatibile con la politica estera femminista proclamata dal nuovo governo? I responsabili della Commissione Europea sanno che lobbisti senza scrupoli si sono accapparrati il denaro pubblico che si pensa destinato allo studio della domanda di prostituzione?
 
 
 
  
 

 
 
 
 
 

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