Articolo originariamente pubblicato, nel
2014, sul blog di Massimo Lizzi Mito
n. 1 — La regolamentazione della prostituzione accresce la sicurezza delle
donne
Falso. Nei Paesi che hanno legalizzato o
regolamentato la prostituzione le donne coinvolte continuano ad essere esposte
a gravi atti di violenza. Secondo il rapporto prodotto dal governo della Nuova
Zelanda nel 2008 “la maggioranza delle sex workers intervistate ha sostenuto
che la decriminalizzazione della prostituzione poteva fare ben poco per ridurre
la violenza esercitata” nell’industria del sesso. [justice.govt.nz p.14]
L’omicidio insoluto della vittima ungherese della
tratta Bernadette Szabò nel 2009, che è stata accoltellata in un bordello
legale del quartiere a luci rosse di Amsterdam, mostra come la pratica dei
rapporti mercenari in un locale autorizzato non garantisca protezione contro la
violenza. Inoltre, anche se il crimine è stato eseguito in una zona
apparentemente controllata, quasi quattro anni dopo, non è stato ancora
individuato alcun responsabile né dell’omicidio, né della tratta della donna.
Una ricerca compiuta a San Francisco
ha rivelato che il 62% delle donne di origine asiatica che praticava la
prostituzione nelle sale massaggio della città era stata aggredita dai clienti.
Che l’esercizio della prostituzione nei bordelli non sia affatto sicura lo
testimoniano, fra le altre donne, una sopravvissuta californiana che
riferisce di tentativi di strangolamento e di atti di sadismo e Rebecca Mott.
In Colombia il 59%, in Germania il 52%, in
Messico (dove sono state intervistate anche le lap dancers) il 48%, in Turchia
il 68% delle donne prostituite sono state minacciate con armi. Negli stessi
Paesi rispettivamente il 70%, il 61%, il 59%, l’80% di loro ha subito violenze
fisiche; il 47%, il 63%, il 46% e il 50% di loro è stata stuprata. Sono dati
ricavati da uno studio di Melissa Farley del 2003
(pag.43) e si riferiscono a Stati che hanno adottato una normativa di
regolamentazione della prostituzione.
Per provare che la regolamentazione della
prostituzione e la legalizzazione del prossenetismo consentirebbero alle donne
di operare in un ambiente più sicuro, bisognerebbe dimostrare che gli omicidi
delle prostitute sono: 1) collegati al regime giuridico e non sono soltanto la
conseguenza della violenza sessuale maschile; 2) che sono connessi, in
sostanza, alla prostituzione di strada. Infatti, i promotori della
regolamentazione della prostituzione sostengono che la prostituzione negli
appartamenti, nei bordelli, nelle agenzie di escort, nelle sale massaggio ecc.
è più sicura di quella che si esercita in strada. Ora: tra i 29 omicidi di
donne prostituite o legate alla prostituzione avvenuti nel Québec a partire dal
1989 vi sono stati almeno 19 assassini di donne, vale a dire i due terzi dei
casi, che non esercitavano un’attività prostituzionale sul marciapiede al
momento dell’assassinio. La lista delle donne assassinate, legate alla
prostituzione, ci dice che molte di loro prestavano servizio presso agenzie di
escort, operavano nei loro appartamenti o si recavano a casa dei clienti.
Alcune sono state uccise dai clienti, altre dai prosseneti. Alcune sono state
assassinate da un loro cliente abituale, altre da sconosciuti nell’ambito di un
regolamento dei conti (crimine organizzato). E’ dunque arbitrario sostenere che
la regolamentazione della prostituzione nei bordelli e in altri luoghi simili
garantisca una maggiore sicurezza alle prostitute.
Se si analizza il problema avvalendosi di un confronto, sorgono parecchi dubbi
sul fatto che la legislazione eserciti l’influenza che i sostenitori della
regolamentazione le attribuiscono. Il camionista Eckert Volker, soprannominato
l’assassino della Polaroid, perché nella cabina del suo camion conservava le
fotografie delle sue vittime, ha ucciso 23 donne, soprattutto prostitute. Ha
seminato la morte in diversi Paesi europei, tra cui la Spagna dove il
prossenetismo è legale, in Germania (dove il prossenetismo e la prostituzione
nei bordelli sono stati legalizzati nel 2002, pratiche che, prima della
legalizzazione, erano tuttavia largamente tollerate), in Francia e forse anche
in Italia. Un altro assassino: Jack Unterweger ha percorso in lungo e in largo
l’Europa, il Canada e gli Stati Uniti. Dopo l’estradizione dagli Stati Uniti
(dove ha ucciso almeno tre prostitute) è stato accusato in Austria
dell’assassinio di 11 prostitute, dieci in Austria e una nella Slovacchia, ed è
stato condannato per l’omicidio di nove di loro. Ora: in Austria la
prostituzione è legale nei bordelli dal XIX esimo secolo e la prostituzione di
strada è proibita.
Nei Paesi dove la prostituzione e il lenocinio sono stati legalizzati, un’alta
percentuale di prostitute, se non la maggioranza, esercita al di fuori del
contesto legale […] Nello Stato di Vittoria, in Australia, dove la
prostituzione nei bordelli è regolamentata dal 1984, le autorità stimano che vi
siano 500 bordelli, 400 dei quali illegali.
La causa degli omicidi è l’odio degli uomini verso le donne, sopratutto verso
le prostitute, quale che sia l’inquadramento giuridico della
prostituzione : regolamentarista o no e indipendentemente dal fatto che
l’attività prostitutiva si svolga in bordelli, in appartamenti, sul
marciapiede, nelle agenzie di escort, nei bar o nelle sale massaggio.
Gli assassini sessuali seriali colpiscono le donne per pura misoginia e per
bisogno di dominio. Aggrediscono soprattutto le prostitute perché sanno che la
scomparsa di queste donne e la loro morte non interessano alle autorità e che
essi possono pertanto cavarsela. In Canada, se le prostitute sono di origine
autoctona o meticcia, questo fattore risulta aggravato. Ciò spiega in buona
parte la scarsa efficacia della polizia, messa in evidenza, tra l’altro, dal
caso di Robert Pickton a Vancouver in Canada e dal caso Gary Ridgway,
l’assassino di Green River nella zona di Seattle negli Stati Uniti. Questi
omicidi hanno potuto proseguire le proprie attività per molti anni, perché la
polizia non si preoccupava affatto della scomparsa e dell’assassinio di donne
prostituite. La violenza sessuale letale nei confronti delle donne operanti
nell’industria del sesso deriva dalla natura stessa di questa industria e dai
rapporti sociali ad essa sottesi, incluso il razzismo. Sono le donne più
fragili, quelle appartenenti soprattutto a minoranze etniche e nazionali,
vittime di aggressioni sessuali nell’infanzia ad opera di membri della loro
cerchia familiare, le più suscettibili di essere reclutate dall’industria del
sesso.
Mito n. 2 — La regolamentazione della
prostituzione incrementa la salute e il benessere delle donne
Falso. In un rapporto redatto nel 2007, il
ricercatore olandese Daalder osserva come il grado di benessere psicologico
delle donne che si prostituiscono si sia ridotto tra il 2001 e il 2006.
Corrispondentemente, si è accresciuta l’entità del disagio, così come l’impiego
dei sedativi . [A.
Daalder, Prostitution in the Netherlands since the lifting of the brothel ban,
2007, p.66. www.wodc.nl. pp.15 e 71] Questa
informazione trova conferma nel rapporto stilato nel 2010 da Anton van Wijk e
da altri autori, che segnalano anche il consumo di sostanze stupefacenti come
“farmaci” che consentono di tollerare il malessere connesso alla pratica dei
rapporti mercenari. [Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep. Een onderzoek
naar de prostitutiebranche in Amsterdam (Una professione vulnerabile.
Un’indagine sul settore della prostituzione ad Amsterdam), 2010, pp.33 e 38, ecpat.nl pp60]
Le organizzazioni di aiuto sono particolarmente
preoccupate per le condizioni di salute delle prostitute dell’Europa dell’Est
ed in particolare delle ragazze rom che praticano rapporti mercenari nei Paesi
Bassi. Queste ultime vengono frequentate da uomini che pretendono rapporti
sessuali estremi, adottano un comportamento violento e non vogliono pagare il
prezzo pattuito [Ibidem, p.59].
Dalla ricerca succitata di Melissa Farley si
apprende che l’86% delle prostitute colombiane, il 60% di quelle tedesche, il
54% di quelle messicane e il 66% di quelle turche soffre di sindrome da stress
post traumatico, un disturbo psicologico caratteristico delle donne che hanno
subito stupri.
L’abuso di alcool, stupefacenti e psicofarmaci è
elevatissimo. In un’alta percentuale di prostitute è stata riscontrata la
presenza di ansia e di depressione che può condurre ad ideazioni suicidarie.
Quanto ai disturbi fisici sono frequenti disturbi gastrointestinali: dolori
allo stomaco, nausea, vomito, disturbi pelvici e molti altri tipi di affezioni.
Ingente il numero di infezioni uterine ed anali e di gravidanze indesiderate.
[Melissa Farley, pp.53–54] La diffusione delle malattie sessualmente trasmesse
merita una considerazione a parte.
Mito n. 3 — La regolamentazione della
prostituzione favorisce la diffusione di pratiche sessuali più sicure
Nei bordelli tedeschi, almeno in quelli che
applicano la tariffa forfettaria, non è infrequente che venga pubblicizzata dai
proprietari e, quindi, sostanzialmente imposta alle prostitute la pratica del
sesso orale senza preservativo, come accade ad esempio nel celeberrimo Pascha.
In Svizzera, altro Paese regolamentarista, è
molto diffusa la prostituzione coatta che si svolge sotto il controllo di
prosseneti particolarmente violenti. Le ragazze, provenienti soprattutto dalla
comunità rom dell’Ungheria, vengono picchiate fino a perdere conoscenza,
costrette ad abortire e ad accettare qualsiasi tipo di rapporto sessuale senza
l’uso del profilattico [rts.ch]. L’80% dei clienti chiede che
non venga usato il preservativo[criminologiaonline.com].
Nei Paesi Bassi, per evitare che le prostitute
contraggano malattie sessualmente trasmissibili, i proprietari dei sex club
dovrebbero rifornirle di preservativi, come prescritto da una serie di
regolamenti comunali. Non sempre, però, questa norma viene rispettata. Vi sono
gestori che accollano alle prostitute l’onere di provvedere alla tutela della
propria salute. Alcuni di loro sono perfettamente consapevoli che alcune
ragazze non impiegano il preservativo e sono convinti che questo comportamento
sia positivo perché genera introiti supplementari al locale. Per attirare
clienti, molte prostitute dell’Europa dell’Est che espongono il proprio corpo
nelle vetrine riducono il prezzo della prestazione e praticano rapporti senza
profilattico, con il rischio di contrarre malattie, di rimanere incinte, di
abortire. Dalle recensioni pubblicate su un forum di clienti si apprende che
circa un sesto e anche più di escort ad Amsterdam pratica rapporti orali senza
condom (il contatto tra sperma infetto e mucose è una delle vie di contagio del
virus HIV). Dal 17% al 22% degli accompagnatori della città che servono una
clientela maschile ha contratto una malattia sessualmente trasmissibile. Come
ammettono i clienti, anche le prostitute che esercitano in casa offrono
abbastanza frequentemente prestazioni sessuali non protette, soprattutto ai
frequentatori abituali. Lo stesso accade nelle sale massaggio cinesi e
thailandesi. Delle 405 ragazze che si sono rivolte al Centro Prostituzione e
Salute di Amsterdam nel 2008 54 sono risultate affette da malattie sessualmente
trasmissibili (in particolare dall’infezione della clamidia = 63%, dalla
sifilide = 26% e dalla gonorrea = 11%) . Il 15% delle donne dell’Europa
dell’Est sottopostesi volontariamente ai test è risultato affetto da una
malattia sessualmente trasmissibile. Lo stesso è accaduto al 9% delle olandesi.
[Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep. Een onderzoek naar de
prostitutiebranche in Amsterdam (Una professione vulnerabile. Un’indagine sul
settore della prostituzione ad Amsterdam), cit].
Mito n. 4 — La regolamentazione della
prostituzione offre a chi la pratica migliori condizioni di lavoro e opportune
garanzie previdenziali
Falso. Nel 2007, cinque anni dopo la
promulgazione della legge che regolamenta l’industria del sesso, il Ministero
della Famiglia tedesco ha redatto un rapporto dal quale si evince come la nuova
normativa non abbia «apportato alcun apprezzabile miglioramento reale alla
sicurezza sociale delle prostitute» e alle loro condizioni di lavoro. Del
resto, soltanto l’1% delle donne intervistate aveva dichiarato di aver
sottoscritto un contratto di lavoro come prostituta. Analogamente: iscrizioni
delle prostitute alla previdenza sociale sono quasi inesistenti. Le condizioni
di lavoro, poi, sono pessime, in particolare nei bordelli che hanno introdotto
la tariffa forfettaria che prevede che i clienti, dietro corresponsione di una
determinata somma di denaro, (ad esempio: 70 euro) possano consumare rapporti
mercenari con tutte le donne che desiderano, per tutto il tempo che vogliono e
in qualsiasi forma (sesso vaginale, orale anche senza preservativo, anale,
gang-bang). Naturalmente ciò si traduce per le ragazze in un ritmo infernale di
sfruttamento, in un susseguirsi frenetico di intrusioni di estranei nel proprio
corpo, al quale non possono. Le condizioni di lavoro delle donne prostituite
sono «peggiorate nel corso degli ultimi anni», spiega l’operatrice sociale
Andrea Weppert. «In Germania, nel complesso, sono offerti molti più servizi
sessuali in condizioni più rischiose e per meno soldi che 10 anni fa» [consumabili.blogspot.it].
Lo stesso accade nei Paesi Bassi, dove circa il
95% delle prostitute che praticano rapporti mercenari nel settore legale
vengono trattate come lavoratrici autonome, che affittano le stanze ove si
prostituiscono. Eppure, la maggioranza di loro ha un rapporto di lavoro che si
configura come dipendente. Teniamo presente che nei Paesi Bassi le lavoratrici
e i lavoratori autonomi non possono ottenere un prestito o un mutuo per
l’acquisto della casa, a causa della mancanza di un reddito fisso, e non
possono fruire di servizi come la pensione, l’assicurazione malattia, quella
contro l’invalidità [A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands…, cit.
p.67]. Dunque: la quasi totalità delle prostitute è esclusa dal godimento dei
diritti sociali e dall’applicazione delle norme di tutela del lavoro.
Mito n. 5 — La regolamentazione della
prostituzione riduce lo stigma delle persone coinvolte
Falso. La stigmatizzazione e la discriminazione
delle persone nella prostituzione è fortemente radicata anche nei Paesi che
hanno adottato una normativa fondata sulla regolamentazione. Lo testimonia il
rapporto del Parlamento di Victoria in Australia [Parliament of Victoria Drugs
and Crime Prevention Committee, Inquiry into People Trafficking for Sex Work:
Final Report, pp. 131 e 138].
Il rapporto del governo della Nuova Zelanda del
2008 afferma che nonostante la regolamentazione lo stigma continua a colpire le
persone coinvolte nell’industria del sesso. Lo sfruttamento è presente anche
nei bordelli legali, mentre le donne che praticano rapporti mercenari in strada
subiscono molestie ed abusi dai passanti [New Zealand Ministry of Justice,
Report of the Prostitution Law Committee on the Operation of the Prostitution
Reform Act 2003, May 2008, p. 154 e p.124].
Nei Paesi Bassi, la maggior parte delle
prostitute non è iscritta, come previsto dalla legge, alla Camera di Commercio.
Molte di loro indicano come causa di questo comportamento il desiderio di
conservare l’anonimato in quanto la pratica dei rapporti mercenari rimane
fortemente stigmatizzata [A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands since
the lifting of the brothel ban, 2007, p.66–67]
Jacqui Hunt, direttrice dell’ufficio di Londra di
Equality Now, osserva a proposito della permanenza della stigmatizzazione negli
Stati che hanno adottato una legislazione imperniata sulla regolamentazione:
E’ difficile per la legalizzazione o per la
regolamentazione sopprimere — o almeno ridurre — la stigmatizzazione delle
persone nella prostituzione, poiché questi approcci non tengono conto del suo
intrinseco carattere imperniato sullo sfruttamento. Lo statu quo è mantenuto e
rafforzato, nella misura in cui la legalizzazione e la regolamentazione
accettano l’iniquo rapporto di potere che sussiste tra una donna e il suo
acquirente. Per contro, anche se acquista l’uso del corpo di un altro essere
umano, il compratore di sesso non è in alcun modo stigmatizzato da tali misure.
Ciò contribuisce al mantenimento di un sistema, in cui la donna nella
prostituzione continua ad essere subordinata, stigmatizzata, sfruttata e non
tutelata dai pregiudizi, mentre il suo acquirente si vede accordare l’immunità.
Mito n. 6 — La regolamentazione della
prostituzione elimina la clandestinità o comporta, comunque, una riduzione
dell’irregolarità, rendendo più trasparente il mercato del sesso
Nient’affatto! Nei Paesi Bassi negli ultimi anni
si è verificato un incremento del numero di prostitute che offrono prestazioni
sessuali attraverso Internet. La rete offre opportunità alle donne che non
possono o non vogliono praticare rapporti mercenari nel circuito dei locali
muniti di regolare licenza. [A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands…,
cit., p.81]. Secondo dati del Servizio Sanitario Nazionale riferiti al periodo
2002–2004 ad Amsterdam, città sulla quale possediamo un maggior numero di
informazioni, vi sarebbero 8000 prostitute, il 25% delle quali esporrebbero il
proprio corpo nelle vetrine, l’1% eserciterebbe in strada, il 25% nei sex club
e nelle case chiuse e il 49% in altri luoghi illegali (alberghi, bar, sale
massaggio, la propria casa) o in altre forme (escort) [Anton van Wijk et al.,
Kwetsbaar beroep, cit, p.32]. Dunque: quasi la metà della prostituzione ad
Amsterdam sarebbe sommersa.
Anton van Wijk e i suoi collaboratori hanno
redatto un rapporto nel 2010 che conferma questo preoccupante quadro con
riferimento alla città di Amsterdam. Gli autori osservano che, secondo dati del
2009, il numero delle escort operanti ad Amsterdam si aggira tra le 536 e le
580, tra le 200 e le 350, ossia tra un terzo e la metà delle quali non
dipendenti da un’agenzia e, pertanto, irregolari [Ibidem, p.98]. Tra le altre
forme di prostituzione non autorizzate vi è la pratica dei rapporti mercenari a
casa propria che coinvolgerebbe un numero massimo di 1680 donne [Ibidem,
p.121].
Anche nelle sale massaggio cinesi e thailandesi
possono essere offerte illegalmente prestazioni sessuali.
Diversi informatori indicano, poi, l’esistenza di
una tendenza sempre più diffusa ad impiegare gli hotel per esercitare la
prostituzione. Questa prassi non è legale. E’ probabile che nei Paesi Bassi vi
siano 68 hotel in cui si praticano rapporti mercenari su un totale di 254
(dunque, quasi un quarto del totale) [Ibidem, pp.138 e 140]
Altra forma di prostituzione illegale è quella
praticata nei bar, nei coffee shops e nei ristoranti che non dispongono di
apposita autorizzazione, così come quella esercitata nei parchi dai gay.
Sempre in Australia, ma nello stato di Victoria,
secondo l’ Australian Adult Entertainment Industry, esisterebbero un centinaio
di bordelli legali e ben 300 (il triplo) illegali [Wikipedia]
In Austria, nell’aprile 2007, erano registrate
1352 prostitute e 21 prostituti, ma il numero di donne che praticavano rapporti
mercenari era stimato tra i 3500
[http://en.wikipedia.org/wiki/Prostitution_in_Austria] e i 6000 [Idem e http://www.sjoe.at/content/frauen/themen/koerper/article/618.html].
Dunque la prostituzione irregolare è diffusissima. Chi la pratica rischia di
essere arrestata. A un quarto delle donne arrestate perché esercitano rapporti
mercenari sono state diagnosticate diverse malattie trasmesse sessualmente [Wikipedia]
Mito n. 7 — La regolamentazione della
prostituzione riduce lo sfruttamento e la subordinazione ai prosseneti.
Al contrario! La regolamentazione della
prostituzione comporta la legalizzazione e la legittimazione sociale del
prossenetismo, realizzata attraverso una duplice operazione: la trasformazione
dello Stato in magnaccia e dei papponi in rispettabili imprenditori del sesso.
Inoltre non determina neppure l’eliminazione della tratta, della prostituzione
coatta e delle forme illegali di lenocinio. Nei Paesi Bassi la diffusione della
prostituzione coatta sarebbe così estesa da raggiungere cifre comprese tra il
50% e l’85- 90% del totale. Nelle vetrine del quartiere a luci rosse di
Amsterdam: il De Wallen almeno il 90% delle prostitute risultano
subordinate ad un magnaccia, che estorce loro almeno la metà dei proventi.
La situazione non è diversa in Germania, dove,
come rivela un articolo pubblicato sul De Bild, la maggioranza delle prostitute
non lo è per libera scelta, ma per coercizione. Christian Zahel, capo
dell’Ufficio sulla criminalità organizzata nel Land della Bassa Sassonia
dichiara che 9 ragazze su 10 praticano rapporti mercenari perché costrette. Il
suo collega Hohmann, che dirige le inchieste sulla prostituzione a Stoccarda,
valuta che soltanto il 3%-5% delle donne che si prostituiscono in città non sia
soggetta ad un prosseneta. [caloupile.blogspot.fr]
Mito n. 8 — La regolamentazione della
prostituzione comporta una riduzione della criminalità organizzata
Ogni anno vengono riciclati in Olanda 18,5
miliardi di Euro. Il 10% di questo denaro deriva dal gioco d’azzardo e dallo
sfruttamento della prostituzione. [Gemeente Amsterdam, Ministerie van
Veiligheid en Justitie, Projectgroep Emergo, De gezamenlijke aanpak van de
zware ( georganiseerde) misdaad in het hart van Amsterdam, cit., p.68]
Più della metà dei coffee shop e delle vetrine
dove si esercita la prostituzione ad Amsterdam è risultato essere di proprietà
di bande criminali organizzate e di gruppi mafiosi provenienti, oltre che
dall’Olanda, da Stati dell’Europa orientale, in particolare dalla Bulgaria e
dall’Ucraina. E’ per questo motivo che le autorità comunali hanno deciso di
procedere alla chiusura di 200 dei 480 bordelli con vista su strada della città
[digitaljournal.com; telegraph.co.uk]. Già nel 2003, del
resto, il sindaco di Amsterdam aveva dichiarato che la legalizzazione non era
riuscita a prevenire la tratta ed aveva riconosciuto che era “apparentemente
impossibile creare una zona sicura e controllata per le donne che fosse al
riparo dalle violenze commesse dal crimine organizzato” [“Why streetwalkers are getting the boot,”
Expatica, 9 December 2003].
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