venerdì 3 ottobre 2014

Manifesto dei terapeuti tedeschi del trauma contro la prostituzione

 
 
"La prostituzione non è assolutamente un mestiere come un altro. E' umiliazione, tortura e sfruttamento. Le persone che si prostituiscono provano molto orrore e disgusto, che devono reprimere per sopravvivere". Così dice Michaela Huber, psicologa e presidente della Società tedesca del trauma e della dissociazione.
"Nel sistema della prostituzione, le donne sono sistematicamente umiliate, usate e ridotte alla condizione di oggetti" spiega Lutz Besser, direttore del Centro di psicotraumatologia e di terapia del trauma della Bassa Sassonia.
"La prostituzione affonda le sue radici nella violenza esercitata sui bambini. E la società non dovrebbe occultare o negare questa violenza!" protesta Suzanne Leutner, vice presidente dell'associazione dei terapeuti del trauma EMDRIA.
Terapeuti tedeschi di primo piano insistono sull'importanza che la società acquisti consapevolezza del problema e sostengono la campagna "Stop all'acquisto di sesso". L'organizzazione, una coalizione di cittadini e di centri di esperti di traumi, chiede che i clienti vengano sanzionati, in conformità al modello svedese: "L'obiettivo non è quello di criminalizzare le prostitute, ma di focalizzare l'attenzione sui clienti, la cui domanda crea il mercato. Sono loro i responsabili del fatto che un numero crescente di giovani donne provenienti dai Paesi più poveri del mondo vengano condotte in Germania per esercitare la prostituzione". "E questo perché la realtà delle donne nella prostituzione è glorificata o banalizzata e ignorata e lo sfruttamento sessuale delle donne in questo modo viene normalizzato e consolidato".
Questa posizione chiara da parte di terapeuti esperti nel trattamento delle persone traumatizzate è, per così dire, clamorosa. Tra i terapeuti che hanno aderito all'iniziativa vi è il professor Günter Seidler, direttore del Dipartimento di traumatologia all'Università di Heidelberg e pioniere della ricerca tedesca sul trauma. "Ci sono già fin troppe persone psicologicamente traumatizzate. Le sofferenze mentali della prostituzione sono evitabili" dice Seidler, uno dei primi 90 firmatari dell'Appello per l'abolizione della prostituzione lanciato dalla rivista EMMA.
"La prostituzione è violenza, non è una professione!"  accusa il professor Wolfgang U. Eckart, direttore dell'Istituto di storia ed etica della medicina a Heidelberg sulla rivista Trauma and Violence.  Sostiene: "C'è ben poca libertà nella prostituzione in generale e non ce n'è proprio nella prostituzione soggetta allo sfruttamento dei prosseneti. La palese asimmetria di potere e il potenziale di violenza insito nel rapporto tra il prosseneta e la prostituta generano, in questa che  rappresenta la forma più antica di riduzione in schiavitù delle donne, relazioni costitutive di dipendenza che creano quasi automaticamente l'ambiente propizio alla pratica di atti traumatizzanti di violenza di ogni sorta".
La dottoressa Ingeborg Kraus è l'iniziatrice della protesta dei terapeuti. La traumatologa di Karlsruhe ha lavorato in Bosnia con le vittime degli stupri di guerra e al ritorno nelle cliniche tedesche di traumatologia ha scoperto che "anche qui, una paziente su due aveva subito violenze sessuali". Ad un certo punto, Kraus si è stancata di "lavorare per riparare i danni [subiti dalle donne che si rivolgevano a lei]" Si è detta: "Voglio impegnarmi anche nella prevenzione!" Questa include per lei la lotta contro la prostituzione. "Nei miei lunghi anni di esperienza psicoterapeutica, ho seguito alcune prostitute e sono venuta a conoscenza degli eventi che le hanno indotte a prostituirsi. Mi è apparso, così, chiaro che la prostituzione era, in tutti i casi, la continuazione delle esperienze violente che avevano vissuto in passato".
Michaela Huber, basandosi sulla sua esperienza terapeutica e su quella di "molti, molti colleghi", non può che confermare quanto detto. "Chi può concepire anche soltanto l'idea di vendere il proprio corpo? La condizione che la rende possibile è l'alienazione dal proprio corpo". E prosegue: "Provate ad immaginare: bisogna farsi penetrare molte volte da sconosciuti. L'alienazione è necessaria, per poterlo fare. Ci si lascia dietro solo un guscio vuoto che può ancora compiere alcuni gesti e movimenti".
Questa proiezione di sé all'esterno - dissociazione nel gergo degli specialisti - le vittime di violenza sono state costrette ad apprenderla rapidamente. Non è un caso che vi siano studi che dimostrano che la maggioranza delle donne (e degli uomini) che esercitano la prostituzione abbiano subito nell'infanzia abusi sessuali o altre forme di violenza traumatica o di negligenza.
Anche il traumatologo Lutz Besser chiede un ripensamento a proposito dell'accettazione della prostituzione. Egli teme che ci sia il rischio di cadere nell'era glaciale dell'etica."La morale è una parte della questione" dice Besser. "Ma l'etica induce anche a porsi la domanda: "Che cosa succede ad altre persone quando faccio qualcosa?" Questa, però, è una domanda che i clienti non si pongono. "Gli uomini che frequentano prostitute non si rendono conto che la maggior parte delle donne dell'industria del sesso subiscono pressioni e costrizioni. Una società che legittima questo pretende che la prostituzione sia trattata come la cosa più normale del mondo", spiega il terapeuta. "Ed è un peccato che la nostra società non abbia una posizione più chiara su questo punto!".
A Berlino, i politici stanno consultandosi. Non solo sul modo in cui la prostituzione dovrebbe essere regolamentata giuridicamente; dovranno anche decidere la posizione della nostra società al riguardo: se la prostituzione debba continuare ad essere "un mestiere come un altro" o se sia contraria alla dignità umana e distrugga le persone. I terapeuti che sottoscrivono questo appello sperano che i politici smettano di affidare a loro un numero sempre più grande di persone traumatizzate e scelgano infine la via della prevenzione.
 
Firmatari
Lutz Besser, specialista in psichiatria e in psicoterapia, KJP psichiatra KJP, direttore del Centro di psicotraumatologia e di terapia del trauma della Bassa Sassonia;
Professor Wolfgang U. Eckart, direttore dell'Istituto di storia e di etica della medicina, Heidelberg;
Michaela Huber, psicologa, presidente della Società tedesca di traumatologia e dissociazione, Kassel;
Karin Hübner, terapeuta infantile e psichiatra degli adolescenti;
Brigitte Jahnke, psicologa, Clinica di psicoterapia, Bad Salzuflen
Dottoressa Ingeborg Kraus, psicologa, psicoterapeuta;
Anja Lech Leitner, psicologa, Worms;
Susanne Leutner, psicologa, vicepresidente dell'EMDRIA;
Katya Paternoga, Clinica di psichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, Rathenow;
Dottor Günter Seidler, direttore del Dipartimento di psicotraumatologia all'Università di Heidelberg;
Uschi Timm-Winkmann, psicologo del profondo, Karlsruhe;
Mia Thiel, operatrice della linea telefonica di emergenza per ragazze e donne stuprate, Mainz
 

 

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