"La prostituzione consta di un numero
incalcolabile e quotidiano di penetrazioni vaginali, anali, orali non
desiderate. Il problema della salute delle persone prostituite non può essere
posto se rifiutiamo di aprire gli occhi su questa realtà".
L'ispezione generale degli
affari sociali (IGAS), nel suo rapporto sulla salute delle persone prostituite,
segnala i diversi e numerosi problemi legati all'esercizio della prostituzione:
malattie sessualmente trasmissibili, dipendenze da droghe e alcool e patologie
legate alla precarietà, problemi ginecologici, lesioni secondarie connesse alle
violenze subite.
Riporteremo, in particolare,
la testimonianza di un ginecologo che lavora in ospedale e che ha visitato
numerose donne vittime di reti criminali: "Le lesioni osservate sul corpo delle donne sono cicatrici conseguenti
al fatto di essere state aggredite, strascicate, graffiate, così come strappi
di capelli e bruciature di sigarette. A livello vulvo-vaginale, l'esame
ginecologico rivela vulve molto deformate e, talvolta, vagine con cicatrici
dure e molto dolorose, soprattutto nella parte alta dove esistono a volte
cicatrici che ne diminuiscono nettamente la lunghezza".
Un tasso di mortalità sei volte più alto
della media
La violenza è inerente all'attività prostituente. Per
non citare che una di queste violenze, che le persone prostituite devono
sopportare, in Europa, tra il 16% e il 76% delle donne prostituite dichiara di
essere stata vittima di stupro nei dodici mesi precedenti. Il tasso di
mortalità delle persone in situazione di prostituzione è sei volte più elevato
di quello del resto della popolazione.
Alcuni tentano di ridurre la questione della salute al solo problema
costituito dalle malattie sessualmente trasmissibili. Questo approccio è
inefficace e pericoloso. Di fatto, occulta completamente le violenze, gli
stupri, le aggressioni, i traumi dai quali sono colpite le persone prostituite
e che costituiscono dei rischi per la loro stessa esistenza.
Bisogna ricordare che la
salute costituisce, secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Salute,
uno stato di benessere fisico, psichico e sociale e non consiste soltanto
nell'assenza di malattie o di infermità.
La prevenzione dei rischi infettivi rappresenta una
colonna portante della presa in carico delle persone prostituite. Ma non può
essere la sola risposta a un fenomeno complesso, che richiede una politica
globale. Per quanto riguarda
l'impatto delle diverse legislazioni sulla prevalenza dell'HIV, numerosi studi
hanno mostrato che la criminalizzazione delle persone prostituite rappresenta
un rischio di contagio. Il fatto che la
proposta di legge n.1437 ( n.d.t. quella di impronta abolizionista approvata in
Francia dall'Assemblea Nazionale il 4 dicembre), rafforzando la lotta contro il
sistema prostituente abroghi il reato di adescamento rappresenta dunque un
importante progresso.
Per contro, la penalizzazione dei clienti non è
riconosciuta come un fattore di rischio di contagio dell'HIV: nessuno studio
epidemiologico mostra che vietare l'acquisto dei rapporti sessuali comporti
rischi sanitari. E' necessario ricordare qui i risultati di alcuni studi
pubblicati gli anni scorsi.
I fattori di rischio
Una recente meta-analisi pubblicata in marzo nel British Medical Journal sintetizza in
maniera esaustiva i risultati di tutti gli studi pubblicati tra il 2001 e il
2011 sui fattori di rischio d'infezione
dal virus dell' HIV delle donne prostituite in Europa. I
fattori di rischio di infezione dal virus dell'HIV individuati in questo studio
sono l'iniezione di droga per via endovenosa, i rapporti sessuali non protetti,
un numero elevato di clienti, la pratica della prostituzione di strada, la non
conoscenza della lingua parlata nel Paese.
Bisogna rilevare che i Paesi che hanno adottato
posizioni regolamentariste, miranti ad inquadrare la prostituzione, come i
Paesi Bassi e la Spagna, non hanno tassi di sieroprevalenza dell'HIV delle
persone prostituite particolarmente bassi. Al contrario!
[Nell'Europa dell'Ovest la prevalenza dell'HIV fra le prostitute è pari all'1%, mentre in Spagna, in Portogallo e nel Regno Unito le cifre sono comprese tra il 4% e il 24%. Quest'ultimo dato si riferisce alle donne prostituite che consumano eroina o crack. Nei Paesi Bassi, la sieroprevalenza si attesta sul 3,8% , ma è molto più alta fra chi pratica rapporti mercenari e si inietta sostanze stupefacente (13,6%) rispetto a chi non consuma droga (1,5%). Ora, se si considera che, in base ad una ricerca condotta da Melissa Farley in nove Stati, il 48% di chi pratica rapporti mercenari assume sostanze psicotrope o stupefacenti (non sappiamo quanti lo facciano per via iniettiva), si evince come i dati relativi ai Paesi che hanno adottato una legislazione fondata sulla regolamentazione, siano tutt'altro che confortanti.]
Il fatto di organizzare la
prostituzione, di autorizzare l'acquisto degli atti sessuali, di legalizzare lo
sfruttamento della prostituzione, gli eros centers e altri tipi di case chiuse
non ha un impatto positivo sulla condizione di salute delle persone
prostituite. Esse sono, al contrario, nella maggioranza dei casi, recluse in
questi spazi, tenute lontano dalle strutture di prevenzione e di cura e hanno
relazioni solo con i prosseneti e con i clienti.
Il rapporto dell' Ispezione
generale degli affari sociali (2012), così come quello del Consiglio nazionale
sull'AIDS (2010) pongono l'accento sulle gravi difficoltà di accesso alle cure
da parte delle persone prostituite, a causa di una particolare diffidenza nei
confronti delle amministrazioni e della paura di essere giudicate perché
esercitano l'attività prostituente.
Al fine di migliorare questa
situazione, la proposta di legge n.1437 si appresta ad eliminare la politica
repressiva nei confronti delle persone prostituite abrogando il reato di
adescamento, a migliorare il loro accesso ai diritti e, quindi, alle cure, a sostenere
la presenza delle associazioni presso le persone prostituite e ad adottare una
politica che prenda in considerazione l'insieme delle questioni sanitarie
[comportate] da questa attività in
relazione alle cure così come alla prevenzione delle pratiche prostituenti.
Mutare prospettiva
Il divieto di acquisto
dell'atto sessuale e la depenalizzazione delle persone prostituite
contribuiranno a far mutare lo sguardo della società: le persone prostituite
non saranno più stigmatizzate, non saranno più considerate come delinquenti. E'
l'acquirente del sesso che verrà sanzionato. Le persone prostituite potranno
dunque rifiutare più facilmente un rapporto sessuale non protetto o denunciare
la violenza di un cliente.
La salute delle persone
prostituite e la loro protezione contro le violenze, contro le aggressioni,
contro le malattie sessualmente trasmissibili passano attraverso
l'accompagnamento globale delle persone e attraverso la riduzione della
prostituzione e delle violenze che l'accompagnano.
Sarà nostro compito di medici
vegliare sull'applicazione effettiva di tutte le parti del progetto di legge e,
in particolare, di quelle relative all'accompagnamento delle persone
prostituite, garantendo loro l'accesso alle cure.
Firmatari
Ségolène Neuville, infettivologa ; Axel Kahn,
medico, genetista ; Damien Mascret, medico, sessuologo ; Emmanuelle
Piet, ginecologa ; Gilles Lazimi, medico generico ; Matthieu
Lafaurie, infettivologo ; Nathalie de Castro, infettivologa ; Matthieu
Saada, infettivologo ; Marie Lagrange-Xélot, infettivologa ; Anne
Gervais, epatologa ; Judith Trinquart, medico legale ; Muriel
Salmona, psichiatra ; Jean-Pierre Salmona, cardiologo ; Nelly
Mortiniera, endocrinologa ; Muriel Bénichou, endocrinologa ; Amina
Radaoui, endocrinologa ; Agnès Setton, medico del lavoro ; Marianne
Baras, medico legale ; Gérard Lopez, psichiatra ; Marie Médus,
medico generico ; Claude Lejeune, pediatra ; Anne-Laurence Godefroy,
medico generico ; Milagros Ferreyra, infettivologa.
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