Dopo aver trascorso tre anni nella
prostituzione e nei bar dove la si pratica e si beve champagne, in Belgio,
Carole è ossessionata dalle esperienze vissute. Descrive un sistema fondato
sulla violenza, il racket, il razzismo, la dissociazione, ben diverso dalle
rappresentazioni alla moda e libertarie dei media. La sua impressione? Quella
di aver trascorso questi anni rinchiusa in una cantina.
Ero imprenditrice, avevo un
lavoro appassionante nel Nord della Francia, una bella casa e guadagnavo bene.
Vivevo con un uomo che restava a casa ad accudire nostra figlia. Quando ho
dovuto chiudere l'impresa nel 2009, lui se ne è andato, così, su due piedi. Si
è portato via tutto, anche l'auto. Non mi è rimasto niente.
Non avevo diritto a nulla. Ho
trovato un lavoro: dovevo pagare la baby sitter per mia figlia, un affitto
alto; non ce la facevo. E' successo tutto molto rapidamente: gli ufficiali
giudiziari, la depressione. Pesavo solo 37 Kg. Contemporaneamente ho perso un
uomo che mi era molto caro: il mio padre spirituale, portato via dal cancro. Ho
perso tutto in meno di un anno. Mi sono ritrovata senza fissa dimora. Sono
diventata anoressica e ipersensibile. Sono stata ricoverata in clinica. Lì, ho
incontrato una paziente che mi ha detto che poteva aiutarmi e che mi ha dato
l'indirizzo di un locale dove si poteva lavorare facendo bere champagne agli
imprenditori. Un posto VIP in Belgio.
Appena dimessa, ci sono
andata. C'era dello champagne, certo, ma non solo quello. Mettevano anche droga
nei bicchieri. Mi sono risvegliata in un letto con tre uomini. Mi è stato detto
che era stato girato un video e che, se non volevo noie, dovevo lavorare.
All'inizio erano tre giorni alla settimana di lavoro, poi sette su sette. Sono
rimasta in questa catena di locali per un anno e mezzo: si trattava di case
chiuse con jacuzzi, piscine e tariffe elevate. Sono stata anche nei bar dove
c'era la prostituzione e si beveva champagne. Una bottiglia si vendeva ad un
prezzo compreso tra i 200 e gli 800 euro. Ci trasferivano da una città
all'altra del Belgio. Questa catena di locali era gestita da un amico e collega
di "Dodo la Saumare" [1]; possedeva bar e vetrine.
Poiché ero un'ex
imprenditrice, che aveva studiato e parlava bene, ero riservata alla clientela facoltosa
(venivo offerta come regalo o ringraziamento). Mi dicevo di essere fortunata
rispetto alle altre. Per la cultura che avevo, passavo un po' per
un'extraterrestre e riuscivo talvolta a dire di no, a porre qualche limite.
I clienti sono uomini
importanti, per l'80% Francesi (c'erano pochissimi Belgi, chissà perché):
politici, deputati del Nord della Francia, calciatori, prestigiosi avvocati,
uomini d'affari, artisti, personaggi noti, vigili del fuoco, poliziotti...La
maggioranza era costituita da uomini sposati. C'è stato un periodo precedente e
uno successivo al caso Dominique Strauss-Kahn [2]. Nel periodo successivo,
alcuni giornalisti hanno cominciato a gironzolare lì intorno e alcuni avvocati
non osavano più venire. Ma, complessivamente, il caso Dominique Strauss-Kahn ha
rappresentato una forma di pubblicità per questi locali. Vi ha attirato molti
imprenditori. In più, "Dodo la Saumure" si è fatto pubblicità su
tutti i media. Il business è gigantesco.
Conoscendo la realtà, non
posso più sentire quello che dicono sui clienti: che ci vogliono prostitute per
i timidi, per le persone con disabilità. In tre anni, ho visto un solo uomo con
disabilità. Quanto ai timidi....se erano timidi, non si comportavano certo come
se lo fossero.
Porte bloccate
In questi locali, la
reclusione è totale, la sorveglianza costante. Non si esce mai. Ci sono due
porte in metallo, bloccate. Un responsabile le apre e le chiude al passaggio
dei clienti. Il campanello suona in continuazione. E' capitato che avessi 512
clienti in un mese.
Prima, alcune giovani donne
potevano rientrare a casa. Ora è finita. Tengono solo recluse: straniere,
Brasiliane, Rumene, ragazze della Costa d'Avorio, del Ghana, ma soprattutto
Francesi (75% del totale). Se si lascia intendere che si cerca un appartamento
fuori dal locale, non si viene più
scelte dai clienti. Il padrone dice loro che non siete disponibili.
I nostri documenti, il nostro
denaro e i nostri cellulari vengono sequestrati, per la nostra sicurezza. Non
abbiamo il diritto di servircene. Bisogna chiedere il permesso per poter
telefonare. Io, quindi, ho perso a poco a poco i miei amici, perché non li
chiamavo mai.
Risultiamo assunte, ma in
modo irregolare. Vengono denunciate molte meno ore di lavoro di quelle che
effettivamente svolgiamo. Risulta che io abbia lavorato solo 30 ore quest'anno
e 70 l'anno scorso! Hanno dichiarato che
lavoravo solo 3 ore al giorno: dalle 22 all'1 di notte. In realtà,
eravamo disponibili 24 ore al giorno, sempre. Non sono mai riuscita a dormire
una notte intera, solo tre o quattro ore di seguito e sono riuscita a fare
qualche sonnellino. Mi sento logorata, affaticata, dopo questi anni trascorsi
senza dormire. D'altra parte, non dormivo. Svenivo, letteralmente. A volte non
riuscivo più a risvegliarmi. Questo orrore è la normalità della vita in questi
locali.
Non si ha una stanza propria.
Si dorme su letti a castello, a rotazione: sei ragazze in alto e sei in basso.
Non ho visto la Tv per tre anni. Tre anni trascorsi fuori dal mondo,
incarcerata. Solo che se fossi stata in prigione, avrei avuto almeno un letto
mio, la tele per seguire le notizie e un bagno. E oggi mi aiuterebbero a reinserirmi.
Tutto è duro, violento. Si
deve vivere immerse nell'aggressività, nell'alcool, nella droga. L'alcool,
soprattutto, rende cattivi. Si subiscono richiami e imposizioni relative
all'aspetto fisico. Si viene pesate per verificare che non si è ingrassate.
Bevevo due bottiglie di champagne al giorno (il resto lo versavo nella doccia)
ed ero considerata come quella che non beve. Mi è persino capitato di versare
champagne nel caffé del mattino.
Quando arriva la polizia, ci
chiedono di nasconderci. Le case chiuse si
avvisano reciprocamente delle future perquisizioni. I poliziotti vengono
a verificare se nel locale circola cocaina. Abbiamo visto chiaramente il
padrone versare tangenti alla polizia. Non si peritava neppure di occultare il
fatto.
In aggiunta all'orrore, ero
separata da mia figlia, che non vedevo praticamente più. Le ho inviato del
denaro. Quando capitava - raramente- che
potessi uscire per vederla, mi dicevo che forse sarebbe stata l'ultima volta.
La permanente coscienza del pericolo
In ciascun locale della
catena vi erano fino a 18 ragazze. Ogni struttura ne propone una selezione che
possa soddisfare tutti i gusti: una di statura alta, l'altra bassa, una dal
seno grande, un'Asiatica, un'Africana....Neppure dopo un anno, ero a conoscenza del loro vero nome. Non
sapevo nulla della loro vita privata.
Non parlavamo fra di noi. Non
bisogna mai dire che si ha un figlio, ad esempio. Non bisogna rivelare nulla di
sé. Si vive con la permanente coscienza del pericolo. Una delle donne aveva
detto al marito di essere segretaria; un giorno lui l'ha saputo ed è venuto a
cercarla. Il padrone l'ha fatto accusare di sfruttamento della prostituzione.
In questo ambiente, le
ragazze non parlano. E' troppo pericoloso. Nessuna è giunta qui spontaneamente.
Tutte soffrono. Qui regna la morte: vi sono suicidi, donne che spariscono.
L'80% di loro è drogata. Molte si scarificano, alcune con le lamette da barba.
A lungo mi sono chiesta perché lo facessero. Poi, un giorno, non sopportando
più gli orrori che sfilavano nei miei ricordi, sono stata tentata di farlo
anch'io. Ho capito tutto. Provi un dolore talmente forte dentro, da preferire
farti male fuori, per non subire più i tuoi pensieri.
A volte, quando le porte
sbattevano o si sentivano degli scricchiolii, alcune ragazze parlavano di
fantasmi. Avevamo paura di tutto. Può sembrare strano, ma molte ragazze pregano
Santa Rita perché le tiri fuori da lì (lo facevo anch'io). Ancor oggi, a casa
mia, tengo costantemente acceso un cero dedicato a Santa Rita.
Il padrone ci attribuisce un
nome. Io ero Lola. Ci chiede di inventarci una biografia: io fingevo di essere
una Parigina con tre figli. Si dimentica la propria identità. Alcune sono lì da
dieci anni. Sono arrivate minorenni. Trovate in strada. Una aveva iniziato a 16
anni; l'avevano presa mentre camminava ai bordi dell'autostrada. Bisogna sapere
che i tassisti sono in combutta con i proprietari di questi locali e sanno dove
trovare le persone che si sono smarrite. Il padrone le ha permesso di avere un
tetto e una "famiglia". Un'altra, di 45 anni, era sola al mondo: il
padrone le faceva un regalo il giorno del suo compleanno. Un giorno che il padrone non c'era (era
testimone nel processo per il caso di Carlton), lei si è ubriacata e ha rotto
tutto. L'indomani, al rientro, il padrone le ha regalato un bijou e una
magnifica torta. L'ha infinocchiata ed è ripartito!
Il padrone sta lì non per garantirci sicurezza, ma per prelevare il 70% dei nostri guadagni. In
effetti, ci tortura. Quando non siamo in ordine, quando non siamo ben truccate,
si offre gentilmente di chiamare l'estetista. Il carnefice diventa un papà. Si
è costantemente in attesa di un piccolo gesto di affetto. E' il sistema del
bastone e della carota. Quando è morto il magnaccia, proprietario della catena
di locali, ho pianto anch'io. Nonostante tutto, c'è la sensazione di essere una
famiglia, c'è un sentimento di protezione. D'altronde, non si ha nient'altro.
I clienti compaiono ancora nei miei incubi
I clienti non si fanno
scrupolo di fare affermazioni razziste o di insultare quelle che considerano
troppo vecchie e che hanno la loro età. E' rivoltante. E' meglio non dir
niente, tenere un profilo basso. Non c'è alcuna lagnanza, mai. E' successo che
una ragazza abbia d'improvviso colpito un cliente. E' stata subito sostituita.
Non si sa che cosa le sia accaduto. E' semplicemente scomparsa. Mi ricordo che
una aveva rubato. Non l'abbiamo più rivista. Il padrone ha detto soltanto:
"Non ruberà mai più". Sono convinta che ci si spinga molto lontano,
fino all'eliminazione di qualche ragazza.
Gli addii al celibato erano
terrificanti. I ragazzi venivano in gruppo. C'era vandalismo, c'erano bande
che venivano con l'idea di rompere tutto.
I clienti mi terrorizzavano.
Ho ancora gli incubi. Ci sono stupri, aggressioni. Ma non si dice niente, si
finge che sia tutto a posto, per dimostrare che si sanno gestire le situazioni.
Avevo sempre paura, in ogni momento, tutti i giorni. Pensavo che sarei morta.
Ci hanno lasciate sole con uomini pericolosi. Alcuni restavano lì nel bar due
giorni interi. Eravamo a loro disposizione. Hanno il diritto di fare quello che
vogliono, tanto sanno che non filtrerà nulla all'esterno. E' ovvio che accadano
tragedie. Un giorno ho pensato bene di svenire mentre ero con un cliente, tanto
era violento. Ci è andata un'altra ragazza al mio posto. Ne aveva viste
talmente tante...
Nei tre posti dove ho
lavorato, uno solo consentiva che in caso di pericolo si chiamasse la polizia.
Gli altri ci chiedevano di gestire da sole la situazione. Gli allarmi non li ho
mai visti funzionare. Inoltre, non ci sono più divieti. Quello di baciare è
stato cancellato. Tutto è permesso, anche i rapporti sessuali nel bar. Per 50 euro, le
ragazze neoassunte, soprattutto quelle provenienti dall'Europa dell'Est,
accettano di tutto. I prezzi si abbassano e si assumono sempre più rischi. A una ragazza che praticava rapporti orali
senza preservativo sono caduti dei denti. Un'altra, che ha avuto malattie
sessualmente trasmissibili, ha subito un'isterectomia. Ho sempre rifiutato i
rapporti senza preservativo e i baci. Quando parlavo ai clienti dei rischi
dell'AIDS, si mostravano sorpresi. Degli
assistenti sociali vengono a chiederci se vogliamo sottoporci a test per le malattie sessualmente
trasmissibili, ma il test non è
obbligatorio. Le ragazze che avevano rapporti senza l'uso del preservativo non
accettavano di sottoporsi ai test.
Io adottavo una strategia per
neutralizzare il rapporto sessuale, per fare in modo di non ricordarmene.
Effettuavo sempre lo stesso tipo di rapporto con ogni cliente. Cercavo di dare
il meno possibile. E' disumano. Per proteggersi, bisogna sorridere. Altrimenti
si piange in continuazione. Certi momenti,
sentiamo che monta la collera e l'odio. Le altre ragazze se ne accorgono
e si proteggono a vicenda, per evitare un dramma: un suicidio, ad esempio.
Ma come se ciò non bastasse,
le prostitute vivono con un'altra angoscia: ricevere una recensione negativa su
un sito Internet famoso, gestito da un webmaster grasso e libidinoso. Tutti i
bordelli costringono le ragazze a soddisfarlo gratis in cambio di una buona
recensione sul sito. Su di esso le case
chiuse sono catalogate in base allo Stato, alla regione, alla città e le
ragazze vi appaiono nude, con il volto nascosto da una maschera. I clienti
commentano la "prestazione" e recensiscono l'allestimento scenico, la
qualità della fellatio, le posizioni accettate da ogni ragazza. Quando i
clienti non sono soddisfatti, alcune ragazze vengono "demansionate"
(inviate nelle vetrine o in strada) e i tenutari dei bordelli porgono le scuse
sul sito e offrono prestazioni compensative. Le pressioni sulle ragazze che
hanno ricevuto recensioni negative sono enormi e loro accettano qualsiasi cosa,
pur di ricevere di nuovo un voto positivo.
Questo sito sta alla
prostituzione, come booking.com sta agli hotel, salvo il fatto che la stanza
d'hotel raccomandata dall'internauta o di cui egli si lamenta è una donna, la
sua vagina, la sua bocca o il suo seno. Tre anni dopo e malgrado ripetute
richieste, il sito non ha rimosso le mie foto oltraggiose e i commenti dei
clienti.
Me ne sto rintanata in casa, ho paura di
tutto.
Sono fuggita, senza avere
nulla. Ho risparmiato 1500 euro in tre anni! Ci passano in mano molti soldi, ma
alla fine a noi rimane una miseria. E' un sistema di racket. L'alloggio ci
costa dai 20 ai 30 euro al giorno, i pasti consumati sul posto dai 50 ai 100
euro e dobbiamo pagare il riscaldamento. Persino le sigarette ci vengono
vendute a prezzi gonfiati.
Per l'abbigliamento, passa un
negoziante (lo stesso in tutti i locali di questo tipo, perché ha stipulato un
contratto con i tenutari); per ogni visita ricava 2000 euro. Gli facciamo ressa attorno, per il piacere di
comprare qualcosa di nuovo e di carino. Anche i cosmetici rappresentano un
considerevole business. Il denaro circola (quando un cliente paga con la carta
di credito, ci viene sottratto il 10%
per le spese che facciamo).
Quando avevo il permesso di
uscire, portavo la mia bambina in gita. Non avendo una casa e volendo il meglio
per lei, prenotavo una stanza in un hotel di lusso, affinché mia figlia avesse
l'impressione di restarsene a casa con la mamma.
Non so come avrei potuto
andarmene, se non fosse accaduto un miracolo: un colpo di fulmine per l'uomo
che è diventato il mio compagno e che è stato indotto ad entrare nel bar dal
suo padrone dal quale aveva ricevuto una
gratifica di 150 euro. L'ha spesa offrendo una coppa di champagne a tre di noi.
Non scorderò mai quel momento. In seguito,
abbiamo dovuto comportarci in modo molto prudente, per non attirare
l'attenzione.
Mi ha dato la forza
necessaria e io sono riuscita a fuggire. Ho detto che mi prendevo un week-end
libero e non sono più tornata. Quando il mio compagno mi chiede se mi fido di
lui, gli rispondo che l'amo, ma che non mi fido. Non mi fido degli uomini. E'
sicuramente una situazione difficile per
lui. Ad ogni modo, è stato capace di non pretendere nulla da me sessualmente,
di saper aspettare, di rassicurarmi, di essere dolce.
Sono stata scottata nel
passato. A un certo momento, sono riuscita a rimettermi in piedi, a lavorare
nella società di un cliente che si era innamorato di me e che io ritenevo fosse
un angelo custode. Mi aveva proposto di usare la sua influenza per trovarmi un
lavoro e un alloggio. Sono dunque fuggita dal bar, perdendo i soldi, i
documenti e i vestiti. Se avessi detto che volevo andarmene, penso che mi avrebbero trasferito a Ginevra o
altrove, oppure mi avrebbero fatto prostituire in una vetrina. E' una rete
mafiosa dove regna la droga, lo sfruttamento della prostituzione, la schiavitù.
Quando ho avuto le chiavi del
mio appartamento, lui ha approfittato della mia partecipazione a una riunione
per rubarmi il duplicato della chiave nella borsa e fiondarsi a casa mia alle
tre del mattino. Ho scoperto, infatti, che era sposato e che profittava di me
come prostituta gratuita e come sartina. Mi ha molestata, mi ha minacciata di
morte.
Quando l'ho denunciato, sono
stata ricevuta da una sbirra che mi ha fulminato come se fossi io la colpevole.
Con tutto il disprezzo di cui era capace, mi ha detto che era a causa delle
donne come me che suo marito la tradiva.
La metà dei poliziotti sono clienti
Il caso è stato archiviato.
Si trattava di un cliente che "salvava le prostitute". Ha fatto la
stessa cosa con un'altra ragazza. Quando sono andata dalla polizia, ho
riconosciuto un sacco di poliziotti. La metà sono clienti. Passa la voglia di
denunciare.
Oggi, non riesco a
reinserirmi. Me ne sto rintanata in casa. Ho paura di tutto. Di presentare
domanda per un posto di lavoro, di andare dal medico, di recarmi alla Sécurité
Sociale (n.d.t ente che eroga le pensioni)... Sono troppo fragile. Tutte le
violenze che ho subito, la reclusione nei bordelli per tre anni, tutto ciò ammorba
la mia vita. Sono oppressa dagli orrori che ho vissuto, mi arrabbio per un
nonnulla. Di notte, mi rigiro nel letto come una trottola.
Ci sono cose sconcertanti. Il
mio dentista mi ha scoperto un ascesso che avrebbe dovuto causarmi dolori
terribili. Non ho mai sentito niente! E' dopo essere uscita dalla
prostituzione, che si è riattivata la percezione del dolore.
Il problema non è soltanto
uscirne. E' affrontare la realtà dopo. Non ho ancora ritrovato il sonno che per
brevi periodi di un'ora e mezza o due. Il mio compagno mi dice che sono molto
agitata, che di notte mi picchio. Mi risveglio con dolori dappertutto. Quale
uomo è capace di sopportare tutto ciò? Il mio compagno ha perduto il sonno, per
vegliare sul mio.
Sono passata dalla reclusione
assoluta ad un mondo libero di cui non conosco nulla. Dovrebbe esistere una struttura per
affrontare questo passaggio e occorrerebbero buoni psicologi, capaci di
ascoltare e di dissipare questa sofferenza, questa paura. Non le avevo, quando
ero Lola.
Ho le giuste competenze per
trovare un impiego. Ma è necessario espletare delle pratiche: sarò in grado di
farlo? Reagirò bene? Non sono più sicura di nulla. E se incontro qualcuno che
mi conosce?
Quando vedo certi uomini, di
recente alla CAF (Caisse d’Allocation Familiale.
N.d.t Fondo di assistenza alle famiglie), ad esempio, mi vengono le palpitazioni, i dolori alle
gambe, mi sento terrorizzata. Non so perché. Ho ricevuto una proposta di
lavoro, ma dovevo incontrare degli imprenditori. Mi ero preparata per il colloquio,
ma niente da fare. Non sono riuscita ad andarci.
Non c'è nulla, quando si
riesce ad uscire [dalla prostituzione]. Alcune, che erano uscite, vi sono
ritornate. Fuori, è come se non esistessero per nessuno. Anch'io ero ritornata,
dopo la cattiva esperienza con il cliente.
Se il mio compagno non fosse
stato vicino a me, io sarei di nuovo là.
E' un modo di sparire. Ricominciare a vivere, è pesante. E, d'altra parte, non potrebbe esserci nulla di peggio di ciò
che ho già vissuto.
Grazie al mio compagno,
sto imparando di nuovo a vivere. Lui si
prende cura di me per qualsiasi cosa. Quando sento i discorsi dei media, ad
esempio, impazzisco. Allora, lui seleziona i programmi o spegne la Tv quando è
troppo difficile da tollerare. Tutte queste prostitute che non raccontano nulla
dell'orrore che hanno vissuto e che arrivano persino a dire che si tratta di
una scelta! Ma sono state pagate per dire una cosa così? Le giornaliste scelgono quelle che dicono le stesse cose dei "343"
maiali o queste prostitute sono masochiste?
Scegliere di farsi
maltrattare ed umiliare? Davvero? Ma chi sono queste donne? Non ho mai
incontrato nessuna nella prostituzione che facesse questi discorsi. Nessuna di
quelle che ho incontrato, era lì perché
le piacesse. La maggior parte di loro aveva figli da crescere. Le ho viste tutte piangere, soffrire, sognare
un'altra vita.
Bisogna fermare tutto ciò. E'
necessario che la legge sanzioni coloro che ricorrono alla prostituzione. Il
denaro non ripaga il rapporto sessuale. Si tratta di uno stupro. Il denaro non
lo risarcisce. Anche il cliente più corretto mi ha fatto subire ciò che è
intollerabile.
Nel frattempo, ho saputo che
il locale dove lavoravo è stato riaperto. Saperlo, mi turba profondamente.
Penso a tutte quelle che vi sono rimaste...
NOTE
1 Dominique Alderweireld, soprannominato Dodo la
Saumure, è un magnaccia francese proprietario
di numerosi bordelli in Belgio ed è stato condannato in primo grado a cinque anni
di carcere per prossenetismo.
2. Si fa riferimento
all'affaire di Carlton de
Lille, di cui è stato protagonista Dominique Strauss-Kahn, accusato di sfruttamento
della prostituzione.
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