giovedì 29 maggio 2014

Ex-prostitute della Nuova Zelanda chiedono un cambiamento della legge



 http://www.stuff.co.nz/national/politics/9428778/Ex-prostitutes-call-for-law-change

Aimee Gulliver
 
 
Ex prostitute e loro sostenitrici chiedono la punizione dei clienti delle sex workers, affermando che la depenalizzazione dell'industria del sesso è fallita.
 
Elisabeth Subritzky, direttrice dell'organizzazione Freedom from Sexual Exploitation, ha sostenuto alla Commissione parlamentare sulle elezioni e sulla giustizia che l'unica soluzione ai danni causati dalla prostituzione e alla violenza che produce consiste nel sanzionare gli acquirenti dei servizi sessuali con una riforma delle norme sulla prostituzione.
[In Nuova Zelanda] il Prostitution Reform Act quando nel 2003 è stato adottato, con un solo voto di maggioranza, ha decriminalizzato i bordelli, le agenzie di escort e l'adescamento.
La legge non ha soltanto incoraggiato un numero maggiore di uomini a comprare sesso, ma ha trasformato la prostituzione in un lavoro accettabile, presentato anche come attraente per le giovani neozelandesi più povere, afferma Subritzky.
Una petizione, sottoscritta da 2910 persone, chiede un mutamento delle norme, che dovrà rendere illegale l'acquisto dei servizi sessuali estendendo il campo di applicazione della legge attuale, che permette già di punire i clienti delle prostitute minorenni.
Un'ex prostituta ha informato la commissione che i suoi 16 anni sulla strada come sex worker sono iniziati quando aveva soltanto 12 anni, dopo che una famiglia maltrattante l'ha esposta alla droga e alla violenza affettiva, verbale e, talvolta, fisica.
 
"Io e i miei cugini vagavamo per le strade chiedendo qualcosa da mangiare. Fu allora che fui avvicinata da un signore che disse che mi avrebbe dato i soldi per sfamare me e i miei cugini più giovani in cambio di sesso orale.
Quando ho compiuto 14 anni, la prostituzione è diventata la mia attività a tempo pieno", ha aggiunto.
 
La prostituzione divenne poi la sua vita per i 14 anni successivi.
 
"Non ho fatto altro; giorno dopo giorno, nei giorni festivi, a Natale, nel giorno del mio compleanno, ero là fuori".
 
Incarcerata a lungo e più volte nel corso di questo periodo, ritornava alla prostituzione ogni volta che veniva liberata "perché è tutto quello che sapevo fare e che sapevo far bene per sopravvivere. Non sapevo far altro".
Vivevo una vita cupa, violenta, estremamente pericolosa, con abusi continui e la paura di non sapere mai se sarei sopravvissuta alla notte. Gangs e criminali andavano in giro per le strade ad aggredire le ragazze, picchiandole per estorcere il denaro che le gangs chiamano affitto".
 
Brutalmente picchiata e data per morta più volte, la donna ha detto "che gli stupri e a volte gli stupri collettivi facevano parte del lavoro".
Questo è stato un momento veramente buio della mia vita, un periodo che mai rivivrei".
 
Subritzky afferma che sono le tragiche circostanze nelle quali nascono e vivono molte donne a spingerle a vendersi per sopravvivere.
 
"Ogni donna che ha preso la parola ha detto di rimpiangere il fatto di essere entrata nell'industria del sesso. Se potessero ricominciare la propria vita con il senno di poi, non sceglierebbero di vendere il corpo nella prostituzione. Conosco molte donne che non sarebbero mai entrate nella prostituzione, se fosse stato illegale per gli uomini comprare il loro corpo".
 
Altre ex prostitute che sono state ascoltate dalla commissione speciale hanno descritto l'abuso di sostanze stupefacenti come un modo per spegnersi, per dissociarsi dal proprio vissuto, spesso fino a perdere coscienza, mentre si prostituiscono.
Una donna dice di aver usato l'alcool come mezzo di adattamento agli abusi sessuali precocemente subiti nel corso della sua vita, aggiungendo che "un giorno, qualcosa si spezzò dentro di me" e lei si volse alla prostituzione all'età di 32 anni.
 
"Non mi importava più nulla di me stessa e mi son detta che tanto valeva venir pagata per far sesso. Una volta un uomo mi ha stuprata e ho avuto spesso molta paura. Ogni volta che mi prostituivo non sapevo se sarei stata stuprata o addirittura uccisa".
 
Le è stata diagnostica la sindrome da stress post-traumatico ed è in terapia.
La donna ha sollecitato l'adozione del "modello nordico" sostenuto da Subritzky, perché " la legge [neozelandese] al momento non sta funzionando".
Il modello nordico - adottato in Svezia e in Islanda - penalizza la domanda di sesso a pagamento, mentre depenalizza le prostitute.
E' il desiderio di ridurre la violenza contro le donne ad aver motivato l'adozione del modello nordico, ha detto Subritzky.
Il presidente della commissione Scott Simpson ha detto che la commissione esaminerà la petizione e pubblicherà un rapporto nel 2014.
 
"Ci vorrà un sacco di tempo per valutare attentamente ciò che ci è stato presentato oggi. In particolare, le deposizioni presentate dalle testimoni anonime erano molto, molto forti".
 
 
 
 
 



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