Sbattute contro
muri, pavimenti, mobili, lavandini, cruscotti,
volanti e finestrini di automobili, spinte violentemente contro altre persone, fatte urtare contro veicoli, edifici, porte o scale.
volanti e finestrini di automobili, spinte violentemente contro altre persone, fatte urtare contro veicoli, edifici, porte o scale.
Oppure tempestate di
pugni o colpite alla testa con bastoni, mazze,
bottiglie, martelli, cacciaviti, pistole, telefoni, cinghie, doghe, tubi d'acciaio.
bottiglie, martelli, cacciaviti, pistole, telefoni, cinghie, doghe, tubi d'acciaio.
Sono le donne in condizione di prostituzione
protagoniste di Screening for Traumatic Brain Injury in Prostituted Women, lo studio di Melissa Farley, Martha E. Banks, Rosalie J. Ackerman e Jacqueline M.
Golding pubblicato sul numero di aprile
di Dignity: A Journal on Sexual Exploitation and
Violence.
Le ricercatrici hanno analizzato l'incidenza del trauma cranico provocato
da atti violenti nelle donne che si prostituiscono. A tal fine, hanno
somministrato un apposito questionario a 66 utenti di quattro agenzie, due di
San Francisco, una di Chicago e l'altra di Toronto, che offrono supporto a chi
desidera uscire dalla prostituzione.
L'età media delle partecipanti allo studio è di 36, 8 anni; la più
giovane ha 16 anni e la più anziana 58. Il 65% è di discendenza africana o
caraibica, il 23% di origine europea, l'8% latino americana e il 3% nativa
americana. Il 67% del campione è costituito da donne e il 33% da donne transessuali. L'età media di accesso
alla prostituzione è di 21 anni, ma il 36% ha iniziato prima di aver compiuto
18 anni : fra di loro il 25,7% di donne e addirittura il 55% di donne
transessuali.
Tra le 66 partecipanti una non ha risposto al questionario. Ben il 95%
delle rimanenti (ovvero 62) ha subito
almeno un trauma cranico nel corso della vita o per essere stata colpita
con un oggetto (89%) e/o per essere stata spinta contro qualcosa (74%). Una
percentuale elevatissima, tanto più se
si tiene presente che il tasso di prevalenza del trauma cranico tra le donne degli
Stati Uniti, del
Canada, dell'Australia e della Nuova Zelanda è dell'8,6%, mentre sale al 10% tra le sopravvissute alla violenza del
partner, fino a raggiungere percentuali comprese tra il 30% e il 74% tra le
donne maltrattate che si rivolgono ad un centro antiviolenza o si recano in
ospedale.
Delle 62
partecipanti allo studio che hanno riportato un trauma cranico, 40, vale a dire
il 65%, lo ha subito nella pratica della prostituzione. Fra di esse, 39 (98%) sono state
colpite alla testa, 30 (77%) sono state
sbattute contro qualcosa. Il 46,2% è stata percossa o colpita con i pugni, il
12,8% con un bastone, il 10,3% con una
mazza, il 5,1% con una bottiglia, il 5,1% con un martello, il 5,1% con una
verga, il 5,1% con un cacciavite, il 2,6% con il calcio di una pistola, il 2,6%
con il telefono e il 2,6% con una cinghia.
Delle 30 donne che sono state spinte violentemente, invece, il 33,3% è
stata sbattuta contro un muro, il 10% contro il pavimento, il 10% contro i
mobili, il 6,7% contro cruscotti, volanti o finestrini delle auto, il 6,7%
contro un'altra persona, il 3,33% contro il lavello, il 3,33% contro un
veicolo, il 3,33% contro una porta, il 3,33% contro un gradino.
Nell'esercizio della
prostituzione le donne hanno subito ben più di un trauma cranico, avendo
riferito una media di ben 15,3 episodi di violenza di questo tipo.
L'88% delle
intervistate ha dichiarato che le lesioni riportate erano così gravi da indurle
a ricorrere a cure mediche urgenti, ma solo il 63% le ha ricevute.
Il 38% di queste donne, inoltre, ha subito traumi cranici anche durante
l'infanzia.
L'impatto di questi atti di violenza sulla salute fisica e psichica delle
vittime è molto serio, com'è facilmente intuibile.
Al momento della somministrazione del questionario, infatti, esse hanno
denunciato la persistenza di numerosissimi sintomi del trauma: vertigini
(79,5%), umore depresso (77,3%),
frequenti mal di testa (72,7%), disturbi del sonno (72,7%), difficoltà di
concentrazione (63,6%), problemi di memoria (63,6%), irritabilità (59,1%),
scarsa capacità di conservazione delle informazioni (56,8%), agitazione
(56,8%), difficoltà di controllo delle emozioni (56,8%), mutamenti della
personalità (52,3%), variazioni della libido e del livello di energia (52,3%),
bassa tolleranza alle frustrazioni (50%), fatica (47,7%), apatia (47,7%). Lamentano
poi cambiamenti nell'appetito e nel peso (47,7%), problemi di espressione delle
emozioni (45,5%), frequenti emicranie (40,9%), disturbi dell'orientamento
(40,9%), difficoltà di apprendimento di nuove nozioni (38,6%), tendenza a spaventarsi (38,6%), mutamenti del
ciclo mestruale (38,6%), difficoltà di relazione (38,6%), confusione (36,4%),
sudorazioni diurne o notturne (36,4%), incontinenza
urinaria o fecale (31,8%), difficoltà di apprendere concetti astratti (27,3%),
febbri frequenti (18,2%), convulsioni (9,1%).
Ad aggravare le condizioni di salute delle donne che si prostituiscono
interviene la comorbilità, ossia la coesistenza frequentissima in loro del
disturbo da stress post-traumatico, della dissociazione, della depressione,
dell'abuso di alcool o droghe.
Limiti
Il campione studiato - osservano le ricercatrici - è rappresentativo
delle donne che partecipano a programmi per l'abbandono della prostituzione.
Può esserlo o meno di quelle che non fruiscono di questa opportunità.
L'auspicio che esprimono è pertanto quello di svolgere indagini che includano
campioni più grandi e che analizzino anche il tempo di permanenza nella
prostituzione, i luoghi in cui è
esercitata e quelli in cui è avvenuta la violenza.
Implicazioni della ricerca
Nonostante i limiti, i risultati di questo studio - notano le autrici -
suggeriscono di effettuare uno screening per individuare nelle donne che si
prostituiscono la presenza del trauma
cranico e curarlo in tempo. Lo screening
già si effettua negli USA sui veterani di guerra in Iraq ed è raccomandato per
le donne vittime di violenza domestica.
La riabilitazione dal trauma cranico richiede almeno due anni, ma è
totalmente inefficace se le donne continuano ad essere esposte al rischio di
subire violenza, un rischio che è elevatissimo nell'esercizio della
prostituzione.
Una meta-analisi aggiornata al settembre 2013 di Deering, Amin ed altri
ha, infatti, riscontrato a livello mondiale un tasso di prevalenza della
violenza fisica e sessuale in chi si prostituisce che varia dal 45% al 75% nel
corso della vita e dal 32% al 55% nel corso dell'ultimo anno.
Per eliminare il rischio della violenza e della sua reiterazione,
bisognerebbe offrire alternative all'esercizio della prostituzione, osservano
le autrici dello studio.
Sono assolutamente d'accordo con loro.
Qui trovate la ricerca di Melissa
Farley, Martha E. Banks, Rosalie J. Ackerman e Jacqueline M. Golding:
E qui la meta - analisi di Deering, Amin et al.
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