lunedì 16 luglio 2018

Sbattute contro i muri



Sbattute contro muri, pavimenti, mobili, lavandini, cruscotti,
volanti e finestrini di automobili, spinte violentemente contro altre persone, fatte urtare contro veicoli, edifici, porte o scale.

Oppure tempestate di pugni o colpite alla testa con bastoni, mazze,
bottiglie, martelli, cacciaviti, pistole, telefoni, cinghie, doghe,  tubi d'acciaio.

Sono le donne in condizione di prostituzione protagoniste  di Screening for Traumatic Brain Injury in Prostituted Women, lo studio di Melissa Farley, Martha E. Banks, Rosalie J. Ackerman e Jacqueline M. Golding pubblicato sul  numero di aprile di  Dignity: A Journal on Sexual Exploitation and Violence.

Le ricercatrici hanno analizzato l'incidenza del trauma cranico provocato da atti violenti nelle donne che si prostituiscono. A tal fine, hanno somministrato un apposito questionario a 66 utenti di quattro agenzie, due di San Francisco, una di Chicago e l'altra di Toronto, che offrono supporto a chi desidera uscire dalla prostituzione.

L'età media delle partecipanti allo studio è di 36, 8 anni; la più giovane ha 16 anni e la più anziana 58. Il 65% è di discendenza africana o caraibica, il 23% di origine europea, l'8% latino americana e il 3% nativa americana. Il 67% del campione è costituito da donne  e il 33%  da donne transessuali. L'età media di accesso alla prostituzione è di 21 anni, ma il 36% ha iniziato prima di aver compiuto 18 anni : fra di loro il 25,7% di donne e addirittura il 55% di donne transessuali.

Tra le 66 partecipanti una non ha risposto al questionario. Ben il 95% delle rimanenti  (ovvero 62) ha subito almeno un trauma cranico nel corso della vita o per essere stata colpita con un oggetto (89%) e/o per essere stata spinta contro qualcosa (74%). Una percentuale elevatissima,  tanto più se si tiene presente che il tasso di prevalenza del trauma cranico tra le donne degli Stati Uniti, del  Canada, dell'Australia e della Nuova Zelanda è dell'8,6%, mentre sale al 10% tra le sopravvissute alla violenza del partner, fino a raggiungere percentuali comprese tra il 30% e il 74% tra le donne maltrattate che si rivolgono ad un centro antiviolenza o si recano in ospedale.

Delle 62 partecipanti allo studio che hanno riportato un trauma cranico, 40, vale a dire il 65%, lo ha subito nella pratica della prostituzione. Fra di esse,  39 (98%) sono state colpite alla testa, 30 (77%)  sono state sbattute contro qualcosa. Il 46,2% è stata percossa o colpita con i pugni, il 12,8%  con un bastone, il 10,3% con una mazza, il 5,1% con una bottiglia, il 5,1% con un martello, il 5,1% con una verga, il 5,1% con un cacciavite, il 2,6% con il calcio di una pistola, il 2,6% con il telefono e il 2,6% con una cinghia.

Delle 30 donne che sono state spinte violentemente, invece, il 33,3% è stata sbattuta contro un muro, il 10% contro il pavimento, il 10% contro i mobili, il 6,7% contro cruscotti, volanti o finestrini delle auto, il 6,7% contro un'altra persona, il 3,33% contro il lavello, il 3,33% contro un veicolo, il 3,33% contro una porta, il 3,33% contro un gradino.

Nell'esercizio della prostituzione le donne hanno subito ben più di un trauma cranico, avendo riferito una media di ben 15,3 episodi di violenza di questo tipo.

L'88% delle intervistate ha dichiarato che le lesioni riportate erano così gravi da indurle a ricorrere a cure mediche urgenti, ma solo il 63% le ha ricevute.

Il 38% di queste donne, inoltre, ha subito traumi cranici anche durante l'infanzia.

L'impatto di questi atti di violenza sulla salute fisica e psichica delle vittime è molto serio, com'è facilmente intuibile.

Al momento della somministrazione del questionario, infatti, esse hanno denunciato la persistenza di numerosissimi sintomi del trauma: vertigini (79,5%),  umore depresso (77,3%), frequenti mal di testa (72,7%), disturbi del sonno (72,7%), difficoltà di concentrazione (63,6%), problemi di memoria (63,6%), irritabilità (59,1%), scarsa capacità di conservazione delle informazioni (56,8%), agitazione (56,8%), difficoltà di controllo delle emozioni (56,8%), mutamenti della personalità (52,3%), variazioni della libido e del livello di energia (52,3%), bassa tolleranza alle frustrazioni (50%), fatica (47,7%), apatia (47,7%). Lamentano poi cambiamenti nell'appetito e nel peso (47,7%), problemi di espressione delle emozioni (45,5%), frequenti emicranie (40,9%), disturbi dell'orientamento (40,9%), difficoltà di apprendimento di nuove nozioni (38,6%),  tendenza a spaventarsi (38,6%), mutamenti del ciclo mestruale (38,6%), difficoltà di relazione (38,6%), confusione (36,4%), sudorazioni diurne o notturne (36,4%),  incontinenza urinaria o fecale (31,8%), difficoltà di apprendere concetti astratti (27,3%), febbri frequenti (18,2%), convulsioni (9,1%).

Ad aggravare le condizioni di salute delle donne che si prostituiscono interviene la comorbilità, ossia la coesistenza frequentissima in loro del disturbo da stress post-traumatico, della dissociazione, della depressione, dell'abuso di alcool o droghe.

Limiti

Il campione studiato - osservano le ricercatrici - è rappresentativo delle donne che partecipano a programmi per l'abbandono della prostituzione. Può esserlo o meno di quelle che non fruiscono di questa opportunità. L'auspicio che esprimono è pertanto quello di svolgere indagini che includano campioni più grandi e che analizzino anche il tempo di permanenza nella prostituzione, i luoghi in cui  è esercitata e quelli in cui è avvenuta la violenza.

Implicazioni della ricerca

Nonostante i limiti, i risultati di questo studio - notano le autrici - suggeriscono di effettuare uno screening per individuare nelle donne che si prostituiscono  la presenza del trauma cranico e  curarlo in tempo. Lo screening già si effettua negli USA sui veterani di guerra in Iraq ed è raccomandato per le  donne vittime di violenza domestica.

La riabilitazione dal trauma cranico richiede almeno due anni, ma è totalmente inefficace se le donne continuano ad essere esposte al rischio di subire violenza, un rischio che è elevatissimo nell'esercizio della prostituzione.

Una meta-analisi aggiornata al settembre 2013 di Deering, Amin ed altri ha, infatti, riscontrato a livello mondiale un tasso di prevalenza della violenza fisica e sessuale in chi si prostituisce che varia dal 45% al 75% nel corso della vita e dal 32% al 55% nel corso dell'ultimo anno.  

Per eliminare il rischio della violenza e della sua reiterazione, bisognerebbe offrire alternative all'esercizio della prostituzione, osservano le autrici dello studio.

Sono assolutamente d'accordo con loro.



Qui trovate la  ricerca di Melissa Farley, Martha E. Banks, Rosalie J. Ackerman e Jacqueline M. Golding:










Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.