Siamo un gruppo di sopravvissute
alla prostituzione degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Germania, della
Danimarca, del Canada, dell'Irlanda e della Francia e questa lettera si rivolge
direttamente a voi di Amnesty International e riguarda la vostra proposta
politica di avallare la depenalizzazione mondiale dei magnaccia e dei clienti
della prostituzione, responsabili di violare i diritti umani nel mercato
mondiale del sesso.
Sappiamo per diretta
esperienza che il mercato del sesso è un sistema dannoso, disumanizzante e
degradante che non dovrebbe assolutamente essere depenalizzato. Sosteniamo e
approviamo il modello svedese, che depenalizza solo la persona sfruttata nello
scambio sesso-denaro. Questo è un approccio molto diverso dal modello attualmente
proposto da Amnesty International, che consiste nella completa e totale depenalizzazione di tutti i
soggetti del mercato del sesso, inclusi coloro che sfruttano le prostitute per
il proprio piacere (i clienti) e coloro che le sfruttano a scopo di lucro (i
magnaccia).
Stentiamo a credere che voi
di Amnesty International siate disposti ad approvare un modello legislativo che
lascia totale libertà di agire ai magnaccia e ai clienti. In questo modo finirete
per contraddire la causa dei diritti umani
che sostenete e per compromettere la vostra
reputazione di organizzazione che
dichiara di promuoverli. Ma è proprio questa l'assurda e incredibile situazione
che avete creato con la vostra proposta.
E' importante sottolineare
che questa proposta politica viola direttamente almeno tre Convenzioni delle
Nazioni Unite sui diritti delle donne. La Convenzione ONU del 1949 stabilisce
esplicitamente che la prostituzione e la tratta, così come la schiavitù
"sono incompatibili con la dignità e il valore della persona umana".
L'art. 6 della CEDAW afferma che " gli Stati contraenti adottano tutte le
misure appropriate, incluse le disposizioni legislative, per reprimere tutte le
forme di tratta delle donne e di sfruttamento della prostituzione femminile".
L'art.9.5 del Protocollo di Palermo invita gli Stati contraenti ad adottare misure
volte a scoraggiare la domanda, che favorisce lo sfruttamento delle persone e
la tratta. Depenalizzare clienti e sfruttatori della prostituzione rappresenta
una violazione diretta del Protocollo di Palermo, il più recente strumento
delle Nazioni Unite per combattere la
tratta degli esseri umani.
Voi sostenete che state
prendendo in considerazione la completa depenalizzazione di tutti i soggetti
coinvolti nel mercato del sesso perché animati dalla preoccupazione per la
sorte delle persone che si prostituiscono. Se è così, non si capisce perché stiate
pensando di approvare un modello che ha già dimostrato ampiamente in tutto il
mondo di determinare un incremento massiccio della dimensione del mercato del
sesso e, quindi, di produrre un aumento del numero delle prostitute e delle
vittime di tratta e dei bambini e delle bambine abusate.
E' motivo di grave
preoccupazione per noi anche il fatto che Amnesty International dia
l'impressione di ignorare la natura fortemente genderizzata del mercato
mondiale del sesso. La stragrande maggioranza delle persone che si
prostituiscono in tutto il mondo è costituita da donne o da ragazze e le prime si prostituiscono da quando erano
ragazze. La prostituzione è un chiaro e palesemente evidente sistema di
disuguali rapporti di potere, funzionale alla sottomissione delle donne agli
uomini e al mantenimento di questa subordinazione, che si interseca con altre
forme di oppressione come la classe e la razza.
Molte delle nostre militanti sono
attualmente impegnate ad offrire servizi alle donne e alle ragazze che si
prostituiscono e ciò che trovano nella vita delle giovani di oggi sono le
stesse cose che ieri hanno trovato nella loro: povertà, disperazione,
dipendenza dalla droga o dall'alcool e assoluta mancanza della libertà di scelta.
Sono queste le donne e le ragazze che voi di Amnesty International state
proponendo di abbandonare ad una legislazione che permette che vengano
comprate, vendute e usate impunemente da uomini adulti che, dal punto di vista
economico, sociale e razziale, sono privilegiati rispetto a loro.
E' stato scioccante e
inquietante per noi trovare nella bozza del vostro documento sulla linea
politica da adottare la seguente nota:
Le affermazioni secondo le quali la maggioranza delle
sex workers è entrata nell'industria del sesso da minorenne, ha subito
nell'infanzia abusi fisici o sessuali, è stata costretta ad intraprendere il
lavoro sessuale e/o è tossicodipendente hanno dimostrato di non rappresentare
la realtà di buona parte delle sex workers.
Ci piacerebbe sapere
esattamente quale ricerca avrebbe dimostrato che queste affermazioni non
riflettono la realtà delle prostitute, dal momento che esse certamente rispecchiano
la nostra realtà di prostitute che hanno operato nelle agenzie di escort, nei
bordelli e nelle zone a luci rosse. Nella nota in questione, si è tentato di
cancellare la realtà delle nostre esistenze e di occultare e negare i danni che
abbiamo patito e di cui siamo testimoni.
Forse, se aveste ampliato la
ricerca in modo da avere una visione completa della questione, avreste scoperto
quello che noi già sappiamo: che la maggioranza delle donne che si
prostituiscono ha fatto il suo ingresso nel mercato del sesso partendo da una
condizione di disperazione e/o di indigenza, la maggioranza ha subito nell'infanzia
abusi fisici o sessuali ed è stata costretta dalle circostanze a prostituirsi e
che, se, prima di entrare nella prostituzione, non abusava di sostanze che
provocano assuefazione, ha cominciato a farlo poco dopo.
Malgrado tutti i vostri
discorsi sulla necessità di svolgere "ricerche", avete assemblato un corpus di sospetta
parzialità che ignora del tutto noi sopravvissute alla prostituzione e i gruppi
da noi diretti. Avete ignorato anche chi offre servizi di supporto alle
prostitute e i gruppi per i diritti delle donne che, grazie alla militanza e
alla prestazione di servizi, sono giunte
a riconoscere che la prostituzione rappresenta una violazione dei diritti umani
e ad approvare una soluzione abolizionista. Queste voci e la nostra sono del
tutto assenti dalla vostra cosiddetta "ricerca".
Il "Draft Policy
Document", recentemente svelato, ignora anche l'enorme corpus di ricerche già esistenti,
condotte a livello mondiale da decenni, i documenti e le tabelle del devastante
danno fisico, psicologico ed emotivo prodotto sulle persone coinvolte nella
prostituzione - una devastazione che tutte le nostre attiviste vivono ancora.
Pur non mettendo in
discussione il buon lavoro che avete compiuto in altri settori e pur non avendo
nulla da dire sui molti militanti attualmente attivi in Amnesty nel campo della
giustizia sociale, resta il fatto che la vostra reputazione in materia di
diritti delle donne non è ineccepibile. Non è trascorso molto tempo da quando
avete giudicato la mutilazione genitale femminile una pratica culturale. Questo
è stato un errore e siete sul punto di commetterne un altro grave, che inciderà
sulla vostra reputazione mondiale in materia di diritti delle donne, ora che
state discutendo se dire o no al mondo intero che noi femmine esistiamo per
essere usate e che i maschi hanno il diritto di usarci. Siamo qui per affermare
dinnanzi a voi e al mondo intero che gli uomini non hanno il diritto di usarci,
non lo hanno mai avuto, indipendentemente da quanti anni abbiano speso ad
abusare della vulnerabilità sociale di donne e ragazze, al fine di farlo.
Tutto il vostro documento è
fondato sulla tesi che l'abuso dello sfruttamento della prostituzione e
dell'acquisto di sesso debba essere depenalizzato e che il mercato del sesso
debba essere regolamentato in modo da renderlo in un certo senso più sicuro per
chi si prostituisce. Non è la prima volta che questa tesi viene sostenuta.
L'idea che il sistema della prostituzione debba essere regolamentato al fine di
rendere più sicure le condizioni del suo esercizio non è diversa da quella
secondo cui la schiavitù avrebbe dovuto essere regolamentata per gli stessi
motivi. Si tratta di una tesi che ignora completamente l'oppressione
strutturale che ha ignobilmente sostenuto un sistema per secoli e che oggi continua
ignobilmente a sostenere l'altro.
In realtà, lungi dall'essere
un gruppo neutrale preoccupato soltanto della difesa dei diritti umani delle
persone coinvolte, avete abbracciato saldamente la posizione favorevole alla
prostituzione, come si evince dal vostro uso continuo dei termini "sex
worker" e "sex work", malgrado sappiate che questi vocaboli sono
considerati inaccettabili da quelle fra di noi che hanno vissuto l'esperienza
della prostituzione e conducono attivamente una campagna contro il loro uso. Il
problema del termine "sex work" (che è emerso nel mercato del sesso
di San Francisco negli anni Ottanta) consiste nelle intenzioni che hanno
portato alla sua coniazione: è stato deliberatamente inventato per occultare i
danni provocati dalla prostituzione. Ci si aspetterebbe di meglio da qualsiasi
organizzazione dei diritti umani che adottare una terminologia che è stata
creata al fine di occultare i danni [della prostituzione]. Nel vostro documento
si fa riferimento alle "persone che scelgono volontariamente di
prostituirsi", sottolineando però, all'interno dello stesso documento, che
"la condizione e l'esperienza di essere discriminate sono spesso fattori
chiave che portano le persone a svolgere il lavoro sessuale".
Voi di Amnesty International,
pertanto, riconoscete che l'estrema limitazione delle possibilità di scelta,
sperimentata in seguito a preesistenti discriminazioni, costituisce il fattore
chiave che costringe le persone a prostituirsi, ma vi rifiutate di riconoscere il
sesso che si pratica nella prostituzione come sesso coatto che costituisce una
violazione dei diritti umani. Come donne
sopravvissute della prostituzione vorremmo chiedere pubblicamente ad Amnesty
International: Se riconoscete che le persone sono costrette a prostituirsi,
perché non riconoscete il sesso che si pratica nella prostituzione come sesso
coatto? Se riconoscete che le persone sono indotte a prostituirsi dalla
discriminazione che già subiscono, perché non riconoscete il sesso che si
pratica nella prostituzione come una violazione in sé dei diritti umani?
Abbiamo detto a voi di
Amnesty International, direttamente e pubblicamente, che state per commettere
un gravissimo errore pubblico e, se voterete a favore della depenalizzazione delle
violazioni dei diritti umani, questo errore ricadrà pesantemente su tutte le persone
abusate nella prostituzione, sulla causa dei diritti umani e su voi stessi.
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