Mentre a Roma il presidente del IX Municipio Andrea Santoro vorrebbe
introdurre zone a luci rosse, la cui istituzione configurerebbe il reato di
favoreggiamento della prostituzione e promuoverebbe la ghettizzazione delle
donne che la praticano, confinate, come fossero sozza e indecorosa immondizia, in quartieri distanti dallo sguardo dei
cittadini "per bene", vorrei proporvi la lettura di una mia ricerca di due anni fa su quel che accade nei Paesi Bassi, lo Stato europeo che per primo ha
implementato queste politiche.
La legalizzazione della prostituzione nei Paesi Bassi:
un flop
Il 1 ottobre 2000 i
Paesi Bassi hanno abrogato il divieto di esercizio della prostituzione nei
locali: sex club, case chiuse, agenzie di escort, vetrine, ove le ragazze
espongono il proprio corpo ridotto a merce. Ai Comuni è attribuito il potere di
influire sulla dislocazione di questi locali, affinché risulti conforme ai
piani urbanistici, l'autorità di promulgare le norme e i regolamenti cui
debbono attenersi, il controllo della loro applicazione e la facoltà di
rilasciare, se lo ritengono opportuno, licenze di esercizio[1].
Nel 2008 è stata
presentata in Parlamento una proposta di legge che impone a tutti i locali ove
si praticano rapporti mercenari di conseguire una licenza comunale, sancisce
l'obbligo delle prostitute di iscriversi ad un registro nazionale e infligge
una pena chi si sottrae a questo dovere, sanziona penalmente i clienti delle
donne non registrate, probabili vittime di tratta e, infine, innalza l'età
minima di esercizio della prostituzione dai 18 ai 21 anni. Questo progetto,
finalizzato al rafforzamento del controllo dello Stato da conseguire attraverso
l'introduzione di un sistema nazionale uniforme di licenze, è stato respinto in
prima lettura dal Senato nel 2012. La questione che suscita maggiori
controversie è la registrazione delle prostitute, nella quale molti intravvedono un attentato
alla privacy. Poco apprezzata è anche la punizione dei clienti che si rivolgono
a prostitute non iscritte al registro nazionale.
Il 1 ottobre 2011 le
autorità comunali di Utrecht hanno proceduto autonomamente alla registrazione
delle prostitute residenti in città, incluse quelle che si sospettava fossero
vittime di tratta. In un rapporto è contenuta questa annotazione: <<Il
Servizio municipale della Salute di Utrecht ritiene che il rifiuto di concedere
il permesso di prostituirsi in base al sospetto di tratta potrebbe nuocere
gravemente alla donna. Il solo effetto di tale misura sarebbe quello di farla
scomparire dalla vista delle autorità>>. In altri termini, il Comune
lascia scientemente persistere lo sfruttamento sessuale delle vittime di
tratta.
Amsterdam ha
iniziato a registrare le persone prostituite nel 2013[2]
e nel frattempo ha innalzato l'età minima di esercizio alla prostituzione dai 18
ai 21 anni.
La cancellazione del
divieto di gestire bordelli mirava al conseguimento di una serie di obiettivi esplicitati nelle
faq redatte dal Ministero degli Esteri:
. controllare e
disciplinare l'occupazione delle sex workers mediante l'adozione di un sistema
di licenze all'apertura e alla gestione dei locali ove si esercita la prostituzione;
. garantire tutela
sociale e giuridica alle sex workers;
. rafforzare la
lotta contro la tratta e la prostituzione coatta;
. eliminare la
prostituzione minorile;
. ridurre il numero
delle sex workers straniere sprovviste di permesso di soggiorno;
. recidere i
legami che collegano la prostituzione
alla criminalità.[3]
Nessuno di questi obiettivi
è stato conseguito.
Analizziamoli uno per uno.
Nei Paesi Bassi mancano
stime certe ed aggiornate sul numero delle persone che si prostituiscono. La
cifra di 25.000 risale al 1999[4].
Questa incertezza è, fra l'altro, strettamente connessa al fatto che la maggior parte delle
prostitute non si registra, né si
iscrive alla Camera di Commercio, atto
necessario all'adempimento degli obblighi fiscali che sono evasi dal 60%
delle ragazze esposte in vetrina e dai tre quarti delle escort[5].
Ad Amsterdam delle 2000 ragazze esposte in vetrina solo 658 sono registrate
alla Camera di Commercio. Riporto questi dati, non perché ritenga giusto che lo
Stato eserciti la funzione di prosseneta, traendo lucro dalla mercificazione
del corpo di chi si prostituisce, ma
perché considero molto pregnanti le motivazioni addotte da chi si sottrae
all'imposizione fiscale sulla pratica dei rapporti mercenari. Molte indicano
come causa la percezione di un reddito troppo tenue, ciò che induce a interrogarsi, oltre che sul costo elevato
degli affitti delle stanze ove si
praticano rapporti mercenari, sulla diffusione, che, come vedremo in seguito,
risulta molto ampia, del fenomeno del lenocinio che implica l'estorsione, attuata dai magnaccia, della
maggior parte dei guadagni delle donne che si prostituiscono; altre affermano
che non si tratta di un lavoro stabile soggetto, quindi, alle norme fiscali
generali, altre ancora sostengono che la prostituzione coinvolge il loro corpo
e che tassarlo è inconcepibile. Questa osservazione ci fa comprendere come le
stesse donne che la praticano non
percepiscono la prostituzione come una professione qualsiasi, come mera
prestazione di servizi sessuali, che sia possibile disgiungere dalla propria
individualità, ma la concepiscano come
un' intrusione nella propria sfera intima, come un'attività che segna profondamente la propria identità. Se
accettano di mercificare il corpo per
ragioni di sopravvivenza, non tollerano però che esso venga trasformato in
merce tassabile. Infine, molte prostitute non si iscrivono alla Camera di
Commercio e, dunque, sfuggono all'imposizione fiscale per il desiderio di conservare l'anonimato[6].
A differenza di quel che affermano i suoi sostenitori, la legalizzazione,
infatti, non cancella lo stigma che avvolge un'attività come la prostituzione[7].
Paradossalmente
il maggior numero di prostitute
registrate e note alle autorità fiscali
è originaria dell'Europa dell'Est
e costituisce il gruppo sottomesso
al più intenso e brutale sfruttamento da
parte dei magnaccia. L'iscrizione è, in questo caso, spesso imposta dai
prosseneti al fine di evitare controlli da parte della polizia.[8]
Dunque: l'evasione fiscale è elevatissima e versare le imposte, anziché configurarsi come un
indizio di regolarità delle condizioni
di lavoro, può rivelarsi un segno di assoggettamento alla coercizione e alla
violenza!
Un altro motivo
che spiega l'assenza di stime sicure e recenti è rappresentato dall'ampia
diffusione della prostituzione illegale. La regolamentazione, in contrasto con quanto comunemente si
ritiene, non comporta, infatti, la riduzione dell'irregolarità. Tutt'altro! Negli ultimi anni si è verificato un incremento del numero di prostitute
che offrono prestazioni sessuali attraverso Internet. La rete offre opportunità
alle donne che non possono o non vogliono praticare rapporti mercenari nel
circuito dei locali muniti di regolare licenza. L'offerta su Internet è
costituita principalmente da escort e da prostitute che esercitano nella
propria casa o in una stanza di hotel[9].
Inoltre, soltanto il 17% degli annunci di prestazioni sessuali pubblicati sui
quotidiani e in rete si riferisce con sicurezza al settore legale della
prostituzione[10].
L'annotazione è importante, in quanto le sostenitrici della legalizzazione ritengono,
invece, che siano le politiche di contrasto a produrre un incremento della
prostituzione esercitata al chiuso e un'intensificazione dell'impiego della
rete come strumento di pubblicizzazione di rapporti mercenari praticati negli spazi privati e quindi
sottratti alla vista dei cittadini. Mentre, in realtà,
nessuna ricerca o evidenza empirica dimostra che in un Paese
abolizionista come la Svezia si sia verificato un massiccio passaggio dalla
prostituzione all'aperto a quella al chiuso e, al contrario, esistono dati che attestano la riduzione del numero di
persone che praticano rapporti mercenari[11],
gli studiosi olandesi confermano invece l'esistenza e l'estensione della prostituzione sommersa
nello Stato che per primo in Europa ha promosso la legalizzazione. Secondo dati
del Servizio Sanitario Nazionale riferiti al periodo 2002-2004 ad Amsterdam,
città sulla quale possediamo un maggior numero di informazioni, vi sarebbero
8000 prostitute, il 25% delle quali esporrebbero il proprio corpo nelle
vetrine, l'1% eserciterebbe in strada, il 25% nei sex club e nelle case chiuse
e il 49% in altri luoghi illegali (alberghi, bar, sale massaggio, la propria
casa) o in altre forme (escort)[12].
Dunque: quasi la metà della
prostituzione ad Amsterdam sarebbe sommersa, non regolamentata! Un risultato
tutt'altro che esaltante per i sostenitori della legalizzazione!
Anton van Wijk e i
suoi collaboratori hanno redatto un rapporto nel 2010 che conferma questo
preoccupante quadro con riferimento alla città di Amsterdam. Gli autori osservano che, secondo dati del 2009, il
numero delle escort operanti ad Amsterdam si aggira tra le 536 e le 580, tra le
200 e le 350, ossia tra un terzo e la metà delle quali non dipendenti da
un'agenzia e, pertanto, illegali[13].
Gli escort uomini al servizio di una clientela maschile sono 478. Solo 78 sono
impiegati dalle agenzie. Gli altri 400
sono indipendenti ( più del quadruplo del numero di escort legalmente
impiegati)[14]. Tra le altre forme di prostituzione non autorizzate
vi è la pratica dei rapporti mercenari a casa propria che coinvolgerebbe un
numero massimo di 1680 donne[15].
Nelle sale massaggio
cinesi e thailandesi possono essere offerte illegalmente prestazioni sessuali.
Nel 2005 vi erano 150 locali di questo tipo nei Paesi Bassi. Vi erano impiegate circa 400
donne, assoggettate ad un intenso
sfruttamento, costrette a massacranti
orari di lavoro, prive di contratto e scarsamente retribuite (3-5 euro lordi all'ora). Ad Amsterdam
esistono 22 sale massaggio, in 18 delle quali è probabile vengano praticati
rapporti mercenari[16].
Poiché è illegale offrire prestazioni sessuali nelle sale non provviste di
apposita licenza, in esse mancano i preservativi e, dunque, presumibilmente, i
rapporti sessuali sono praticati senza l'uso dei condom. In un forum di clienti
è ripetutamente segnalata la pratica di rapporti sessuali non sicuri[17].
Diversi informatori indicano
l'esistenza di una tendenza sempre più diffusa ad impiegare gli hotel
per esercitare la prostituzione. Ciò è illegale. E' probabile che nei Paesi
Bassi vi siano 68 hotel in cui si
praticano rapporti mercenari su un totale di 254 (dunque, quasi un quarto del
totale)[18].
Altra forma di prostituzione illegale è quella praticata nei bar, nei
coffee shops e nei ristoranti che non dispongono di apposita autorizzazione,
così come quella esercitata nei parchi dai gay.
Essere inserite nel settore legale non costituisce, per altro, garanzia
di fruizione dei diritti teoricamente previsti dalla legislazione olandese. La
concezione della prostituzione come lavoro non ha comportato i miglioramenti
auspicati e la posizione sociale e giuridica di chi la pratica resta molto
precaria[19] e
assai più debole della media dei dipendenti olandesi. Queste condizioni
generano un elevato rischio di sfruttamento da parte dei datori di lavoro che
si accresce nei confronti delle migranti, poiché il rapporto di impiego può
essere caratterizzato da un elevato grado di individualizzazione. Ciò significa
che il lavoro viene effettuato in condizioni di isolamento, creando maggiori
possibilità che si verifichino abusi di potere. Il rapporto si configura spesso
come dipendente, ma poiché i proprietari
di case chiuse, sex club, vetrine non vogliono corrispondere alle
prostitute il salario, né erogare loro i contributi previdenziali ed
assicurativi contro le malattie, non le assumono e le considerano lavoratrici
autonome sulle quali ricadono tutti i rischi del mestiere[20].
Così, circa il 95% delle prostitute che praticano rapporti mercenari nel
settore legale vengono trattate come lavoratrici autonome, che affittano le
stanze ove si prostituiscono[21].
Eppure, la maggioranza di loro ha un rapporto di lavoro che si configura come
dipendente. Teniamo presente che nei Paesi Bassi le lavoratrici e i lavoratori
autonomi non possono ottenere un prestito o un mutuo per l'acquisto della casa, a causa della mancanza di un
reddito fisso e non possono fruire di servizi
come la pensione, l'assicurazione malattia, quella contro l'invalidità[22].
Dunque: la quasi totalità delle prostitute è esclusa dal godimento dei diritti
sociali e dall'applicazione delle norme
di tutela del lavoro.
Per evitare che le prostitute
contraggano malattie sessualmente trasmissibili, i proprietari dei sex club
dovrebbero rifornirle di preservativi, come prescritto da una serie di
regolamenti comunali. Non sempre, però,
questa norma viene rispettata. Vi sono
gestori che accollano alle prostitute l'onere di provvedere alla tutela della
propria salute. Alcuni di loro sono perfettamente consapevoli che
alcune ragazze non impiegano il preservativo e sono convinti che questo comportamento sia positivo perché
genera introiti supplementari al locale[23].
Per
attirare clienti, molte prostitute dell'Europa dell'Est che espongono il
proprio corpo nelle vetrine riducono il prezzo della prestazione e praticano
rapporti senza profilattico, con il rischio di
contrarre malattie, di rimanere incinte, di abortire[24]. Dalle recensioni pubblicate su un forum di clienti si
apprende che circa un sesto e anche più di escort ad Amsterdam pratica rapporti orali senza condom (il
contatto tra sperma infetto e mucose è una delle vie di contagio del virus
HIV). Dal 17% al 22% degli accompagnatori della città che servono una clientela
maschile ha contratto una malattia sessualmente trasmissibile[25].
Come ammettono i clienti, anche le prostitute che esercitano in casa offrono
abbastanza frequentemente prestazioni sessuali non protette, soprattutto ai
frequentatori abituali[26].
Lo stesso accade nelle sale massaggio cinesi e thailandesi[27].
Delle
405 ragazze che si sono rivolte al Centro Prostituzione e Salute di Amsterdam
nel 2008 54 sono risultate affette da malattie sessualmente trasmissibili (in
particolare dall'infezione della clamidia = 63%, dalla sifilide = 26% e dalla
gonorrea = 11%) . Il 15% delle donne dell'Europa dell'Est sottopostesi
volontariamente ai test è risultato
affetto da una malattia sessualmente trasmissibile. Lo stesso è accaduto al 9%
delle olandesi[28].
Le visite mediche non sono obbligatorie,
ma le prostitute sono sollecitate ad eseguire quattro controlli medici all'anno[29].
A. Daalder osserva,
inoltre, nella sua ricerca, come il grado di benessere
psicologico delle donne che si
prostituiscono si sia ridotto tra il 2001 e il 2006. Corrispondentemente, si è
accresciuta l'entità del disagio, così come l'impiego dei sedativi[30].
Questa informazione trova conferma nel rapporto stilato nel 2010 da Anton van Wijk e da altri autori, che segnalano anche il
consumo di sostanze stupefacenti come "farmaci" che consentono di
tollerare il malessere connesso alla pratica dei rapporti mercenari[31].
Le organizzazioni di aiuto sono particolarmente preoccupate per le condizioni
di salute delle prostitute dell'Europa dell'Est ed in particolare delle ragazze
rom. Queste ultime vengono frequentate da uomini che pretendono rapporti
sessuali estremi, adottano un
comportamento violento e non vogliono
pagare il prezzo pattuito[32].
I Comuni possono
promulgare regolamenti che disciplinano, fra l'altro, le condizioni di
sicurezza nei locali ove si pratica la prostituzione, ma tali norme non vengono
sempre rispettate. Ogni stanza, ad
esempio, dovrebbe essere dotata di un pulsante di emergenza che consenta alla
prostituta di chiedere aiuto e di
sollecitare l'immediato intervento delle forze dell'ordine contro i clienti violenti. Tuttavia, i
soggetti intervistati da Anton van Wijk individuano, accanto a proprietari scrupolosi
e rispettosi delle norme di sicurezza, altri gestori, soprattutto quelli che
affittano vetrine alle prostitute dell'Europa orientale, che non hanno
predisposto alcun sistema di allarme, né si peritano di effettuare controlli
regolari delle condizioni di sicurezza
dei locali. Non sempre, poi, gli interventi della polizia sono
tempestivi.[33]
Secondo il racconto di alcune ragazze, anzi, le forze dell'ordine non le
proteggerebbero affatto dalla violenza dei clienti[34].
Il 70% delle prostitute ha confessato infatti di aver subito stupri[35].
Soltanto il 6% dei Comuni olandesi ha
predisposto servizi di sostegno all'abbandono della prostituzione da parte di
chi lo desidera[36].
Le organizzazioni umanitarie sostengono che ogni anno
circa 1500 minorenni siano adescate dai
cosiddetti "lover boys"
dinanzi alle scuole, nei bar, nei luoghi di divertimento, sui social
network e costrette a prostituirsi[37].
Secondo l'associazione 'Stoploverboys.NU' fondata da Anita De Witt sarebbero
oltre 5000 le ragazze vittime di questa forma di prostituzione[38].
I lover boys irretiscono ragazze
vulnerabili, sole ed insicure, fragili, spesso vittime di abusi sessuali
infantili, promettono loro amore ed emozioni, prestigio e status, regalano
oggetti ed abiti costosi. Quando hanno conquistato la loro fiducia, le inducono a prostituirsi o a diventare
spacciatrici, estorcono loro denaro, le isolano dalla famiglia e dagli amici.
Le ragazze, emotivamente e finanziariamente
dipendenti dai loro lover boys, si ritrovano catturate in una spirale di abusi
che comprendono atti di violenza
psicologica e fisica, stupri anche di gruppo, la costrizione a prostituirsi
anche con 20 uomini al giorno all'età di 12-13-15 anni o anche meno.[39] Questi
prosseneti attivano un sofisticato sistema di controllo delle loro vittime,
fondato sull' esercizio di un potere dispotico e sull' elargizione di ricompense, che induce
le ragazze a percepirsi prive di identità senza di loro.
Trascorrono anni prima che esse riacquistino indipendenza e capacità di autodeterminazione.
I lover boys esercitano infatti un controllo
autoritario ed assoluto sulle loro vittime e impartiscono ordini che
investono tutta la loro esistenza ( dettano le regole di comportamento,
suggeriscono le parole da pronunciare, stabiliscono quali abiti indossare,
decidono con quali clienti avere
rapporti e di che tipo), privandole
completamente del diritto e della capacità di assumere decisioni
autonome[40].
Le autorità olandesi ignorano o sottovalutano
drammaticamente il problema[41]. Nel
2009 Il movimento giovanile del Partito socialista olandese (ROOD) ha intervistato 21 ragazze tra i 12 e
i 24 anni costrette a prostituirsi dal loro lover boy e ha scoperto che le
vittime che denunciano il protettore alla polizia non vengono credute e vengono
invitate ad andarsene. <<Ho segnalato il mio caso sei volte in differenti questure. Sono stata mandata via
ogni volta >>, afferma una delle intervistate[42].
La legalizzazione non ha pertanto eliminato la
prostituzione minorile.
Uno degli obiettivi
politici che la regolamentazione intendeva conseguire era quello di sopprimere
o, quanto meno, di ridurre drasticamente il fenomeno della tratta e della
prostituzione coatta. Gli estensori del rapporto di polizia redatto nel 2008
col titolo di Schone
Schijn (Salvare le apparenze) affermano
che questo obiettivo non è stato conseguito[43].
La politica olandese - osservano - non è sufficientemente attrezzata per
identificare la tratta e la prostituzione
coatta[44]. Per
redigere la relazione, essi hanno
intervistato 63 operatori qualificati delle città di Amsterdam, Utrecht e
Alkmar. Si tratta di poliziotti, finanzieri, dipendenti delle Camere di
Commercio, medici, addetti agli uffici immigrazione, assistenti sociali, il
Relatore dell'Ufficio Nazionale contro la tratta, membri dell'organizzazione De
Rode Draad, esponenti
della Fondazione contro la tratta e del gruppo nazionale che si occupa di
questo problema e, infine, personale delle associazioni di aiuto alle vittime.
Invitati ad offrire una stima della diffusione della prostituzione coatta,
alcuni operatori non si sono pronunciati, altri, invece, hanno proposto stime
che si aggirano tra il 50% e l'85- 90%[45].
Cifre comprese tra il 30-40% e il 90% sono fornite anche dagli esperti intervistati da Anton van Wijk e
dai suoi collaboratori[46]. La stima del 50% corrisponde a 4000 vittime di tratta
nella sola città di Amsterdam.
Nelle vetrine del
celebre quartiere a luci rosse di questo Comune: il De Wallen, frequentato da
circa 220.000 clienti all'anno, molti dei quali turisti stranieri[47], tutte o almeno il 90% delle prostitute
risultano assoggettate ad un magnaccia, che estorce loro almeno la metà dei
proventi. Il dato è fornito dalle stesse ragazze che praticano rapporti
mercenari e confermato da poliziotti ed assistenti sociali[48].
La prostituzione coatta, diffusissima nelle vetrine, è
presente anche in altri settori più opachi e scarsamente controllati dalla
polizia. Nella regione di Groningen , ad esempio, ogni 3 o 4
settimane, i sex club ricevono una visita da parte di magnaccia che "offrono" ai proprietari le prestazioni di una o più prostitute, anche
se la situazione negli ultimi tempi
sembra lievemente migliorata[49].
L'attività di controllo e di ispezione della polizia, ad ogni modo, è
concentrata nel settore legale e ciò limita le attività di monitoraggio e di
indagine sulle forme di sfruttamento della prostituzione penalmente sanzionate
nel settore non autorizzato[50].
Il
numero di vittime del traffico di esseri umani segnalato ogni anno a CoMensha
è triplicato negli ultimi anni.
Fino al 2005 la cifra oscillava tra le 257 e le 424, ma è aumentata
costantemente dal 2006, anno in cui ha raggiunto il numero di 579[51].
Supponendo che circa la metà del fenomeno (come è assodato accada dal 2007 al
2009) riguardi la tratta a scopo di sfruttamento sessuale, fino al 2005 si
avrebbero tra le 124 e le 222 vittime di questo reato, cifra che si eleverebbe
fino a 289 nel 2006. Nel 2007 il numero delle donne assoggettate alla tratta
aumenta fino a raggiungere la cifra di 343, un quarto delle quali (84)
minorenni. Nel 2008 vi è un'ulteriore,
vertiginosa, crescita delle vittime che diventano 475, un quinto delle quali
(93) minorenni, mentre nel 2009 si registra un calo. Le donne sottomesse al
traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale identificate in
quell'anno, infatti, scendono a 423, 45 delle quali risultano essere minorenni[52]. Nel 2010 il numero di vittime della tratta
raddoppia rispetto all'anno precedente, raggiungendo la cifra di 797[53].
Come
rilevano, però, gli estensori del rapporto Trafficking
in Human Beings le statistiche non rispecchiano la reale entità del
fenomeno che rimane in gran parte occulto[54].
La legalizzazione della prostituzione, dunque, produce un incremento
della tratta che, malgrado gli sforzi, la politica olandese non si rivela in grado di contrastare per una
molteplicità di ragioni in gran parte evidenziate dalla relazione stilata dalla
polizia nel 2008 e pubblicata con il titolo di Schone Schijn: <<Salvare le apparenze>>. La redazione di
questo documento è sollecitata dall'individuazione, dall'incriminazione e
dall'arresto del gruppo criminale Dürdan che
rivela l'esistenza, la gravità e la diffusione raggiunta nel Paese dai fenomeni della prostituzione
coatta e della tratta che si credevano debellati in seguito all'abrogazione del
divieto di gestione dei bordelli.
Dal momento che il caso Dürdan lascia affiorare in superficie
connivenze, complicità, inerzie, clamorose sottovalutazioni della polizia e di
altri attori, istituzionali o meno, favorite e assecondate dalla particolare impostazione giuridica
della questione della prostituzione nei Paesi Bassi e, soprattutto, fa
emergere l'assoluta inefficacia della
legislazione olandese non è forse inutile farvi cenno.
Il gruppo criminale
di prosseneti di origine turco-tedesca, originariamente costituito da due
fratelli e da un loro amico: Halit Dürdan, Nejat Dürdan e Ali Serdar emigra nei
Paesi Bassi dalla Germania nel 1998, assieme ad alcune prostitute soggette al loro sfruttamento. La polizia
tedesca allerta immediatamente i colleghi della Beurstraat, informandoli
dell'arrivo e del genere di
attività praticata dal trio, che non
viene però sottoposto ad alcun controllo. Nel 2000 e, di nuovo, nel 2003
vengono avviate indagini che non approdano a nulla. Nel 2004 e nel 2005 la
polizia riceve segnalazioni e denunce da alcune vittime e dai concorrenti del
gruppo, ma soltanto nel 2007 procede all'incriminazione e all'arresto di alcuni
componenti della banda, che nel
frattempo si è notevolmente ampliata.
Per una decina di
anni ai fratelli Dürdan e a Serdar è stato consentito dunque di agire
indisturbati e di ampliare la loro rete criminale che nel 2007 risultava
composta da 35 persone tra prosseneti, guardie del corpo ed altri complici. Il
gruppo ha collaborato anche con prosseneti tedeschi e belgi. Assoggettate allo
sfruttamento del gruppo erano 120 prostitute, 36 delle quali tedesche e 25
olandesi. Le altre donne provenivano dall'Irlanda, dalla Polonia, dalla
Bulgaria e dalla Repubblica Ceca. 78 di queste erano presumibilmente vittime di
coartazione. La distinzione proposta dal rapporto tra prostituzione coatta e
soggezione allo sfruttamento di un prosseneta è molto interessante perché
conduce alla constatazione dell'avvenuta normalizzazione del lenocinio nei
Paesi Bassi, purché quest'ultimo non si eserciti in forme violente e
coercitive.
Le prostitute,
sottoposte al costante controllo di membri dell'organizzazione, praticavano
rapporti mercenari tutta la settimana dalle 7.30 di sera alle 7 del mattino
(vale a dire per 11 ore e mezzo al giorno).
Alcune di loro sono state costrette a praticare l'aborto e a riprendere
l'esercizio della prostituzione due giorni dopo l'intervento. A quasi tutte era
imposto il conseguimento di un guadagno
di 1000 euro al giorno, quasi integralmente estorto dai magnaccia. Le ragazze
dovevano, ovviamente, sostenere le spese di vitto e di alloggio e il costo
dell'affitto della vetrina dove si esponevano e potevano trattenere per sé solo
una minuscola quota di reddito da inviare ai familiari o da impiegare
nell'acquisto di abiti.
Il rapporto delle
prostitute con i magnaccia era caratterizzato da una combinazione di paura e
intimidazioni da un lato e di dipendenza dall'altro. Dopo una prima fase
suadente e amichevole, subentrava la coercizione e la violenza. Le prostitute
erano colpite con mazze da baseball ad ogni cenno di insubordinazione e molte di
loro recavano impresso sul corpo, come
un marchio, un tatuaggio con il nome del loro magnaccia. Alle donne era
impedito di abbandonare il gruppo oltre che con il ricorso alla violenza e alle
minacce, con la sottoposizione ad una soffocante sorveglianza e con la
requisizione dei passaporti. Il prezzo di acquisto della libertà variava dai
30.000 ai 240.000 euro.
Ora: le ragazze sfruttate dal gruppo, oltre a possedere tutti
i documenti richiesti dalla legislazione olandese, avevano stipulato regolari
contratti di affitto con i proprietari, legalmente autorizzati, delle vetrine
delle cinque città dove esercitavano la prostituzione: Amsterdam, Alkmar,
Utrecht, L'Aia e Haarlem. Alcuni gestori delle vetrine mantenevano i rapporti
esclusivamente con le prostitute, altri facevano affari direttamente e senza
problemi con i magnaccia. Anche i primi, tuttavia, erano spesso consapevoli,
come si evince dalle intercettazioni telefoniche, dello sfruttamento cui erano sottoposte le ragazze da parte dei
prosseneti.
Il caso Dürban
rivela, infatti, l'esistenza di un'ampia rete di complicità e di connivenze e
la stretta interdipendenza che sussiste tra attori legali ed illegali, ma,
soprattutto, evidenzia l'agevole penetrazione della prostituzione coatta nel
settore legale e regolamentato. Nel corso degli anni il gruppo criminale ha
mantenuto contatti con la polizia, con i proprietari delle vetrine, con
un'agenzia di consulenza fiscale incaricata di espletare le operazioni
amministrative necessarie per il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio
della prostituzione. Le ragazze erano regolarmente registrate nei Comuni in cui erano domiciliate. Numerosi
componenti del gruppo e parecchie vittime alloggiavano in un cottage ed avevano
ottenuto uno sconto di gruppo, concesso anche da una clinica estetica che aveva
eseguito su molte prostitute sfruttate interventi, richiesti dai prosseneti, di
mastoplastica additiva. E' plausibile supporre che molte di queste persone
fossero a conoscenza o, per lo meno,
sospettassero l'esistenza dello sfruttamento della prostituzione, ma nessuno di
loro ha mai pensato di rivelare i propri sospetti alla polizia[55].
Gli estensori del rapporto di polizia redatto nel 2008 individuano alcune
delle cause che nei Paesi Bassi intervengono ad ostacolare, se non ad impedire,
l'implementazione di un'efficace politica di contrasto ai fenomeni della
prostituzione coatta e del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento
sessuale.
- Il decentramento
amministrativo conduce ad elaborare strategie di lotta contro la tratta
eterogenee, diverse da un comune all'altro e non sufficientemente coordinate
sul piano nazionale;
- la cooperazione e
la comunicazione tra le agenzie che
dovrebbero contrastare la prostituzione coatta è insufficiente;
- benché la legge attribuisca ai comuni una fondamentale funzione di controllo della
prostituzione, le tre città oggetto del
rapporto: Amsterdam, Utrecht e Alkmar non sono intervenute nella fase di
segnalazione delle potenziali vittime di tratta e hanno delegato alla polizia i
compiti di sorveglianza del settore e di accertamento della regolarità delle
licenze di esercizio della prostituzione;
- riconoscere la
presenza della tratta non è compito delle autorità di registrazione. A queste
ultime (ad esempio alla Camera di Commercio) possono essere presentati
passaporti falsi, come in effetti è avvenuto parecchie volte;
- le modalità di
svolgimento dei controlli operati dalle forze dell'ordine li rende
assolutamente inidonei all'identificazione delle vittime della tratta. Gli
ispettori di polizia si limitano in genere a controllare la validità e la
regolarità dei documenti delle prostitute e non sempre vengono richiesti gli
stessi documenti. Alcuni chiedono soltanto la carta d'identità, altri il
passaporto, altri ancora esigono anche il
certificato di iscrizione alla Camera di Commercio e il numero di registrazione
alla previdenza sociale obbligatoria. Il possesso dei documenti richiesti,
tuttavia, non garantisce che la prostituta sia libera da vincoli coercitivi.
Si pensi alle ragazze, perfettamente in regola, sfruttate dal gruppo Dürdan.
Inoltre, non è raro che le prostitute possiedano documenti falsi. I controlli
durano pochi minuti ed è improbabile che in questo breve lasso di tempo una
vittima decida di confidarsi. Il fatto che le donne siano attentamente
sorvegliate dai protettori e dalle guardie del corpo rende ciò ancora più
improbabile. Inoltre, i controlli della polizia sono rigorosamente limitati al
settore legale della prostituzione e trascurano completamente quello informale
- La disponibilità
delle vittime a denunciare la tratta è bassa
per la paura di subire la
violenza e le ritorsioni dei magnaccia o
per il rapporto affettivo
che hanno instaurato con loro ( è il
fenomeno dei loverboys) o, infine, perché
sono vincolate a loro da un contratto. A volte le vittime preferiscono
la prevedibilità di una situazione di coercizione piuttosto che l'incertezza
determinata dall'isolamento sociale in cui vivono. La sensazione di non poter
sfuggire al controllo e allo sfruttamento del magnaccia, la carenza o l'assenza
di relazioni sociali e il comportamento amichevole manifestato talvolta dal
protettore sono le condizioni del verificarsi della sindrome di Stoccolma.
- Sono state
riscontrate gravi violazioni del codice di condotta cui le forze dell'ordine
dovrebbero attenersi. Ispettori di polizia si
intrattengono in piacevoli
conversazioni nei bar con i proprietari delle vetrine o con i magnaccia e con le
guardie del corpo e manifestano nei loro
confronti un atteggiamento amichevole. Ciò, ovviamente, aumenta il rischio di
collusione e riduce la fiducia delle vittime di tratta nelle forze dell'ordine[56].
- Può accadere,
infine, che, se una prostituta ritira una denuncia, non venga avviata alcuna
indagine. Questo comportamento è illegale, perché la tratta è un reato
perseguibile d'ufficio e non è richiesta la presentazione di querela per
l'avvio di un'indagine[57].
Al di là di queste
ragioni, però, a mio parere, il motivo cruciale dell'insuccesso, anzi,
dell'impossibilità di impostare nei Paesi Bassi una seria politica di contrasto
alla prostituzione coatta risiede nella legalizzazione stessa, che trascina con
sé, inevitabilmente, anche quella di
determinate forme di prossenetismo.
La materia è
disciplinata dall'art.273 f del Codice Penale che recita:
<<Chiunque
. costringe un'altra
persona a prostituirsi,
. induce un minore a
prostituirsi,
. recluta, preleva o
rapisce una persona per obbligarla a prostituirsi in un altro Paese (ai sensi
della Convenzione Internazionale del 1933 sulla repressione della tratta delle
donne maggiorenni),
. ricava profitti
dalla prostituzione forzata o di minorenni,
. costringe un'altra
persona a consegnargli i proventi della prostituzione,
è punito con la pena
della reclusione fino ad un massimo di otto
anni>>[58].
Si noterà come
l'articolo, introdotto nel Codice Penale nel 2005, a differenza di quanto
prevede la legislazione italiana[59], non includa tra le fattispecie di reato il
favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione altrui, salvo che questo
sia esercitato secondo modalità coercitive. Dunque: vivere dei proventi della vendita dei corpi
altrui costituisce un'attività legale, legittima, socialmente riconosciuta nei
Paesi Bassi.
Lo si desume anche da alcuni brani contenuti nei
rapporti che ho già citato.
<<Nel
quartiere a luci rosse (il De Wallen) - si legge in Kwetsbaar beroep - non c'è praticamente alcuna prostituta
che lavori senza magnaccia, o almeno, così dicono diversi intervistati, sia
della polizia che dell'assistenza sociale, così come le stesse prostitute. Gli
sfruttatori possono offrire protezione alle prostitute e condividerne i
guadagni. Quest'atto non è necessariamente illegale, a condizione che la prostituta l'abbia
deciso in piena libertà>>[60].
<<Chi
conosce il quartiere a luci rosse sostiene che non vi sia praticamente nessuna
donna occupata nella prostituzione in vetrina che non abbia un magnaccia. In
teoria, questo non costituisce
necessariamente un problema. Il problema si verifica allorché tale rapporto sia
il frutto di una coercizione, comporti la devoluzione di una buona parte del
guadagno al magnaccia e le condizioni di lavoro siano deplorevoli>>[61].
La legalizzazione del prossenetismo esercitato in forme non
violente è un'ovvia conseguenza della trasformazione della figura dello
sfruttatore in rispettabile imprenditore del sesso (proprietario di un sex
club, di una vetrina ecc.). Nei Paesi Bassi si è proceduto anche alla
legittimazione dell'intermediario parassita, una figura simile al
"caporale" presente nell'agricoltura italiana: un individuo che vive
dei proventi della prostituzione altrui.
La distinzione tra lenocinio coercitivo e lenocinio non
violento rende peraltro assai difficile perseguire tanto il primo quanto la
tratta, per la difficoltà di distinguere il primo dal secondo.
Inoltre: quando il prossenetismo può definirsi non coattivo?
Perché una prostituta dovrebbe consegnare una parte, più o meno cospicua , dei
propri guadagni a un magnaccia, se non perché subisce una qualche forma di
costrizione? Perché un'operaia o una donna delle pulizie non condivide il suo
reddito con un estraneo e una prostituta invece sì? O tutto lo sfruttamento
della prostituzione è coercitivo o l'esercizio della prostituzione si configura
come un'attività molto pericolosa che comporta un rischio elevatissimo di
subire violenza e rende pertanto necessario
ricorrere ai servizi a pagamento di un protettore. Questa ipotesi
risulta decisamente in contrasto con quanto affermato dalle sostenitrici e dai
sostenitori della legalizzazione, secondo i quali quest'ultima incrementerebbe
la sicurezza di chi esercita la
prostituzione, da loro percepita come una professione qualunque. Se fosse così
le prostitute non si assoggetterebbero ad un magnaccia, come non vi si
sottomettono le operaie, ad esempio. In cosa consiste la protezione giuridica e
sociale promessa dalla normativa olandese?
Infine, la legalizzazione avrebbe dovuto consentire di recidere
i legami tra prostituzione e criminalità. Anche questo obiettivo è fallito. Ogni
anno vengono riciclati nei Paesi Bassi 18,5 miliardi di Euro. Il 10% di questo
denaro deriva dal gioco d'azzardo e dallo sfruttamento della prostituzione[62].
Più della metà dei coffee shop e delle vetrine dove si esercita la
prostituzione ad Amsterdam è risultato essere di proprietà di bande criminali
organizzate e di gruppi mafiosi provenienti, oltre che dall'Olanda, da Stati
dell'Europa orientale, in particolare dalla Bulgaria e dall'Ucraina. E' per
questo motivo che le autorità comunali hanno deciso di procedere alla chiusura
di 200 dei 480 bordelli con vista su strada della città[63].
Concludendo: l'unico obiettivo che la regolamentazione ha
conseguito è stato quello di consentire il libero sfruttamento della
prostituzione.
Come ammette il Ministro degli Esteri olandese nelle faq sulla
prostituzione pubblicate nel 2012:
<< Brothels, however, were illegal until 1 October2000, when articles
250bis and 432 were removed from the Criminal Code and the ban on brothels and
pimping lifted>>[64].
<<I bordelli, tuttavia, erano
illegali fino al 1 ottobre 2000, allorché gli articoli 250 bis e 432 sono stati
abrogati e sono stati aboliti il divieto di gestire bordelli e di sfruttare la
prostituzione>>.
Non mi pare che questo possa essere
considerato un risultato esaltante.
[1] Dutch Ministry of
Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution,
Questions and Answers 2012, What does the policy involve?, p.5,
http://www.minbuza.nl/binaries/content/assets/minbuza/en/import/en/you_and_the_netherlands/about_the_netherlands/ethical_issues/faq-prostitutie-pdf--engels.pdf-2012.pdf.
In rete è presente anche la versione francese delle faq: http://www.minbuza.nl/binaries/content/assets/minbuza/fr/import/fr/les_pays_bas/a_propos_des_pays_bas/questions_d_ethique/faq-prostitutie-pdf--frans.pdf-2012.pdf.
2 Fondation Scelles, Pays-Bas – 2013, année d’un changement
législatif ? http://infos.fondationscelles.org/index.php?option=com_content&view=article&id=128&Itemid=214
[4] Dutch Ministry of
Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution,
Questions and Answers 2012, How many prostitutes are there in the
Netherlands and what countries do they come from?, p.11.
5 A.L. Daalder, Prostitution in the
Netherlands since the lifting of the brothel ban, 2007, p.66. www.wodc.nl/.../ob249a_fulltext_tcm44-83466.pd.
6 Ibidem, pp.66-67.
7 Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep. Een onderzoek naar
de prostitutiebranche in Amsterdam (Una professione vulnerabile. Un'indagine
sul settore della prostituzione ad Amsterdam), 2010, pp.33 e 38,
http://www.ecpat.nl/images/13/1862.pdf
8Ibidem, p.38.
[10] RIEC, Nord Holland, Methodiek
‘Inzicht in prostitutiebranche, 2010,
p.3, www.hetccv.nl/binaries/content/assets/ccv/instrumenten/...
11 http://massimolizzi.blogspot.it/2013/05/la-legge-svedese-sulla-prostituzione.html
[18] Ibidem, pp.138 e 140.
[19] A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands...,
cit., p.15
[20] Ibidem, p.61
[21] Ibidem, p.64
[22] Ibidem, p.67
[23] Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep, cit, p.84
[24] Ibidem, p.59.
[25] Ibidem, p.105.
[26] Ibidem, p.128.
[27] Ibidem, p.137.
[28] Ibidem, p.59.
[29] Dutch Ministry of
Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution,
Questions and Answers 2012, What is the policy on health care?, p.10.
[30] A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands...,
cit., pp.15 e 71.
[31] Anton van Wijk et al., Kwetsbaar
beroep, cit,
p.60.
[32] Ibidem, p.59.
[33] Ibidem, p.60.
[34] Angelique, ad esempio, costretta da un loverboy a
prostituirsi all'età di 15 anni,
racconta di aver subito lo stupro di un
cliente che esigeva da lei un rapporto anale, a causa del mancato intervento
della polizia, sollecitata ad intervenire
dall'attivazione del pulsante di emergenza presente nella stanza della
vetrina ove si prostituiva. http://www.spiegel.de/international/europe/schoolgirls-controlled-by-loverboys-math-class-in-the-morning-turning-tricks-at-lunchtime-a-705104.html
[35]
http://www.eurotopics.net/en/home/medienindex/media_articles/archiv_article/ARTICLE119661-Prostitution-is-not-romantic
[36] A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands...,
cit., pp.15 e 70.
[37] http://www.spiegel.de/international/europe/schoolgirls-controlled-by-loverboys-math-class-in-the-morning-turning-tricks-at-lunchtime-a-705104.html
[38] http://www.mtvnews.it/news/esteri/in-olanda-allarme-loverboys-adescano-bimbe-per-prostituirle/
[39] <<La
vittima più giovane con cui ho avuto a che fare ha 9 anni>>, osserva
Anita De Witt, fondatrice dell'associazione "Stoploverboys.nu"
in http://www.mtvnews.it/news/esteri/in-olanda-allarme-loverboys-adescano-bimbe-per-prostituirle/
[40] http://www.guardian.co.uk/world/2009/aug/18/loverboy-child-prostitution-netherlands;
http://www.spiegel.de/international/europe/schoolgirls-controlled-by-loverboys-math-class-in-the-morning-turning-tricks-at-lunchtime-a-705104.html
[41] http://www.mtvnews.it/news/esteri/in-olanda-allarme-loverboys-adescano-bimbe-per-prostituirle/
[42]
http://www.expatica.com/nl/family/Partners/Victims-of-_loverboys_-not-taken-seriously-by-Dutch-police_14254.html
[43] KLPD - Dienst Nationale Recherche, Politie, Korps
landelijke politiediensten, Schone Schijn (Salvare le apparenze), 2008, p.24, www.amsterdam.nl/publish/pages/396761/schoneschijn.pdf
[44] Ibidem, p.100.
[45] that Ibidem, p.14
e p.76. Del brano a p.76 esiste anche una traduzione inglese a cura di
un cliente di prostitute anglosassone trasferitosi nei Paesi Bassi. Lo trascrivo: << A number of
the interviewed inspectors or vice detectives find it difficult to give a
reliable estimate of the percentage of prostitutes that work under force
(Respondent 14). Others did dare to make an estimate. Estimates named of the
percentage of women whom are forced and/or exploited, are 50% (Respondents 22
& 23), 60% (Respondent 17), 70% (Respondent 10 & 11) and 65-85%
(Respondent 9).>> http://fleshtrade.blogspot.it/2008/09/sneep.html
Il post in questione contiene la traduzione di numerosi altri brani del
rapporto redatto dalla polizia olandese. 9). & 23),
60% (Respondent 17), 70% (Respondent 10 & 11) and 65-85% (Respondent the interviewed inspectors or vice detectives
find it difficult to give a reliable estimate of the percentage of that
under force (Respondent 14). Others did dare to make an estimate.
Estimates named of the percentage of women whom are forced and/or exploited,
are 50% (Respondents 22 & 23), 60% (Respondent 17), 70% (Respondent 10
& 11) and 65-85% (Respondent 9).& 23), 60%
[46] Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep, cit, p.164.
[47]
http://www.lemonde.fr/style/article/2011/12/23/pays-bas-flop-de-la-legalisation-de-la-prostitution_1621755_1575563.html
[48] Anton van Wijk et
al., Kwetsbaar beroep, cit, p.165. Del brano che riporta questi dati
esiste anche una traduzione in inglese
sul sito già citato:
http://fleshtrade.blogspot.it/2012/09/estimating-number-of-forced-prostitutes.html#uds-search-results:
<<On De Wallen there is virtually no prostitute who works without a pimp,
at least that's what several interviewed respondents say, police as well as
social work and the prostitutes themselves. The pimps can offer the prostitutes
protection and share in the profits. The last thing isn't necessarily illegal,
provided that the prostitute can decide this in full freedom. From interviews
with prostitutes it emerges that strictly speaking nothing is necessarily wrong
with pimps. They can arrange things for the prostitutes and act in the ways of
a manager. A pimp in their experience is comparable to a boss from the normal
business life. A number of prostitutes previously have also worked for a pimp,
but can fend for themselves just fine now. Some admit that they still have 'a
boyfriend', but according to the prostitutes themselves you can not speak of
coercion or involuntariness. They decide for themselves when, where and how
long they work. About their colleague-prostitutes on De Wallen, they say that
90 percent work for a pimp to whom they have to hand over a large part of their
income (after deduction of the window rent half of the revenue). When
prostitutes don't want to work for a pimp, these men sabotage the entry of
customers by simply standing in front of the door permanently>> . La stessa
informazione è riportata nel rapporto Gemeente Amsterdam, Ministerie van
Veiligheid en Justitie, Projectgroep Emergo, De gezamenlijke aanpak van de zware ( georganiseerde) misdaad in het
hart van Amsterdam [L'approccio comune alle forme gravi di criminalità
(organizzata) nel cuore di Amsterdam], 2011, p.84
49 A.L. Daalder, Prostitution in the Netherlands...,
cit., p.79.
[50] Ibidem, p.11.
[51] National
Rapporteur on Trafficking in Human Beings, Trafficking in
Human Beings. Ten years of independent monitoring, 2010, p.92. www.dutchrapporteur.nl/.../8e%20rapportage%20NRM-ENG-web_tcm64-...
52 Ibidem, pp.97-98
53Ibidem, p.89
[55] KLPD -
Dienst Nationale Recherche, Politie, Korps landelijke politiediensten, Schone Schijn,
cit., pp.11-12 e 32-39.
[56] Ibidem, pp.16 e 87. Un brano di questa
pagina tradotto in inglese lo si ritova su questo sito:
http://fleshtrade.blogspot.it/2008/09/sneep.html << {a victim of forced prostitution
said:} “When I see [prostitution inspectors] shake hands with pimps or [see]
them throw an arm around them, and when I see [prostitution inspectors] drink
coffee with the brothel operators, I have the feeling I can’t say anything
anymore” >>. Una
vittima delle prostituzione coatta ha dichiarato: <<Quando vedo gli
ispettori della polizia addetti al controllo della prostituzione stringere la
mano agli sfruttatori o li vedo abbracciarli o bere un caffè con i gestori dei
bordelli, ho la sensazione di non poter più denunciare nulla>>
57 Ibidem, p.16.
[58] Dutch Ministry of Foreign Affairs, Dutch
Policy on Prostitution, Questions and Answers 2012, What penalties are imposed?, p.4
59
http://www.webalice.it/cstfnc73/leggemerlin.htm
60 <<Op de Wallen is er
vrijwel geen prostituee die zonder pooier werkt, althans dat zeggen
verschillende geïnterviewde respondenten, zowel politie en hulpverlening als de
prostituees zelf. De pooiers kunnen de prostituees bescherming bieden en
meedelen in de opbrengsten. Dat laatste hoeft niet strafbaar te zijn, mits de
prostituee dat in alle vrijheid kan bepalen.>> [59] Anton van Wijk et
al., Kwetsbaar beroep, cit, p.165. Di
questo brano esiste anche una traduzione in inglese: <<<<On De Wallen there is virtually no prostitute
who works without a pimp, at least that's what several interviewed respondents
say, police as well as social work and the prostitutes themselves. The pimps
can offer the prostitutes protection and share in the profits. The last thing
isn't necessarily illegal, provided that the prostitute can decide this in full
freedom>> http://fleshtrade.blogspot.it/2012/09/estimating-number-of-forced-prostitutes.html#uds-search-results
61 << Kenners van de Wallen stellen dat er praktisch geen vrouwen in
de raamprostitutie werkzaam zijn die géén pooier hebben. In theorie hoeft dit
niet per definitie een probleem te zijn. In de praktijk komen er naar hun
ervaring geen goede pooiers voor. Hun optreden verwordt evenwel pas tot een
probleem van uitbuiting als zij vrouwen al dan niet met geweld dwingen tot
betaling voor ‘bescherming’ en /of een (zeer) groot deel van de inkomsten
opeisen en /of hen in abominabele omstandigheden laten werken>> Gemeente Amsterdam, Ministerie van Veiligheid en
Justitie, Projectgroep Emergo, De
gezamenlijke aanpak van de zware ( georganiseerde) misdaad in het hart van
Amsterdam, cit., p.84.
[62] Gemeente Amsterdam, Ministerie van
Veiligheid en Justitie, Projectgroep Emergo, De gezamenlijke aanpak van de zware ( georganiseerde) misdaad in het
hart van Amsterdam, cit., p.68.
[63]
http://www.digitaljournal.com/article/265520;
http://www.telegraph.co.uk/travel/travelnews/8961513/Amsterdam-an-end-to-the-red-light-district.html
64Dutch Ministry of
Foreign Affairs, Dutch Policy on Prostitution, Questions and Answers 2012. Is
prostitution legal in the Netherlands?, cit., p.4
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