Tra i Paesi che
hanno adottato il modello abolizionista la Norvegia costituisce potenzialmente
il caso più interessante, essendo l'unica a disporre di dati statistici sulla
violenza nella prostituzione raccolti, sia prima che dopo l'introduzione del
nuovo sistema, dall'associazione Pro
Sentret che ha redatto due rapporti in merito.
Il primo, che risale al 2008, all'anno, cioè, che
precede la promulgazione della legge abolizionista, si intitola Fair Game ed è un'indagine
sulla violenza esperita dalle donne in condizione di prostituzione nel 2007 e nell'intero periodo in cui l'hanno
praticata.
Il secondo: Dangerous Liaisons. A survey of the violence
experienced by women working as prostitutes in Oslo assume, invece, come periodo di riferimento il triennio 2009-2012 nell'intento di
analizzare l'impatto della nuova legislazione.
L'arco temporale delle
due inchieste è differente e ciò ostacola la comparazione. Pro Sentret avrebbe
potuto confrontare i dati del 2007 con quelli di uno solo dei tre anni
successivi all'entrata in vigore della nuova normativa. Eppure non l'ha fatto
ed è, come vedremo, una decisione interessante.
La ricerca del 2012:
Dangerous Liaisons amplia, inoltre,
il campo di indagine, includendovi forme
di violenza anche molto gravi (tentati omicidi e lancio di oggetti)
escluse dal rapporto del 2008.
A rendere
impraticabile la comparazione tra i risultati delle due inchieste è però
la composizione dei due rispettivi campioni che presenta una marcata
difformità.
Fra le 95 partecipanti
all'indagine del 2008, infatti, il 12%
afferma di aver usato droga o alcol:
12% said that they used
drugs or alcohol.(Fair
Game. A survey of the violence
experienced by women working as prostitutes, p. 20)
Orbene, fra le 123 partecipanti all'indagine del
2012 ben il 79% (97 donne) riferisce
di essere tossicodipendente, mentre altre cinque donne non rispondono alla domanda. Solo il 17% dichiara esplicitamente di non essere dipendente da
droghe.
A total of 79% (97 persons) reported being addicted to drugs, 17% (21 persons) were not addicted, while
five persons did not answer the question on addiction.( Dangerous Liaisons. A
survey of the
violence experienced by women working as prostitutes in Oslo, p.7 )
Si tratta di una
differenza cruciale.
Alcune/i di voi avranno
notato che il verbo impiegato nella ricerca del 2008 è "to use",
mentre quello adottato nello studio del 2012 è "to addict", che
indica una modalità di consumo molto più problematica. Tuttavia, il "to
use" è da intendersi come "to addict" come si evince dalla
lettura della quarta domanda formulata nel questionario pubblicato in appendice
al rapporto del 2008, che chiede appunto se si è dipendenti da qualche droga. "Are you dependent upon any
drugs?" (Fair game: a survey… cit. Appendix, Questionnaire on experiences on
violence, harassment and threats? p. 56)
Il secondo campione è, comunque, rappresentato da una
percentuale di donne che vivono una condizione di estrema vulnerabilità assai
più elevata rispetto al primo.
La combinazione di prostituzione e tossicodipendenza accresce
sensibilmente l'esposizione al rischio di violenza.
Lo riconosce la stessa associazione Pro Sentret nel rapporto del 2008 con riferimento al 12%
di donne in condizione di prostituzione dipendenti da alcool o droga. A p. 33 si legge,
infatti, " If a woman is drug or
alcohol dependent, this increases her likelihood of being the victim of
violence".
A p. 34, poi, si
osserva come l'abuso di droghe od alcol
rappresenti, in generale, un fattore che accresce considerevolmente il
rischio di subire violenza, come attestato dalla studiosa Hilde Pape. Le prostitute
che abusano di alcol o droghe sono, perciò, un gruppo particolarmente
vulnerabile che subisce molta violenza, molestie, minacce.
Drug and alcohol abuse
in general is a factor that considerably increases the risk of suffering
violence (Pape 2004). Prostitutes who abuse drugs and alcohol are therefore a
particularly vulnerable group, who suffer a lot of violence, threats and
harassment. Of the prostitutes in our survey, almost all of the women who abuse
drugs and alcohol to such an extent that it constitutes a serious problem are
Norwegian (Dangerous Liaisons. A survey of the violence
experienced by women working as prostitutes in Oslo, p. 34)
Curiosamente Pro Sentret non include osservazioni di questo
tipo nel rapporto del 2012 che, pure, riguarda un campione costituito da almeno
il 79% di donne tossicodipendenti in condizione di prostituzione.
Un recentissimo
rapporto olandese (luglio 2018) redatto da SOAIDS e da Proud (Dutch Union for Sexworkers)
intitolato Sekswerk en geweld in
Nederland valuta, fra l'altro,
l'impatto del consumo di alcol, psicofarmaci, droghe leggere o pesanti sul'esposizione
al rischio di violenza negli ultimi dodici mesi di 299 persone in condizione di
prostituzione (75% donne, 15% uomini, 9% donne
e uomini transessuali)
Il 42% di chi non ha assunto alcuna sostanza ha subito
violenza fisica nel corso dell'ultimo anno, percentuale che balza al 75% di chi
ha consumato droghe pesanti, segnando un incremento di poco meno dell'80%. Da
meno della metà (si tratta comunque di una percentuale alta) ai tre quarti del
totale.
Da notare che nell'indagine in questione viene adottata
l'espressione "harddrugs gebruiken" che significa uso di droghe
pesanti, il cui consumo, infatti, non conduce necessariamente alla dipendenza, concetto
che in nederlandese è indicato dal vocabolo "verslaving". Dunque,
l'incremento del tasso di violenza nel caso di tossicodipendenza potrebbe
risultare decisamente più elevato.
Proseguendo nell'esposizione dei dati, rileviamo come
il 25% di chi non ha usato sostanze ha subito nel corso degli ultimi dodici
mesi stupri, aggressioni o atti di coercizione sessuale. Tale percentuale
raddoppia, raggiungendo il 50,1% nel caso di assunzione di droghe pesanti.
L'imposizione da parte dei clienti di atti sessuali non
voluti passa dal 32% al 53%, registrando un incremento del 65%.
Le molestie sessuali aumentano invece in modo
decisamente più contenuto, passando dal 65% al 76% del totale. Molestie di
altro tipo ed umiliazioni salgono dal 69% all'88% segnando un incremento di
quasi il 30% (SOAIDS en Proud (Dutch Union for Sexworkers), Sekswerk en geweld in Nederland, tab. p.
30. La tabella include anche forme di violenza non comprese nell'indagine
norvegese)
Come risulta da questo rapporto, il consumo di
sostanze psicotrope o stupefacenti incrementa notevolmente il rischio per le
persone in condizione di prostituzione di essere vittime di molteplici forme di
violenza.
Pertanto, il confronto fra due campioni con una
composizione così diversa in relazione ad un fattore di rischio della violenza
cruciale come la tossicodipendenza è metodologicamente scorretto e, perciò,
impraticabile.
Malgrado ciò, la comparazione è stata effettuata da
Pro Sentret e ripresa da Amnesty International in un rapporto del 2016 intitolato
The Human Cost of "crushing"
the market criminalization of sex work in Norway . Tale documento è citato
da studiosi e studiose anche italiane come prova del fatto che il modello
nordico determinerebbe un incremento dell'esposizione alla violenza dei
soggetti in situazione di prostituzione.
Ma è davvero così?
Per stilare il suo rapporto Amnesty tra il novembre
2014 e il febbraio 2015 ha intervistato 30 donne che in Norvegia esercitano o
hanno esercitato la prostituzione. Nove di loro non la pratica più. ( p. 14). Riguardo
alla violenza, Amnesty osserva che una percentuale significativa delle donne
intervistate ha dichiarato di aver
subito violenze, in alcuni casi gravi e
pericolose per la vita, mentre vendeva sesso a Oslo negli ultimi anni, (A significant proportion of the women
interviewed by Amnesty International said that they had encountered violence,
in some cases severe and life threatening, while selling sex in Oslo in recent
years (Amnesty International, The
Human Cost of "crushing" the market criminalization of sex work in
Norway, p. 52) ma non precisa quale
sia questa percentuale. Non possiamo pertanto sapere se sia aumentata o
diminuita rispetto al 2008. Amnesty non lo dice, così come non indica il numero
di donne che hanno subito i diversi tipi di violenza e non fornisce
informazioni sulla presenza o meno nel suo campione di dipendenti da droghe o alcol. L'unica cifra
contenuta nel rapporto riguarda il numero di donne che hanno dichiarato di aver
subito stupri negli ultimi anni e - come vedremo in seguito - si tratta di un dato
importante, ma che segnala l'emergere dopo l'introduzione del modello
abolizionista di una tendenza opposta a quella indicata da Amnesty.
Per il resto, l'organizzazione si rifà continuamente all'indagine
del 2012 di Pro Sentret di cui riporta i dati.
Benché sia metodologicamente scorretto, farò,
pertanto, riferimento anch'io alle cifre contenute in quel documento. Proporrò
inoltre un confronto tra i dati sulla violenza subita dalle donne in condizione
di prostituzione nell'anno 2007 e quelli relativi al triennio 2009-2012,
benché l' operazione risulti arbitraria, considerata la differente composizione
dei due campioni e il diverso arco temporale di riferimento. Tale comparazione
farà emergere risultati per molti versi sorprendenti.
Inizierò col porre a raffronto i dati sulla violenza
subita negli anni di esercizio della prostituzione dalle donne che compongono
il campione del 2008 con quelli relativi alle donne del secondo campione riguardanti
il triennio 2009-2012.
Mi attendo un incremento esponenziale di tutte le
forme di violenza, in particolare di quelle
più gravi, nel secondo campione
costituito - lo ribadisco - da almeno il 79% di donne tossicodipendenti
(l'uso dell'avverbio è giustificato dal fatto che solo il 17% dichiara esplicitamente di non essere dipendente,
mentre cinque soggetti (il 4%) non rispondono alla domanda).
E' corretta la mia previsione? Vediamo.
Dati sullo stupro
Consideriamo
anzitutto le cifre relative allo stupro. Qui si registra il dato più eclatante.
Nel 2008 il 29% delle donne dichiara di essere stata stuprata negli anni di
esercizio della prostituzione. Nel 2012, per il gruppo di donne più vulnerabile
in assoluto, questo dato si dimezza, riducendosi al 15%. (Dangerous
Liaisons, cit., tab. p. 26).
Il questionario comprende un'altra voce relativa all'imposizione da parte del cliente di
atti sessuali non concordati. Anche in questo caso registriamo un calo con il passaggio dal 35% del primo campione al 27% del secondo.
Il dato relativo allo stupro è talmente sorprendente
che Pro Sentret pensa bene di "aggiustarlo". Ipotizza che le donne del secondo campione non sappiano distinguere lo stupro mediante
aggressione fisica dalla coercizione e
decide di sommare i due dati in tutti i casi in cui siano state barrate
entrambe le caselle. Ottiene così il risultato di innalzare sensibilmente la
frequenza degli stupri nel triennio
successivo all'approvazione della normativa abolizionista e di renderla più
elevata di quella registrata nel campione dell'indagine del 2008. La
percentuale subisce infatti un incremento del 125%, passando dal 19% al 34% di
donne che avrebbero subito stupri/coercizioni, due tipi di violenza che vengono
fatti coincidere. (Dangerous Liaisons, cit, pp. 19-20) [ nota 1]
Pro Sentret si
guarda bene, però, dal compiere la stessa arbitraria operazione nei confronti
delle donne del primo campione, quello precedente la promulgazione della nuova
normativa. Se lo avesse fatto, aumentando la frequenza degli stupri del 125%
rispetto all'iniziale 29%, avrebbe ottenuto una percentuale del 64% di donne stuprate/coartate nell'esercizio della
prostituzione.
Invece, grazie a questa operazione, i dati destinati ad essere ricordati sono il
29% di donne stuprate secondo l'indagine
del 2008 e il 34% di donne stuprate/coartate nel triennio successivo
all'introduzione del modello abolizionista. Viene così sottaciuto anche il dato relativo alle coercizioni sessuali
subite dalle donne del primo campione: 35%, superiore a quello riportato dai
soggetti del secondo campione (27%).
34% è la cifra
rilanciata dal rapporto di Amnesty cui poi fanno riferimento pubblico e
studiosi.
"The Pro Sentret study found that among the
sex workers who said they had experienced violence, 34% reported having been
raped in the three years between 2009 and 2012" (Amnesty
International, The Human Cost of
"crushing" the market criminalization of sex work in Norway, p.
55)
Altri dati
Analizziamo ora gli altri dati.
Dal 2009 si
sono ridotte le rapine e i tentativi di rapina che sono scesi dal 31% al 23%.
La percentuale di donne in condizione di prostituzione cui sono stati sferrati
pugni è notevolmente diminuita, passando dal 29% al 18%, quella delle donne
schiaffeggiate è scesa dal 27% al 19%.
Sono state lanciate fuori da un auto il
14% anziché il 18% di donne. Sono state rinchiuse a chiave in una stanza il 18%
anziché il 27% di donne. La percentuale di donne immobilizzate si è
dimezzata, passando dal 49% al 25%. Le ustioni
da sigaretta sono state denunciate dal
3% anziché dal 4% delle partecipanti all'indagine del 2012, i
pizzicotti dal 4% anziché dal 10%.
Nel gruppo
più marginale e vulnerabile si verifica, dunque, dopo l'introduzione del modello
abolizionista, un'inattesa e contro-intuitiva riduzione di alcune delle più
gravi forme di violenza. Se il
campione avesse avuto caratteristiche analoghe a quello oggetto d'indagine nel
2008 si sarebbe potuta prevedere una riduzione marcatamente più sensibile.
Un'altra grave forma di violenza: il tentativo di
strangolamento subisce invece un lieve aumento passando dal 18% al 19%.
Per quanto riguarda gli atti di violenza che possiamo definire, in relazione ad alcuni di quelli fin qui
analizzati, "meno gravi", invece, a parte gli spintoni, la cui
percentuale non si modifica granché, passando dal 33% al 34%, si ha un
incremento nel campione del 2012.
L'essere prese
a calci aumenta dal 12% al 15%, l'essere graffiate dal 2% al 4% , l'aver
ricevuto sputi dal 12% al 19%, l'essere morsicate dal 6% al 15%. E ancora: gli insulti verbali passano
dal 41% al 48%, le molestie sessuali (i palpeggiamenti) dal 39% al 48%.
L'incremento più significativo si registra riguardo alle tirate di capelli che
quasi triplicano, balzando dal 12% al 32%. Tali dati statistici rispecchiano la
specificità del campione considerato. Le consumatrici pesanti di sostanze
stupefacenti, che siano o meno in condizione di prostituzione, rappresentano di
fatto uno dei gruppi più stigmatizzati. Basterebbe a dimostrarlo la percentuale
di donne del campione che hanno ricevuto sputi o insulti verbali.
Per quanto riguarda, poi, le tipologie di violenza più gravi notiamo che le minacce e le
coercizioni sono salite dal 35% al 38%.
Il dato più preoccupante riguarda, però, la minaccia
con una pistola che sale dal 22% al 33%. (Tutte queste cifre sono riportate in Dangerous Liaisons, cit., tabella p. 26).
Nell'indagine del 2008 la domanda riguardava la
minaccia con armi (in generale), (Fair
Game, cit., pp. 28 e 32), ma il dato del 22% è stato trasposto in Dangerous Liaisons nella tabella di
confronto tra le percentuali registrate nelle due ricerche presumibilmente perché anche nel 2008 le
minacce venivano effettuate con la pistola.
Se compariamo,
però, il dato del 2012 con quello delle
donne che sono state minacciate con le armi nel solo anno 2007 (prima
quindi dell'introduzione del "modello nordico") osserviamo che le due
percentuali risultano identiche, pari cioè al 33%. (Fair Game, cit., p. 32) In sostanza, nel corso di soli dodici mesi ci
sono state molte più donne minacciate con le armi di quante ce ne siano state
nel corso dell'intero periodo di esercizio della prostituzione.
La svolta del 2007
Non è questo l'unico dato strano e apparentemente
illogico della ricerca del 2008. Nello stesso campione la percentuale di chi ha
subito le più disparate tipologie di violenza nel solo anno 2007 si
rivela affine e talvolta identica a quella di chi le ha sofferte nell'intero
periodo di pratica della prostituzione, come se le aggressioni si fossero
concentrate tutte nel 2007 . In diversi casi, poi, come in quello sopra
analizzato, la percentuale di donne vittime di violenza appare addirittura più
elevato nell'anno 2007 che in tutto il periodo di esercizio della
prostituzione. Un fenomeno a prima vista
insensato.
Cerchiamo di comprendere l'arcano.
Nel 2008 l'organizzazione Pro Sentret somministra a un
campione di 95 donne un questionario sui vari tipi di violenza subiti sia
nell'intero periodo della prostituzione che nel corso degli ultimi dodici mesi.
Nel frattempo, però, una determinata
percentuale di donne ha abbandonato il mercato del sesso. Il 64% delle
intervistate ha dichiarato, infatti, di esercitare la prostituzione al momento
dell'indagine, il 24% di non praticarla più, mentre il 12% non ha risposto alla
domanda. (Fair Game, cit., p. 20). Di
questa situazione tiene conto Pro Sentret nel calcolo dei dati sulla frequenza
della violenza nell'anno 2007. (Fair
Game, cit. p. 31) Ora, si può
ragionevolmente ipotizzare che le donne dipendenti da droghe o alcool
continuino ad esercitare la prostituzione, se non altro per la difficoltà di
trovare un'altra occupazione. Il loro numero pesa di più in termini percentuali
sul campione ridotto al 64% del totale. Pesa, infatti, il 20%. Siamo distanti
però dal 79% di consumatrici problematiche di droga del campione del 2012.
Si può
allora congetturare che le donne in condizione di prostituzione tendano a
rimuovere il ricordo di molte delle violenze (soprattutto di quelle più lievi)
di cui sono state oggetto nel passato più remoto e siano invece più inclini a ricordare
quelle di cui sono state vittime negli ultimi anni. In tal caso si avrebbe una
sottostima degli episodi di violenza avvenuti nell'intero periodo di esercizio
della prostituzione.
Un'altra
realistica ipotesi è che vi sia stato un incremento di violenza nei confronti
delle persone in condizione di prostituzione nel 2007 , un
fenomeno per il quale è difficile offrire una spiegazione convincente. Pro
Sentret lo interpreta come possibile effetto di mutamenti verificatisi nel
mercato del sesso, nell'atteggiamento - sempre più intollerante - della
popolazione nei confronti della prostituzione, nel ritratto negativo che i
media offrono delle donne che vendono sesso, soprattutto in strada. (Fair Game, cit., p. 32).
La verità è che non conosciamo le cause del fenomeno.
Possiamo solo constatare che il tasso di violenza denunciato dalle donne
nell'anno 2007 è elevato. Sarebbe stato utile il confronto con i dati di uno solo degli anni del triennio 2009-2012 successivo
all'introduzione del modello abolizionista. Questa comparazione, che avrebbe dovuto
effettuarsi con due campioni aventi caratteri affini, avrebbe consentito di
accertare l'eventuale prosecuzione o l'arresto o, al contrario, l'inversione
della tendenza all'incremento del tasso di violenza in seguito all'adozione del
nuovo sistema. Pro Sentret non ha operato questo confronto.
Io, invece, comparerò i dati dell'anno 2007-2008 con
quelli del triennio 2009-2012, tenendo conto ovviamente dei limiti rappresentati dall'assai
diversa composizione dei due campioni e dal differente arco temporale di
riferimento (un anno nel primo caso e tre anni nel secondo). Teniamo presente,
però, che se le 123 donne che compongono il secondo campione esercitavano tutte
la prostituzione quando, il 1 gennaio 2009, è entrata in vigore la nuova legge
abolizionista, al momento dell'indagine il 16% non la pratica più e tre persone
non hanno risposto alla domanda. (Dangerous
Liaisons, cit., p. 7). Per queste persone, naturalmente, il periodo di
riferimento risulta inferiore ai 3 anni.
Comparazione dati 2007 e 2009-2012
Il confronto offre risultati davvero sorprendenti.
Prendiamo in considerazione anzitutto i dati sullo
stupro.
Il 24% delle donne dichiara di aver subito uno stupro
nel 2007. Questa percentuale si riduce al 15% nel corso dei tre anni che vanno
dal 2009 al 2012 (tre anni per l'81% del campione, meno di tre per il 16% o se
preferite per il 19%, includendo le tre persone che non hanno risposto) (I dati
relativi all'anno 2007 sono in Fair Game,
cit., p.32, quelli relativi agli anni 2009-2012 in Dangerous Liaisons, cit., tabelle p. 22 e p. 26)
Se torniamo ora al rapporto redatto da Amnesty
International, notiamo che l'unica cifra riportata è quella relativa alle
violenze sessuali: una donna tra le 30 intervistate tra il novembre 2014 e il
febbraio 2015 ha riferito di essere stata stuprata. (Amnesty International, The Human Cost of "crushing" the
market criminalization of sex work in Norway, p.55) Una su 30 significa il 3,3% del campione. Questo dato segnalerebbe un'ulteriore riduzione della
percentuale di stupri dopo l'introduzione del modello abolizionista. Si
passerebbe dal 24% nel 2007 (prima dell'approvazione della nuova legge) a una
media del 5% all'anno nel periodo 2009-2012 al 3,3% del 2014. Un decremento davvero
rilevante. Naturalmente Amnesty si affretta ad attenuare la portata del dato,
osservando che, data la delicatezza del tema, è possibile che non tutte le
esperienze di stupro siano state riportate, che non tutte le donne che si
prostituiscono sanno distinguere lo
stupro dalla coercizione ecc. (Idem, p.55). Resta il fatto che gli stupri sono diminuiti in misura
consistente dopo l'approvazione della normativa abolizionista.
Quanto alla coercizione, il 27% di donne in condizione
di prostituzione dichiara di essere stata costretta a compiere atti sessuali
non concordati nel 2007, percentuale identica a quella dell'intero triennio
2009-2012.
Nel 2007 il 30% di donne in condizione di
prostituzione è stata rapinata, nel 2009-2012 il 21%. Anche qui si registra
un'importante riduzione.
Nel 2007 la minaccia con le armi ha riguardato il 33%
delle donne del campione, percentuale identica a quella dell'intero triennio
2009-2012.
Nel 2007 il 46% di donne in condizione di
prostituzione ha subito minacce, nel triennio 2009-2012 la percentuale si è
ridotta al 38%.
Nel 2007 il 33% di donne in condizione di
prostituzione è stata immobilizzata, nel triennio 2009-2012 il dato è sceso al
25%.
Nel 2007 sono state prese a pugni il 24% delle donne
del campione, nel triennio 2009-2012 il 18%.
Nel 2007 il 24% di donne in condizione di
prostituzione ha dichiarato di essere stata rinchiusa a chiave in una stanza,
percentuale che si è ridotta al 18% nell'intero triennio 2009-2012.
Nel 2007 sono state prese a calci il 18% delle donne
del campione, percentuale che è scesa al 15% nel triennio 2009- 2012.
Nel 2007 sono state ustionate da sigarette il 9% delle
donne del campione di contro al 3% di donne nel periodo 2009-2012.
Nel 2007 sono state graffiate il 6% delle donne del
campione, nel 2009- 2012 il 4%.
I pizzicotti hanno riguardato il 12% di donne nel
2007, il 4% nel triennio 2009-2012.
Nel 2007 sono state morsicate il 15% delle donne del
campione, percentuale che rimane invariata nell'intero triennio 2009-2012.
Gli insulti verbali hanno colpito il 49% di donne in
condizione di prostituzione nel 2007, il 48% nell'intero triennio 2009-2012.
Gli spintoni invece sono passati dal 33% nel 2007 al
34% nel triennio 2009-2012.
Sono aumentati i palpeggiamenti che sono passati dal
39% nel 2007 al 48%, ma in un periodo di tre anni (almeno per l'81% del
campione, meno di tre anni per le altre donne del campione)
Gli sputi hanno colpito il 15% delle donne nel 2007 e
il 19% nel triennio 2009-2012.
Nel 2007 sono state schiaffeggiate il 15% di donne,
nel triennio 2009-2012 il 19%.
Il tentativo di strangolamento è stato denunciato dal
15% di donne in condizione di prostituzione nell'anno 2007, dal 19% nel
triennio 2009-2012.
Nel 2007 sono state lanciate fuori da un'auto il 12%
delle donne, nel triennio 2009-2012 il 14%
Le tirate di capelli, infine, sono molto più frequenti nel
triennio 2009-2012, essendo denunciati dal 32% di donne, mentre nel 2007 avevano
riguardato il 12% delle partecipanti al campione. (Tutti i dati relativi all'anno 2007 sono in Fair Game, cit., p.32, quelli relativi agli anni 2009-2012 in Dangerous Liaisons, cit., tabelle p. 22
e p. 26)
I responsabili delle violenze
Quanto ai responsabili delle violenze, nel triennio
2009-2012 si è lievemente ridotta la percentuale dei clienti occasionali che è
passata dal 69% al 67% , è scesa sensibilmente quella dei clienti abituali
passata dal 20% al 7%. Gli automobilisti che hanno commesso violenze nei
confronti delle donne in condizione di prostituzione sono scesi dal 27% all'11%
. Le violenze dei prosseneti sono scese dal 14% al 5% (I dati dell'indagine del
2008 si trovano in Fair Game, cit.,
p. 29, quelli del rapporto del 2012 in Dangerous
Liaisons, cit., p. 16).
Conclusione-Sintesi
Il
confronto, effettuato da Pro Sentret, tra i dati emersi dall'indagine del 2008
e i risultati della ricerca del 2012 è metodologicamente scorretto, essendo il
campione del 2012 composto per almeno il 79% da donne in condizione di prostituzione
dipendenti da sostanze stupefacenti o psicotrope. Tali caratteri si riscontrano
solo nel 12% delle donne del primo campione.
La dipendenza da alcool o droghe costituisce un
fattore cruciale di incremento del rischio di violenza, come dimostrato, tra l'altro,
da una ricerca olandese recente e com'è ben noto alla stessa Pro Sentret, che
sul tema ha sviluppato interessanti
considerazioni nel rapporto del 2008, ma non in quello del 2012 che, a maggior
ragione, avrebbe richiesto riflessioni di questo tipo.
Pro Sentret ha poi compiuto un'operazione arbitraria,
reinterpretando disinvoltamente il dato sullo stupro emerso dall'indagine del 2012, senza peraltro
applicare la medesima procedura al rapporto del 2008.
Amnesty International ha ripreso e rilanciato senza
precisazioni di sorta la nuova cifra, favorendone la diffusione fra il
pubblico.
Nonostante
questi gravi limiti, i dati attestano dopo il 2009, ossia dopo l'adozione del
sistema abolizionista, il dimezzamento, per il gruppo di donne più vulnerabile,
degli stupri, il calo sensibile di rapine e tentativi di rapina, la diminuzione
della coercizione a compiere atti sessuali non concordati, la riduzione di
pugni, schiaffi, pizzicotti, ustioni da sigarette, lanci da un'auto in corsa,
reclusioni nelle stanze, immobilizzazioni.
Comparando i
dati relativi alle violenze sofferte nel 2007 con quelle subite nel triennio
2009-2012 si nota una riduzione anche di altre forme di violenza come le
minacce, l'essere prese a calci o graffiate. Inoltre, rispetto al 2007 non risultano aumentate le minacce con le armi.
In quell'anno ne sono state denunciate tante quante quelle rilevate nell'intero
triennio 2009-2012.
Questi dati fanno riferimento ad un campione costituito in larga prevalenza da vulnerabilissime consumatrici problematiche di sostanze
stupefacenti o psicotrope.
Se il
confronto fosse avvenuto tra due campioni costruiti in modo analogo e includenti
una minore percentuale di donne
dipendenti da droghe, avremmo potuto ragionevolmente registrare una riduzione
ancora più marcata della violenza dopo l'adozione in Norvegia del modello
abolizionista.
NOTA 1 " We chose to ask about rape in two ways: raped and threatened/coerced to
have sex not agreed upon. We know many women define rape differently: being
forced to perform sexual acts that were not agreed upon with the client.
Legally this is rape, but many women associate rape with assault and would not
define coercion by a client as rape. This is clearly shown in Table 10. As many
as 27% report being threatened/forced to have sex that was not agreed upon,
while 15% respond that they have been raped. We looked at how many ticked both
options, and interpreted that as the women defining the two categories in the
same way. Only six people did this, something that confirms our assumption that
many women do not categorize actual rapes as rape. This means the frequency of
rape among victims of violence is considerably higher than shown in Table 10.
When combining the number of participants that ticked these two alternatives,
and subtracting those who ticked both, we find that as many as 34% (25
people) of the victims of violence over the last three years have been
raped/coerced to have sex that was not agreed upon." (Pro Sentret, Dangerous Liaisons: a survey of the violence
experienced by women working as prostitutes in Oslo, pp.19-20)
Qui trovate i link ai documenti citati:
I rapporti che ho consultato sono:
Fair Game. A survey of the violence experienced by women working as
prostitutes, by Ulla Bjørndahl and
Bjørg Norli, Oslo , 2008
Dangerous
Liaisons. A survey of the violence experienced by women working as prostitutes
in Oslo, by Ulla Bjørndahl, Oslo, 2012 By Ulla
Amnesty International, The Human Cost of "crushing" the market criminalization of sex work in Norway, 2016
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