mercoledì 1 agosto 2018

L'abolizionismo in Norvegia ha ridotto la violenza nei confronti delle prostitute, checché ne dicano Amnesty e Pro Sentret.



Tra i Paesi che hanno adottato il modello abolizionista la Norvegia costituisce potenzialmente il caso più interessante, essendo l'unica a disporre di dati statistici sulla violenza nella prostituzione raccolti, sia prima che dopo l'introduzione del nuovo sistema, dall'associazione Pro Sentret che ha redatto due rapporti in merito.

Il primo, che risale al 2008, all'anno, cioè, che precede la promulgazione della legge abolizionista,  si intitola Fair Game  ed è un'indagine sulla violenza esperita dalle donne in condizione di prostituzione nel 2007  e nell'intero periodo in cui l'hanno praticata.

Il secondo: Dangerous Liaisons. A survey of the violence experienced by women working as prostitutes in Oslo assume, invece, come periodo di riferimento il triennio 2009-2012 nell'intento di analizzare l'impatto della nuova legislazione.

L'arco temporale delle due inchieste è differente e ciò ostacola la comparazione. Pro Sentret avrebbe potuto confrontare i dati del 2007 con quelli di uno solo dei tre anni successivi all'entrata in vigore della nuova normativa. Eppure non l'ha fatto ed è, come vedremo, una decisione interessante.

La ricerca del 2012: Dangerous Liaisons amplia, inoltre, il campo di indagine, includendovi forme  di violenza anche molto gravi (tentati omicidi e lancio di oggetti) escluse dal rapporto del 2008.

A rendere impraticabile la comparazione tra i risultati delle due inchieste è però la  composizione dei due  rispettivi campioni che presenta una marcata difformità.

Fra le 95 partecipanti all'indagine del 2008, infatti, il 12% afferma di aver usato droga o alcol:



12% said that they used drugs or alcohol.(Fair Game. A survey of the violence experienced by women working as prostitutes, p. 20)



Orbene, fra le 123 partecipanti all'indagine del 2012 ben il 79% (97 donne) riferisce di essere tossicodipendente, mentre altre cinque donne non rispondono alla domanda. Solo il 17% dichiara esplicitamente di non essere dipendente da droghe. 



A total of 79% (97 persons) reported being addicted to drugs,  17% (21 persons) were not addicted, while five persons did not answer the question on addiction.( Dangerous Liaisons. A

survey of the violence experienced by women working as prostitutes in Oslo, p.7 )



Si tratta di una differenza cruciale.

Alcune/i di voi avranno notato che il verbo impiegato nella ricerca del 2008 è "to use", mentre quello adottato nello studio del 2012 è "to addict", che indica una modalità di consumo molto più problematica. Tuttavia, il "to use" è da intendersi come "to addict" come si evince dalla lettura della quarta domanda formulata nel questionario pubblicato in appendice al rapporto del 2008, che chiede appunto se si è dipendenti da qualche droga. "Are you dependent upon any drugs?" (Fair game: a survey… cit. Appendix, Questionnaire on experiences on violence, harassment and threats? p. 56)

Il secondo campione è, comunque, rappresentato da una percentuale di donne che vivono una condizione di estrema vulnerabilità assai più elevata rispetto al primo.

La combinazione di prostituzione e tossicodipendenza accresce sensibilmente l'esposizione al rischio di violenza.

Lo riconosce la stessa associazione Pro Sentret  nel rapporto del 2008 con riferimento al 12% di donne in condizione di prostituzione dipendenti da alcool o droga. A p. 33 si legge, infatti, " If a woman is drug or alcohol dependent, this increases her likelihood of being the victim of violence".

A p. 34, poi, si osserva come l'abuso di droghe od alcol  rappresenti, in generale, un fattore che accresce considerevolmente il rischio di subire violenza, come attestato dalla studiosa Hilde Pape. Le prostitute che abusano di alcol o droghe sono, perciò, un gruppo particolarmente vulnerabile che subisce molta violenza, molestie, minacce.



Drug and alcohol abuse in general is a factor that considerably increases the risk of suffering violence (Pape 2004). Prostitutes who abuse drugs and alcohol are therefore a particularly vulnerable group, who suffer a lot of violence, threats and harassment. Of the prostitutes in our survey, almost all of the women who abuse drugs and alcohol to such an extent that it constitutes a serious problem are Norwegian (Dangerous Liaisons. A survey of the violence experienced by women working as prostitutes in Oslo, p. 34)



Curiosamente  Pro Sentret non include osservazioni di questo tipo nel rapporto del 2012 che, pure, riguarda un campione costituito da almeno il 79% di donne tossicodipendenti in condizione di prostituzione.   

Un recentissimo rapporto olandese (luglio 2018) redatto da SOAIDS  e da Proud (Dutch Union for Sexworkers) intitolato Sekswerk en geweld in Nederland  valuta, fra l'altro, l'impatto del consumo di alcol, psicofarmaci, droghe leggere o pesanti sul'esposizione al rischio di violenza negli ultimi dodici mesi di 299 persone in condizione di prostituzione (75% donne, 15% uomini, 9% donne  e uomini transessuali)

Il 42% di chi non ha assunto alcuna sostanza ha subito violenza fisica nel corso dell'ultimo anno, percentuale che balza al 75%  di  chi ha consumato droghe pesanti, segnando un incremento di poco meno dell'80%. Da meno della metà (si tratta comunque di una percentuale alta) ai tre quarti del totale.

Da notare che nell'indagine in questione viene adottata l'espressione "harddrugs gebruiken" che significa uso di droghe pesanti, il cui consumo, infatti, non conduce necessariamente alla dipendenza, concetto che in nederlandese è indicato dal vocabolo "verslaving". Dunque, l'incremento del tasso di violenza nel caso di tossicodipendenza potrebbe risultare decisamente più elevato.

Proseguendo nell'esposizione dei dati, rileviamo come il 25% di chi non ha usato sostanze ha subito nel corso degli ultimi dodici mesi stupri, aggressioni o atti di coercizione sessuale. Tale percentuale raddoppia, raggiungendo il 50,1% nel caso di assunzione di droghe pesanti.

L'imposizione da parte dei clienti di atti sessuali non voluti passa dal 32% al 53%, registrando un incremento del 65%.

Le molestie sessuali aumentano invece in modo decisamente più contenuto, passando dal 65% al 76% del totale. Molestie di altro tipo ed umiliazioni salgono dal 69% all'88% segnando un incremento di quasi il 30% (SOAIDS en Proud (Dutch Union for Sexworkers), Sekswerk en geweld in Nederland, tab. p. 30. La tabella include anche forme di violenza non comprese nell'indagine norvegese)

Come risulta da questo rapporto, il consumo di sostanze psicotrope o stupefacenti incrementa notevolmente il rischio per le persone in condizione di prostituzione di essere vittime di molteplici forme di violenza.    

Pertanto, il confronto fra due campioni con una composizione così diversa in relazione ad un fattore di rischio della violenza cruciale come la tossicodipendenza è metodologicamente scorretto e, perciò, impraticabile.

Malgrado ciò, la comparazione è stata effettuata da Pro Sentret e ripresa da Amnesty International in un rapporto del 2016 intitolato The Human Cost of "crushing" the market criminalization of sex work in Norway . Tale documento è citato da studiosi e studiose anche italiane come prova del fatto che il modello nordico determinerebbe un incremento dell'esposizione alla violenza dei soggetti  in situazione di prostituzione.

Ma è davvero così?

Per stilare il suo rapporto Amnesty tra il novembre 2014 e il febbraio 2015 ha intervistato 30 donne che in Norvegia esercitano o hanno esercitato la prostituzione. Nove di loro non la pratica più. ( p. 14). Riguardo alla violenza, Amnesty osserva che una percentuale significativa delle donne intervistate   ha dichiarato di aver subito  violenze, in alcuni casi gravi e pericolose per la vita, mentre vendeva sesso a Oslo negli ultimi anni, (A significant proportion of the women interviewed by Amnesty International said that they had encountered violence, in some cases severe and life threatening, while selling sex in Oslo in recent years (Amnesty International, The Human Cost of "crushing" the market criminalization of sex work in Norway, p. 52) ma non  precisa quale sia questa percentuale. Non possiamo pertanto sapere se sia aumentata o diminuita rispetto al 2008. Amnesty non lo dice, così come non indica il numero di donne che hanno subito i diversi tipi di violenza e non fornisce informazioni sulla presenza o meno nel suo campione di  dipendenti da droghe o alcol. L'unica cifra contenuta nel rapporto riguarda il numero di donne che hanno dichiarato di aver subito stupri negli ultimi anni e - come vedremo in seguito - si tratta di un dato importante, ma che segnala l'emergere dopo l'introduzione del modello abolizionista di una tendenza opposta a quella indicata da Amnesty.

Per il resto, l'organizzazione si rifà continuamente all'indagine del 2012 di Pro Sentret di cui riporta i dati.

Benché sia metodologicamente scorretto, farò, pertanto, riferimento anch'io alle cifre contenute in quel documento. Proporrò inoltre un confronto tra i dati sulla violenza subita dalle donne in condizione di prostituzione nell'anno 2007 e quelli relativi al triennio 2009-2012, benché l' operazione risulti arbitraria, considerata la differente composizione dei due campioni e il diverso arco temporale di riferimento. Tale comparazione farà emergere risultati  per molti versi  sorprendenti.

Inizierò col porre a raffronto i dati sulla violenza subita negli anni di esercizio della prostituzione dalle donne che compongono il campione del 2008 con quelli relativi alle donne del secondo campione riguardanti il triennio 2009-2012.

Mi attendo un incremento esponenziale di tutte le forme di violenza, in particolare di quelle  più gravi, nel secondo campione  costituito - lo ribadisco - da almeno il 79% di donne tossicodipendenti (l'uso dell'avverbio è giustificato dal fatto che solo il 17% dichiara  esplicitamente di non essere dipendente, mentre cinque soggetti (il 4%) non rispondono alla domanda).

E' corretta la mia  previsione? Vediamo.



Dati sullo stupro

Consideriamo anzitutto le cifre relative allo stupro. Qui si registra il dato più eclatante. Nel 2008 il 29% delle donne dichiara di essere stata stuprata negli anni di esercizio della prostituzione. Nel 2012, per il gruppo di donne più vulnerabile in assoluto, questo dato si dimezza, riducendosi al 15%. (Dangerous Liaisons, cit., tab. p. 26).  

Il questionario comprende un'altra voce relativa all'imposizione da parte del cliente di atti sessuali non concordati. Anche in questo caso registriamo  un calo con il passaggio dal 35% del primo campione al 27% del secondo.

Il dato relativo allo stupro è talmente sorprendente che Pro Sentret pensa bene di "aggiustarlo". Ipotizza  che le donne del secondo campione  non sappiano distinguere lo stupro mediante aggressione fisica dalla coercizione  e decide di sommare i due dati in tutti i casi in cui siano state barrate entrambe le caselle. Ottiene così il risultato di innalzare sensibilmente la frequenza degli stupri  nel triennio successivo all'approvazione della normativa abolizionista e di renderla più elevata di quella registrata nel campione dell'indagine del 2008. La percentuale subisce infatti un incremento del 125%, passando dal 19% al 34% di donne che avrebbero subito stupri/coercizioni, due tipi di violenza che vengono fatti coincidere. (Dangerous Liaisons, cit, pp. 19-20)  [ nota 1]

Pro Sentret  si guarda bene, però, dal compiere la stessa arbitraria operazione nei confronti delle donne del primo campione, quello precedente la promulgazione della nuova normativa. Se lo avesse fatto, aumentando la frequenza degli stupri del 125% rispetto all'iniziale 29%, avrebbe ottenuto una percentuale del 64% di donne stuprate/coartate nell'esercizio della prostituzione.

Invece, grazie a questa operazione,  i dati destinati ad essere ricordati sono il 29% di donne stuprate  secondo l'indagine del 2008 e il 34% di donne stuprate/coartate nel triennio successivo all'introduzione del modello abolizionista. Viene  così sottaciuto anche  il dato relativo alle coercizioni sessuali subite dalle donne del primo campione: 35%, superiore a quello riportato dai soggetti del secondo campione (27%). 

34% è  la cifra rilanciata dal rapporto di Amnesty cui poi fanno riferimento pubblico e studiosi.

"The Pro Sentret study found that among the sex workers who said they had experienced violence, 34% reported having been raped in the three years between 2009 and 2012" (Amnesty International, The Human Cost of "crushing" the market criminalization of sex work in Norway, p. 55)  



Altri dati

Analizziamo ora gli altri dati.

Dal 2009 si sono ridotte le rapine e i tentativi di rapina che sono scesi dal 31% al 23%. La percentuale di donne in condizione di prostituzione cui sono stati sferrati pugni è notevolmente diminuita, passando dal 29% al 18%, quella delle donne schiaffeggiate è scesa dal 27% al 19%. Sono state lanciate fuori da un auto il 14% anziché il 18% di donne. Sono state rinchiuse a chiave in una stanza il 18% anziché il 27% di donne. La percentuale di donne immobilizzate si è dimezzata, passando dal 49% al 25%. Le ustioni da sigaretta sono state denunciate dal  3% anziché dal 4% delle partecipanti all'indagine del 2012, i pizzicotti dal 4% anziché dal 10%. 

Nel gruppo più marginale e vulnerabile si verifica, dunque, dopo l'introduzione del modello abolizionista, un'inattesa e contro-intuitiva riduzione di alcune delle più gravi forme di violenza. Se il campione avesse avuto caratteristiche analoghe a quello oggetto d'indagine nel 2008 si sarebbe potuta prevedere una riduzione marcatamente più sensibile.

Un'altra grave forma di violenza: il tentativo di strangolamento subisce invece un lieve aumento passando dal 18% al 19%.

Per quanto riguarda gli atti di violenza che possiamo definire,  in relazione ad alcuni di quelli fin qui analizzati, "meno gravi", invece, a parte gli spintoni, la cui percentuale non si modifica granché, passando dal 33% al 34%, si ha un incremento nel campione del 2012.

L'essere  prese a calci aumenta dal 12% al 15%, l'essere graffiate dal 2% al 4% , l'aver ricevuto sputi dal 12% al 19%, l'essere morsicate dal 6%  al 15%. E ancora: gli insulti verbali passano dal 41% al 48%, le molestie sessuali (i palpeggiamenti) dal 39% al 48%. L'incremento più significativo si registra riguardo alle tirate di capelli che quasi triplicano, balzando dal 12% al 32%. Tali dati statistici rispecchiano la specificità del campione considerato. Le consumatrici pesanti di sostanze stupefacenti, che siano o meno in condizione di prostituzione, rappresentano di fatto uno dei gruppi più stigmatizzati. Basterebbe a dimostrarlo la percentuale di donne del campione che hanno ricevuto sputi o insulti verbali.

Per quanto riguarda, poi,  le tipologie di violenza  più gravi notiamo che le minacce e le coercizioni sono salite dal 35% al 38%.

Il dato più preoccupante riguarda, però, la minaccia con una pistola che sale dal 22% al 33%. (Tutte queste cifre sono riportate in Dangerous Liaisons, cit., tabella p. 26).

Nell'indagine del 2008 la domanda riguardava la minaccia con armi (in generale), (Fair Game, cit., pp. 28 e 32), ma il dato del 22% è stato trasposto in Dangerous Liaisons nella tabella di confronto tra le percentuali registrate nelle due ricerche  presumibilmente perché anche nel 2008 le minacce venivano effettuate con la pistola.

Se compariamo,  però, il dato del 2012 con quello delle donne che sono state minacciate con le armi nel solo anno 2007  (prima quindi dell'introduzione del "modello nordico") osserviamo che le due percentuali risultano identiche, pari cioè al 33%. (Fair Game, cit., p. 32)  In sostanza, nel corso di soli dodici mesi ci sono state molte più donne minacciate con le armi di quante ce ne siano state nel corso dell'intero periodo di esercizio della prostituzione.



La svolta del 2007



Non è questo l'unico dato strano e apparentemente illogico della ricerca del 2008. Nello stesso campione la percentuale di chi ha subito le più disparate tipologie di violenza nel solo anno 2007   si rivela affine e talvolta identica a quella di chi le ha sofferte nell'intero periodo di pratica della prostituzione, come se le aggressioni si fossero concentrate tutte nel 2007 . In diversi casi, poi, come in quello sopra analizzato, la percentuale di donne vittime di violenza appare addirittura più elevato nell'anno 2007 che in tutto il periodo di esercizio della prostituzione. Un fenomeno  a prima vista insensato.

Cerchiamo di comprendere l'arcano.

Nel 2008 l'organizzazione Pro Sentret somministra a un campione di 95 donne un questionario sui vari tipi di violenza subiti sia nell'intero periodo della prostituzione che nel corso degli ultimi dodici mesi. Nel frattempo, però, una  determinata percentuale di donne ha abbandonato il mercato del sesso. Il 64% delle intervistate ha dichiarato, infatti, di esercitare la prostituzione al momento dell'indagine, il 24% di non praticarla più, mentre il 12% non ha risposto alla domanda. (Fair Game, cit., p. 20). Di questa situazione tiene conto Pro Sentret nel calcolo dei dati sulla frequenza della violenza nell'anno 2007. (Fair Game, cit. p. 31)  Ora, si può ragionevolmente ipotizzare che le donne dipendenti da droghe o alcool continuino ad esercitare la prostituzione, se non altro per la difficoltà di trovare un'altra occupazione. Il loro numero pesa di più in termini percentuali sul campione ridotto al 64% del totale. Pesa, infatti, il 20%. Siamo distanti però dal 79% di consumatrici problematiche di droga del campione del 2012.

Si può allora congetturare che le donne in condizione di prostituzione tendano a rimuovere il ricordo di molte delle violenze (soprattutto di quelle più lievi) di cui sono state oggetto nel passato più remoto e siano invece più inclini a ricordare quelle di cui sono state vittime negli ultimi anni. In tal caso si avrebbe una sottostima degli episodi di violenza avvenuti nell'intero periodo di esercizio della prostituzione.

Un'altra realistica ipotesi è che vi sia stato un incremento di violenza nei confronti delle persone in condizione di prostituzione nel 2007 , un fenomeno per il quale è difficile offrire una spiegazione convincente. Pro Sentret lo interpreta come possibile effetto di mutamenti verificatisi nel mercato del sesso, nell'atteggiamento - sempre più intollerante - della popolazione nei confronti della prostituzione, nel ritratto negativo che i media offrono delle donne che vendono sesso, soprattutto in strada. (Fair Game, cit., p. 32).

La verità è che non conosciamo le cause del fenomeno. Possiamo solo constatare che il tasso di violenza denunciato dalle donne nell'anno 2007 è elevato. Sarebbe stato utile il confronto con i dati di  uno  solo degli anni del triennio 2009-2012 successivo all'introduzione del modello abolizionista.  Questa comparazione, che avrebbe dovuto effettuarsi con due campioni aventi caratteri affini, avrebbe consentito di accertare l'eventuale prosecuzione o l'arresto o, al contrario, l'inversione della tendenza all'incremento del tasso di violenza in seguito all'adozione del nuovo sistema. Pro Sentret non ha operato questo confronto.

Io, invece, comparerò i dati dell'anno 2007-2008 con quelli del triennio 2009-2012, tenendo conto  ovviamente dei limiti rappresentati dall'assai diversa composizione dei due campioni e dal differente arco temporale di riferimento (un anno nel primo caso e tre anni nel secondo). Teniamo presente, però, che se le 123 donne che compongono il secondo campione esercitavano tutte la prostituzione quando, il 1 gennaio 2009, è entrata in vigore la nuova legge abolizionista, al momento dell'indagine il 16% non la pratica più e tre persone non hanno risposto alla domanda. (Dangerous Liaisons, cit., p. 7). Per queste persone, naturalmente, il periodo di riferimento risulta inferiore ai 3 anni.



Comparazione dati 2007 e 2009-2012 

Il confronto offre risultati davvero sorprendenti.

Prendiamo in considerazione anzitutto i dati sullo stupro.

Il 24% delle donne dichiara di aver subito uno stupro nel 2007. Questa percentuale si riduce al 15% nel corso dei tre anni che vanno dal 2009 al 2012 (tre anni per l'81% del campione, meno di tre per il 16% o se preferite per il 19%, includendo le tre persone che non hanno risposto) (I dati relativi all'anno 2007 sono in Fair Game, cit., p.32, quelli relativi agli anni 2009-2012 in Dangerous Liaisons, cit., tabelle p. 22 e p. 26)

Se torniamo ora al rapporto redatto da Amnesty International, notiamo che l'unica cifra riportata è quella relativa alle violenze sessuali: una donna tra le 30 intervistate tra il novembre 2014 e il febbraio 2015 ha riferito di essere stata stuprata. (Amnesty International, The Human Cost of "crushing" the market criminalization of sex work in Norway, p.55)  Una su 30 significa il 3,3% del campione. Questo dato segnalerebbe un'ulteriore riduzione della percentuale di stupri dopo l'introduzione del modello abolizionista. Si passerebbe dal 24% nel 2007 (prima dell'approvazione della nuova legge) a una media del 5% all'anno nel periodo 2009-2012 al 3,3% del 2014. Un decremento davvero rilevante. Naturalmente Amnesty si affretta ad attenuare la portata del dato, osservando che, data la delicatezza del tema, è possibile che non tutte le esperienze di stupro siano state riportate, che non tutte le donne che si prostituiscono  sanno distinguere lo stupro dalla coercizione ecc. (Idem, p.55). Resta il fatto che gli stupri sono diminuiti in misura consistente dopo l'approvazione della normativa abolizionista.

Quanto alla coercizione, il 27% di donne in condizione di prostituzione dichiara di essere stata costretta a compiere atti sessuali non concordati nel 2007, percentuale identica a quella dell'intero triennio 2009-2012.

Nel 2007 il 30% di donne in condizione di prostituzione è stata rapinata, nel 2009-2012 il 21%. Anche qui si registra un'importante riduzione.

Nel 2007 la minaccia con le armi ha riguardato il 33% delle donne del campione, percentuale identica a quella dell'intero triennio 2009-2012.

Nel 2007 il 46% di donne in condizione di prostituzione ha subito minacce, nel triennio 2009-2012 la percentuale si è ridotta al 38%.

Nel 2007 il 33% di donne in condizione di prostituzione è stata immobilizzata, nel triennio 2009-2012 il dato è sceso al 25%.

Nel 2007 sono state prese a pugni il 24% delle donne del campione, nel triennio 2009-2012 il 18%.

Nel 2007 il 24% di donne in condizione di prostituzione ha dichiarato di essere stata rinchiusa a chiave in una stanza, percentuale che si è ridotta al 18% nell'intero triennio 2009-2012.

Nel 2007 sono state prese a calci il 18% delle donne del campione, percentuale che è scesa al 15% nel triennio 2009- 2012.   

Nel 2007 sono state ustionate da sigarette il 9% delle donne del campione di contro al 3% di donne nel periodo 2009-2012.

Nel 2007 sono state graffiate il 6% delle donne del campione, nel 2009- 2012 il 4%.

I pizzicotti hanno riguardato il 12% di donne nel 2007, il 4% nel triennio 2009-2012.

Nel 2007 sono state morsicate il 15% delle donne del campione, percentuale che rimane invariata nell'intero triennio 2009-2012.

Gli insulti verbali hanno colpito il 49% di donne in condizione di prostituzione nel 2007, il 48% nell'intero triennio 2009-2012.

Gli spintoni invece sono passati dal 33% nel 2007 al 34% nel triennio 2009-2012.

Sono aumentati i palpeggiamenti che sono passati dal 39% nel 2007 al 48%, ma in un periodo di tre anni (almeno per l'81% del campione, meno di tre anni per le altre donne del campione)

Gli sputi hanno colpito il 15% delle donne nel 2007 e il 19% nel triennio 2009-2012.

Nel 2007 sono state schiaffeggiate il 15% di donne, nel triennio 2009-2012 il 19%.

Il tentativo di strangolamento è stato denunciato dal 15% di donne in condizione di prostituzione nell'anno 2007, dal 19% nel triennio 2009-2012.

Nel 2007 sono state lanciate fuori da un'auto il 12% delle donne, nel triennio 2009-2012 il 14%

Le tirate di capelli, infine, sono molto più frequenti nel triennio 2009-2012, essendo denunciati dal 32% di donne, mentre nel 2007 avevano riguardato il 12% delle partecipanti al campione. (Tutti i dati relativi  all'anno 2007 sono in Fair Game, cit., p.32, quelli relativi agli anni 2009-2012 in Dangerous Liaisons, cit., tabelle p. 22 e p. 26)



I responsabili delle violenze

Quanto ai responsabili delle violenze, nel triennio 2009-2012 si è lievemente ridotta la percentuale dei clienti occasionali che è passata dal 69% al 67% , è scesa sensibilmente quella dei clienti abituali passata dal 20% al 7%. Gli automobilisti che hanno commesso violenze nei confronti delle donne in condizione di prostituzione sono scesi dal 27% all'11% . Le violenze dei prosseneti sono scese dal 14% al 5% (I dati dell'indagine del 2008 si trovano in Fair Game, cit., p. 29, quelli del rapporto del 2012 in Dangerous Liaisons, cit., p. 16).



Conclusione-Sintesi

Il confronto, effettuato da Pro Sentret, tra i dati emersi dall'indagine del 2008 e i risultati della ricerca del 2012 è metodologicamente scorretto, essendo il campione del 2012 composto per almeno il 79% da  donne in condizione di prostituzione dipendenti da sostanze stupefacenti o psicotrope. Tali caratteri si riscontrano solo nel 12% delle donne del primo campione.

La dipendenza da alcool o droghe costituisce un fattore cruciale di incremento del rischio di violenza, come dimostrato, tra l'altro, da una ricerca olandese recente e com'è ben noto alla stessa Pro Sentret, che sul tema  ha sviluppato interessanti considerazioni nel rapporto del 2008, ma non in quello del 2012 che, a maggior ragione, avrebbe richiesto riflessioni di questo tipo.

Pro Sentret ha poi compiuto un'operazione arbitraria, reinterpretando disinvoltamente il dato sullo stupro  emerso dall'indagine del 2012, senza peraltro applicare la medesima procedura al rapporto del 2008.

Amnesty International ha ripreso e rilanciato senza precisazioni di sorta la nuova cifra, favorendone la diffusione fra il pubblico.

Nonostante questi gravi limiti, i dati attestano dopo il 2009, ossia dopo l'adozione del sistema abolizionista, il dimezzamento, per il gruppo di donne più vulnerabile, degli stupri, il calo sensibile di rapine e tentativi di rapina, la diminuzione della coercizione a compiere atti sessuali non concordati, la riduzione di pugni, schiaffi, pizzicotti, ustioni da sigarette, lanci da un'auto in corsa, reclusioni nelle stanze, immobilizzazioni.

Comparando i dati relativi alle violenze sofferte nel 2007 con quelle subite nel triennio 2009-2012 si nota una riduzione anche di altre forme di violenza come le minacce, l'essere prese a calci o graffiate. Inoltre, rispetto al 2007 non  risultano aumentate le minacce con le armi. In quell'anno ne sono state denunciate tante quante quelle rilevate nell'intero triennio 2009-2012.

Questi dati fanno riferimento ad un campione costituito in larga prevalenza da vulnerabilissime  consumatrici problematiche di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Se il confronto fosse avvenuto tra due campioni costruiti in modo analogo e includenti una minore  percentuale di donne dipendenti da droghe, avremmo potuto ragionevolmente registrare una riduzione ancora più marcata della violenza dopo l'adozione in Norvegia del modello abolizionista.



 NOTA 1 " We chose to ask about rape in two ways: raped and threatened/coerced to have sex not agreed upon. We know many women define rape differently: being forced to perform sexual acts that were not agreed upon with the client. Legally this is rape, but many women associate rape with assault and would not define coercion by a client as rape. This is clearly shown in Table 10. As many as 27% report being threatened/forced to have sex that was not agreed upon, while 15% respond that they have been raped. We looked at how many ticked both options, and interpreted that as the women defining the two categories in the same way. Only six people did this, something that confirms our assumption that many women do not categorize actual rapes as rape. This means the frequency of rape among victims of violence is considerably higher than shown in Table 10. When combining the number of participants that ticked these two alternatives, and subtracting those who ticked both, we find that as many as 34% (25 people) of the victims of violence over the last three years have been raped/coerced to have sex that was not agreed upon." (Pro Sentret, Dangerous Liaisons: a survey of the violence experienced by women working as prostitutes in Oslo, pp.19-20)



Qui trovate i link ai documenti citati:


I rapporti che ho consultato sono:

Fair Game. A survey of the violence experienced by women working as prostitutes,  by Ulla Bjørndahl and Bjørg Norli, Oslo , 2008

Dangerous Liaisons. A survey of the violence experienced by women working as prostitutes in Oslo, by Ulla Bjørndahl, Oslo, 2012 By Ulla  








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