Vi propongo questa
traduzione di una donna della Nuova Zelanda tratta dal sito Nordic Model Now!
Olivia scrive dalla Nuova Zelanda dove il mercato del
sesso è totalmente depenalizzato.
"Ehi tu! Se una
donna sceglie di fare il lavoro sessuale, allora significa che il lavoro
sessuale le dà potere e tu sei solo una delle tante SWERF bigotte. Sì, tu!", mi dite.
Sono una di quelle
donne che si dice siano qui per scelta. Nessuno mi ha costretto; certo ero
minorenne quando ho fatto questa scelta, ma era pur sempre la mia
"scelta", così come voi definite il termine. E continuo a fare questa "scelta"
ogni volta che mi alzo ed entro nel bordello per guadagnare soldi (vale a dire
ogni volta che devo pagare l'affitto, le bollette o ho bisogno di mangiare o di
soddisfare altre necessità, cioè sempre).
All'inizio pensavo
che essere occupata nell'industria del sesso fosse un'idea geniale, era
qualcosa che potevo fare senza qualifiche o senza esperienza, senza avere una
casa o un documento d'identità. Ed era la garanzia di avere un reddito che mi
consentisse di provvedere ai miei bisogni e ad altro. Le pubblicità sui
giornali dei club e dei bordelli nei quali sarei stata assunta dopo aver compiuto 18 anni garantivano che si
trattava di un lavoro FACILE,
in cui si guadagnavano molti SOLDI e che i clienti erano GENTILI. Pensavo di poter
usare il denaro per avere più scelte in futuro, pagarmi l'università ecc. E per
un po', quando ero giovane (e prima della recessione economica) ebbi un sacco
di soldi per vestiti e droghe e per un
look favoloso ( cose che allora mi sembravano importanti). Potevo sempre dare
soldi agli amici ogni volta che avevano difficoltà economiche. Potevo sempre
dire "tocca a me pagare" solo perché era bello poter offrire.
Pensavo di poter rendere
i miei difficili trascorsi di abusi (da
parte dei miei genitori) solo un evento
del passato a cui non avrei mai più pensato. Sarei diventata una donna libera e
indipendente ( con le canzoni di Beyoncé come colonna sonora).
Questa dimensione di scelta non ha reso le esperienze
che ho avuto nel corso degli anni nell'industria del sesso e con i clienti
diversa dalle esperienze che hanno con questi stessi clienti le vittime di
tratta o le persone indotte alla prostituzione dal Romeo di turno.
La stragrande
maggioranza dei clienti è composta da emeriti stronzi. Non sto esagerando, non
sono diventata femminista perché odio gli uomini (poveri uomini innocenti). Un
tempo ero, fra tutte le donne, la più grande fottuta sostenitrice degli uomini,
perché ero affamata d'amore. Quindi non essere sciocco, continua ad ascoltare .
Ai clienti non glie ne frega un cavolo se hai 18 anni o
meno. In effetti molti preferiscono che tu ne abbia meno. Non glie ne frega
niente che tu sia vittima di tratta o che tu sia stata ingannata o indotta a
prostituirti o che l'idea (di entrare nell'industria del sesso) sia tua o che
tu ti sia imposta di vedere la vita in rosa. Ci trattano tutte allo stesso
modo. Come se non valessimo niente. Come se fossimo una loro proprietà. Come se
esistessimo per servirli e per fare da ricettacolo ai loro corpi e alle loro
perversioni. Come se fossimo dei sacchi da boxe sui quali
riversare aggressività e problemi, perché non siamo nessuno. Perché non abbiamo
alcun potere. E perché spesso a nessuno frega qualcosa di noi.
Possono persino ucciderci pensando che nessuno se ne
accorgerà e che stanno facendo il bene dell'umanità sbarazzandosi di noi. Molti
serial killer che erano clienti e avevano come obiettivo dei loro omicidi donne
prostituite hanno anche espresso pubblicamente questo sentimento nelle aule dei
tribunali e nelle celle. Davvero, penso che nessuno di quegli assassini abbia
controllato per prima cosa se le loro vittime fossero lì per scelta oppure no. "Oh, tu
hai scelto di essere prostituta, quindi sarò gentile con te!", nessun
cliente ha mai detto questo.
Purtroppo la società
condivide la visione dei clienti. Le prostitute sono vittime del più alto tasso
di omicidi in rapporto a qualsiasi altra attività e a qualunque altra donna e le
nostre uccisioni ricevono minore attenzione da parte dei media. La nostra
società pensa che i clienti siano solo dei "bravi ragazzi" che hanno
il diritto di comprare e usare le donne.
Amnesty International ha anche proposto
che l'acquisto di una persona per uso sessuale sia riconosciuto come un diritto
umano, annullando il diritto umano internazionale vigente a non essere
prostituite. Il diritto alla libertà di
espressione, alla sicurezza della persona, il diritto ad un trattamento e a
condizioni giuste e uguali sul posto di
lavoro, il diritto a vivere liberi dalla tortura e il diritto a non subire stupri
/ rapporti sessuali non desiderati sono tutti negati alle prostitute. La
"scelta" in questo contesto fa davvero poca differenza.
Voler criminalizzare
i clienti MA NON chi si prostituisce non significa odiare o escludere le
lavoratrici del sesso. La criminalizzazione dei clienti riguarda i clienti. Si
tratta di riconoscere che è impossibile perseguire i clienti per ciò che ci
fanno subire se l'acquisto di sesso è legale e legittimo.
Se volete parlare di
depenalizzazione delle prostitute e di sostegno alle scelte delle donne, allora
sfondate una porta aperta e non ci chiudete la bocca e ascoltate abbastanza a
lungo da capire. Perché ci avete etichettate come SWERF e usate questo insulto
per calunniarci e zittirci. La sola differenza (tra noi e voi) è che noi
vogliamo anche creare opzioni migliori e in numero maggiore per le donne e per
le prostitute, in modo da poter avere effettivamente delle possibilità di
scelta quando non ne abbiamo e averne di
più quando le nostre sono limitate.
Sono per l'offerta
di sostegno e servizi alle prostitute affinché possiamo accedere a carriere che
siano più gratificanti della prostituzione, non solo finanziariamente, ma su
ogni altro piano, carriere che non richiedano in cambio di rinunciare ai nostri
diritti sul nostro corpo e sulla nostra sessualità. Le nostre carriere [attuali] sono la
principale fonte di reddito per gli uomini che
investono nella pornografia, negli strip
clubs e nella prostituzione. Ecco dove
vanno a finire i soldi che guadagno da prostituta: prima che lascino le mani dei
clienti finiscono nelle tasche dei magnaccia e non mi ricordo mai di aver scelto di non
essere inclusa nella produzione. Non mi ricordo mai di aver detto che
preferisco ottenere le briciole da
queste persone a condizione di fare ciò che vogliono. Eppure tutto quello che
produciamo nell'industria del sesso, sulle spalle della miseria umana, sono gli
orgasmi maschili (e di nuovo sono gli uomini che ottengono tutti i soldi generati
da questa pseudo industria in
quanto prosseneti, proprietari di bordelli, proprietari di strip club e
pornografi). Faccio davvero fatica a
capire dove stia l'empowerment per le
donne in questo cosiddetto lavoro che somiglia di più alla schiavitù.
Il mondo del lavoro
da cui siamo escluse deve essere aperto e in esso le donne devono essere
valutate allo stesso modo degli uomini e guadagnare per lo stesso lavoro la
stessa retribuzione. Questo è il vero
femminismo e questo il vero empowerment
- non strisciare nude a quattro zampe per un po' di soldi, sorridendo, mentre
si subisce la violenza, del gioco imposto dagli uomini.
E' spiacevole per
alcune donne sentire queste cose, ma questa è la realtà nuda e cruda e
sceglierla non la muta in qualcos'altro. E la vergogna o lo "stigma"
connesso a questa realtà non è della prostituta. Avete ragione ad arrabbiarvi
con la lunga tradizione della proiezione che fa ricadere questo peso aggiuntivo sulle spalle delle
donne prostituite. Ma la vergogna ricade in pieno
sui clienti e sui magnaccia che sfruttano le prostitute e sulla società che non offre alle donne la stessa gamma di
opzioni di cui godono gli uomini, sulla società che rende la scelta di una donna
non uguale a quella di un uomo.
E il fatto che la
scelta di una donna non sia uguale a quella di un uomo in questa società è il
motivo per cui le prostitute sono per lo più donne e ragazze e i clienti quasi
sempre uomini ed è la ragione per cui i magnaccia rilanciano la frase
"femminista": "E' una scelta della donna" allineandosi ai
media e alla pubblicità. Ed è per questo [per evitare questo recupero] che
abbiamo bisogno del [vero ] femminismo.
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