mercoledì 15 aprile 2015

E' capitato a me

                                                 Come si entra nella prostituzione


"Da tempo sognavo di andarmene in Europa. Dovevo sostenere economicamente la mia famiglia e volevo lavorare come cuoca. A 19 anni, un reclutatore è venuto a propormi un lavoro e si è offerto di pagarmi il viaggio. Ma era necessario, innanzitutto, che io mi sottoponessi ad un rito voodoo in cui avrei giurato di rimborsare al reclutatore un debito di 50.000 euro. Il sacerdote affermava che avrei perso l'anima se fossi fuggita o se non avessi pagato il debito. Al mio arrivo in Europa, il reclutatore mi ha confiscato il passaporto e mi ha spinto sul marciapiede". [Testimonianza ricavata dall'articolo di Amandine Penna "Nigeria : Vol Direct Pour le Trottoir”, pubblicato su Elle, il 15 maggio 2006, pp. 99-102 ]
 
"Da ragazzina sono stata maltrattata e stuprata da mio padre. A 14 anni sono fuggita da casa  e sono andata a vivere dalla nonna, che non si è mai veramente occupata di me. Trascorrevo molto tempo in strada. Un giorno ho incontrato un uomo e mi sono messa subito con lui. Per la prima volta in vita mia, mi sentivo amata e desiderata. Nel giro di un anno, mi ha indotto a prostituirmi. Era un magnaccia e reclutava ragazze come me in strada e nei bar" [Tratto da numerose testimonianze lette e sentite]
 
"A scuola i ragazzi mi consideravano una "troia". In seguito  ho subito molti stupri collettivi da quei ragazzi. Poi  più nulla è rimasto come prima. Pensavo di non valere niente. C'è stata una lunga discesa all'inferno. Sono caduta nella prostituzione. Pensavo di essere capace di far soltanto quello" [Dal racconto di una giovane vittima, 2010]
 
"Ero studentessa in un Paese straniero. Avevo pochissimi soldi. I miei genitori non mi sostenevano più economicamente. Ho visto un'offerta di lavoro come ballerina di lap dance. Ho pensato che potesse trattarsi di un modo per guadagnare soldi rapidamente. Purtroppo, il "lavoro" ha inghiottito a poco a poco la mia vita. Il club distribuiva droga per sostenere il ritmo di lavoro. Ho iniziato a soffrire di dipendenza. Poi una persona del club mi ha detto che potevo guadagnare di più avendo rapporti sessuali altrove. A questo punto, non avevo più nulla da perdere. Sono scivolata rapidamente nella prostituzione" [Questa è una ricostruzione ricavata da testimonianze raccolte da Melissa Farley sul sito "Prostitution, Research and Education” e da numerose testimonianze pubblicate in rete da sopravvissute alla prostituzione].
 
"Il mio Paese era in guerra. Quando il mio villaggio è stato invaso, i militari hanno stuprato molte donne nelle loro case. Hanno condotto alcune di loro nel campo militare e le hanno tenute prigioniere nei bordelli. C'ero anch'io. Sono stata tenuta cinque mesi in questo campo di stupri e di morte. A volte mi stupravano 40 uomini al giorno. Al mio ritorno nel villaggio, sono stata espulsa dalla mia famiglia e dai miei cari. Non sapevo dove andare" [Tratto da testimonianze di donne indonesiane, raccolte dalla scrittrice Hilde Janssen e dal fotografo Jan Benning, per la mostra "Comfort Women", 2010, www.janbanning.com.]
 
"Ero commessa in un panificio, con tre bambini e un marito alcolizzato. Avevo bisogno di denaro ed un cugino di mio marito mi ha proposto un lavoro in Francia per le vacanze. Mi ha accolto all'aeroporto e al mio arrivo nell'appartamento, lui ed altri uomini mi hanno sequestrato. Mi hanno stuprato per diversi giorni, poi mi hanno sbattuto in strada. Ci sono rimasta sei mesi, finché sono riuscita a fuggire grazie all'aiuto di un'associazione". [Tratto dal racconto di una vittima, aiutata dal Mouvement du Nid del Calvados, l'associazione di cui si parla, 2011]
 
"In seguito ad una dolorosa separazione, ho perso molti amici. Sono caduta in depressione. E' allora che ho incontrato un uomo che sosteneva di volere una storia senza troppe complicazioni. A me andava benissimo. Mi ha detto che voleva iniziarmi a pratiche scambiste e "libertarie". Non volevo sembrare una moralista ed ho accettato. Progressivamente, mi ha costretta a rimanere in questo ambiente. Mi faceva partecipare a serate in cui gli uomini mi calpestavano. Non sapevo più chi fossi. Poi ha voluto filmarmi. Si trattava di sadomasochismo sempre più violento. Ci ho messo molto tempo ad uscire dal suo dominio e a rendermi conto che si trattava di prostituzione. [Tratto dal racconto di una donna, vittima di una rete di sadomasochismo, riportato in Prostitution et société, n.174, pp.4-7, luglio-settembre 2011]
 

martedì 14 aprile 2015

Condannare le prostitute, discolpare i clienti: il Senato difende l'ordine morale


 
Ho tradotto questo articolo tratto da Lutte ouvrière (Lotta operaia), il settimanale dell'Union Communiste (trotskiste) (Unione Comunista trotskista) francese per mostrare la perfetta consonanza che può e dovrebbe esistere fra orientamento abolizionista e comunismo (ma anche anarchia), entrambi fondati sull'opposizione all'oppressione, alla subordinazione, allo sfruttamento e alla mercificazione del corpo, alle quali si dovrebbero cercare di sottrarre sempre più ampie sfere dell'attività umana. Del resto, è noto che fino ad epoca recente il movimento operaio ha espresso sulla prostituzione una posizione chiaramente abolizionista e in Francia continua a farlo.   
 
Nella notte dal 30 al 31 marzo, 165 senatori contro 44 hanno votato a favore del ripristino del reato di adescamento passivo introdotto nel 2003 da Sarkozy, che trasformava le prostitute in delinquenti. Con questo voto la destra vorrebbe insabbiare un progetto di legge del dicembre 2013, proposto da deputati socialisti, volto a combattere la prostituzione.
Certo, questa oppressione non può essere eliminata per mezzo di una semplice legge. Ma quest'ultima aveva il merito di voler far ammettere, per la prima volta in Francia, che la prostituzione è una violenza per le prostitute. La legge proponeva, fra l'altro, di penalizzare i clienti, di farla finita con il reato di adescamento passivo, di lottare contro le reti di trafficanti e di prosseneti, di aiutare le prostitute ad uscire dalla loro condizione, concedendo loro il permesso di soggiorno nel caso ne fossero sprovviste e creando un fondo di sostegno. Nel luglio 2014, il Senato, controllato dalla destra, aveva già respinto la penalizzazione dei clienti.
Con il loro voto, questi senatori si sono fatti garanti della società borghese benpensante che ritiene che gli uomini, che costituiscono l'immensa maggioranza dei clienti, abbiano assolutamente il diritto di pagare per ottenere la sottomissione sessuale di una donna e, dunque,  si rifiuta di vedere nelle prostitute delle vittime.
Alcuni osservano che ciascuno è libero di fare ciò che vuole del proprio corpo e, quindi, di prostituirsi, se questa è la sua scelta. Omettono di dire che in questo caso si tratta di fare ciò che si vuole del corpo degli altri! Altri difendono la prostituzione in nome della libertà sessuale.  Per tutti, in questa società dove tutto si vende e si compra, la libertà è quella del mercato e del denaro. Queste affermazioni condensano la morale di queste persone. Una morale che permette a questi onorevoli eletti di non ascoltare la testimonianza delle vittime. Come questa: "Sono demoralizzata per le reazioni che ho ascoltato nel corso del dibattito di oggi. Perché tanta indulgenza, perché tante fantasticherie, quando la realtà è così cruda, così violenta? La prostituzione l'ho vissuta come una successione di stupri, chiedendomi come tutti quegli uomini potessero sfilare l'uno dopo l'altro senza porsi una sola domanda. Nessuno che si preoccupasse della mia disperazione. Se pagano  è per questo: per comprare il diritto di pensare solo a se stessi. Ero minorenne, distrutta e mai uno, mai, che abbia manifestato il minimo interesse per me. Si è puttane e si è lì per questo".
La prostituzione esiste da secoli, non perché si tratterebbe del "più vecchio mestiere del mondo", ma perché essa è legata all'esistenza di una società fondata sullo sfruttamento. E poi, è il corollario dell'oppressione delle donne, considerate principalmente come oggetti di riproduzione e di soddisfazione dei desideri sessuali.
Oggi coloro che sostengono entusiasticamente la libertà di prostituirsi negano la realtà di questa barbarie, perché la prostituzione è in grande maggioranza controllata da reti di trafficanti di donne. Più dell'80% delle prostitute in Francia  è costituita da straniere, vendute, picchiate, drogate e stuprate molte volte prima di essere gettate in questo inferno. Esse si ritrovano sottomesse ai loro schiavisti, sole e conoscono le peggiori difficoltà fisiche e psicologiche per riuscire a fuggire. Non solo lo Stato non le aiuta, ma non fornisce loro né permessi di soggiorno, né sostegno materiale e continua a colpevolizzarle.
Gli amanti delle serate del Carlton [ n.d.t un hotel belga dove si praticava lo sfruttamento della prostituzione. Fra i clienti, il più famoso è Dominique Strauss-Kahn, l'ex presidente del Fondo Monetario Internazionale] potranno bere una coppa di champagne per brindare in onore del voto di questi senatori.

sabato 11 aprile 2015

Penalizzazione dei clienti, adescamento: la testimonianza di tre ex prostitute


 

I magnaccia non sono sempre chi crediamo   siano! Senza diploma, Nathalie aveva 19 anni quando suo padre la incoraggiò a lavorare ...in un bar dove si pratica la prostituzione. "La prima volta mi ha accompagnato fino alla porta del locale", confessa questa donna che oggi ha 32 anni. "Quando tornavo a casa nel week-end, dovevo consegnargli il denaro che avevo guadagnato!"
Come Nathalie, Laurence  Noëlle, ex prostituta di 48 anni, autrice del libro Renaȋtre de ses hontes (editore La Passeur) è cresciuta con genitori che le hanno fatto del male, all'ombra di un nonno incestuoso e di una madre maltrattante che la faceva dormire in bagno. Aveva solo 17 anni quando si è trovata intrappolata nella prostituzione. "Alcuni malintenzionati hanno approfittato delle mie carenze affettive per manipolarmi". Idem per Rosen Hicher, che ha ugualmente subito le sofferenze dell'incesto prima di trovarsi sul marciapiede a 22 anni. "All'epoca pensavo di aver scelto questo mestiere. Ma la prostituzione non si sceglie. Dietro, si nasconde in genere il trauma dell'incesto o  altro, una sorta di destino programmato dall'infanzia", spiega questa combattente che l'anno scorso ha percorso 800 Km a piedi per abolire la prostituzione.
 
Rapporti sessuali piuttosto brutali
Considerandosi tutte e tre vittime, Rosen, Nathalie e Laurence non digeriscono la decisione del Senato del 30 marzo scorso di reintrodurre il reato di adescamento e di eliminare la penalizzazione dei clienti. Laurence e Rosen hanno partecipato ad un'audizione sia dell'Assemblea Nazionale che del Senato relativa a questa proposta di legge che si propone di combattere la tratta degli esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e il lenocinio e di offrire un sostegno alle persone che si prostituiscono.
"Ne sono molto rattristata" , riprende Laurence, raccontando la storia di quella prostituta che voleva uscirne. "Doveva essere assunta come maestra d'asilo, ma quando il datore di lavoro ha constatato che sul suo casellario giudiziale era annotato il reato di adescamento, si è spaventato! Questa legge considerava i tre attori della prostituzione. Ma, al momento, tutta la responsabilità ricade sulle prostitute!" E subito dopo: "Che si prostituiscano o meno in clandestinità, le ragazze si assumono tutti i rischi, perché non possono sapere in quale tipo di cliente si imbatteranno. La maggior parte di costoro impone rapporti sessuali piuttosto brutali!" Ricorda soprattutto "rapporti anali senza preliminari. E Le parlo soltanto delle prestazioni più soft!  Sinceramente, dove sta l'amore e il piacere?" si chiede.
Nathalie, da parte sua, non è neppure in grado di contare il numero dei rapporti senza preservativo imposti  dai clienti. La svolta, per lei, è avvenuta otto anni fa, il giorno in cui uno di loro l'ha stuprata durante il lavoro: "Ripartendo mi ha fatto paura dicendomi che aveva l'AIDS. Mi sono confidata con la mia datrice di lavoro, ma questo non l'ha trattenuta dall'obbligarmi a lavorare ancora con questo cliente. Era ora di smettere!"
Quanto a Rosen, lei pensa che la non penalizzazione dei clienti non li avvantaggi affatto: "Anche loro soffrono molto e non saranno certo le prostitute a risolvere i loro problemi! Veramente non si riesce a capire il senso del voto dei senatori!"
 

 

giovedì 9 aprile 2015

Nathalie, ex prostituta in un bar



Per me, che sono diventata prostituta a 19 anni e lo sono rimasta per 5 anni, penalizzare i clienti è una questione di giustizia. Si tratta, molto semplicemente, di rimettere le cose a posto.
Voglio esprimere la mia collera perché i nostri senatori hanno scelto di tornare indietro di 10 anni, ripristinando la criminalizzazione delle vittime e tutelando coloro che esercitano violenza nei loro confronti.
Non penalizzare "i clienti", reintrodurre il reato di adescamento, significa, ancora una volta, condannarci. Significa colpevolizzarci, accusarci di fronte all'intera società, impedirci di iniziare un percorso di ricostruzione delle nostre esistenze.
Lasciare ai "clienti" il diritto di comprarci, significa consentire loro di distruggerci un po' alla volta, di fare di noi delle merci. La nostra identità sparisce, la nostra esistenza se ne va e viene spezzata. Lo so, l'ho vissuto sulla mia pelle.
Non basta penalizzare i "clienti".  Bisogna farlo davvero. Non si è parlato della prostituzione clandestina che si pratica nei bar, un mondo, che ho conosciuto bene, dove regnano i contratti-truffa, la violenza e la dittatura dei proprietari.
Ovunque, sui marciapiedi, nei bar, un "cliente" rimane un "cliente". Fa quello che vuole: picchia, minaccia, stupra. Noi, noi subiamo. E siamo noi ad essere condannate dalla società!
E' uno stupro ad avermi permesso di uscire dalla prostituzione: lo stupro di troppo di un "cliente" che si è permesso di dirmi: "Se ho l'AIDS, ti ho appena contagiato". Tutto ciò che la proprietaria del bar ha saputo dirmi è stato di sforzarmi, il giorno dopo, di accondiscendere al volere del mio stupratore.  E' questo evento drammatico ad avermi dato la forza di reagire e di fuggire. Mi sono salvata la vita. Perché la mia padrona voleva mandarmi in Marocco. Ero una preda facile, sola e in condizioni drammatiche. Chi sa cosa sarei diventata?
La prostituzione è parte di me, un aspetto doloroso della mia storia. E' ancora più doloroso se non viene fatto niente per evitare ad altre [ragazze] di vivere quel che ho vissuto io. Bisogna far di tutto per permettere alle prostitute di uscire da questo vicolo cieco. E bisogna penalizzare i clienti e non solo quelli che ricorrono alla prostituzione di strada.

martedì 7 aprile 2015

Bordelli autogestiti dalle prostitute o controllati dai magnaccia? Sulla possibile abrogazione della legge Merlin


Domani alla Camera dei deputati verrà presentato un manifesto   favorevole all'abrogazione della legge Merlin e alla sua sostituzione con una nuova normativa, sostenuta, in modo trasversale,  da parlamentari appartenenti a tutti i partiti ( dal PD al Movimento cinque stelle, da Forza Italia all' Ndc).  
La nuova legislazione in materia dovrebbe prevedere l'introduzione dello zoning, ossia l'individuazione, effettuata dai Comuni,  di aree urbane ove concentrare e confinare l'esercizio della prostituzione di strada, la creazione di case  autogestite dalle lucciole e l'obbligo per queste ultime di iscriversi alla Camera di Commercio, adempiendo così agli obblighi fiscali.
Secondo uno degli entusiasti promotori della nuova normativa: Pierpaolo Vargiu, deputato di Scelta Civica, la nuova legislazione dovrebbe ridurre la clandestinità e lo sfruttamento della prostituzione da parte di trafficanti e prosseneti.
Ma è davvero così? Cos'è accaduto all'estero? L'obbligo di iscrizione alla Camera di Commercio  verrà rispettato?
In Austria, nell’aprile 2007, erano registrate 1352 prostitute e 21 prostituti, ma il numero di donne che praticavano rapporti mercenari era stimato tra i 3500  ] e i 6 000. Dunque la prostituzione irregolare è diffusissima.
Ad Amsterdam delle 2000 ragazze esposte in vetrina solo 658  si sono registrate, come previsto dalla legge.  . Molte indicano come causa la percezione di un reddito troppo tenue, ciò che induce  a interrogarsi, oltre che sul costo elevato degli affitti delle stanze ove  si praticano rapporti mercenari, sulla diffusione, che, come vedremo in seguito, risulta molto ampia,  del fenomeno  del lenocinio che implica  l'estorsione, attuata dai magnaccia, della maggior parte dei guadagni delle donne che si prostituiscono; altre affermano che non si tratta di un lavoro stabile soggetto, quindi, alle norme fiscali generali, altre ancora sostengono che la prostituzione coinvolge il loro corpo e che tassarlo è inconcepibile. Infine, molte prostitute non si iscrivono alla Camera di Commercio e, dunque, sfuggono all'imposizione fiscale  per il desiderio di conservare l'anonimato. A differenza di quel che affermano i suoi sostenitori, la legalizzazione, infatti, non cancella lo stigma che circonda un'attività come la prostituzione. [Anton van Wijk et al., Kwetsbaar beroep. Een onderzoek naar de prostitutiebranche in Amsterdam (Una professione vulnerabile. Un'indagine sul settore della prostituzione ad Amsterdam), 2010, pp.33 e 38, http://www.ecpat.nl/images/13/1862.pdf ] Paradossalmente il maggior numero di prostitute  registrate e note alle autorità fiscali  è originaria dell'Europa dell'Est   e   costituisce il gruppo sottomesso al più intenso e brutale sfruttamento  da parte dei magnaccia. L'iscrizione è, in questo caso, spesso imposta dai prosseneti al fine di evitare controlli da parte della polizia. [Ibidem, p.38.] Dunque: l'evasione fiscale è elevatissima e versare  le imposte, anziché configurarsi come un indizio di regolarità  delle condizioni di lavoro,  può rivelarsi un segno di  assoggettamento alla coercizione e alla violenza.
Perché l'Italia dovrebbe sottrarsi a questo "destino"?  Trafficanti e prosseneti, proprio come accade all'estero, potrebbero indurre facilmente le prostitute ad iscriversi alle Camere di Commercio e  costringerle ad affittare a proprio nome appartamenti ove praticare rapporti mercenari, dal cui esercizio continuerebbero a trarre ingenti profitti. L'apparente regolarità della situazione dissuaderebbe la polizia dall'effettuare controlli, resi difficili anche dall'ampia disseminazione sul territorio delle case formalmente autogestite, ma effettivamente controllate dai magnaccia o clandestine.
In Spagna, secondo fonti della Comisaría General de Extranjería , la mafia gestisce ben 4000 locali dove si esercita la prostituzione, dato clamoroso riportato anche da Lydia Cacho nel suo celebre testo Schiave del potere . Nei Paesi Bassi  ogni anno vengono riciclati 18,5 miliardi di Euro. Il 10% di questo denaro deriva dal gioco d’azzardo e dallo sfruttamento della prostituzione. [Gemeente Amsterdam, Ministerie van Veiligheid en Justitie, Projectgroep Emergo, De gezamenlijke aanpak van de zware ( georganiseerde) misdaad in het hart van Amsterdam, cit., p.68] Più della metà dei coffee shop e delle vetrine dove si praticano rapporti mercenari ad Amsterdam è risultato essere di proprietà di bande criminali organizzate e di gruppi mafiosi provenienti, oltre che dall’Olanda, da Stati dell’Europa orientale, in particolare dalla Bulgaria e dall’Ucraina. E’ per questo motivo che le autorità comunali hanno deciso di procedere alla chiusura di 200 dei 480 bordelli con vista su strada della città. Anche in Germania molti locali dove si esercita la prostituzione sono gestiti da clan e organizzazioni criminali (ad Hannover come ad Amburgo, a Colonia come a Stoccarda, a Kiel come a Francoforte). 
Se all'estero la mafia è proprietaria di un considerevole numero di bordelli pubblici, non si comprende perché in Italia, dove essa è pervasiva, non possa, in modo ancora più capillare, gestire piccole "case chiuse", disseminate sul territorio e quindi difficili da individuare e da sottoporre a  controllo.
Perché, mi chiedo, ci si impegna con tanto fervore a demolire normative consolidate senza  aver precedentemente studiato con attenzione gli effetti prodotti dalle legislazioni adottate in altri Paesi, rischiando così di aggravare la condizione delle prostitute?
 
PS: Non ho affrontato in questo breve articolo altri temi cruciali sollevati dalla proposta di modifica della legge Merlin, avendoli già trattati in altri post cui  mi permetto di rinviare.
 
Sulla questione della zonizzazione:
 Sulla tassazione delle prostitute:
Sui miti legati alla regolamentazione della prostituzione:
 

 

 

 

 

 

Prostitute, clienti, volontari: una sera al Bois de Boulogne



 
Si chiamano Kimberley, Nathalia o Kenza. Vengono dall'Ecuador, dalla Romania o dall'Algeria. Figure fragili o dalle spalle muscolose, di notte misurano a grandi passi i viali del Bois de Boulogne, spesso nell'insicurezza, aspettando i clienti
 
I clienti che si fermano sono pochi questo giovedì sera. Sotto gli alberi, un gruppo di Ecuadoregne transgender  sta discutendo. Una di loro è stata aggredita qualche tempo fa da ragazzi che le hanno squarciato l'arcata sopraccigliare con una bottiglia. "Ora sto meglio - dice - Il medico mi ha dato una pomata". Ma non ha sporto querela. Non è affatto facile, quando si è transgender, essere prese in considerazione dalla polizia.
Più in là, Carla e Kimberley, ecuadoregne dai lunghi capelli biondi, si riscaldano sul camioncino sul quale hanno installato un sistema di riscaldamento. Kimberley, dai collant rossi e dai lunghi stivali bianchi di vernice, è preoccupata. Fermata dalla polizia "con poca cocaina" si è beccata una multa, ma non sa come pagarla e teme che questa vicenda possa nuocerle quando a giugno si recherà in Prefettura per rinnovare il permesso di soggiorno.
Molte [prostitute] sono straniere. Ogni nazionalità ha il proprio settore di attività. Spesso senza permesso di soggiorno, isolate, la maggior parte di loro è vittima dei magnaccia.
 
Aggredita a colpi di pietra
Vicino alla fermata del bus, Nathalia, piccola bionda dai capelli tinti e dalle sopracciglia nere, controlla febbrilmente i dintorni. Polacca, si trova in Francia da cinque mesi, ma parla quattro lingue - dice - perché ha "viaggiato molto". Nathalia preferisce lavorare al Bois "anche se è pericoloso", piuttosto che a Bruxelles. "Là ci sono troppe ragazze" , dice. Le ragazze dell'Est sono regolarmente spostate dai loro prosseneti da un luogo all'altro dell'Europa per sfuggire ai controlli, spiegano le associazioni [di aiuto alle prostitute].
Più esuberanti, Kenza e Dalila canticchiano. Queste transgender algerine dalle lunghe gambe che poggiano su tacchi vertiginosi ostentano una disinvoltura che funge da corazza. Una di loro è stata aggredita a colpi di pietra qualche settimana prima da giovani in auto. "Capita. Ci si fa l'abitudine", dice Kenza, mentre si rifà il trucco.
Quasi nascosta dalla bordura degli alberi, Manuela è più riservata. Questa Domenicana con il viso dai fini lineamenti, in jeans e parka nero, racconta in buon francese di essere stata stuprata cinque anni (?) fa. L'aggressore è stato arrestato, il caso è ora in discussione presso la Corte d'assise, osserva rallegrandosi Manuela, pur preoccupata per la scarsa conoscenza delle modalità di funzionamento del processo.
 
Una corazza
Per chiedere informazioni, forse, si recherà presso una delle associazioni che stazionano regolarmente al Bois e in tutti i luoghi di prostituzione della capitale. Che siano sostenitrici dell'abolizione della prostituzione (Mouvement du Nid ecc.) o no (Bus des femmes, Médecins du Monde ecc.), tutte cercano di creare un legame con queste donne precarie e sfruttate.
"Questo legame si crea in primo luogo offrendo aiuto materiale", spiega Eve, volontaria in servizio civile presso il Mouvement du Nid. Nel locale parigino dell'associazione, che propone corsi di francese, supporto psicologico, sostegno giuridico, vengono donne nigeriane, bulgare, romene, albanesi.
"Mentre stazioniamo al Bois, distribuiamo biglietti da visita con il nostro indirizzo. I magnaccia ci controllano, ma possiamo avvicinarci e parlare con le prostitute", spiega Guillaume, volontario di 31 anni.
Le donne si recano presso le associazioni in primo luogo per sbrigare pratiche amministrative (permesso di soggiorno, assicurazione contro le malattie), poi, a poco a poco, "si crea un rapporto di fiducia", aggiunge Dounia, un'altra volontaria di 19 anni.
Becky, 29 anni, con in braccio un neonato, è venuta a cercare un po' d'aiuto e a bere un caffé. "Quando sono arrivata qui, non avevo soldi. Mi hanno dato dei vestiti, mi hanno parlato, mi hanno dato fiducia", spiega questa Nigeriana, che ha lasciato la  madame che la sfruttava.
"Avevo un debito di 55.000 euro. Ne ho pagati 35.000, ma non potevo più continuare a pagare", spiega questa ex prostituta. "Dovevo versare ogni settimana 1000 euro. La madama mi ha minacciato con un rito vudù, ma io  ho minacciato di riferire tutto alla polizia".
"Ci vuole del tempo, perché queste donne si costruiscono una corazza e dicono che tutto va bene. Poi, a poco a poco, si lasciano andare", spiega Dounia, turbata "dalla violenza che possono subire. Qui, si sentono cose veramente scioccanti".
 
La prostituzione in Francia
- Il numero delle prostitute in Francia è di circa 30.000, secondo le cifre fornite dall'Ufficio centrale per la repressione della tratta degli esseri umani (OCRTEH), dedotte dal numero delle persone accusate del reato di adescamento e da quello delle vittime della tratta o dello sfruttamento della prostituzione identificate nel corso dei processi. La delegazione ai Diritti delle donne dell'Assemblea nazionale parla di un numero variabile da 20.000 a 40.000 persone. Il numero delle prostitute di strada è stimato pari a circa 20.000, ma una parte della prostituzione resta "invisibile": quella su Internet, nei bar e nelle sale massaggi, quella studentesca e quella occasionale. Il Sindacato del lavoro sessuale (Strass) parla di 400.000 prostitute in Francia.
- Secondo un rapporto della polizia giudiziaria del 2014, sono stati identificati nel 2013 658 "luoghi a rischio di prostituzione" (bar, sale massaggi  ecc.)
- Grande maggioranza di donne. Gli uomini rappresentano solo dal 10 al 20% della prostituzione di strada.
- L'80% delle prostitute è di origine straniera, secondo l'OCRTEH. Provengono soprattutto dall'Europa dell'est (Bulgaria, Romania), dall'Africa (Nigeria, Camerun), dalla Cina e dall'America del Sud (Brasile, Perù e Argentina). La maggioranza di loro è vittima della rete di prosseneti e della tratta. Le altre (circa il 20%) sono prostitute "tradizionali". Generalmente francesi, si proclamano indipendenti.
- Dal 2003, il numero di condanne per sfruttamento aggravato della prostituzione resta stabile fra i 600 e gli 800 all'anno secondo i dati del casellario giudiziario nazionale.
- Nel 2013 sono state smantellate 45 reti internazionali di sfruttamento della prostituzione: 26 dell'Europa dell'Est, 7 dell'Africa, 6 dell'America Latina, 4 dell'Europa dell'Ovest (fra cui una spagnola) e 2 della Cina.
- Nel 2013 662 persone sono state accusate di sfruttamento della prostituzione. Vi è stato quindi un aumento del 157% rispetto al 2012. Sono state identificate 912 vittime e 1146 persone sono state accusate di adescamento.
- Secondo il Ministero dell'Interno, la prostituzione rende alle mafie da 1 a 2 miliardi di euro all'anno.
- Secondo un rapporto della polizia giudiziaria, una prostituta di strada farebbe guadagnare in media ai prosseneti 78.000 euro all'anno.
-Le vittime della tratta, "comprate, talvolta, per pochi euro", rendono ai trafficanti " in media 150.000 euro all'anno nei Paesi occidentali", secondo la fondazione Scelles, che lotta contra la prostituzione.

giovedì 2 aprile 2015

Nella prostituzione l'essere umano è disumanizzato


Una conversazione con lo psichiatra tedesco Dr. Lutz-Ulrich Besser, fondatore e direttore del Centro del trauma psicologico e del trattamento dei traumi della Bassa Sassonia.
 
 
SOLWODI: La prostituzione è un mestiere come un altro?
 
Lutz-Ulrich Besser: Questa attività non è assolutamente un mestiere come un altro. Qualsiasi persona si occupi di questo argomento dovrebbe rendersi conto che quel processo molto intimo che ha luogo quando un cliente penetra nel corpo di una donna - anche se si tratta di un presunto consenso reciproco - diventa tollerabile solo se la donna separa i suoi sentimenti dalla sua coscienza. Le donne nella prostituzione si trovano spesso in condizioni socialmente disperate e sono  spinte, sollecitate e costrette dai prosseneti. Ciò ha attinenza  con lo sfruttamento e l'umiliazione sessuale ed è un attacco alla dignità delle donne.
 
SOLWODI: Qual è l'impatto delle esperienze infantili sull'ingresso nella prostituzione?
 
Lutz-Ulrich Besser: Le donne che nell'infanzia hanno subito abusi sessuali non avevano alcuno strumento per comprendere quel che stava loro accadendo. La paura, il disgusto, forse il dolore non possono essere superati che attraverso una marcata dissociazione, vale a dire attraverso la disconnessione della coscienza. Tuttavia, questa esperienza rimane per così dire bloccata, congelata nella mente. Il meccanismo principale che agisce qui è una sorta di estraneità a se stessi, un "non sono più me stessa". Poiché i sentimenti e le sensazioni corporee sono separate dalla coscienza, la prostituzione per molte donne sfruttate sessualmente nell'infanzia non è altro che la ripetizione o la continuazione dell'umiliazione e dello sfruttamento del proprio corpo.
 
SOLWODI: Queste donne possono essere guarite?
 
Lutz-Ulrich Besser: Questi fenomeni possono essere sicuramente trattati oggi. Se le donne non sono costrette da difficoltà economiche o da prosseneti violenti, il nodo cruciale per la guarigione consiste nel sapere se la donna abbia una parte di sé che le consenta di percepire che tutto ciò la fa star male e che deve uscirne.
 
SOLWODI: Che cosa si dovrebbe fare per ridurre il trauma nella prostituzione?
 
Lutz-Ulrich Besser: Occorre informazione, innanzitutto. Bisogna anche rivolgersi agli uomini e renderli consci del fatto che nella prostituzione le donne vengono abusate. Gli uomini pensano: "Acquisto il corpo di una donna, dunque ho il diritto di usarlo". In effetti,  è la disinvoltura nell'acquistare donne il vero problema. Gli uomini non se ne rendono conto nel momento in cui lo fanno, perché pagano per una merce in libera vendita, per così dire. Ma si tratta pur sempre, sì, direi, di un'attività commerciale turpe.
 
SOLWODI: Come valuta la situazione, in particolare in Germania?
 
Lutz-Ulrich Besser: La legge sulla prostituzione promulgata nel 2002 dal governo rosso-verde era certamente animata da buone intenzioni, ma l'effetto è stato che la Germania è diventata il bordello d'Europa. Legittimare la prostituzione ha avuto come conseguenza il fatto che i grandi bordelli funzionano come supermercati. Quando Lei guarda i talk-shows nei quali i proprietari dei bordelli, come se fosse la cosa più naturale del mondo, trasmettono il messaggio che guadagnano soldi per offrire una cornice magnifica alle "impiegate dell'amore" e ai loro clienti, questo mostra la perversità della situazione. Si tratta, in realtà, dello sfruttamento della femminilità e delle donne.
 
SOLWODI: Che consigli darebbe?
 
Lutz-Ulrich Besser: La prostituzione esiste da tempi immemorabili e a ciò si aggiunge il fatto che è osservabile un aumento dei comportamenti sessuali problematici, attribuibile in particolare all'onnipresenza della pornografia. Bastano due clic e anche i bambini e i giovani si trovano su siti porno espliciti in rete e non parlo di siti illegali!  Ne derivano gravi rischi per lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti e per le loro rappresentazioni della sessualità. Si intende:  più alimento le fantasie, più queste diventano realtà. Introdurrei divieti molto più decisi, in particolare riguardo alla pornografia e non sanzionerei soltanto la pornografia infantile. Ma lo Stato ricava profitti dall'industria del porno. L'industria del sesso è un settore industriale molto redditizio, quindi temo che la politica non abbia davvero interesse ad intervenire. La sessualità umana, come istinto, è in primo luogo un'interazione sociale piacevole fra due esseri umani adulti uguali. La prostituzione, però, è altamente antisociale.

 
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Sito del Dr. Lutz-Ulrich Besser: