giovedì 6 agosto 2015

Lettera ad Amnesty International di un gruppo di sopravvissute alla prostituzione

 
 
 
 

Siamo un gruppo di sopravvissute alla prostituzione degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Germania, della Danimarca, del Canada, dell'Irlanda e della Francia e questa lettera si rivolge direttamente a voi di Amnesty International e riguarda la vostra proposta politica di avallare la depenalizzazione mondiale dei magnaccia e dei clienti della prostituzione, responsabili di violare i diritti umani nel mercato mondiale del sesso.
Sappiamo per diretta esperienza che il mercato del sesso è un sistema dannoso, disumanizzante e degradante che non dovrebbe assolutamente essere depenalizzato. Sosteniamo e approviamo il modello svedese, che depenalizza solo la persona sfruttata nello scambio sesso-denaro. Questo è un approccio molto diverso dal modello attualmente proposto da Amnesty International, che consiste nella  completa e totale depenalizzazione di tutti i soggetti del mercato del sesso, inclusi coloro che sfruttano le prostitute per il proprio piacere (i clienti) e coloro che le sfruttano a scopo di lucro (i magnaccia).
Stentiamo a credere che voi di Amnesty International siate disposti ad approvare un modello legislativo che lascia totale libertà di agire ai magnaccia e ai clienti. In questo modo finirete per  contraddire la causa dei diritti umani che sostenete e per compromettere la vostra  reputazione di organizzazione  che dichiara di promuoverli. Ma è proprio questa l'assurda e incredibile situazione che avete creato con la vostra proposta.
E' importante sottolineare che questa proposta politica viola direttamente almeno tre Convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti delle donne. La Convenzione ONU del 1949 stabilisce esplicitamente che la prostituzione e la tratta, così come la schiavitù "sono incompatibili con la dignità e il valore della persona umana". L'art. 6 della CEDAW afferma che " gli Stati contraenti adottano tutte le misure appropriate, incluse le disposizioni legislative, per reprimere tutte le forme di tratta delle donne e di sfruttamento della prostituzione femminile". L'art.9.5 del Protocollo di Palermo invita gli Stati contraenti ad adottare misure volte a scoraggiare la domanda, che favorisce lo sfruttamento delle persone e la tratta. Depenalizzare clienti e sfruttatori della prostituzione rappresenta una violazione diretta del Protocollo di Palermo, il più recente strumento delle Nazioni Unite  per combattere la tratta degli esseri umani.
Voi sostenete che state prendendo in considerazione la completa depenalizzazione di tutti i soggetti coinvolti nel mercato del sesso perché animati dalla preoccupazione per la sorte delle persone che si prostituiscono. Se è così, non si capisce perché stiate pensando di approvare un modello che ha già dimostrato ampiamente in tutto il mondo di determinare un incremento massiccio della dimensione del mercato del sesso e, quindi, di produrre un aumento del numero delle prostitute e delle vittime di tratta e dei bambini e delle bambine abusate.
E' motivo di grave preoccupazione per noi anche il fatto che Amnesty International dia l'impressione di ignorare la natura fortemente genderizzata del mercato mondiale del sesso. La stragrande maggioranza delle persone che si prostituiscono in tutto il mondo è costituita da donne o da ragazze  e le prime si prostituiscono da quando erano ragazze. La prostituzione è un chiaro e palesemente evidente sistema di disuguali rapporti di potere, funzionale alla sottomissione delle donne agli uomini e al mantenimento di questa subordinazione, che si interseca con altre forme di oppressione come la classe e la razza.
Molte delle nostre militanti sono attualmente impegnate ad offrire servizi alle donne e alle ragazze che si prostituiscono e ciò che trovano nella vita delle giovani di oggi sono le stesse cose che ieri hanno trovato nella loro: povertà, disperazione, dipendenza dalla droga o dall'alcool e assoluta mancanza della libertà di scelta. Sono queste le donne e le ragazze che voi di Amnesty International state proponendo di abbandonare ad una legislazione che permette che vengano comprate, vendute e usate impunemente da uomini adulti che, dal punto di vista economico, sociale e razziale, sono privilegiati rispetto a loro.
E' stato scioccante e inquietante per noi trovare nella bozza del vostro documento sulla linea politica da adottare la seguente nota:
 
Le affermazioni secondo le quali la maggioranza delle sex workers è entrata nell'industria del sesso da minorenne, ha subito nell'infanzia abusi fisici o sessuali, è stata costretta ad intraprendere il lavoro sessuale e/o è tossicodipendente hanno dimostrato di non rappresentare la realtà di buona parte delle sex workers.
 
Ci piacerebbe sapere esattamente quale ricerca avrebbe dimostrato che queste affermazioni non riflettono la realtà delle prostitute, dal momento che esse certamente rispecchiano la nostra realtà di prostitute che hanno operato nelle agenzie di escort, nei bordelli e nelle zone a luci rosse. Nella nota in questione, si è tentato di cancellare la realtà delle nostre esistenze e di occultare e negare i danni che abbiamo patito e di cui siamo testimoni.
Forse, se aveste ampliato la ricerca in modo da avere una visione completa della questione, avreste scoperto quello che noi già sappiamo: che la maggioranza delle donne che si prostituiscono ha fatto il suo ingresso nel mercato del sesso partendo da una condizione di disperazione e/o di indigenza, la maggioranza ha subito nell'infanzia abusi fisici o sessuali ed è stata costretta dalle circostanze a prostituirsi e che, se, prima di entrare nella prostituzione, non abusava di sostanze che provocano assuefazione, ha cominciato a farlo poco dopo.
Malgrado tutti i vostri discorsi sulla necessità di svolgere "ricerche",  avete assemblato un corpus di sospetta parzialità che ignora del tutto noi sopravvissute alla prostituzione e i gruppi da noi diretti. Avete ignorato anche chi offre servizi di supporto alle prostitute e i gruppi per i diritti delle donne che, grazie alla militanza e alla prestazione di servizi,  sono giunte a riconoscere che la prostituzione rappresenta una violazione dei diritti umani e ad approvare una soluzione abolizionista. Queste voci e la nostra sono del tutto assenti dalla vostra cosiddetta "ricerca".
Il "Draft Policy Document", recentemente svelato, ignora anche  l'enorme corpus di ricerche già esistenti, condotte a livello mondiale da decenni, i documenti e le tabelle del devastante danno fisico, psicologico ed emotivo prodotto sulle persone coinvolte nella prostituzione - una devastazione che tutte le nostre attiviste vivono ancora.
Pur non mettendo in discussione il buon lavoro che avete compiuto in altri settori e pur non avendo nulla da dire sui molti militanti attualmente attivi in Amnesty nel campo della giustizia sociale, resta il fatto che la vostra reputazione in materia di diritti delle donne non è ineccepibile. Non è trascorso molto tempo da quando avete giudicato la mutilazione genitale femminile una pratica culturale. Questo è stato un errore e siete sul punto di commetterne un altro grave, che inciderà sulla vostra reputazione mondiale in materia di diritti delle donne, ora che state discutendo se dire o no al mondo intero che noi femmine esistiamo per essere usate e che i maschi hanno il diritto di usarci. Siamo qui per affermare dinnanzi a voi e al mondo intero che gli uomini non hanno il diritto di usarci, non lo hanno mai avuto, indipendentemente da quanti anni abbiano speso ad abusare della vulnerabilità sociale di donne e ragazze, al fine di farlo.
Tutto il vostro documento è fondato sulla tesi che l'abuso dello sfruttamento della prostituzione e dell'acquisto di sesso debba essere depenalizzato e che il mercato del sesso debba essere regolamentato in modo da renderlo in un certo senso più sicuro per chi si prostituisce. Non è la prima volta che questa tesi viene sostenuta. L'idea che il sistema della prostituzione debba essere regolamentato al fine di rendere più sicure le condizioni del suo esercizio non è diversa da quella secondo cui la schiavitù avrebbe dovuto essere regolamentata per gli stessi motivi. Si tratta di una tesi che ignora completamente l'oppressione strutturale che ha ignobilmente sostenuto un sistema per secoli e che oggi continua ignobilmente a sostenere l'altro.
In realtà, lungi dall'essere un gruppo neutrale preoccupato soltanto della difesa dei diritti umani delle persone coinvolte, avete abbracciato saldamente la posizione favorevole alla prostituzione, come si evince dal vostro uso continuo dei termini "sex worker" e "sex work", malgrado sappiate che questi vocaboli sono considerati inaccettabili da quelle fra di noi che hanno vissuto l'esperienza della prostituzione e conducono attivamente una campagna contro il loro uso. Il problema del termine "sex work" (che è emerso nel mercato del sesso di San Francisco negli anni Ottanta) consiste nelle intenzioni che hanno portato alla sua coniazione: è stato deliberatamente inventato per occultare i danni provocati dalla prostituzione. Ci si aspetterebbe di meglio da qualsiasi organizzazione dei diritti umani che adottare una terminologia che è stata creata al fine di occultare i danni [della prostituzione]. Nel vostro documento si fa riferimento alle "persone che scelgono volontariamente di prostituirsi", sottolineando però, all'interno dello stesso documento, che "la condizione e l'esperienza di essere discriminate sono spesso fattori chiave che portano le persone a svolgere il lavoro sessuale".
Voi di Amnesty International, pertanto, riconoscete che l'estrema limitazione delle possibilità di scelta, sperimentata in seguito a preesistenti discriminazioni, costituisce il fattore chiave che costringe le persone a prostituirsi, ma vi rifiutate di riconoscere il sesso che si pratica nella prostituzione come sesso coatto che costituisce una violazione dei diritti umani.  Come donne sopravvissute della prostituzione vorremmo chiedere pubblicamente ad Amnesty International: Se riconoscete che le persone sono costrette a prostituirsi, perché non riconoscete il sesso che si pratica nella prostituzione come sesso coatto? Se riconoscete che le persone sono indotte a prostituirsi dalla discriminazione che già subiscono, perché non riconoscete il sesso che si pratica nella prostituzione come una violazione in sé dei diritti umani?
Abbiamo detto a voi di Amnesty International, direttamente e pubblicamente, che state per commettere un gravissimo errore pubblico e, se voterete a favore della depenalizzazione delle violazioni dei diritti umani, questo errore ricadrà pesantemente su tutte le persone abusate nella prostituzione, sulla causa dei diritti umani e su voi stessi.
 

 
 
 


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