Poiché, da un lato,
si rilancia l'idea della regolamentazione della prostituzione e della
riapertura delle case di tolleranza e, dall'altro, ci si ispira al regime di depenalizzazione
vigente in Nuova Zelanda, Paese ove pure esistono i bordelli, mi pare utile esporvi
alcune delle considerazioni sviluppate su questo sistema da Sabrinna Valisce, che ha esercitato a lungo la prostituzione in
questo Stato ed è oggi fiera
sostenitrice del modello nordico.
Prima del 2003 la
prostituzione in Nuova Zelanda era sottoposta a divieto parziale: era vietata
l'apertura dei bordelli e sanzionato l'adescamento, mentre era pienamente
legale la domanda di sesso a pagamento. La normativa, quindi, puniva le persone
che si prostituivano, ma non i loro clienti.
Nel 2003 l'approvazione
del Prostitution Reform Act ha introdotto la totale depenalizzazione del sistema prostituente. E' stato abolito,
infatti, il reato di adescamento, ma, al contempo, è stato legittimato lo
sfruttamento della prostituzione.
Le saune e le sale
massaggi preesistenti, infatti, sono state convertite in bordelli, i cui
gestori, nel corso del tempo, hanno imposto alle donne prezzi di affitto sempre
più elevati, ideato un sistema esoso di multe e spese obbligatorie e stabilito
condizioni di lavoro via via più gravose.
Prima del 2003 i
gestori delle sale massaggi esigevano dalla lavoratrice il pagamento
giornaliero di 5-10 dollari per l'uso di
una stanza, cifra elevata a 20 dai
proprietari dei bordelli, che hanno iniziato anche ad imporre un costo per l'impiego degli asciugamani, per
la promozione dell'attività della prostituta, per la sua conduzione a casa dei
clienti che ne fanno richiesta. Viene inoltre applicato un vessatorio sistema
di ammende che sanzionano numerosi
comportamenti: l'arrivo e l'uscita in ritardo dalla stanza prenotata, il
mancato riordino di quest'ultima, la non conformità a uno specifico dress code,
un tipo di trucco non apprezzato, un
taglio delle unghie diverso da quello preteso, il carattere parziale
della depilazione, un'acconciatura non
gradita. Per riscuotere un maggior
numero di ammende, i proprietari dei bordelli regolano minuziosamente ogni
dettaglio dell'aspetto fisico di chi si prostituisce.
A differenza che
nelle sale massaggi, nei bordelli l'amplesso viene imposto. La formula adottata
è quella dell'"all inclusive"
che lascia ampi margini di incertezza. I clienti pretendono, infatti, che le
donne in condizione di prostituzione garantiscano
la piena realizzazione di ogni loro desiderio che include la più ampia gamma di
prestazioni. In caso di insoddisfazione, capita che puniscano le ragazze
rifiutando di abbandonare la stanza. Per ogni minuto che vi trascorrono oltre
il tempo stabilito, le donne sono
costrette, infatti, a versare al gestore del bordello la multa di un dollaro. Può succedere anche che mettano a soqquadro le
camere, sempre allo scopo di assoggettare a sanzione le prostitute. Avvalendosi del sistema delle ammende
ideato dai gestori dei locali, i clienti ricattano le donne, obbligandole a
piegarsi alle loro richieste sessuali. La totale depenalizzazione della
prostituzione ha incrementato, quindi, non solo il potere dei gestori dei
bordelli, ma anche quello dei clienti,
incentivati ora a pretendere di più ad un prezzo inferiore. E' aumentata, di
conseguenza, la vulnerabilità delle donne e si sono ridotti i loro guadagni,
decurtati anche del 50% dall'iniquo sistema di multe e spese. Ne è derivata un'intensificazione
del loro sfruttamento. Il primo rapporto sessuale spesso serve a coprire i
costi, senza comportare alcun guadagno.
E' prassi dei
bordelli, poi, accettare la richiesta di inviare le donne a casa dei clienti o
altrove. Gli uomini telefonano e
"ordinano" una donna nello stesso modo in cui ordinerebbero del cibo.
La selezione avviene per età, altezza, peso, etnia e altri caratteri fisici e
per tipo di prestazioni assicurate. L'addetto alla reception accetta la
prenotazione e stabilisce il prezzo del rapporto per telefono. La diretta interessata non viene neppure consultata, né determina
l'importo che le dovrà essere corrisposto. Non le è neppure fornito
l'indirizzo del luogo in cui recarsi.
E' l'autista del bordello a ricevere
queste informazioni. La donna non può concordare il costo del trasporto, che viene stabilito dal proprietario del locale. Giunta a destinazione, è lasciata
sola, senza alcuna certezza sulla propria sicurezza. E' responsabilità sua tutelare la propria
integrità. L'autista tornerà a prenderla a conclusione del rapporto.
La sicurezza non è garantita neppure all'interno dei
bordelli. Non vengono assunte guardie giurate, le stanze sono chiuse a chiave e
si affacciano su lunghi corridoi, la musica nei locali è ad alto volume, sicché
le eventuali grida delle donne aggredite rischiano di non essere udite da
nessuno. Quando una ragazza subisce una
violenza, non è raro che l'addetto alla reception le chieda cosa abbia fatto
per irritare il cliente e le ingiunga di rientrare in camera a "finire il
lavoro" se il tempo non è ancora scaduto. Ad ogni modo, si evita di
chiamare la polizia per non compromettere gli affari e la reputazione del
bordello. Sabrinna Valisce dichiara di non aver mai assistito all'espulsione da
un locale di un cliente violento, al quale, anzi, è consentito tornare. Afferma
di aver visto clienti che svenivano ubriachi, altri che lanciavano oggetti, urlavano, aggredivano le ragazze, le insultavano, urinavano per disprezzo sul loro corpo o sul
pavimento, si rifiutavano di lasciare la stanza, ma nessuno di questi comportamenti
è stato sanzionato, ricorrendo ad una denuncia, a un'espulsione o prescrivendo il
divieto di tornare.
I fautori della
depenalizzazione sostengono che il sistema incoraggia le donne in condizione di
prostituzione a denunciare i reati subiti. In realtà, i gestori dei bordelli
disincentivano questa pratica cui non ricorrono frequentemente neppure le
escort e le donne che esercitano la prostituzione in strada, se non altro
perché è molto difficile giungere alla condanna dell'autore del reato, mancando
spesso i testimoni dei fatti denunciati.
La depenalizzazione
non ha comportato - nota Valisce - un
accrescimento dell'autonomia delle donne in condizione di prostituzione. Sono,
infatti, i proprietari dei bordelli a stabilire gli orari di inizio e di fine
turno, la loro organizzazione settimanale, il numero di donne in competizione ogni
sera. I turni possono durare fino a 17
ore, anche se di solito sono di 10-12 ore. Le donne che esercitano la
prostituzione in strada, a casa o presso le agenzie di escort devono conformarsi
a questi ritmi per reggere la concorrenza delle colleghe dei bordelli, i cui
gestori, come abbiamo già osservato, fissano anche rigidi standard di
abbigliamento e di immagine, sottraendo alle donne anche la libertà di decidere
come presentarsi.
Le ragazze appena
reclutate nei bordelli praticano la
masturbazione, il rapporto orale e quello vaginale, ma quando cessano di rappresentare una novità, le si invita ad offrire una più ampia gamma di
prestazioni. Disponendo di un reddito decurtato da numerose spese e multe, le
donne finiscono spesso col cedere e la loro resa induce le colleghe che
operano fuori dei bordelli ad uniformarsi a tale comportamento, dato il
carattere fortemente competitivo del mercato del sesso.
Le persone che si prostituiscono non godono del
diritto alle ferie, alla pensione, all'indennità di malattia, alle cure mediche
gratuite. Sono considerate infatti lavoratrici indipendenti. Come tali, vengono
sottoposte a prelievo fiscale, ma non fruiscono di alcun diritto. Per converso,
la concezione della prostituzione come lavoro comporta l'assenza di servizi che
facilitino l'uscita dal mercato del sesso e il reinserimento professionale e la
scarsa presenza di servizi che promuovano l'occupazione femminile.
Secondo Sabrinna
Valisce, è un mito che in Nuova Zelanda gli atti sessuali siano sicuri a causa
dell'uso obbligatorio dei profilattici, in quanto la maggioranza dei clienti continua
ad avanzare la richiesta di non indossarlo ed è disponibile ad offrire più
denaro per rapporti non protetti, malgrado ciò sia illegale. Nessuno è stato
mai arrestato per questo. Sabrinna dichiara di aver accettato, quando si
prostituiva, la domanda di sesso di gruppo o a tre e di aver assistito a rapporti sessuali non protetti. Ciò ha avuto inizio
dopo la promulgazione del Prostitution Reform Act a causa della concorrenza e
della precarietà della situazione economica. Le prostitute in queste
condizioni praticano coiti senza l'impiego di profilattici, rapporti orali che
prevedono l' ingestione di sperma e permettono ai clienti di praticare il
cunnilingus senza l'uso, teoricamente obbligatorio, del Dental Dam. La Nuova
Zelanda vanta l'assenza di casi di contagio da HIV verificatisi nel mercato del
sesso, ma la verità è che le persone in condizione di prostituzione che temono
di essere state infettate si rivolgono, per sottoporsi al test, ai centri di
pianificazione famigliare senza rivelare quel che fanno e, se qualcuna contrae
il virus, non lo va certo a raccontare in giro. Perciò, il massimo che si possa
dire è che non è mai stato scoperto alcun caso di sieropositività direttamente
correlato alla prostituzione, ma non è detto che non esista.
I bordelli devono essere muniti di una licenza di esercizio e,
quindi, registrati. Non così gli small
owner operated brothels, piccole cooperative composte al
massimo da quattro persone in condizione di prostituzione. Questi non vengono mai inseriti nelle statistiche sul
numero dei bordelli, perché nessuno sa quanti ve ne siano e, quindi, non è
chiaro se il mercato del sesso si sia andato espandendo o meno in seguito alla
promulgazione nel 2003 del Prostitution Reform Act.
La definizione della prostituzione come lavoro,
secondo Valisce, ne ha mutato profondamente la percezione presso la popolazione
maschile, normalizzando la pratica dell'acquisto di sesso. Se, in precedenza,
gli uomini si recavano furtivamente nelle sale massaggi, ora affittano
tranquillamente donne per il diciottesimo compleanno dei figli od organizzano
feste di addio al celibato nei bordelli, pubblicizzando l'evento su facebook,
convinti dalla propaganda di trovarsi in
presenza del mercato del sesso più equo e sicuro del mondo.
In conclusione si
può quindi affermare, osserva Valisce, che il Prostitution Reform Act ha
enormemente accresciuto il potere dei clienti e dei gestori dei bordelli a discapito
di chi si prostituisce.
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